Se esistesse un contest per le esperienze videoludiche più originali, artisticamente ricercate e surreali, al primo posto (o comunque sul podio) ci finirebbe senza dubbio Indika. Questa piccola opera di “culto”, per così dire, è riuscita a sorprenderci come raramente ci è capitato. Una narrativa profonda fra religione, credenze e ricerca di se stessi nel viaggio di una suora attraverso una fredda Russia del tardo XIX secolo.
Dietro allo sviluppo troviamo Odd Meter, una software house indipendente con base ad Almaty, in Kazakistan, che dopo un discreto esordio con Sacralith : The Archer`s Tale (2018), questa volta ha puntato forte sulla componente narrativa e una profonda cura per il dettaglio. Non ci resta quindi che scoprire cosa ci riserverà Indika in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da 11 Bit Studios, debutterà anche su PS5 e Xbox Series X/S nella giornata di domani. Buona lettura.
UN ANGELO CHE PARLA AL DEMONIO
La tutt’altro che comune Indika (dall’omonimo nome del titolo) è una suora malvista dalle sue compagne di monastero. “Suora mediocre” la definiscono, senza mai provare a nascondere il loro disprezzo verso quella che pare un’innocente ragazza. Nella sua mente tuttavia succedono cose “atipiche” per una donna dedita alla preghiera quale è. Sembra proprio che il suo consigliere personale infatti sia il Diavolo, che non poco ironicamente descriverà pensieri e sciagure della povera ragazza, proprio come farebbe un narratore esterno.
Come se non bastasse, la mente della giovane è spesso plagiata da visioni surreali e grottesche, che il più delle volte finiscono per spaventarla, facendola reagire e apparire come una pazza agli occhi altrui. Anche per questo si ritroverà con un incarico pericoloso che la porterà all’esterno delle mura del monastero. Tuttavia lungo la strada incontrerà un altro “timorato di Dio”, con il quale condividerà profondi e intelligenti dialoghi sulla natura dell’uomo e nel modo in cui esso crede.
Uno dei aspetti più peculiari e visivamente “contrastanti” di Indika è la presenza di scritte, punteggi e “coins” in stile videogiochi retrò. Una sorta di “contatore di exp religiosa”. Questa potrà sembrare un’idea fuori luogo considerando i toni generali dell’opera, ma dovrete ricredervi… Senza entrare nel dettaglio, possiamo dirvi che tale scelta non solo è stata una pensata tanto geniale da meritare una standing ovation, ma anche una genuina trovata per rivivere i ricordi passati della suora.
Siamo certi che prima o poi, se non proprio nel finale, rimarrete scioccati quanto noi. Una trama surreale e al contempo spudoratamente reale, ma vista sotto innumerevoli chiavi di lettura. Le circa cinque ore necessarie per giungere al finale inoltre non risulteranno per nulla “poche”. Non con tale qualità e originalità nelle sue proposte di enigmi ambientali fuori dalla stragrande maggioranza di schemi conosciuti.
CREDENZA O CONVINZIONE?
Il gameplay di Indika non si esimerà dal metterci alla prova, sia mentalmente che “spiritualmente” attraverso dei “banali” attraversamenti da punto a punto. I pochi bivi che troveremo sulla nostra strada ci porteranno talvolta a scoprire “collezionabili” da raccogliere e osservare, oltre che candele da accendere. Allo stesso modo tuttavia verremo “presi in giro” su quanto sia inutile perdere tempo dietro ai “points” (punti) in quanto “pointless” (inutili). Questo la dice lunga sull’opera che avremo fra le mani.
La maggior parte del tempo la passeremo camminando, correndo o guidando alcuni mezzi a carbone lungo dei livelli “corridoio”. Questi faranno spesso solo da sfondo ai veri protagonisti del titolo. I dialoghi fra Indika e il suo demone interiore, oltre a quelli con il viandante che ci accompagnerà al di fuori delle mura. Lunghi attraversamenti “narrativi” si alterneranno a puzzle ambientali di tutto rispetto, originali e intelligenti, seppur legati a meccaniche semplici (ma tutt’altro che scontate).
Si contano sulle dita di una mano i “puzzle religiosi”, come li chiamiamo noi, nei quali alcune location senza uscita si “strapperanno” sotto i nostri occhi. In queste sezioni la voce opprimente del demonio ci tormenterà, e per farla smettere dovremo letteralmente pregare. Solo due tasti del mouse per due animazioni, tra cui quest’ultima menzionata, che ricomporrà il paesaggio permettendoci di trovare una soluzione per andare avanti.
Nelle altre sezioni più “normali” invece ci ritroveremo ad aggirare i problemi con soluzioni imprevedibili e inverosimili, che non potranno che regalare ai giocatori momenti di piacevole stordimento, una volta superati. Indika potrà inoltre arrampicarsi e cadere giù da alcune superfici, e se troverà la morte o meno dipenderà solo da noi. Sfortunatamente le movenze fisiche nelle fasi di caduta mostrano purtroppo il lato più grezzo della produzione.
UN FILM E UN’OPERA LETTERARIA S’INCONTRANO…
Artisticamente parlando, Indika sprizza ricercatezza da ogni inquadratura. Trovarsi spesso in grandi città con oggetti dalla grandezza esagerata contribuisce a farci sentire “piccoli” in un mondo reale. Mentre le “riprese” dei molteplici e longevi filmati con il motore di gioco, sono vere opere di qualità attoriale e visiva. Risulta infatti veramente difficile credere che tutto ciò sia un lavoro realizzato da un piccolo gruppo di sviluppatori.
Le location, da quelle estese intorno a noi fino ai dettagli delle stanze più ristrette, sono curate nei minimi particolari. L’illuminazione realistica mostra i suoi muscoli nelle ombre e nei riflessi, così come le luci in penombra: tutto si presta a un realismo scenico da lode. A brillare è anche la motion-capture, che regala lunghi filmati con animazioni e doppiaggio di qualità sopraffina, al pari del regista più visionario e amatoriale del cinema indipendente.
Non sono da meno le fasi in pixel art, che riformulano vecchie idee classiche in qualcosa di coerente con la storia di Indika, sotto forma di minigioco. Gli sviluppatori hanno saputo dimostrare esperienza sia nel campo cinematografico che in quello videoludico, con un mix assolutamente vincente. La colonna sonora, anch’essa in salsa cabinato da sala giochi posseduto, contribuisce all’inquietudine generale di un titolo a tratti definibile horror psicologico.
Le uniche pecche le abbiamo riscontrate nel lato tecnico, con un’ottimizzazione che spesso si perde in interi secondi di assestamento nei passaggi fra zone, con diversi scatti prima di tornare alla normale fluidità. Si notano inoltre repentini cambi di volume che passano da un picco all’altro nei cambi di scena. Peccato infine per la rara presenza di puzzle religiosi a “contatto” col demonio, che meritavano più spazio in quanto meccaniche originali.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Indika è una vera opera proibita di ricercatezza, qualità, cura e originalità come poche altre ne abbiamo viste in questi anni. Il viaggio alla scoperta di se stessi, della religione e di ciò che è reale riesce a scioccare e stordire. Complice una narrativa profonda, una motion-capture sopraffina e una perfetta quanto atipica fusione con il mondo videoludico in pixel art. I (pochi) puzzle ambientali, imprevedibili e fuori dagli schemi, meritavano sicuramente una maggiore presenza in quanto meccaniche uniche, ma la loro indubbia qualità passerà sopra ogni altra cosa. Anche sopra qualche inciampo sul fronte tecnico e sonoro. Quella di Odd Meter rimane tuttavia una piccola opera d’arte, da avere ad ogni costo.
Pregi
Direzione artistica sopraffina, al pari dei migliori e maggiormente visionari film d'autore. Narrazione di alto livello, dalla profondità al pari di un'opera letteraria proibita. Arte fotorealistica accostata all'arte videoludica, atipica e geniale come pochi. La motion-capture regala lunghi filmati dall'incredibile cura. Puzzle ambientali imprevedibili e tanto originali da stordire...
Difetti
...Che potevano tuttavia essere ancora più presenti e quindi valorizzati, al pari della "presenza" demoniaca. Qualche inciampo tecnico sul fronte dell'ottimizzazione e dell'audio di gioco.
Voto
9