In questa giornata decisiva per la lotta scudetto non potevamo esimerci dal ricordare con una nostra recensione un piccolo grande capolavoro uscito su Amiga e Pc nel 1991. Si tratta di The Manager, e come è facile capire, si tratta di un gioco di calcio manageriale. Il titolo venne realizzato da un piccolo team tedesco che risponde al nome Kron Software per il publisher Software 2000 distribuito da US Gold. Mentre Leader ne garantì la localizzazione in italiano sia del software che dell’ampio manuale.
In vero, ne abbiamo già parlato nel nostro speciale sui 40 giochi di calcio da ricordare nella storia (era la terza parte) ma è giunto il momento di parlarne in modo più ampio. Non troppo, ovviamente, per non tediarvi.
ALLENATORE? NON SOLO, C’E’ UN CLUB DA GESTIRE
Secondo chi vi scrive, The Manager è un titolo che ha fatto scuola. Contrariamente alla concorrenza dell’epoca, il titolo di Kron Software balza subito agli occhi per il suo bell’aspetto ma anche per la profondità della gestione che non si limitava solo al mero compito dell’allenatore che sceglie i titolari e si occupa di raccattare qualche sponsor.
In The Manager si gestiva per intero il proprio club. Con tanta attenzione anche alla realizzazione dello stadio, ma anche con un occhio di riguardo per la gestione economica. Quest’ultimo aspetto è da non sottovalutare anche se comunque piuttosto semplificato, almeno rispetto a quello che vediamo ora.
Il gioco, inoltre, tra le opzioni contemplava la modalità infinita. Quella più gettonata da tutti: in sostanza si prendeva una squadra dalla serie C senza limiti di tempo e senza assillo di risultati. Tre le serie principali, c’era anche la Coppa Italia e le tre Coppe Europee dell’epoca (Coppa Campioni, Coppa Coppe e Coppa Uefa). Bei tempi. Da notare che le effigi dei trofei erano quelli tedeschi: il gioco originariamente si chiamava Bundesliga Manager Professional.
Coppe Europee a parte, infatti, la Coppa Italia aveva le sembianze della Coppa di Germania e lo Scudetto quelle del Meisterschale che viene assegnato ai vincitori della Bundesliga. Ogni stagione iniziava a fine luglio per finire ad inizio giugno. Trentotto le partite di campionato siano esse di serie C, B o A, ed un massimo di 5 turni di Coppa nazionale, ed altrettanti (ma con partite di andata e ritorno) di Coppe Europee.
Una retrocessione non comportava la perdita del posto, ma era chiaro che questo triste evento sportivo sarà un duro colpo per le tasche della società.
STADIO, SPONSOR E PRESTITI BANCARI
Descriviamo velocemente questi due aspetti del gioco. Lo stadio, la casa della nostra squadra, è da tenere d’occhio. Non solo serve ingrandirlo con posti a sedere, in piedi (già, un po’ scomodi ma nel 1991 questo genere di posti erano una consuetudine) e coperti, ma è necessario verificare sempre lo stato delle infrastrutture ed il comfort. Queste due condizioni sono mutabili da eventi casuali, sovente si leggeva la notifica della notizia “Hooligans allo stadio, i danni ammontano a… lo stato delle infrastrutture scenderà di un punto” ed oltre al danno la beffa visto che oltre alla somma indicata c’era anche quella da spendere per riportare le infrastrutture come prima.
Nondimeno c’era anche la possibilità di aggiungere tabelloni luminosi ed, ovviamente, i riflettori.
Un principio in The Manager era valido: più grande è lo stadio, più generosi saranno gli sponsor. Un po’ come dire che per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande.
Gli sponsor, sono la linfa vitale del club, quelli che sganciano la grana e che permettono il mantenimento della società. Migliore è l’andamento della squadra e la grandezza, come detto prima, del nostro impianto di gioco, più alti e duraturi saranno i contratti degli sponsor sia sulle maglie che sui cartelloni pubblicitari. Questi erano sempre da controllare per evitare di rimanere scoperti.
Era anche possibile, se le cose non fossero andate bene, chiedere aiuto alla banca con un prestito, ma è sempre una mossa rischiosa per via degli interessi mensili che gravano. E’ sempre l’ultima ratio. Ricordatelo.
CALCIOMERCATO, CONTRATTI, ALLENAMENTI
Non c’era solo la mera gestione economica. Interessante era il calciomercato che rimaneva aperto tutto l’anno. I manager potevano sempre cercare di aggiustare la squadra con acquisti o prestiti senza dimenticare di vendere quei giocatori che non rientravano più nei piani. Quattro le tipologie di giocatori: portieri, difensori, centrocampisti ed attaccanti. All’antica, senza ruoli intermedi come terzini, trequartisti, fantasisti, o altro. Una volta approcciato il calciatore, si poteva scegliere oltre alla cifra da versare al club, anche l’ingaggio settimanale del giocatore nonché la durata del contratto, da 1 a 5 anni.
Anche gli allenamenti hanno un’importanza fondamentale. Il menu indicava le ore che quotidianamente venivano spese. Si avevano a disposizione dei palloni per migliorare i fondamentali, la condizione fisica, la tattica, ed i reparti, portieri, difensori, centrocampisti ed attaccanti. Nondimeno, in questo menu d’allenamento c’era anche la possibilità di spendere una cifra mensile per la squadra giovanile che di tanto in tanto, a fine stagione, regalava un piccolo campioncino, a secondo di quanto investito.
E se la squadra era un po’ fiacca c’era pure la possibilità di mandarla in ritiro per migliorare le caratteristiche.
STATISTICHE, STATISTICHE, STATISTICHE
The Manager è stato molto apprezzato per la mole delle sue statistiche. Monumentale. Dai vari menu era facilissimo accedere alle informazioni del club, dai cenni storici (ad esempio il programma teneva conto delle varie serie come partite vinte consecutivamente, partite perse, da quanto non si vince in casa, ecc, ecc.), alle informazioni spicciole sulle altre formazioni come la loro posizione in classifica, l’andamento delle ultime partite, gli scontri diretti col nostro club durante la storia e molto altro.
In ultimo vogliamo ricordare una piccola chicca. Era possibile scegliere una squadra e seguirla. Durante le nostre partite si veniva informati su quello che faceva quella squadra minuto per minuto. Una sorta di radiolina sempre accesa che diventava utile nelle volate promozione o scudetto o salvezza.
GIOCATORI, SCHEMI E PARTITA
Andiamo a descrivere la partita in The Manager perché alla fine la partita la gioca chi scende in campo e preparare le sfide era fondamentale. Qui, però, un piccolo difetto. Benché il gioco desse libertà di posizionamento, c’erano solo tre schemi predefiniti: 4-5-1; 4-4-2 e 4-3-3.
Forse è questo l’unico neo del gioco anche se, ripetiamo, si poteva cambiare a proprio piacimento. I giocatori avevano tre caratteristiche fisico, tecnica, forma con valori espressi da 1 a 99. I giocatori più giovani hanno 18 anni, i più anziani arrivano a 34 ma questo dato può variare se il contratto deve ancora estinguersi. I portieri, inoltre, riuscivano anche ad arrivare oltre i 40.
All’epoca c’erano solo due sostituzioni per cui era importante gestire bene i propri atleti durante i 90 minuti di gioco. Durante la partita era possibile anche scegliere il grado d’aggressività della squadra che però poteva portare a risultati non sperati come un maggior nervosismo e cartellini gialli e rossi a profusione oltre a maggiore possibilità di incorrere ad infortuni. Era possibile intervenire in ogni attimo della partita non solo per sostituire ma anche per aggiustare la posizione dei propri giocatori e gestire il famoso indicatore di aggressività.
GRAFICA FUORI DAL COMUNE, SONORO ASSENTE
E veniamo finalmente alle note tecniche di The Manager. Il gioco poteva vantare un comparto grafico fuori dal comune per questo tipo di giochi. Una bellissima interfaccia grafica con sfondo marmoreo dava accesso a tutte le informazioni necessarie per la gestione del club.
In partita, inoltre, vi erano delle sequenze animate che venivano proposte durante i 90 minuti come azioni salienti. Erano circa una trentina. Alcune molto spettacolari altre curiose. Altra pecca del gioco era la totale assenza del sonoro. Se si esclude il brusio della folla ed il boato del pubblico durante le partite. Il game-play era molto vario e si prendevano belle soddisfazioni o cocenti delusioni nell’arco delle stagioni.
Bello portare il proprio club dall’anonimato della C ai massimi livelli europei. Il programma, prima di ogni partita, permetteva di scegliere anche il livello di difficoltà (da 0 a 5) che modificava parecchio i valori di tutto. Ultima nota: c’era la possibilità di giocare con altri tre amici in locale ovviamente anche se si doveva fare attenzione alla gestione durante le partite.
CONCLUSIONI
The Manager a nostro avviso, tranne qualche piccolo dettaglio, è uno di quei giochi da ricordare e da rigiocare. Adatto ai neofiti del genere perché fa comprendere le dinamiche di questo genere di giochi. Kron Software ha realizzato un piccolo grande capolavoro. Ancora oggi molto amato come dimostra la comunità di giocatori italiani che aggiorna The Manager con le rose attuali. Il gioco, infatti, supportava le mod.
Non è tutto oro quel che luccica. Benché il titolo ci piaccia molto non possiamo esimerci dal descrivere alcuni limiti. Due li abbiamo descritti: la mancanza quasi totale di sonoro ed un ristretto numero di moduli. A questo un piccolo difetto di programmazione: le squadre non potevano segnare più di 10 gol a partita e vi assicuriamo che molte volte è capitato di vincere incontri per 9-0 con altre 20 azioni fallite. Si tratta di piccolezze. The Manager è un grandissimo gioco che sicuramente avrà ispirato i vari Ultimate Soccer Manager e serie più moderne.
PREGI: Bella grafica. Game-play di livello. Longevità ai massimi livelli. Tanti tocchi di classe. Cura per ogni dettaglio statistico. Multigiocatore da 1 a 4.
DIFETTI: Sonoro scarsissimo. Pochi gli schemi.
VOTO: 9/10.