Clock Tower: Rewind, ritorno agli albori del survival horror, recensione
A trent’anni dall’uscita in Giappone, il classico di Human Head prova a terrorizzare l’Occidente
Dopo anni di stagnazione il genere survival horror è tornato sulla bocca del grande pubblico con remake sempre più sofisticati e d’impatto. Saghe di riferimento quali Resident Evil, Silent Hill, Alone in the Dark e proposte più recenti come Dead Space hanno trovato nuova vita attualizzando la propria formula ai gusti di un pubblico diverso da quello di fine anni novanta. In questo fermento da ritorno alle origini faceva storcere il naso la mancanza di amore che, rumorosamente, accompagnava il lento spegnersi di uno dei primi, memorabili tentativi di survival horror giapponese quale Clock Tower.
A trent’anni dal lancio esclusivamente casalingo del primo capitolo sviluppato da Human Entertainment nel 1995, Clock Tower giunge in Occidente per la prima volta, tradotto e arricchito da bonus che rendono questa edizione a tutti gli effetti una Director’s Cut dell’originale, piuttosto che una semplice remastered. Curiosi di sapere come sono invecchiati gli orrori di villa Burroghs? Scopritelo in questa recensione della versione Switch di Clock Tower: Rewind, curata da Giuseppe Pirozzi. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da WayForward e Sunsoft, è disponible anche su Pc, PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
TERRORE IN 16 BIT
WayForward e Limited Run Games hanno collaborato per portare sulle tavole di tanti affamati giocatori una succulenta riedizione fedele pixel per pixel del Clock Tower originale. Se però speravate di veder soffrire Jennifer in 4K con effetti stroboscopici e audio spaziale, non è ancora il momento. Tornate magari tra altri trent’anni.
Clock Tower: Rewind è infatti la riproposizione 1:1 dell’originale giapponese con dialoghi tradotti e miglioramenti generali all’interfaccia, bonus enciclopedici e la possibilità di utilizzare il “rewind” (cioè di riavvolgere letteralmente il tempo per evitare passi falsi).
A tutto ciò si aggiunge una nuova introduzione animata accompagnata della musiche di Elizabeth McGlynn, che magari ricorderete, tra le altre cose, per le canzoni contenute in Silent Hill 4: The Room. Questa tardiva pubblicazione rappresenta un gesto d’amore, compiuto non tanto per portare un classico dell’orrore all’attenzione del pubblico moderno, ma per renderlo accessibile a tutti quelli che per anni ne hanno atteso per lungo tempo un’edizione internazionale.
Ad accompagnare questa iniziativa è stata inoltre realizzata in tiratura limitata la stupenda edizione da collezione presente sul sito di Limited Run Games (al momento sold-out) contenente ammennicoli legati alle vicende del gioco: un must per gli appassionati.
Al di là dei bonus nella sostanza Clock Tower: Rewind rimane fedele all’originale in tutto e per tutto. La peculiare struttura da punta e clicca che vede l’indifesa orfana Jennifer vagare nell’inquietante tenuta Barrows inseguita dal famigerato Scissorman è rimasta inalterata. Una scelta che preserva la visione originale dell’opera, ma che nel contempo la espone al peso degli anni.
UN ORRORE LUNGO TRENT’ANNI
Clock Tower: Rewind inizia quando la giovane Jennifer viene adottata dal patriarca della famiglia Barrows, insieme ad altre tre orfane. All’arrivo nell’immensa e lugubre magione vengono fatte accomodare dalla tutrice Mary, in attesa che il genitore adottivo si faccia vivo per conoscerle. Quando Jennifer si allontana per cercare la donna, un urlo squarcia il silenzio che avvolge la casa.
La premessa non sembrerà particolarmente nuova al pubblico odierno abituato ai vari Outlast,
Amnesia e Layers of Fear. Ma contestualizzando il tutto agli anni ’90, l’opera di Hifumi Kono (ispiratosi a Phenomena di Dario Argento) rimane uno dei primissimi esempi di protagonista indifesa che deve sfuggire alle grinfie dei nemici. Dal primo e comunque fortunato capitolo dopotutto sono nati altri tre seguiti, e due eredi spirituali: Haunting Ground e il disastroso NightCry.
La caccia ha così inizio. La ragazzina dovrà farsi strada tra gli orrori e i misteri della villa tra riti magici, eventi paranormali e uno spietato assassino pronto a inseguirci in qualsiasi momento. Un plot estremamente essenziale ma che funzionava e continua a funzionare, spingendo il giocatore a indagare nelle poco più di tre ore necessarie a completare il gioco.
Per poter provare a mettere in salvo le proprie compagne Jennifer dovrà risolvere gli enigmi della villa prestando attenzione alla onnipresente minaccia dello Scissorman. Questa figura bizzarra e inquietante rappresenta uno dei primi esempi di “nemico ricorrente” nel genere, pronto a sbucare da qualsiasi anfratto inaspettato grazie alla propria statura, minuta ma sufficiente a braccare una ragazzina esile e indifesa.
Il gameplay è quello di un tipico punta-e-clicca bidimensionale con componenti action, il che potrà certamente funzionare su Pc con mouse e tastiera… Ma su Switch, dove abbiamo effettuato la nostra prova, il tutto risulto decisamente legnoso e anacronistico. Con i tasti dorsali potremo far correre Jennifer a destra o sinistra, mentre con l’analogico potremo selezionare gli elementi della scena con cui interagire.
Per poter proseguire andranno raccolti oggetti da utilizzare più avanti, e ci sono sezioni in cui se non si disporrà di un determinato oggetto, la run giungerà a conclusione prematura. Nel caso saremo quindi costretti a ricorrere a un caricamento pregresso o a cominciare una nuova run. In ciò può tornare d’aiuto la funzione rewind che permette di tornare indietro di qualche secondo sui propri passi.
Una funzione assente nell’originale volta a incentivare la progressione dei giocatori per scoprire tutti i finali possibili. Immutati restano invece i corridoi e le lugubri stanze che popolano la suggestiva magione. Per il resto in Clock Tower: Rewind ogni cosa è rimasta al proprio posto e nel suo stato originale, compresi i numerosi jumpscare pronti a inquietarci a ogni stanza. La direzione artistica va oltre la prova del tempo, risultando ancora oggi d’effetto e dotata di una particolare patina nostalgica.
Anche le musiche rimangono spettacolari e d’impatto, soprattutto quella che accompagna gli inseguimenti dello Scissorman; ma anche le nuove aggiunte risultano ben amalgamate. La colonna sonora è una delle componenti più suggestive dell’opera senza ombra di dubbio, capace di dare una botta di adrenalina all’esplorazione nonostante il gameplay possa risultare poco accattivante, almeno per gli standard moderni.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
In fin dei conti, la villa dei Burroghs rimane affascinante ancora oggi. Non a caso tanti titoli indie strizzano l’occhio a queste estetiche e gameplay da quarta generazione videoludica, e l’operazione Clock Tower: Rewind rimane lodevole. Poter riscoprire un titolo che tanti non hanno mai potuto giocare in Occidente vale davvero il prezzo dell’acquisto (circa 20 euro). Soprattutto visti e considerati gli svariati bonus contenuti in questa nuova versione del gioco (laddove la versione originale rimane comunque giocabile) che ne giustificano il prezzo.
E’ indubbio che il frutto della collaborazione tra WayForward e Limited Run Games abbia un appeal minore rispetto ad altre riedizioni (per esempio la Castlevania Dominus Collection). Questo per via di un gameplay ludicamente datato e caratteristiche che in trent’anni sono diventate pilastri del genere di appartenenza. Ciò nonostante un’iniziativa come questa va premiata sia per il coraggio che per aver ravvivato una fiamma, anche se tenue, nel cuore dei tanti appassionati della saga desiderosi di vedere un nuovo capitolo.
Pregi
Uno dei fondatori del genere survival horror, che riesce a dire ancora la sua. Tanti bonus e miglioramenti in questa nuova edizione. Fuggire dallo Scissorman rimane sempre affascinante.
Difetti
I controlli sentono tremendamente il peso degli anni, soprattutto su Switch. C'è la possibilità di finire in un punto morto e dover ricominciare la partita.
Voto
7,5