The Planet Crafter, un “Big Bang verde”, recensione
Intraprendiamo un viaggio evoluzionistico nel quale dovremo riportare il mondo al suo stato naturale, a suon di terraformazione
Un piccolo progetto dall’infinito potenziale. Queste sono le parole che possono maggiormente riassumere The Planet Crafter, una produzione indie che ci affida un “semplice” obiettivo. Terraformare un intero pianeta fino a farlo risplendere di vegetazione e vita. Il tutto anche in compagnia dei nostri amici, fino ad un totale di 10 giocatori in co-op. Un progetto impavido che riesce a piazzarsi al fianco dei “big” del genere survival sci-fi, offrendo però qualcosa di unico nel suo genere.
Alla realizzazione troviamo una coppia di affiatati sviluppatori indipendenti, Amelie e Brice che insieme formano lo studio Miju Games. Pur non trattandosi del loro primo lavoro, stavolta il piccolo team francese ha voluto alzare davvero l’asticella. E così eccoci oggi, dopo un periodo di accesso anticipato di circa due anni appena concluso, a parlarvi di The Planet Crafter in questa recensione. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
EVOLUZIONE PLANETARIA SOSTENIBILE
The Planet Crafter non si perderà un secondo in fronzoli, facendoci precipitare in men che non si dica su un pianeta inospitale e “morente”, chissà da quanto tempo. Dalla nostra capsula scopriremo che siamo stati spediti quaggiù con il solo e “semplice” scopo di terraformare l’intero pianeta. Nella stiva troveremo giusto qualche provvista per la sopravvivenza e una macchina per il crafting di base. Sarà meglio iniziare a rimboccarsi le maniche…
Fin da subito potrete invitare i vostri amici, ma solo tramite un codice di invito, data l’assenza di server pubblici (almeno per ora). Perciò se siete fortunati come noi (me), potreste iniziare a sentirvi come l’astronauta disperso nel film The Martian (2015) con Matt Damon. I lati del triangolo (per così dire) di quest’esperienza saranno incentrati sullo sviluppo, sulla raccolta di risorse e sulla sopravvivenza. Il crafting invece sarà il collante che terrà insieme il tutto, permettendoci di esaudire in modo sempre più efficiente i tre punti appena menzionati.
Le prime fasi in The Planet Crafter ci richiederanno di costruire vari apparecchi per migliorare l’ossigeno, il calore e la pressione del pianeta, con un punteggio complessivo indicato come “indice di terraformazione”. Per la costruzione di turbine, laser scavatori, generatori energetici di vario tipo (e molto altro) ci servirà energia. La quale sarà fornita da altri macchinari che dovremo costruire raccogliendo i minerali sparsi su tutta la superfice del pianeta.
Aumentando il punteggio globale di vivibilità sbloccheremo man mano sempre più progetti, che andranno a popolare diverse sezioni del nostro menu di crafting. Macchinari con tier migliori richiederanno risorse più rare e più energia, ma forniranno anche un aumento di punti terraformazione. Quando il punteggio inizierà a raggiungere soglie piuttosto elevate, inizieremo a vedere la meraviglia. Prima il cielo azzurro, poi le nuvole, pioggia, acqua densa, laghi, erba e creature viventi. Incredibile.
PADRE NATURA
Essendo The Planet Crafter anche un survival, bisognerà non solo reperire materiali utili alla costruzione, ma anche al nostro sostentamento. Infatti sarà nostra premura non far esaurire uno dei tre indicatori sul casco: idratazione, energia e ossigeno. In caso di morte a difficoltà normale parte del nostro inventario finirà a terra e potrà essere recuperata. Nelle difficoltà più elevate invece potremmo perdere definitivamente sia gli oggetti che il salvataggio, per gli amanti delle sfide. Modalità personalizzata e creativa saranno invece utili per sbizzarrirsi.
L’esperienza in prima persona si tradurrà quindi in una costante ricerca e sviluppo attraverso le risorse raccolte dal terreno. Il problema tuttavia risiederà nel fatto che i minerali, una volta raccolti, non torneranno al loro posto, se non con qualche sporadica pioggia di meteoriti. Dovremo quindi usare al meglio le risorse per progredire nelle tecnologie senza perdere troppo tempo, costruendo con cognizione di causa macchinari che potranno nel lungo periodo assicurarci una sopravvivenza.
In realtà il terreno sarà disseminato di risorse, con variazioni dei minerali a seconda delle zone. Se non sosterete troppo a lungo nella stessa area non avrete troppi problemi. Noi per esempio abbiamo costruito diverse basi in cui sostare e riorganizzarsi, vicino a punti di interesse chiamati “relitti” che saranno generati casualmente una volta per mondo. Così da avere partite sempre diverse in cui unirvi, anche se il pianeta in sé rimarrà sempre il medesimo.
Il mondo in The Planet Crafter potrà sembrare inizialmente un po’ spoglio ma poi, col passare del tempo e con l’esplorazione, cambierete idea. Grotte misteriose, siti archeologici, relitti di astronavi, tecnologiche installazioni in rovina (talvolta nascoste) piene di risorse e nuovi progetti. Profondi caynon, lande di sabbia, passaggi ghiacciati e molto altro. Un lavoro senza dubbio gargantuesco quello svolto sul “territorio”, oltre che sulla varietà di progetti edificabili.
“TRUST ME, I’M AN ENGINEER”
Il sistema di crafting in The Planet Crafter potrà ricordare a molti appassionati survivalisti quello visto nella serie Subnautica. La nostra “pistola” tutto fare sarà in grado di assemblare moduli abitativi (collegabili fra loro), assorbire risorse e distruggere oggetti. Potremo inoltre equipaggiarci con indossabili di varie categorie chiamati “Generazioni” che saranno sempre più performanti, dalle torce ai jetpack, fino a zaini più capienti, esoscheletri, stivali per la velocità e così via.
Anche i progetti avranno le loro generazioni e per sbloccarli tutti ci vorrà davvero molto tempo. La progressione tuttavia non risulterà mai frustrante, anche perchè i progressi dipenderanno da noi. PIù estrarremo e produrremo risorse, più riscalderemo il pianeta, e più il punteggio salirà in fretta. La formula proposta da Miju Games ci è parsa comunque equilibrata, grazie a un gameplay divertente e appassionante, ma anche di una semplicità innata.
Quando crederete di aver “fatto abbastanza”, vi renderete conto che The Planet Crafter potrà offrirvi ancora di più, fino ad arrivare alla generazione di vita. Dalle uova agli insetti, fino ad arrivare alle creature marine. Questo grazie a delle bio-cupole per la flora e ad acquari per la fauna. Sarà persino possibile lavorare sulla composizione del DNA negli appositi laboratori i quali, ricordiamo, potranno essere edificati ovunque sul pianeta, a patto di avere sufficiente spazio.
Graficamente il titolo è risultato più che “onesto” per una produzione indie, con texture spesso dettagliatissime in molte zone, mentre in altre ci sono sembrate decisamente meno convincenti. I colori sono accesi e il sistema di luci splendente, così come il cambio colori “attivato” per attraversamento in varie zone. Piacevole anche la spaziale colonna sonora, che regalerà sonorità al passo con il livello di terraformazione, sempre piacevoli da ascoltare e di grande atmosfera.
“UN LAVORO IMPOSSIBILE”
Veniamo ora alla parte più “carente” della produzione, ovvero il comparto visivo/tecnico, tenendo sempre presente che si tratta di un progetto alquanto ambizioso portato avanti da un piccolo team. The Planet Crafter nel complesso rimane pienamente giocabile e godibile, con giusto qualche raro e brevissimo calo di fps durante i passaggi tra una grande zona e l’altra.
Dove a volte potremo riscontare anche leggeri ritardi nel caricamento delle texture. Va specificato che al di là di quello iniziale, di avvio, non ci sono altri caricamenti, e che quindi si tratta di un open world nella piena accezione del termine. Il fatto di aver puntato su una mappa predefinita (invece che procedurale) ha senz’altro permesso di riservare una maggiore cura per i singoli dettagli, ma non sono mancate alcune imperferzioni.
Nel corso di una scrupolosa esplorazione per esempio abbiamo rinvenuto una grotta di iridio che “finiva” sotto i limiti della mappa. Alcuni relitti presentavano dei “muri invisibili” fin troppo spessi, e così via. Si tratta comunque di distrazioni di poco conto nell’economia complessiva della produzione. Abbiamo invece trovato bizzarro assistere alle piogge di meteoriti dove queste ultime cadevano un po’ in tutte le direzioni, invece che in modo coerente all’attrazione terrestre (quindi in linea retta, verso il centro del pianeta).
A nostro avviso anche la lore di gioco si sarebbe potuta implementere meglio, visto che troveremo giusto sparuti dettagli nel corso dell’avventura, che sono finiti presto in “terzo piano”. Facendo comunque un sunto, e dati i costanti aggiornamenti rilasciati da Miju Games, non possiamo che apprezzare quanto svolto proprio dagli sviluppatori francesi.
DA AVERE SENZA RISERVE
La coppia di sviluppatori che ha dato vita a The Planet Crafter è riuscita a creare un piccolo capolavoro con una sua identità, al netto dell’ispirazione ad alcuni colleghi di spessore per quanto concerne le meccaniche tipiche del genere. Il focus sulla terraformazione è il vero tratto distintivo della produzione, che offre un mondo vasto che i giocatori potranno letteralmente plasmare con la ricerca e lo sviluppo di tecnologie.
Senza però dimenticare la componente survivalistica, visto che bisogna gestire le risorse del pianeta al fine di “riportarlo in vita”, anche con l’aiuto di amici. Il comparto grafico e in generale tecnico presenta alcune sbavature figlie della natura indie della produzione, ma che nel complesso non vanno a intaccare la bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori di Miju Games. Che non vediamo di rivedere all’opera in futuro, magari potendo contare su un budget più consistente.
Pregi
Longevità sparata alle stelle, anche in singolo. Una mole di contenuti craftabili invidiabile, con una progressione accattivante. Esplorazione semplice ma efficace, su una mappa enorme e intrigante. Comparto visivo e sonoro amabili. Vedere letteralmente cambiare il pianeta sotto i propri occhi è qualcosa di unico nel suo genere.
Difetti
Diversi dettagli "parcheggiati" in attesa di rifiniture. Qualche texture in punti particolari risulta meno definita. Può migliorare la disponibilità di posizionamento di alcuni elementi.
Voto
8,5