Darkest Dungeon II, stress-a formula e nuovi orrori, recensione

Il sotterraneo più buio si è trasformato in una carrozza

-

Darkest Dungeon II è l’erede maledetto di quel fenomeno che nel 2016 è rapidamente diventato culto tra gli appassionati. Ne è passata di acqua sotto ai ponti dalla nostra anteprima, e il team di Red Hook Studios ha coraggiosamente deciso di portare la sua violenta e lovecraftiana creatura da una struttura roguelite dura e pura a una con una progressione più verticale. Un dungeon crawler alla Hades che evolve di partita in partita permettendo al giocatore di trarre qualcosa anche dalle run più sfortunate.

E in effetti questa nuova natura itinerante, senza effettivi dungeon, stranirà i giocatori di vecchio corso. Ma crediamo che la software house canadese abbia avuto una buona ragione per cambiare le carte in tavola in maniera così drastica e rinfrescante, sotto tanti punti di vista. Curiosi di sapere se questo sequel sia riuscito a raggiungere i picchi del predecessore (qui la nostra recensione)? Scopriamolo in questa snervante recensione della versione Switch di Darkest Dungeon II, curata da Giuseppe Pirozzi.

Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, è disponibile anche su Pc, PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

QUELLO CHE NON TI UCCIDE TI STRESSA

La formula di base è la stessa: Permadeath + Incontri Generati Casualmente + Nemici Assolutamente Mortali = Stress. Non solo nel giocatore ma soprattutto nei personaggi del party, che dovranno tenere a bada tanto le ferite del fisico quanto quelle dello spirito. Questa formula, un po’ come quella del Big Mac, ha decretato la riuscita del primo capitolo rendendolo un instant classic. Per giustificare un seguito però gli sviluppatori hanno dovuto inventarsi nuove meccaniche cercando tuttavia nel contempo di rimanere fedeli a se stessi, con risultati altalenanti.

Darkest Dungeon II non ci vede più eredi di un fatiscente maniero infestato, ma ci mette alla guida di una carrozza itinerante. Il nostro compito sarà di reclutare fino a quattro eroi e attrezzare la carrozza di protezioni e amuleti al fine di raggiungere la prossima locanda. Lungo la strada avremo il controllo dei cavalli e potremo decidere quali sentieri affrontare. Sarà essenziale stare attenti a non deteriorare le ruote, prestare attenzione alle imboscate, evitare scontri ravvicinati e non sperperare risorse o estinguere la luce della fiamma.

CAMBIO DI PARADIGMA

Se nel primo Darkest Dungeon gli eroi affollavano il maniero e cambiavano di volta in volta dando la possibilità al giocatore di rallentare l’inevitabile fine del mondo, ora il nostro scopo è selezionare quattro disperati e puntare alla Montagna, la fonte di tutti i mali. Il borgo da restaurare dove poter organizzare le proprie offensive e sanare la mente e il corpo dei nostri avventurieri lascia ora il passo alla carrozza e alle sue sporadiche oasi, sparse per la mappa di gioco.

Ogni nuova partita inizia invece all’Altare della Speranza. Qui spendendo candele potremo sbloccare nuovi eroi assieme a potenziamenti, amuleti, skin e animali da compagnia man mano più efficaci per progredire nel gioco. La prossima fermata è il crocevia, dove andranno scelti i quattro avventurieri che comporranno il party. Al momento sono 13 in totale, con il cacciatore di taglie che non sarà assoldabile quando vorremo, diventando reclutabile alla taverna una volta per partita.

Una volta scelta la squadra ci fermeremo alla prima taverna e lì modificheremo l’equipaggiamento, imposteremo la prossima destinazione e ci rifocilleremo alla volta della prossima taverna. Darkest Dungeon II è diviso in cinque capitoli narrati dall’accademico (doppiato dall’iconico Wayne June, già voce dell’antenato nel primo capitolo), e ciascuno di essi presuppone la sconfitta del boss della montagna assieme alla riuscita della spedizione.

EROI SI DIVENTA

Maggiore enfasi è stata posta sul racconto, che spesso avviene tramite sequenze interattive che raccontano spezzoni del passato dei protagonisti. Fermandoci a uno dei nodi chiamato Altare della Riflessione potremo sbloccare una di queste nuove sottotrame e dotare il nostro eroe di una nuova abilità.

Come se non bastassero i nemici a darci sufficienti grattacapi, ad aggiungere carne al fuoco ci pensano gli stessi membri del party e le loro relazioni. Oltre ai già noti tratti negativi, alle malattie e debuff di vario genere i personaggi potranno instaurare relazioni positive o negative, in base al loro carattere e alla propensione nei loro confronti.

Per tenere sotto controllo queste interazioni potenzialmente nefaste non scordate di aumentare il feeling tra compagni, per esempio acquistando le carte da gioco alle taverne. Già che ci siete fate incetta di bende e amuleti (ma soppesate attentamente i lati negativi di ogni oggetto), e scegliete un animale da compagnia. Tutto farà brodo contro le amenità che incontrerete durante il cammino.

Una volta scelto il party, riparate le ruote e le difese del convoglio, sarete pronti per l’avventura. Non vi resta che sellare i cavalli e leggere gli obiettivi dell’area per cercare di sbloccare candele extra: sono gli unici oggetti che vi rimarranno alla fine della partita, perciò spendeteli con saggezza.

CAOS A TURNI

Una volta scelta la zona da esplorare, che sia una città in rovina, delle campagne desolate o un villaggio lacustre, il nostro obiettivo sarà quello di avanzare lungo i bivi che ci troveremo davanti interagendo con i vari nodi. Oasi di ristoro, ospedali dove curare i tratti, covi fatti per affrontare orde di nemici, altari dove sbloccare i ricordi degli eroi e venditori itineranti saranno solo alcune delle decine di possibilità durante i nostri viaggi. Ma è una volta ingaggiata battaglia che inizia la vera sfida.

I combattimenti sono rimasti estremamente fedeli a quelli visti nel primo capitolo. Avremo scontri a turni con la classica disposizione dei combattenti su quattro posizioni e le abilità di ciascuno che andranno utilizzate in base a quale delle quattro caselle il personaggio ricoprirà. Ci ritroveremo così ad assegnare l’ultima posizione al medico della peste, la penultima a una classe di supporto come la fuggitiva o la ladra di tombe, la seconda al fuorilegge capace di infliggere pesanti danni critici e la prima al militare, dotato di un’ottima armatura.

Questa non è che la formazione iniziale, ma gli incroci sono centinaia e tutti capaci di regalare un esito diverso agli scontri. Ogni classe prevede poi tre sottoclassi sbloccabili tramite candele al crocevia, per puntare su una specifica peculiarità del personaggio. Le variabili da tenere in considerazione durante gli scontri sono moltissime, cosa che rende Darkest Dungeon II il degno esponente del genere più hardcore dei roguelite.

I nemici potranno scombussolare lo schieramento del party rendendo inutilizzabili alcune abilità e costringendoci a perdere tempo prezioso per riposizionarci, farci sanguinare, stordirci o ancora avvelenare la nostra mente, portandoci a una crisi di nervi con conseguente, drastica diminuzione della salute. Una volta che gli HP saranno arrivati a zero il personaggio, invece di morire, entrerà in uno stato chiamato Death Door, e ogni colpo subito in questa fase avrà una percentuale sempre maggiore di essere mortale. Una volta trapassati, i personaggi e i loro upgrade saranno perduti per sempre e bisognerà andare alla prossima locanda per sostituirli.

ORRORE IN 3D

Uno dei più grandi cambiamenti introdotti con Darkest Dungeon II è il passaggio dalle due alle tre dimensioni. Scelta valorizzata durante le fasi di esplorazione con la carrozza, che potremo controllare durante lo spostamento cercando di colpire detriti lungo la via con la speranza di incappare in qualche oggetto utile. Anche le fasi di combattimento beneficiano di questa rivoluzione, con personaggi fedeli al design del primo capitolo ma che ora risultano più dinamici e movimentati.

Quello che non va sono i bug riscontrati nei vari menù di gioco. Darkest Dungeon II è un gioco con un’interfaccia estremamente densa, e su Switch (in portabilità) la cosa risulta a dir poco soverchiante. Ma il problema non è legato tanto alla densità di menù e descrizioni, quanto alla necessità di dover cliccare sulle icone con l’analogico.

Spesso il menù copre l’abilità o l’amuleto di cui vogliamo leggere la descrizione, o semplicemente si sovrappongono due menù contigui rendendo necessario uscire e rientrare dalla partita per poter ristabilire la normalità. Nulla che qualche patch non possa sistemare, ma è giusto farlo presente. Lato prestazioni invece non abbiamo riscontrato rallentamenti o problemi di sorta.

Anche se in almeno tre occasioni ci è capitato di incorrere in un crash che ci ha costretti a riavviare l’applicazione. Un inconveniente comunque di fattura minima visto e considerato che gli autosalvataggi sono estremamente fitti. Ottima invece la presenza della traduzione italiana (sebbene il doppiaggio sia esclusivamente in inglese), che facilita la comprensione dei molteplici effetti di stato e descrizioni.

DA AVERE SENZA RISERVE

Darkest Dungeon II è un interessantissimo roguelite a turni che regalerà centinaia di ore di pura agonia a chi saprà apprezzarne i contenuti. Il titolo ha un unico grande problema: il capitolo originale. Darkest Dungeon del 2016 è stato per tanti versi unico e irripetibile, e ancora oggi viene stragiocato dagli appassionati oltre che arricchito da decine di mod della community, che ne hanno esteso a dismisura la longevità. Questo sequel è indubbiamente valido, ma non presenta la stessa patina di unicità ed efficacia. Ciò non vuol dire che non gli debba dare un’opportunità, anzi. L’opera di Red Hook Studios rimane sufficientemente diversificate e aggiunge alcune migliorie come le missioni di trama dei singoli personaggi, che aumentano il senso di unicità e progressione della run.

Sono inoltre in arrivo dei DLC che espanderanno il roster di personaggi oltre al già annunciato Kingdoms che introdurrà (gratuitamente) una nuova campagna. Se avete amato affrontare la catastrofe causata dall’antenato amerete allo stesso modo l’atto di scoprire i segreti della montagna e cosa si cela dietro gli studi dell’accademico. Darkest Dungeon II non è un gioco per tutti, data la curva di difficoltà estremamente alta che può facilmente indurre il giocatore poco avvezzo al genere a demordere, ma questa sua natura estremamente punitiva lo rende una delle esperienze più appaganti e meglio pensate nel panorama videoludico.

Pregi

Perfetto per chi cerca un'esperienza non accondiscente, ma capace di esaltare il senso di soddisfazione dopo una difficoltosa run portata a termine. Il nuovo modo di raccontare la storia è più d'effetto e anche il passaggio al 3D risulta convincente.

Difetti

La sua natura randomica può portare a troppi scontri ravvicinati in cui è letteralmente impossibile uscirne vivi, e ciò può comportare la fine di una run frustrando il giocatore. Qualche sbavatura di troppo in termini di interfaccia.

Voto

8+