Turbo Kid, Mad Max su due ruote, recensione

Montiamo su un'agile BMX e andiamo a scoprire i segreti di una terra desolata

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Outerminds è una software house indie fondata nel 2014 a Montreal, in Canada, per mano di un piccolo gruppo di sviluppatori che esordirono con un titolo per mobile, Tabdpole Tap. Successivamente presero parte a una game jam organizzata dal celebre youtuber svedese PewDiePie, con i quali instaurono una collaborazione duratura inaugurata con un vivace platform bidimensionale, PewDiePie: Legend of the Brofist (2015).  Successivamente il team canadese decise di mettere mano alla licenza di Turbo Kid, un discreto film sulla scia di Mad Max che debuttò nelle sale nel 2015.

Dato il clamore suscitato dalla recentissima serie di Fallout distribuita su Prime Video, probabilmente il team di sviluppo non poteva scegliere momento migliore per rilasciare un videogioco con un’ambientazione post-apocalittica, una storia infarcita di contenuti nostalgici ed effetti splatter in quantità. Anche il genere e lo stile su cui Outerminds ha scelto di puntare (metroidvania con una pixel art che ricorda i primi titoli Atari e Nintendo ndr) risulta piuttosto inflazionato in questo periodo.

Sarà bastata la collaborazione con la EMAfilms (casa di produzione del film), gli RKSS (registi della pellicola) e la band synthwave Le Matos (che hanno curarono la colonna sonora originale) a tirar fuori un buon prodotto?  Scopriamolo con questa recensione della versione Pc di Turbo Kid, curata dal nostro Antonio “Spettro” Amodeo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, è disponibile anche su Switch. Buona lettura.

PRESS START

In Turbo Kid inizieremo subito col scegliere fra due personaggi, l’antroide Apple o il “kid” protagonista del lungometraggio originale, in quello che si presente come una sorta di sequel. Dopo una breve sezione in bici saremo vittime di un piccolo incidente, che ci priverà del suddetto mezzo di trasporto (che andrà poi recuperato). Già nel corso dei primi livelli cominceremo a sbloccare le abilità necessarie al proseguimento della trama.

Di vitale importanza sarà in particolare un guanto laser, somigliante al vecchio Power Glove di Nintendo, dove potremo inserire delle “cartucce” per migliorare gli attacchi a distanza, mentre per quelli ravvicinati (e per distruggere determinate pareti dovremo fare affidamento su un pratico machete. Dall’HUB che risulterà disponibile quasi da subito saremo poi in grado di acquistare dei miglioramenti e ottenere alcune missioni secondarie.

Va anche detto che quello di Outerminds non è affatto un titolo semplice. La difficoltà è abbastanza marcata e i giocatori più precipitosi potrebbero finire con l’abbandonare il gioco prematuramente, per non aver ponderato a dovere le proprie mosse. Ciò vale sia per i pericoli ambientali che nei combattimenti, dove essere cauti e pazienti ripagherà sempre di più rispetto al gettarsi a testa bassa per poi morire e ricominciare dall’ultimo checkpoint.

UN SEQUEL NON PROPRIO CANONICO

Se si salva in uno dei divani abbandonati sparsi nel mondo di gioco, Apple o Turbo Kid inizieranno a giocare con una console portatile

La mappa di Turbo Kid è chiara sia in termini di lettura che di navigazione, e di checkpoint ne sono stati inseriti in quantità abbastanza generosa. Anche gli scenari si distinguono per varietà e ampiezza, senza però mai risultare dispersivi. Alla pari del film anche qui la componente gore è piacevolmente accentuata, con gli avversari sconfitti che si trasformeranno in esplosioni di membra e ossa.

Potremo persino raccogliere la testa di alcune delle nostre vittime per lanciarla contro altri nemici. La trama appare inoltre curata, col team di sviluppo che non si è limitato a ricalcare le vicende del film per realizzare uno pseudo-seguito. Nel corso del gioco dovremo svolgere un buon numero di missioni primarie e secondarie, oltre a delle sfide riportate in un apposito diario.

I checkpoint sono presenti in gran numero: lo stesso purtroppo non si può dire dei punti di teletrasporto

Pur trattandosi spesso di incarichi quali “recupera l’oggetto” (che verrà trasportato a mano, e quindi si potrà persino lanciare contro i nemici) o “sconfiggi il boss”, alcuni di essi risultano davvero curiosi. In una missione secondaria, per esempio, ci siamo ritrovati ad affrontare una conversazione con uno sconosciuto con l’obiettivo di fornirgli delle risposte giuste consecutivamente, pena il dover ricominciare da capo.

Tornando al già citato diario, in esso comparirà un bestiario, un elenco degli NPC e la guida delle abilità sbloccate. Da segnalare anche la miriade di collezionabili sparsi per i livelli, assieme a un tanti piccoli segreti. Dietro a ciascuna parete o sotto ogni cassa potrà nascondersi un passaggio segreto capace di riservarci un bonus, della valuta da spendere all’HUB iniziale o delle pagine di un fumetto contenenti storie di fantascienza (a dirla tutta non proprio interessanti).

TELETRASPORTANDO LA BICICLETTA…

In giro potremo incontrare degli NPC che ci chiederanno di affrontare delle sfide in cambio di generose ricompense

Come ogni metroidvania che si rispetti, anche Turbo Kid presenta comandi precisi e affidabili (con totale assenza di input lag), oltre a hitbox curate sia per quanto riguarda i nemici che gli elementi dello scenario. Tutte le imprecazioni che lancerete, nel caso, non saranno mai rivolte a delle imperfezioni della produzione, ma solo alla difficoltà della stessa.

Avendo effettuato la prova con un pad come raccomandato dal team di sviluppo, siamo rimasti un po’ confusi dalla disposizione dei sopracitati comandi. Per far abbassare il personaggio infatti non dovremo muovere una delle levette verso il basso (come di solito avviene in altri titoli sui generis), bensì premere un grilletto. Anche dopo diverse ore di gioco sarà difficile abituarsi a ciò, e il fatto di non poter personalizzare il tutto lascia un po’ con l’amaro in bocca.

Alcune zone potranno essere superate solamente in sella alla nostra fedele BMX

Particolare attenzione va invece rivolta alla bici, che potremo “evocare” con la semplice pressione di un tasto. Spesso ci ritroveremo a cercare discese molto ripidi o rampe proprio per cercare di utilizzarla, e alcune delle sfide riguarderanno non a caso l’utilizzo dell’alta velocità su due ruote. Graficamente invece il titolo strizza l’occhio alle console di un passato davvero remoto, con una graziosa pixel art a 8 bit.

Sotto questo aspetto l’opera di Outerminds è indubbiamente curata, e a spiccare sono in particolar modo le ottime animazioni. L’unico neo è rappresentato dalla colonna sonora, che si limita a un’inconsistente selezione di tracce synth lente e “d’atmosfera”. Dalla collaborazione con la band autrice delle ottime tracce del film ci saremmo aspettati indubbiamente di più.

Graficamente il titolo è curato nei minimi particolari: dai capelli di una delle protagoniste che fluttano durante la corsa ai personaggi di sfondo in movimento

DA AVERE SENZA RISERVE

Turbo Kid è un metroidvania “bike-based” grazioso e accattivante, nel gameplay e nella presentazione. Non c’è dubbio che il team di Outerminds vi abbia lavorato con dedizione e passione, anche se avremmo gradito una configurazione dei comandi migliore (o la possibilità di personalizzarli). Il punto debole della produzione rimane invece la colonna sonora, visto che la collaborazione con la band responsabile di quella del film non ha prodotto risultati entusiasmanti. Sfrecciare a bordo della BMX a caccia di segreti e di scontri meravigliosamente splatter resta comunque una valida ragione per intraprendere questo viaggio, meritevole di aver riportato alla luce un’opera (in primis cinematografica) meno ricordata del dovuto.

Pregi

La BMX è divertentissima da usare. Mondo di gioco ampio e curato nei minimi dettagli, con combattimenti ad alto tasso di gore. Difficoltà non trascurabile ma comunque ben calibrata.

Difetti

Colonna sonora assolutamente dimenticabile. Una diversa configurazione dei comandi sarebbe stata gradita.

Voto

8