Indiana Jones e l’Antico Cerchio, il ritorno del caro “vecchio” Indy, recensione

Il celebre archeologo è in forma smagliante, e ci condurrà in un'avventura dove il confine tra videogioco e film sarà di complessa definizione

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All’inizio del 2021 venne ufficialmente rivelato al mondo Indiana Jones e l’Antico Cerchio, una produzione di natura action adventure con una storia originale ispirata alla filmografia ufficiale del celebre archeologo storicamente impersonato da Harrison Ford. Lo sviluppo è stato effettuato da MachineGames (software house svedese principalmente conosciuta per i titoli di Wolfenstein ndr) in collaborazione con Lucasfilm Games, che insieme hanno puntato a un gameplay ricco di sfaccettature con l’obiettivo di catturare il più possibile l’essenza della saga cinematografica.

Ci saranno riusciti? Scopriamolo in questa recensione della versione Pc di Indiana Jones e l’Antico Cerchio. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Bethesda Softworks, è disponibile anche su Xbox Series X/S, mentre è stata annunciata a sorpresa anche la realizzazione di una versione PS5, attesa per i primi mesi del 2025. Buona lettura.

VIDEOGIOCO O FILM? ENTRAMBI

Ambientato tra gli eventi de I predatori dell’arca perduta (1981) e L’ultima Crociata (1989), Indiana Jones e l’Antico Cerchio si colloca nel 1937, con il nostro caro archeologo all’apice delle sue capacità, sulla soglia della Seconda Guerra Mondiale. Di fatto vivremo un’avventura in giro per il mondo, dove nei panni di Indy dovremo combattere contro i nazisti e in generale le potenze dell’Asse in location disseminato per l’intero globo.

Dalla Città del Vaticano a Shanghai, da Giza all’Himalaya; tutto mentre cercheremo di impedire che un misterioso, antico potere finisca nelle proverbiali mani sbagliate. Il gioco si apre con un flashback di un momento iconico del già citato I predatori dell’arca perduta, che fungerà anche da tutorial. Già a partire da quest’ultimo noteremo gli abbondanti riferimenti al franchise cinematografico, che funge inevitabilmente e fisiologicamente da ispirazione per questa nuova, coinvolgente avventura.

Se titoli come Tomb Raider e Uncharted hanno preso spunto da Indiana Jones, il team di MachineGames sembra invece essersi ispirato a Hitman per quanto concerne l’organizzazione dei livelli, rigorosamente open world e ben distinti l’uno dall’altro. Ciascuno di essi presenta un’atmosfera unica, ricca di obiettivi da completare e misteri da scoprire, con un design “tentacolare” che sarà familiare ai fan degli ultimi capitoli dell’Agente 47.

Certo, saremo comunque liberi di dedicarci unicamente all’avventura principale (che potremo seguire facilmente) ignorando tutto il resto, ma vi assicuriamo che sarebbe un grosso errore. C’è tanto da esplorare e scoprire all’interno di questa mirabile avventura, che non sarebbe errato definire “più Indiana Jones” delle ultime iterazioni cinematografiche.

L’IMPORTANZA DI GUARDARSI INTORNO

Oltre alle missioni legate alla trama principale, ciascuna area di gioco contiene infatti diverse occasioni di lavoro archeologico da effettuare sul campo, per il nostro Indy. Alcuni di essi saranno direttamente correlati al Grande Cerchio e contribuiranno a svelarne i segreti. Altri invece saranno totalmente slegati, ma in ogni caso fin troppo intriganti da poter essere ignorati.

Questi incarichi secondari oltretutto presentano non di rado obiettivi multipli e cutscenes lunghe ed elaborate, senza contare che aiutano spesso a sbloccare aree che altrimenti rimarrebbero del tutto sconosciute al giocatore. A differenza delle missioni principali però, per scoprire questi lavori sul campo dovremo imbatterci in una pista oppure creare una nuova connessione.

In ogni caso, si tratta di contenuti davvero funzionali al gameplay di Indiana Jones e l’Antico Cerchio, e aiutano a bilanciare il flusso di un’avventura che altrimenti potrebbe risultare fin troppo frenetica e incentrata sulla narrazione. Ogni livello inoltre includerà diversi collezionabili da trovare e misteri da risolvere. Questi ultimi consisteranno generalmente in rompicapo abbastanza semplici che porteranno alla scoperta, appunto, di manufatti che garantiranno punti esperienza extra.

Parlando di punti, il discorso va necessariamente fatto virare sulle abilità. E no, nell’opera di MachineGames, sorprendentemente, non vi è un albero delle abilità propriamente detto. Per sbloccare nuove abilità infatti Indy dovrà trovare i libri che ci permetteranno di impararle. Ciò incoraggia ulteriormente l’esplorazione, dove per orientarci bisognerà fare uso di una mappa cartacea portatile. Tranquilli però, per saperla leggere non servirà certo una laurea in cartografia. Non a caso potremo contare su un “tocco moderno”: nella fattispecie un segnalino giocatore e un tipico waypoint tra gli scarabocchi in corsivo.

UNA PROSPETTIVA INUSUALE

Anche grazie alla presenza di circa 4 ore di filmati, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è una vera e propria storia/avventura dedicata al celebre archeologo. Gli sviluppatori hanno fatto del proprio meglio per unire una storia estremamente ben ritmata e avvincente con un gameplay solido e capace di far immedesimare concretamente il giocatore nei panni di Indy.

E possiamo dire che nel complesso l’obiettivo è stato indubbiamente centrato. D’altra parte il pedigree della software house svedese è ben noto: non deve quindi sorprendere il fatto che buona parte del gameplay avvenga in prima persona, mentre la storia viene narrata in terza. Trattandosi di Indy, questa scelta rimane indubbiamente coraggiosa (notoriamente infatti i videogiochi precedenti dedicati a lui sono in terza), ma il risultato è decisamente apprezzabile.

Già dopo le prime ore di gioco, la prima persona risulterà davvero naturale, e ci sentiremo come se stessimo effettivamente impersonando Harrison Ford, che a sua volta veste i panni, dà vita al celebre archeologo. Ci sono però momenti “anomali”, come quando le volte in cui Indy usa la sua fidata frusta per oscillare attraverso una voragine spalancata o per arrampicarsi su un muro.

In quel caso infatti la telecamera passerà improvvisamente in terza persona, e la transizione non apparirà proprio fluida e brillante. Certo, rimane difficile immaginare certe sequenze in prima persona, tuttavia crediamo che tali sequenze si sarebbero potute gestire un po’ meglio.

PIÙ INDIANA JONES DI INDIANA JONES

Indiana Jones e l’Antico Cerchio si pone come gioco d’avventura con enigmi da risolvere e un pizzico d’azione. Naturalmente sono previsti combattimenti contro vari farabutti di matrice nazista, ma l’approccio furtivo rimarrà sempre quello raccomandato. Nel corso del gioco ci capiterà di dover aggirare numerosi nemici contemporaneamente, o sfruttare in maniera intelligente ciò che troveremo nello scenario per colpirli in testa o in generale metterli K.O.

Come nei film, Indy avrà sempre una pistola con sé: tuttavia il suo utilizzo rappresenterà comunque un’ultima, disperata risorsa. Il rumore degli spari infatti allerterà tutti i nemici nelle vicinanze, facendoceli piombare addosso. Perciò faremo meglio a trovare metodi alternativi per proseguire: di fatto potremo arrivare ai titoli di coda senza sparare neppure un colpo. E ciò sarebbe indubbiamente coerente col personaggio di Indy, che dopotutto la usa davvero raramente. Come quando deve vincere un duello all’arma bianca contro formidabili spadaccini….

In generale al team di MachineGames va riconosciuto il merito di averci davvero messo nei panni di Indy in un’avventura che, da ogni pixel, trasuda “essenza di Indiana Jones”. E ciò si riflette quindi nello stesso gameplay, dove la libertà d’approccio tenderà a essere legata al personaggio. Niente stragi da assassino di massa vomitando piombo a destra e a manca, ma fantasia ed estro a colpi di frusta e quant’altro.

In effetti, il combattimento in sé appare tutto sommato semplicistico: ma come abbiamo già detto, è lungi dal dover essere considerato il focus della produzione. Si tratta di una componente secondaria che svolge dignitosamente il suo lavoro, ma che probabilmente avrebbe potuto dare qualcosa in più. D’altra parte anche l’IA dei nemici ci mette il suo, visto che in diversi frangenti apparirà a dir poco discutibile (e in alcuni casi potrà persino essere “rotta”).

CONFINE TRA FILM E VIDEOGIOCO? QUALE CONFINE?

A livello tecnico Indiana Jones e l’Antico Cerchio si presenta in maniera cinematograficamente impeccabile. A partire dagli scenari, dove il livello di dettaglio è semplicemente sbalorditivo. Dalla Città del Vaticano (che chi ha visitato di persona come chi vi scrive potrà confermare la sua fedele rappresentazione) ai fiumi di Sukhotai con la fitta vegetazione e le rovine ricche di mistero, fino ad arrivare alla polverosa Giza, in Egitto.

I filmati di alta qualità (dove un plauso va anche al cast, che ha svolto un lavoro a dir poco impeccabile, soprattutto Troy Baker nei “panni” di Harrison Ford) completano l’immedesimazione in quella che può e deve essere considerata una vera avventura “cinematografica”, oltre che ludica, di Indy.

Abbiamo inoltre gradito gli sforzi rivolti a una maggiore autenticità possibile da parte del team di sviluppo. Basti pensare al cibo consumabile che Indy potrà ingerire in forma di buff, che varierà in base all’area geografica. La colonna sonora non è esclusa da cotanto splendore, grazie alla pregevole musica del noto compositore Gordy Haab, che si ispira dichiaratamente alle iconiche tracce di John Williams.

Del quale, oltretutto, è presente ufficialmente la celebre traccia “Raiders March”, senza la quale Indiana Jones non sarebbe più lo stesso, che si tratti di film o videogioco. Per quanto concerne infine il framerate, segnaliamo che ha perso qualche colpo in alcune sezioni, ma che nel complesso è rimasto stabile, a segnalare il buon lavoro di ottimizzazione compiuto.

DA AVERE ASSOLUTAMENTE

Dopo il ritorno di un ormai inevitabilmente invecchiato Harrison Ford in “Indiana Jones e il quadrante del destino” (2023), ci voleva proprio un viaggio in direzione del periodo d’oro, dell’inossidabile Indy. Indiana Jones e l’Antico Cerchio fonde sapientemente avventura e narrazione in quello che si può considerare senza sforzo o dubbio alcuno un “capitolo” canonico della serie. Un’opera che incarna alla perfezione lo spirito del celebre archeologo, anche grazie al mirabile lavoro svolto da Troy Baker, che aveva il non facile compito di “rispecchiare” il Ford degli anni ’80.

Certo il lavoro di MachineGames non è esente da difetti, specialmente se si considera l’IA a tratti deficitaria e un componente di combattimento che, per quanto marginale, avrebbe meritato un po’ più di cura. Tuttavia al team svedese va riconosciuto il merito di essere riuscito a regalarci, in forma di videogioco, quella che probabilmente si può considerare come la più epica avventura di Indiana Jones. Che aspetta di essere vissuta da fan di lunga e breve data.

Pregi

E' più Indiana Jones di buona parte dei film di Indiana Jones. Scenari vasti e ricchi di dettagli, che insieme al sontuoso comparto sonoro garantiscono un'immersione totale nei panni di Indy in una delle sue tipiche avventure, per giunta magistralmente narrate. La rischiosa scommessa legata alla visuale in prima persona è stata decisamente vinta...

Difetti

... Anche se le transizioni in terza persona, specie nelle fasi "obbligatorie" di movimento con la frusta, potevano essere gestite meglio. IA dei nemici non di rado sottotono, e che si può persino gabbare in tutto e per tutto "rompendo" certe sezioni di gioco.

Voto

9