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The Last Alchemist, una passeggiata contro il tempo, recensione

Andiamo a risolvere "enigmi alchemici" per realizzare essenze sempre più elaborate e trovare così la cura per la pestilenza

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Giusto qualche mese fa, con The Magical Mixture Mill (qui la nostra recensione), siamo stati nuovamente coinvolti nell’affascinante mondo dell’alchimia. Storicamente considerata, in maniera erronea, come l’antenata “rozza” della chimica, ma che in realtà rappresenta una vera e propria filosofia che abbraccia una moltitudine di discipline, tra cui l’astrologia, la medicina, la fisica e la metallurgia. Concentrandoci però sull’ambito dell’intrattenimento, e nello specifico videoludico, va detto che per alchimia viene solitamente intesa la scienza che tramite la lavorazione e la combinazione tra vari materiali porta alla scoperta di nuovi di essi. O più spesso alla realizzazione di pozioni, o talvolta anche artefatti.

A differenza del gestionale “automatizzante” di Glowlight, con The Last Alchemist (di cui ci apprestiamo a parlare) ci troveremo dinanzi a un’avventura un po’ più delineata, anche a livello narrativo, con elementi rompicapo e gestionali. Dietro allo sviluppo troviamo Vile Monarch, una software house indie polacca che abbiamo già conosciuto con l’ottimo Growing Up, ma che in generale ha all’attivo diverse produzioni interessanti. Non ci resta che scoprire cosa ci riserverà The Last Alchemist in questa recensione. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Marvelous Europe, è disponibile solo su Pc, via Steam. Buona lettura.

PROTAGONISTA ATIPICO PER UNA STORIA ATIPICA

The Last Alchemist trasuda un’atmosfera allegra e colorata, ma il contesto si rivelerà invece ben più cupo. Il nostro protagonista (chiamato semplicemente “Alchimista”) viene da un villaggio che è stato colpito da una terribile pestilenza. Dopo avervi fatto ritorno (e ammalandosi lui stesso), si reca presso la dimora del suo vecchio mentore alla ricerca di una cura. Sfortunatamente anche il suo maestro ha ormai tirato le cuoia, e così il nostro alter-ego rimane l’ultimo alchimista in attività, nonchè l’ultimo essere umano.

Il resto del villaggio infatti è popolato da una specie di creature fungine antropomorfe, che non hanno idea di come poter risolvere la situazione. Il nostro compito sarà dunque quello di trovare una cura (anche per noi stessi) per la pestilenza, partendo dagli ultimi appunti del nostro defunto mentore. Una simile premessa suggerisce in qualche modo la presenza di una sorta di “lotta contro il tempo”. Sorprendentemente però l’opera di Vile Monarch prevede un approccio ben diverso, e assai più rilassato.

The Last Alchemist

Per quanto l’obiettivo finale sia appunto quello di trovare una cura per la pesta, non avremo limitazioni di tempo e saremo liberi di portare avanti l’impresa secondo le nostre preferenze personali. Questo però non esclude la presenza di fattori di cui tener conto. Come altre produzioni sui generis, anche qui avremo a che fare con un ciclo giorno-notte, dove le nostre azioni quotidiante saranno comunque limitate dalla presenza di una barra dell’energia.

Ma a parte questo, l’esperienza appare divertente e spensierata. Interessante è inoltre il nostro Alchimista, che non appare proprio come il generico protagonista/eroe di un videogioco. Si presenta infatti come un uomo di mezza età che per muoversi fa uso di arti protesici. Per questo motivo la sua mobilità risulterà un po’ limitata, a partire dall’impossibilità di saltare.

L’ESSENZA DELL’ALCHIMISTA PROVETTO

The Last Alchemist

Al pari di altre produzioni simili, il gameplay di The Last Alchemist si divide principalmente in due componenti: quella esplorativa e quella relativa al crafting. Girovagando dovremo raccogliere gli ingredienti necessari alla realizzazione di vari tipi di pozioni. Il mondo di gioco non è propriamente enorme, ma il poter effettuare viaggi rapidi rende il fisiologico backtracking assai meno tedioso di quanto non sarebbe altrimenti.

Infatti potrebbe capitare di non avere, in un dato momento, gli strumenti giusti per superare un preciso ostacolo. Perciò avremo la necessità di farvi ritorno successivamente. In tal caso avrebbe fatto comodo poter contrassegnare liberamente dei punti di interesse per la mappa: speriamo che come funzione venga aggiunta in futuro.

The Last Alchemist

L’esplorazione risulta nondimeno appagante, data la presenza di molti segreti da scoprire, enigmi da risolvere e in generale aree da sbloccare. Un’abbondanza che nelle fasi iniziali di gioco potrebbe paradossalmente apparire “disorientante”, e in qualche momento persino frustrante visto che inizieremo con inventario ed energie limitate. Perciò il nostro suggerimento è di andare per gradi, approcciandosi con serenità all’esperienza e trovando il giusto equilibrio tra la raccolta di ingredienti utili e i nostri limiti del momento.

Passando alla parte “alchemica” del gameplay, The Last Alchemist è strutturato su un sistema a “essenze”. Ogni elemento rinvenibile è composto da essenze, che possono essere estratte e successivamente ricombinate, per crearne di nuove. Dunque anche questa componente relativa alla creazione di pozioni rappresenta per certi versi uno stile da rompicapo, con un sistema di risoluzione di mini-puzzle su griglia assai più interessante della semplice combinazione “guidata” di ingredienti.

L’IMPORTANZA DI PORSI DEI LIMITI

The Last Alchemist

Il sopracitato sistema richiederà un po’ di pratica e riflessione per essere padroneggiato, ma assicuriamo sulla sua “intuitività”. Tra l’altro tutte le ricette/combinazioni scoperte verranno ricordate e “appuntate”, perciò saremo esonerati dal dovercele ricordare a memoria. E potremo dunque prendere nota degli ingredienti da raccogliere nel caso fossimo intenzionati a realizzare pozioni specifiche.

Esteticamente invece The Last Alchemist presenta una direzione artistica di prim’ordine, con un raffinato design dei personaggi accentuato dagli stupendi toni pastello in linea col tipo di esperienza offerta.  L’interfaccia di gioco, spesso soggetta a una notevole abbondanza di informazioni su schermi, può risultare talvolta difficile da leggere, ma nel complesso appare abbastanza intuitiva.

The Last Alchemist

Anche la graziosa colonna sonora conferisce un tono calmo e allegro al gioco, che sorprendentemente non fa emergere “conflitti” tra l’atmosfera generale spensierata e il contesto in sé (protagonista che sta morendo di malattia e deve disperatamente trovare una cura). Bene anche il lato tecnico, data la sostanziale assenza di bug e le ottime prestazioni. Peccato invece per l’assenza del doppiaggio, che avrebbe conferito ulteriore spessore alla componente narrativa. Infine, per quanto risulti divertente e spensierata, l’opera di Vile Monarch presenta a nostro avviso qualche limite.

Nonostante gli sforzi atti a dare profondità al gameplay, alla fine il grinding apparirà inevitabilmente esagerato. Soprattutto visto e considerato che più volte ci ritroveremo a corto di ingredienti, specie quelli più rari. E anche il fatto che la progressione si basi semplicemente su “crea questo o quello” porterà comunque a una ripetitività di fondo difficile da scongiurare. Di buono c’è che per arrivare ai titoli di coda basteranno circa sei ore. Una lunghezza eccessiva sarebbe stata senz’altro controproducente, ma d’altra parte sarà difficile essere invogliati a giocare un’altra partita, nonostante la solida e curata struttura di gioco.

The Last Alchemist

DA AVERE SENZA RISERVE

The Last Alchemist riesce in qualche modo a distinguersi tra altre produzioni similari, mettendo in campo una buona narrativa e un sopraffino design dei personaggi. Anche sul fronte ludico la proposta di Vile Monarch si rivela piuttosto convincente, con un’interessante meccanica di crafting/alchimia. Il problema principale riguarda la ripetitività di fondo della formula, che nonostante gli sforzi non riesce a non far risultare eccessivo il grinding richiesto nella raccolta di ingredienti, dove il tutto è finalizzato alla progressione nel gioco. La durata limitata di quest’ultimo appare quindi come un vantaggio, visto che in questo modo si riesce a condensare in un arco temporale appropriato quanto di buono realizzato dal team polacco. Da provare, complice anche il prezzo modico.

Pregi

Interessante paradosso tra la "cupezza" della trama e il tono spensierato e rilassante dell'esperienza in sé. Combinazione intrigante tra rompicapo e gestionale in materia di alchimia. Artisticamente delizioso e tecnicamente ineccepibile.

Difetti

Grinding un po' troppo accentuato e ripetitività di fondo che non riesce a essere scongiurata: la longevità limitata smorza tale effetto. Assenza di alcune funzioni che in questo tipo di produzioni sono e sarebbero utili.

Voto

8

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