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The Star Named EOS, la risposta è nelle stelle, recensione

Immergiamoci in una piccola storia fatta di ricordi, sentimenti ed enigmi, tutta disegnata a mano

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Se amate le narrazioni brevi ma intense, delle esperienze a base di emozioni ed enigmi, The Star Named Eos saprà rendervi felici. Parliamo di una piccola e “volatile” esperienza vissuta letteralmente a 360° , attraverso una telecamera a lente sferica, in ambienti a metà fra un dipinto e un set tridimensionale. Certamente non qualcosa che si vede tutti i giorni. Dietro lo sviluppo troviamo uno studio indipendente taiwanese, Silver Lining Studio, che si trova alla sua seconda produzione realizzata con questo particolare stile, sia grafico che ludico.

Behind the Frame: The Finest Scenery è il nome della loro premiata “opera” di debutto, che nel 2021 conquisto numerosi riconoscimenti (soprattutto in Asia). Stavolta invece ad attenderci ci saranno nuovi elementi visivi e un diverso tema di narrazione, anche se con lo stesso spirito da “escape room” misto a gioco a enigmi. Non ci resta quindi che farci catturare dal design artistico di questa produzione. Ecco la recensione della versione Pc di The Star Named EOS. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Playism, è disponibile anche su PS5, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

È TUTTA QUESTIONE DI POV

Dal momento che si può arrivare ai titoli di coda in circa 3/4 ore di gioco, cercheremo di dirvi il meno possibile circa la trama di The Star Named EOS. Possiamo però dirvi che sarà un sorprendente viaggio emotivo e nostalgico, a caccia di ricordi e risposte, attraverso le memorie e i legami di un protagonista in viaggio verso l’accettazione e il senso della vita. In questa esperienza verremo accompagnati, per “mano”, dalla voce e dal ricordo di nostra madre.

Nella pratica invece dovremo ricreare gli scenari di alcune fotografie, sbloccando i vari “tasselli” del puzzle sparsi nell’ambiente intorno a noi. Il tutto avrà un filo logico invisibile che collegherà ogni enigma ai successivi. Dovremo solo “mettere insieme i pezzi” e trovare la giusta interazione con i rispettivi enigmi, che siano parti di oggetti, fogli da unire, oggetti con combinazioni da scoprire e piccole scritte da interpretare.

Per il nostro album

La formula da “escape room” si tradurrà, ludicamente, nel trovare la giusta “chiave di volta” per aprire i rispettivi contenitori, dove all’interno potremo trovare altri indizi o oggetti che ci serviranno per i puzzle successivi. La linea di risoluzione si formerà nella nostra mente e seguiremo i passaggi trovando da soli l’ordine di ognuno di essi, senza troppa frustrazione. Il tutto seguirà spesso una logica semplice, attraverso la combinazione di elementi comuni che non faticheranno a trovare il loro utilizzo.

In alcuni casi gli enigmi di The Star Named EOS si sono rivelati decisamente più tecnici, con soluzioni difficilmente comprensibili a una prima occhiata. Infatti è proprio attraverso una minuziosa osservazione dei dettagli che troveremo il modo di “risolvere la stanza” e passare al prossimo ricordo. Le soluzioni si sono dimostrate genuine e appaganti nella loro semplicità. E abbiamo apprezzato anche i dettagli nascosti e gli elementi extra da “animare”, catturandoli con la nostra istantanea.

LA BELLEZZA È NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA

Bell’idea per un labirinto

Il sistema “punta e clicca” di The Star Named EOS sarà spesso a metà strada fra il controllo completo dei movimenti e il mero cliccare interagendo con singole azioni. A volte dovremo “guidare” il mouse attraverso alcune piacevoli soluzioni di design visivo. Non essendo “solo” in due dimensioni, potremo anche voltare le pagine di un libro vedendole scorrere sotto il nostro controllo. Dettagli da poco, che però immergono il giocatore in un “realismo materiale” che accentua la percezione della “fisicità” di questa esperienza.

Oltretutto vivremo costantemente in prima persona, ma in modo diverso rispetto alle altre produzioni 2D sui generis. Avete presente quando utilizzate Google Maps in modalità Street View? Sarà così che vedremo il mondo di gioco, attraverso una lente sferica dalla visuale a 360° dell’ambiente circostante. Un modo originale di vivere un videogioco di questo tipo. Sarebbe grandioso vederne altri così in futuro.

Con il VR sarebbe stato pazzesco

Graficamente The Star Named Eos si mostra con uno stile disegnato a mano 2D su modelli di stanze tridimensionali che, tuttavia, per quanto ben realizzati sapranno confonderci spesso. Osservando da vicino l’ambiente e i disegni “artigianali”, abbiamo notato delle somiglianze con Dordogne (qui la nostra recensione). In questo caso però niente acquerelli, ma solo linee semplici e definite, dai colori omogenei.

Stupenda anche la colonna sonora, che accompagna le vicende emotive di ogni scenario con grazia e intensità. Giocando possiamo dire di aver ripensato al film d’animazione Your Name (2017) di Makoto Shinkai, per alcuni riferimenti visivi forse ispirati proprio alla famosa pellicola giapponese. Uno zoom su alcuni modelli 2D animati tuttavia mostra un po’ il fianco di questa formula “ibrida”; ma chiudiamo un occhio.

COME ESSERE AL PLANETARIO

Giocando con i nostri ritmi a The Star Named EOS non abbiamo riscontrato alcun tipo di problema tecnico. L’esperienza si è mostrata fluida, senza mai accennare a rallentamenti di alcun tipo, o problemi di sorta. Piccole aree ben sviluppate e prive di difetti che potrebbero impegnarvi più o meno di quanto previsto, ma difficilmente potrebbe farvi superare le 4 ore di gioco. Cosa che, dati gli appena 15 euro richiesti per l’acquisto, non costituisce un problema.

Certo, tenendo conto della tipologia di gameplay, la rigiocabilità è abbastanza limitata. Per quanto ci saranno sempre segreti da fotografare (e animare), oltre a trofei da completare. Ma potreste sempre tornare anche solo per sperimentare nuovamente l’esperienza “sferica”. Se in futuro il team di sviluppo dovesse introdurre la tecnologia VR in questa o in altre opere, siamo certi che il genere potrebbe uscirne a dir poco rivoluzionato.

Idee tanto semplici quanto valide

DA AVERE ASSOLUTAMENTE

The Star Named EOS colpisce tanto per lo stile grafico quanto per la semplicità nel raccontare una storia attraverso gli scatti di una fotocamera. Gli enigmi seguono un filo logico che potrebbe non apparire definito da subito ma, una volta visualizzato quell’invisibile percorso mentale, diventerà comprensibile e apprezzabile da chiunque. Tecnicamente eccelso e con un buon rapporto longevità-prezzo, la seconda opera di Silver Lining Studio potrebbe aver settato un nuovo standard per le avventure punta e clicca ad enigmi. Questo anche grazie a una prospettiva a dir poco peculiare, in stile “Google Street View”. Da provare senza pensarci due volte.

Pregi

Un nuovo e immersivo punto di vista per il genere. Filo logico degli enigmi semplice e genuino. Colonna sonora e dettagli ambientali di qualità. Prezzo contenuto, in linea con la longevità (anch'essa limitata). Un'esperienza davvero intensa.

Difetti

Titolo "a consumo" dalla bassa rigiocabilità (trofei a parte), per quanto risulti memorabile come pochi altri. Qualche leggero picco di difficoltà nel corso dell'avventura.

Voto

9

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