Mullet Madjack, carneficina animata vecchio stile, recensione
Un retro-FPS di rara ispirazione stilistica e ludica irrompe sulla scena; ecco come è andata
Crank, Philip Dick, Akira, Carpenter Brut…A prima vista non sembrebbe esserci alcun comune denominatore. Ma non è quello che hanno pensato i ragazzi di Hammer95, una software house indie esordiente che ci propone uno sparatutto in prima persona “paradossale”. Perchè Mullet Madjack riesce a essere semplice e diretto ma allo stesso tempo caotico.
A detta degli sviluppatori si tratta di un’opera che incarna appieno lo spirito degli anime anni ’90, ed è qualcosa che traspare sin dal menu iniziale. Certo il team non si è dilungato molto nel descrivere il gioco sulla pagina del negozio in quel dello store di Valve. Di sicuro però il titolo si distingue da subito per lo stile grafico, anche se dietro c’è comunque molto di più.
Scopriamolo in questa recensione di Mullet Madjack, curata dal nostro Antonio “Spettro” Amodeo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Epopeia Games, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
IL TEMPO È VITA
Madjack è un androide che deve salvare la classica donzella in pericolo. Per farlo dovrà attraversare innumerevoli piani di un grattacielo sconfiggendo, alla fine di ciascuna serie di livelli, il boss di turno. Il tutto facendo scorrere una trama volutamente ricca di clichè. Il protagonista di Mullet Madjack infatti non perde occasione di farci rivivere molte tipiche situazioni riprese dal classici film e anime degli anni ’80 e ’90.
Ogni piano del grattacielo sarà pieno di androidi e droni diversi da affrontare, oltre che disseminato di trappole, armi e porte da sfondare per poter procedere alla stanza successivo. Come nel celebre film Crank (2006) con Jason Statham, anche il nostro alter ego avrà a disposizione un tempo limitato prima morire. Per riuscire a estenderlo dovremo eliminare i nemici nei modi più fantasiosi possibile.
Inizialmente avremo a disposizione solo dieci secondi, che scenderanno velocemente se gli avversari ci colpiranno. Per ogni nemico ucciso otterremo tre secondi di bonus, ma i metodi di uccisione più originali verranno premiati con quattro secondi, sempre di bonus. La visuale e in generale il gameplay è quello tipico dei boomer shooter, e un aspetto singolare è che non potremo scegliere propriamente l’arma da utilizzare.
Potremo contare su l’attacco con l’arma da fuoco a nostra disposizione e un calcio con rincorsa. Quest’ultimo potrà essere “sostituito” da una delle tante armi corpo a corpo che troveremo in giro, che tuttavia saranno praticamente usa e getta. Nelle stanze saranno inoltre presenti diversi distributori che se colpiti da un nostro attacco (o da un nemico scagliato addosso al suddetto) rilasceranno molte lattine ottime per recuperare un pochino di tempo di vita.
DAVVERO UN GIOIELLINO
Pur presentando un gameplay strutturalmente semplice e intuitivo, Mullet Madjack presenta una varietà di situazioni davvero impressionante. Gli scenari dove si svolge l’avventura presentano tendenzialmente dimensioni ridotte, quasi claustrofobiche, mentre in giro per essi potremo trovare dei condotti di aerazione che ci consentiranno di spostarci ancora più velocemente tra un luogo e l’altro.
Talvolta finiremo su scivoli dove saremo in grado di direzionare il nostro alter ego solamente verso destra o sinistra, cercando di centrare i nemici con un calcio mentre spareremo quasi alla cieca con l’arma equipaggiata. Diversi scenari inoltre saranno sospesi su enormi pozze d’acido o di lava, con dei cartelloni su cui potremo saltare in verticale per compiere la classica “corsa da ninja” sui muri.
Durante lo scontro con i boss il “contro alla rovescia” dei nostri punti vita verrà sospeso, ma risulterà vitale in ogni caso schivare i numerosi attacchi mentre prenderemo la mira per colpire. Inoltre in determinati frangenti il gameplay cambierà completamente, ma per non rovinarvi la sorpresa evitiamo di scendere nel dettaglio. Una volta completato un livello, la “Cortana” della situazione (in realtà la centralinista di una multinazionale) ci proporrà dei bonus da applicare alla partita successiva.
Inutile scervellarsi sul bilanciamento delle armi: saremo spinti a provarle e a potenziarle tutte al massimo, nell’atto di scoprire le varie modalità d’attacco. Anche la sezione guida sarà uno spettacolo per gli occhi. Inizialmente ci verrà mostrata la confezione del gioco in cartoncino come quelle tipiche dei primi videogiochi anni ’90, e non a caso troveremo le varie istruzioni osservando il retro della copertina o aprendo la scatola e sfogliando il libretto delle istruzioni!
Un titolo simile non poteva esimersi dal poter contare su una colonna sonora di tutto rispetto. I compositori Fernando Pepe e Mateous Polati infatti hanno realizzato una selezione di ben 29 brani di musica Chill Beats e Synthwave, tutti eccellenti. Anche gli effetti sonori risultano molto curati, restituendo con grande precisione l’azione eseguita in quel dato momento. Dal terminare un andoide a colpi di custodia di DVD nei denti al lanciare un drone in un dirupo attraverso una vetrata. Graficamente Mullet Madjack si presenta come un delizioso anime vintage, con uno stile a dir poco sopraffino, anche se sarà difficile fermarsi ad ammirare la sua bellezza.
Ma solo perchè saremo presi dall’irrefrenabile desiderio di annientare tutto ciò che si muoverà. La possibilità di impostare la difficoltà in vari modi (per esempio modificando i punti vita recuperabili dalle uccisioni o l’aggressività dei nemici) consente a una platea molto estesa di giocatori di approcciarsi alla produzione. Mentre per chi dovesse interrogarsi circa la longevità, segnaliamo la presenza di una modalità infinita, anche se molto probabilmente si finirà col completare la campagna di gioco più volte. Detto questo, a lungo andare i limiti della generazione procedurale si faranno sentire con crescente fermezza.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Inutile girarci attorno, Mullet Madjack è un piccolo capolavoro. Un indie assolutamente irrinunciabile che riesce a distinguersi e a farsi amare tanto per lo stile visivo quanto per il gameplay. La dimensione contenuta degli ambienti e i limiti della generazione procedurale incidono in minima parte su un’esperienza che rappresenta una gioia tanto per gli occhi quanto per le orecchie. Davvero un signor esordio per il team di Hammer95, che non fa mancare citazioni a grandi classici come Akira e Duke Nukem. Occhio, può creare dipendenza.
Pregi
Gameplay semplice ma esaltante, che intrappola in un loop da cui può essere davvero difficile sottrarsi. Stile grafico vintage curato e peculiare, supportato da una fantastica colonna sonora. Citazioni e contenuti a gogò.
Difetti
Gli ambienti generati proceduralmente, al di là delle loro dimensioni contenuti, finiscono non di rado col ripetersi.
Voto
9+