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Wanderstop, la guarigione è un processo “naturale”, recensione

Raccontare la propria vita con maturità, profodità e simpatia è arte, ma renderci anche esseri umani migliori durante il processo è vero talento

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Come poter definire in poche semplici parole Wanderstop? Un viaggio senza una vera destinazione? Un giardino zen con sabbia e rastrello? Oppure una meravigliosa metafora sulla vita, ricca di simbolismi, consapevolezza e profonda maturità, vestita come una bottega del tè di genere narrativo? Ebbene, è tutto ciò e molto di più… Cosa invece non è? Un simulatore di lavoro. Cos’altro potevamo aspettarci dall’unione di sviluppatori del calibro di Davey Wreden (The Stanley Parable, The Beginner’s Guide) e Karla Zimonja (Gone Home, Bioshock 2: Minerva’s Den), oltre che dal maestro musicista Daniel Rosenfield (alias C418, Minecraft)?

Ivy Road è il nome dello studio di sviluppo che comprende questi e pochi altri sviluppatori, i quali hanno dato vita a qualcosa di unico nel suo genere. Scopriamo insieme com’è stato il nostro viaggio attraverso la recensione della versione Pc di Wanderstop. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Annapurna Interactive, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.

CREATO DA ESAURITI, PER ALTRI ESAURITI…

Un’esistenza dedita al combattimento quella della nostra protagonista Alta. Una spadaccina irrequieta, determinata e inarrestabile, ormai sull’orlo di una crisi profonda ignorata da tempo… Una vita di vittorie e successi inizia così a trasformarsi nel peggiore incubo di ogni testardo perfezionista, rendendo la sconfitta un punto inamobile in ogni strenuo tentativo della nostra combattente. Ogni scontro le sembra impossibile, ogni tentativo di rivalsa irraggiungibile. Non resta che rialzarsi più forti, sempre più forti, per migliorare ancora e ancora e ancora…

A tutto però c’è un limite, e le conseguenze di tanti sforzi, protratti oltre i propri limiti così a lungo, iniziano a prendere il sopravvento sul corpo di Alta, rendendola incapace persino di sollevare la propria spada. Tale e intensa delusione porterà la combattente a ripercorrere i propri passi nella foresta, alla ricerca della propria maestra di spada. Una volta allenati tutto andrà meglio… Ma durante il tragitto le forze abbandonano il suo corpo, facendola svenire a terra. Sarà così che ci ritroveremo nel Wanderstop.

Una vita di lotte

Sarà un gentile e grosso omuncolo di nome Boro ad accoglierci al nostro risveglio, in quella che sembrerà una radura incantata con al centro una medievaleggiante e pittoresca bottega del tè. Domande di ogni tipo assaliranno Alta, così come la sua impazienza, che la spingerà a voler tornare a tutti i costi sui propri passi. Qualcosa però proprio non va…

Ogni volta che la nostra protagonista abbandonerà la radura le forze abbandoneranno il suo corpo, sempre di più, finché non sarà costretta (contro la propria volontà) a prendersi una pausa nel Wanderstop… Proposta offerta proprio da Boro, il proprietario della bottega del tè che diventerà per noi qualcosa di più di un semplice mentore sulle attività nella locanda. Un vero faro di saggezza…

“E RICORDATI DI SORRIDERE…”

Quanta pazienza

L’essenza della magia fuori dai canoni proposta dai creatori di Wanderstop si potrà notare in tanti piccoli dettagli, che arriveranno puntuali col progredire dell’intera esperienza. Ad esempio in quasi ogni dialogo saremo chiamati a scegliere se rispondere in modo totalmente acido o distaccato oppure non rispondere affatto, optando per il silenzio. Considerare un approccio più maturo o rimanere odiosi sarà una scelta che, oltre a influenzare i dialoghi e le scelte di gioco, riuscirà in qualche modo anche a rompere la quarta parete, arrivando a toccarci…

Durante la nostra permanenza nella radura faremo la conoscenza di diversi ,bizzarri individui che richiederanno la nostra attenzione. Ognuno di essi avrà un proprio carattere definito e dei propri e personali deliri mentali da esporci. Noi potremo scegliere se tagliare corto oppure se assecondarli. Nel secondo caso potremo scovare dei messaggi introspettivi molto più profondi, nascosti in strampalate e (a prima vista) insensate conversazioni.

Ok

L’impressione che abbiamo avuto in Wanderstop è che dietro ogni linea di dialogo ci fossero più di semplici parole. Che ogni conversazione trattasse argomenti personali e storie che lo sviluppatore aveva il bisogno di condividere con noi… Attraverso i tanti “volti” e corpi di personaggi che, per certi versi, potremmo definire artistiche rappresentazioni dei vari lati di una personalità profondamente consapevole della vita, in tutte le sue molteplici sfaccettature.

Anche il tempo che trascorreremo nella radura avrà un proprio significato. Per noi scorrerà senza fretta, ma tutto intorno le cose varieranno spesso e in modo radicale, a volte con il “ritorno” di alcuni clienti. Questi subiranno gli effetti del cambiamento, allo stesso modo di come noi impareremo a prenderci cura di noi stessi e della bottega del tè. La rappresentazione del tempo e di come muterà tante presenze, per noi, è stato quasi un horror psicologico…

PALAZZO MENTALE

Pensieri invasivi

Wanderstop sarà un titolo di facile approccio rivolto a tutti, ma pochi riusciranno a comprenderlo appieno. Nella pratica dovremo occuparci di gestire la bottega e il suo circondario come fosse la nostra dimora. Tagliare le erbacce, piantare fiori, decorare le mensole con dei ninnoli, spazzare i cumuli di foglie e ibridare i semi per ottenere nuove piante e frutti. Avremo totale libertà nel fare tutto ciò, così come sarà nostra premura scegliere se “curare il giardino” o meno, con conseguenze dirette circa la strada intrapresa in tal senso.

Lo sporco si accumulerà (per usare un eufemismo) e starà a noi decidere che tipo di persona vorremo essere nel videogioco. Se rifletterci o meno nel carattere testardo di Alta o se provare ad accettare una più sana crescita personale. E’ attraverso tante piccole azioni e le diverse sezioni di trama che potremo scoprire di non essere poi così diversi da Alta, comprendendo di poter migliorare insieme come esseri umani attraverso una storia fatta di semplici ma significative esperienze di vita, dalle quali poter osservare e apprendere, magnifico…

Decorazioni

Avremo sempre un obiettivo da seguire, o qualcuno con cui parlare. Boro fra tutti risulterà un perfetto maestro di vita che attraverso semplici richieste e perle di saggezza, ci farà riflettere sul nostro operato e sul senso del tutto, sopratutto sull’ascoltare se stessi… L’esperienza globale ci è parsa perfettamente equilibrata, almeno nell’atto di comprendere davvero cos’è/cosa vuole essere Wanderstop.

Questa opera indie farà di tutto per farvi capire che, a volte, dovrete accettare il semplice far niente. Il semplice rilassarvi, per esempio sperimentando nuovi gusti di tè su una delle tante panchine e scoprendo i frammenti di memoria della protagonista. Arriverà comunque il momento in cui il cambiamento sarà necessario, nel ripetersi di uno schema preciso e sempre più interessante, dove molti potranno interpretare e pochi altri riusciranno comprendere a pelle…

INFERNO, PURGATORIO O PARADISO? COME LO VIVRETE?

Abbinamenti improbabili

Il centro intorno al cui tutto ruoterà in Wanderstop sarà la gigantesca macchina artiginale adibita alla preparazione del tè. Un insieme di ampolle, percorsi in vetro e valvole su cui operare manualmente. Il tutto è così ben pensato e realizzato che sarà impossibile non provare l’istinto di prepararsi una bevanda nella vita vera. Potremo anche spostarci verticalmente e orizzontalmente fra i piani della bottega con delle pratiche scalette semoventi.

Una volta raccolte e fatte essiccare le foglie di tè, dovremo solo aggiungere acqua nell’ampolla tirando una corda, scegliere se farla bollire o servirla fredda e aggiungere gli ingredienti nella brocca-filtro. Una pallina di tè, vari tipi di frutti con determinati sapori (indicati nella guida) e persino quasi ogni altro oggetto rinvenibile nel gioco. Giocattoli, decorazioni, semi e persino vasi di terra. A scelta fra una cinquantina di ninnoli diversi, ognuno con un proprio effetto speciale visivo sulla bevanda.

Siamo in pace

Fra tanta beata meraviglia in Wanderstop abbiamo comunque notato delle piccole sviste sul fronte gameplay. I vasi ad esempio potranno essere posti negli spazi vuoti dei diversi piani d’appoggio in bottega, ma solo se effettivamente vuoti. Trasportando una pianta in vaso infatti non comparirà l’opzione per la decorazione e saremo costretti a poggiare un primo vaso vuoto e usarne un secondo per travasare dei fiori. Problema che non si verifica invece con i funghi.

Posizionando i fiori nei vasi inoltre potremo scegliere di ruotarli per indirizzarli a nostro piacimento, ma una volta inseriti “sceglieranno da soli” dove rivolgersi. Qualche problema similare è presente anche con i ninnoli. Un peccato, considerando che la cura dell’ambiente è parte integrante dell’esperienza. Tolti alcuni modelli di rampicanti che permarranno anche dopo il taglio diventando immuni all’estirpazione, il resto non ha veramente difetti.

C’È DEL GIOCO IN QUESTA MELODIA

Queste e altre perle

Come non poter essere estasiati dal lato visivo e sonoro di Wanderstop? Durante tutta l’esperienza, dall’inizio alla fine, potremmo giurare di non aver mai sentito due ritornelli identifici. Tutto si evolverà nel tempo, persino la colonna sonora. Anche nei molti dialoghi non parlanti con i tanti clienti, diversi tipi di stornelli musicali sapranno comunicarci alla perfezione il tono generale e le emozioni suscitate durante le conversazioni. Che dire, sublime.

Quasi un totale di 90 composizioni musicali variegate per un totale di circa tre ore e mezza, che saranno disperse sapientemente in ogni momento del gioco. Se avete a mente lo stile del maestro C418 (che ha fatto letteramente la storia delle colonne sonore con Minecraft) saprete cosa aspettarvi dal suo stampo musicale “pacificamente atipico”. Stessa qualità si riscontrerà anche nel sound design generale, fra lo scorrere dei liquidi e altri dettagli che daranno senso ad una tranquillità che definiremmo terapeutica.

Visivamente abbiamo notato diversi elementi semplici ma ben definiti, con modelli poligonali che a tratti ricordano i vivaci tempi d’oro dell’epoca console. Con stili spesso differenti ma tutti memorabili, in grado di scavarsi a modo proprio uno spazietto nella nostra memoria. L’ambiente circorstante invece saprà infornderci un certo relax, con modelli di fogliami “vaporosi” e graficamente leggeri.

Nell’insieme sul quadro tecnico tutto è girato alla perfezione, senza il minimo accenno di rallentamento, anche dopo interi pomeriggi di gioco. Nessun difetto grafico o tecnico, oltre quelli sopramenzionati lato gameplay;  giusto qualche breve ritardo nel caricamento delle texture delle tazze. Narrativamente è tutto perfettamente equilibrato e scorrerà con i nostri tempi, portandoci solertemente novità con cui sperimentare. Un titolo che ci ha davvero stupito, Wanderstop.

Mh, ok di nuovo

DA AVERE ASSOLUTAMENTE

Wanderstop è un prodotto magnificamente realizzato da chi sa come raccontare la propria concezione della vita in modo profondamente maturo e consapevole, oltre che in modo ironico e a tratti anche geniale. Delle semplici azioni come preparare il tè, rispondere a semplici domande, ascoltare e curare il giardino porteranno in noi e nella protagonista un vero cambiamento. Un videogioco che rasenta il significato di “terapia”, e lo esplora alla perfezione attraverso “gesti di cura” e pittoreschi personaggi dai deliri mentali assortiti decisamente contemporanei. La magia infusa dal team di Ivy Road è palpabile, concentrata in un nuovo e originale videogioco che merita dei giusti riconoscimenti.

Pregi

E' in grando di renderti un essere umano migliore. Tratta temi contemporanei e profondi sulla crescita personale, vincolado il tutto a delle semplici azioni. Il comparto visivo infonde calma. Accompagnamento sonoro perfetto, senza mezzi termini. I messaggi che gli sviluppatori fanno arrivare in bizzarri modi al giocatore sono sintomo di una spropositata consapevolezza e maturità emotiva sulla vita...

Difetti

...Che tuttavia, difficilmente potrà essere compresa nel suo massimo dai meno traumatizzati e dai più puerili. Qualche svista su piccole meccaniche secondarie di gameplay riguardanti l'abbellimento estetico.

Voto

9

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