Nell’agosto 2023 Atlas Fallen vide per la prima volta la luce, proponendo ai giocatori quello che a tutti gli effetti era un open world action-adventure ruolistico “sottotono”. Né la critica né tantomeno i giocatori accolsero con entusiasmo il lavoro di Deck 13 Interactive… Tuttavia gli sviluppatori tedeschi, padri della serie The Surge e Lords of the Fallen (2014), non si arresero. Dopo un anno di lavoro (e con un certo stupore) sono risorti portando la qualità “mancante” nel loro prodotto, equilibrandolo qualitativamente con le loro precedenti produzioni. Il tutto grazie a un enorme aggiornamento gratuito.
Atlas Fallen: Reign Of Sand è infatti la versione definitiva di se stesso, lucidata e rinvigorita da nuovi e validi contenuti. Una “director’s cut” per quanto riguarda l’introduzione della campagna. Una nuova area ancestrale con annesse sfide, nuovi nemici, tantissime nuove abilità, progressione ridefinita, nuovi eventi casuali, l’aggiunta del new game+ e persino un ridoppiaggio di maggior qualità. E queste sono solo alcune delle tante nuove aggiunte di cui vi parleremo a breve…
Abbiamo inoltre ricevuto il Ruin Rising Bundle con molteplici scelte fra cosmetici, reskin delle armature e abilità aggiuntive, in linea con il prezzo di appena 3,99 euro. Siete pronti a scoprire se questo ritorno riuscirà a riaccedere la fiamma (anche in co-op) nei giocatori? Allora seguiteci scivolando sulle sabbie della nostra recensione della versione Pc di Atlas Fallen: Reign Of Sand. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Focus Entertainment, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.
TRA L’INCUDINE E IL… GUANTO
Iniziamo col precisare che in questa recensione ci siamo dedicati ad analizzare Atlas Fallen: Reign Of Sand nella sua versione attuale. Proprio come se fosse stato lanciato oggi sul mercato. Niente rimandi al passato dunque, con una valutazione come di norma per i contenuti proposti e il livello di qualità offerto nei vari ambiti di valutazione. Partiamo quindi come di consueto dalla trama…
L’essenza è la chiave di tutto, frammenti di potere grandi come granelli di sabbia (inutilizzabili dai semplici umani) sono sparsi ovunque in queste lande desertiche. Elemento bramato quanto temuto, che gli dei continuano ad esigere dagli umani i quali, da eoni, continuano ad estrarlo dalle sabbie, venendo braccati e uccisi sia dagli spettri della sabbia che dalle fruste dei loro padroni umani. Un ciclo infinito di morte e schiavitù, senza un barlume di speranza all’orizzonte… Almeno finché dalle sabbie non sorgerà una nuovo prescelto degli dei, un “senza nome”…
E’ proprio così che verremo chiamati a spezzare il cerchio, attratti da un artefatto leggendario come falene verso la luce. Un guanto infuso di potere divino in grado di donare sconfinate abilità ai pochi prescelti in grado di poterlo maneggiare. Saremo destinati a scontrarci con il Dio del sole Thelos, una divinità onnipresente nei cieli, ormai impassibile ai problemi degli umani ma sempre vigile sul proprio dominio…
Attraverso il guanto faremo inoltre la conoscenza di Nyaal, uno spirito smarrito di cui scopriremo presto le origini e che ci guiderà alla ricostruzione del guanto. Se riusciremo a riforgiarlo con tutti i suoi frammenti, potremo accrescere il nostro potere a livelli smisurati, in modo da poter affrontare ogni minaccia ci si pari di fronte. Questo il nuovo inizio di Atlas Fallen: Reign Of Sand.
SORGI, PORTATORE DEL GUANTO…
Dopo un mediocre editor personaggio, Atlas Fallen: Reign Of Sand si distenderà di fronte a noi con mappe di dimensioni non esageratamente estese, ma certamente ricche di attività secondarie. Un preciso numero di quelle che potremo definire “fetch quest” accompagneranno l’esplorazione e le scoperte “locali”. La caccia ai tesori sarà la principale attività esplorativa, che siano forzieri sepolti, artefatti nascosti o battaglie contro i mostri di sabbia precedentemente definiti “spettri”.
Tutto risulterà utile ai fini di potenziamento (talvolta obbligatorio per proseguire nel gioco), per questo raramente ci siamo lasciati alle spalle i nemici più grandi, anche se già sconfitti. Ogni vittoria ci farà ottenere essenza, utile per migliorare il guanto, l’armatura e persino le skill. Le abilità inoltre, a differenza di altri titoli, saranno ottenute in piccola parte proseguendo nella campagna, ma il grosso si sbloccherà cimentandosi in varie sfide attraverso tutta la mappa di gioco, oltre che forgiandole o comprandole dai mercanti.
L’esplorazione potrà sembrare ripetitiva, ma a conti fatti risulterà attraente. Dissotterrare tesori e accumulare risorse saprà intrattenerci per decine di ore, a tal punto da farci dimenticare della trama. Il nostro viaggio infatti richiederà di recuperare i frammenti di potere con cui stabilizzare il guanto, in modo da poterne ristabilire il pieno potenziale. Solo così potremo proseguire attraverso le missioni principali della storia.
Atlas Fallen: Reign Of Sand avrà poche sezioni di trama sufficientemente interessanti da spingerci a raggiungerle, anche se alla lunga le missioni secondarie inizieranno a farci sbuffare per i continui avanti e indietro fra NPC. Proprio per questo il miglior approccio a questo titolo sarà quello esplorativo e “distaccato”. Dedicandoci a ciò che ci circonderà, arriveremo prima o poi dove dovremo andare, e avremo abbastanza potere per poter proseguire. Un’esperienza generale piacevole, tutto sommato.
SOLLEVATORE DI PROFESSIONE
Il gameplay di Atlas Fallen: Reign Of Sand riprende in parte quanto visto da titoli come Forspoken (con cui condivide in parte la libertà di movimento) e Kingdoms of Amalur: Reckoning (per i combattimenti magici e fisici). E ne mescola le caratteristiche attraverso un gameplay a metà fra la possenza di un Monster Hunter e le combo aeree di un Devil May Cry. Sarà il nostro guanto tuttavia fa fare la differenza rispetto a quanto già visto in giro. Prima fra tutti la possibilità di poter “sollevare” strutture dalla sabbia e altri elementi utili come forzieri e pietre per attività secondarie.
Dopo un certo numero di potenziamenti saremo anche in grado di scattare più volte in aria e interagire con vari elementi dello scenario. Il fattore più caratteristico risiederà comunque nel combat system, che prevederà delle “regole” definite che noi abbiamo sinceramente apprezzato. Più il nostro guanto si infonderà di potere e più le nostre armi diventeranno devastanti (e grandi), ma allo stesso tempo anche la nostra vita diventerà più vulnerabile… Uno scambio equo.
Gli spettri della sabbia (i nostri principali nemici) possiederanno armature di roccia e “maschere” protettive dorate, in grado di rendere solida la sabbia sotto varie forme. Aracnoidi vari, segugi, mostri alati e vari tipi di bestie quadrupedi. Per abbattere le creature più grandi dovremo neutralizzare le diverse protezioni solide in modo da far collassare la sabbia, riportandola a ciò che era.
Il sistema di parate di Atlas Fallen: Reign Of Sand è stata una piacevole scoperta, in quanto similare alla pelle di roccia vista in Mortal Shell. Qui però, potremo parare senza mai bloccarci, anche in aria. Questo ci permetterà di continuare a oltranza le nostre combo, congelando i nemici dopo ogni parry riuscito. Una bella pensata che però richiederà un po’ di pratica prima di essere “masterata”.
PERSONALIZZARE LA DISTRUZIONE
In Atlas Fallen: Reign Of Sand sarà possibile personalizzare le nostre abilità, oltre che l’estetica della nostra armatura (colorandone le parti, aggiungendo elementi estetici o trasmutandone l’aspetto). Le sfide, la storia, le side-quest come anche la sola esplorazione ci faranno accumulare una quantità impressionante di skill che potranno anche essere potenziate. Per poterle utilizzare dovremo però accumulare impeto combattendo, caricando fino a tre sezioni di potenza sempre maggiore.
Più impeto vorrà dire armi più grandi e lo sblocco delle rispettive skill per ogni livello di potenza. Fra passive, attacchi speciali, evocazioni, lanci di proiettili e abilità protettive ci sarà davvero l’imbarazzo della scelta. I più temerari potranno anche scegliere particolari abilità “maledette” in grado di fornire un deciso aumento di potere a discapito però di equivalenti malus nell’utilizzo. Insomma, ci sarà davvero da sbizzarrirsi…
L’impeto accumulato potrà anche essere consumato completamente in cambio di una mossa “Distruzione”, che a seconda dell’arma primaria (tre in tutto) scatenerà il caos con impatti potentissimi. Ovviamente una mossa Distruzione attivata con impeto al massimo rilascerà una potenza tale da uccidere praticamente ogni cosa respiri, spesso anche gli spettri più duri.
Appagante e divertente senza dubbio, anche per merito del feedback relativo agli impatti sulle corazze e sui corpi sabbiosi dei nemici. Il sistema di aggancio risulterà utile negli 1v1 ma lo sconsigliamo nelle varie situazioni di accerchiamento che, nonostante gli avvisi dei colpi in arrivo fuori schermo, non renderà bene in confronto al movimento “libero”. Per concludere, le combo di base fra arma primaria e secondaria non saranno molte, ma il tutto riuscirà a non stancare proprio grazie alla scelta variopinta di skill legate alle armi offerte da Atlas Fallen: Reign Of Sand.
LA SABBIA HA UN SUO FASCINO
C’è da dire che Atlas Fallen: Reign Of Sand non offre certo una rivoluzione visiva per quanto riguarda la grafica, ma sa comunque difendersi bene. Noi tuttavia abbiamo storto il naso avviando il gioco e riscontrando quanto certe impostazioni grafiche risultassero “fastidiose”. Il tutto appariva infatti troppo “appannato” e sfumato, per questo abbiamo dovuto smanettare inizialmente con i settaggi visivi prima di avere un risultato visivamente più appagante.
Abbiamo ridotto l’effetto blur e il bloom che rendevano tutto più offuscato, oltre ad aver rimosso gli eventuali filtri lente sporca, abberrazione cromatica e sfocatura radiale che rendevano il gioco eccessivamente “granuloso”. Con una nitidezza al massimo abbiamo ottenuto quanto visto nei nostri screenshot e nel nostro gameplay. Sicuramente molto più gradevole alla vista. Non abbiamo comunque perso gli effetti sabbiosi legati ai nemici: li abbiamo solo resi più definiti.
Abbiamo trovato la zona iniziale di Atlas Fallen: Reign Of Sand più accattivante rispetto alle successive, senza nulla togliere alle strutture di stampo fantasy medioevale che seguiranno più avanti. I deserti soleggiati delle prime mappe sembrano decisamente più affascinanti dei panorami (comunque intensi) delle rocciose e verticali pianure di metà gioco. Tutte le zone nel bene o nel male comunque si faranno scalare, “sciare” ed esplorare senza particolare frustrazione.
Nel sonoro abbiamo notato una gradita cura negli elementi ambientali, con rumori definiti in grado di rendere immersive le location del gioco. Altre volte tuttavia, alcuni suoni come l’apertura dei forzieri e alcuni impatti subiti risulteranno più “stereofonati”. Il resto invece, nel combattimento, colpirà con decisione e potenza sonora, in pieno stile esagerazione hollywoodiana. Entusiasmante.
LO SCONTRO IMMINENTE…
Risultano invece più “spenti” alcuni colori nella mappa di metà gioco. Mentre una scelta più convinta di materiali nelle texture e nei colori dei riflessi nei campi aperti avrebbero valorizzato maggiormente alcuni aspetti più sottotono. Convincenti ed emozionanti gli effetti speciali sulla fisica della sabbia. Si apprezza inoltre la gestione smart delle missioni, che si potranno scorrere con la sola pressione di un tasto, mostrando gli indicatori di turno direttamente sulla bussola.
Infine il lato tecnico di Atlas Fallen: Reign Of Sand si è mantenuto quasi sempre stabile a 60 FPS, salvo qualche zona più densa di dettagli. Abbiamo inolttre notato che durante gli scontri con gli spettri, alcuni effetti visivi rimanevano anche a battaglia terminata, a volte anche sul nostro personaggio, fino a nuova attivazione di alcune skill. Errori marginali dall’impatto minimo… Per concludere, segnaliamo la presenza della co-op online grazie alla quale potremo condividere l’avventura con un altro giocatore, ma solo tramite codice d’invito o partecipazione.
DA AVERE SENZA RISERVE
Usando le “sabbie del tempo”, Atlas Fallen: Reign Of Sand è riuscito ad ottenere la sua rivincita, suscitando l’entusiasmo mancato ai tempi della prima release. Stavolta però gli sviluppatori di Deck 13 Interactive si sono rimboccati le maniche, rendendo la loro opera finalmente al livello delle produzioni precedenti. Ora avete di fronte un ottimo ARPG open world sotto tanti aspetti, riacceso da un nuovo vigore e con tanta più fiducia in se stesso. Un titolo perfetto per gli amanti dell’esplorazione e delle attività secondarie che saprà intrattenere anche tutti gli altri.
Se tuttavia cercate qualcosa di più “immediato”, alla lunga il gioco rischia di diventare noioso, complici le fetch quest non sempre originali. Ad ogni modo rimane una produzione interessante, con una trama che si farà attendere mentre vi distrarrà con piacere con le sue molteplici attività secondarie. Da consumare lentamente, anche con un amico in co-op.
Pregi
Gestione smart delle missioni. Combat system "possente", personalizzabile con un esorbitante numero di skill da scovare. Il sistema di parry permette di concentrarsi sulle combo senza interruzioni. L'esplorazione risulta magnetica e molto longeva, ancora di più se approcciata con una certa leggerezza. La trama si farà attendere, ma ne varrà la pena. Il sistema di progressione rende i nuovi eventi in mappa appassionanti...
Difetti
...mentre le altre fetch quest secondarie alla lunga iniziano ad annoiare. L'attesa fra uno sviluppo di trama e l'altro a volte si fa sentire. Qualche distrazione tecnica e alcuni effetti sonori risultano meno entusiasmanti.
Voto
8,5