Non capita tutti i giorni di sorprendersi per qualcosa di obiettivamente originale. Oggi parleremo infatti di Children of the Sun, un titolo rompicapo “per cecchini” come non ne avevamo mai visti. Si tratta di un progetto dietro al quale troviamo una sola persona, René Rother, che in passato aveva collaborato alla realizzazione di El Hijo – A Wild West Tale (qui la nostra recensione).
Lo sviluppatore berlinese ha potuto godere anche dell’appoggio di Devolver Digital, noto publisher americano che in materia di produzioni indie, negli anni, ha mostrato di avere un notevole fiuto. Indossiamo la maschera, imbracciamo il fucile e lanciamoci in questa recensione di Children of the Sun. Ricordiamo che il gioco, pubblicato appunto da Devolver Digital, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
UN COLPO… CENTO MORTI
Children of the Sun ci introdurrà nella sua disturbante trama attraverso dei veloci flashback disegnati a mano, i quali racconteranno la frammentata storia di una giovane ragazza con un “dono”. La possibilità di controllare la traiettoria degli oggetti in movimento, una sorta di telecinesi insomma. Gli utilizzi di quest’abilità sono serviti più volte alla giovane per procurarsi del cibo, imparando anche a cacciare.
La “tranquillità” purtroppo viene però spezzata dal brutale assassinio della sua famiglia da parte di un uomo misterioso, capo di una setta tutt’altro che cristiana. Furiosi e con lo sguardo privato di ogni umana ragione, ci incammineremo quindi verso colui che ha segnato la sua condanna a morte rovinandoci la vita. Pronti a far saltare le cervella a chiunque si intrometta (in ogni senso immaginabile) sulla traiettoria del nostro unico proiettile. Occhio per occhio…
Quella che pocanzi abbiamo definito “tranquillità” seppur tra virgolette, sarà molto distante da ciò che ci attenderà. La nostra protagonista infatti risulterà visibilmente traumatizzata e “affamata” di sangue a livelli viscerali. Livello dopo livello, in un percorso di 26 tappe, dovremo far “rimbalzare” il nostro proiettile da un gruppo sanguigno all’altro (se capite cosa intendiamo) fino a fare piazza pulita.
Ogni nuovo livello in Children of the Sun ci offrirà molteplici modi per sperimentare ogni pianificazione possibile per i nostri colpi, in tutta tranquillità. Una volta eseguita (a vostra scelta) una veloce ricognizione degli ostili, potremo iniziare il massacro. Tutto si svolgerà in brevi attimi, vissuti al rallentatore fra una percorso da punto a punto del nostro proiettile. A volte gli ostili fuggiranno, altre volte rimarranno impassibili, ma considerando l’elevata difficoltà generale sarà un problema trascurabile.
MUOVERSI ATTRAVERSO LO SPAZIO
Il gameplay di Children of the Sun può tranquillamente riassumersi con due tasti del mouse. Mirare e sparare. Nessun utilizzo della tastiera. Con il movimento del puntatore a sinistra o a destra potremo spostarci automaticamente su dei “binari”, che in genere circonderanno l’area o una sua porzione. Col il tasto centrale potremo marcare i bersagli in ordine numerico e, a nostro gradimento, indossare o meno la maschera da killer, un dettaglio gradevole e gradito.
Come per il movimento fisico, anche la traiettoria del proiettile potrà essere controllata spostando il mouse ma entro un limite abbastanza ristretto. Un “cono” direzionale che potremo utilizzare per muovere il colpo in aria e aggiustarne il tiro rallentando il tempo. Inoltre ogni nuovo livello porterà con se nuove difficoltà di tiro e nuovi scenari di tipo urbano e boschivo. Talvolta con l’aggiunta di qualche nuova meccanica balistica, seppur di numero limitato.
A spezzare il ritmo del gioco troviamo alcuni livelli “varianti”, con stili e approcci talvolta differenti dal mero sparare. Li abbiamo apprezzati nella loro peculiarità, anche se alla fine si tratta di semplici “minigiochi”. Lo sviluppatore avrebbe potuto inframmezzare l’esperienza di Children of the Sun con una maggiore presenza dei suddetti, ma non possiamo non gradire il tentativo. In fin dei conti non possiamo né vogliamo togliere nulla a una serie di livelli variegati e dalla difficoltà crescente.
Tornando al gameplay, non sempre sarà utile muoversi a piedi, con alcuni infidi nemici spesso nascosti o meno in vista, che potrebbero trasformare l’esperienza in un trial & error senza troppe frustrazioni. Basterà infatti uccidere un nemico ancora non segnalato per marcarlo e ritrovarlo in seguito anche in caso di fallimento. Il quale, ricordiamo, avverrà nel caso in cui il nostro proiettile non colpisca nulla di organico o esplosivo, attraverso i vari e generalmente brevi livelli di gioco.
CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA (CINETICA)
Per superare alcuni livelli in Children of the Sun dovremo padroneggiare le nostre abilità con una certa logica. A volte dovremo totalmente cambiare direzione per colpire ogni bersaglio, e questo sarà possibile solo se accumuleremo due colpi critici. Per farlo sarà necessario uccidere colpendo in parti del corpo evidenziate. Le cariche di energia accumulata infatti ci permetteranno di “rilanciare” il proiettile a mezz’aria.
In questo modo potremo raggiungere i nemici sparsi nelle mappe, colpire da una certa distanza i bersagli corazzati oppure aggirare le difese avversarie. Le tipologie di nemici saranno abbastanza variegate per un titolo di questa portata, talvolta protette con scudi fisici o mentali, o semplicemente in movimento in scenari più o meno complessi. Fare “centro” con un bersaglio in movimento, tuttavia, non sarà facile come potrete immaginare…
Graficamente Children of the Sun arriva (per modo di dire) da un’epoca che ricorda i traumi horror causati dai giochi per PS1, ma con delle sfumature cromatiche da VHS retrowave dei tempi andati. Un mix sicuramente memorabile, che unito a una violenza a tratti disturbante (almeno per chi non è abituato) creano un pacchetto mica male. Tuttavia qualche dettaglio meno curato e in bella vista potrà essere notato, così come alcune interazioni,un po’ grezze, seppur rientranti nello stile tetro del gioco.
Sul fronte tecnico invece l’opera di René Rother è risultata perfetta. Priva di sbavature o qualsivoglia problema. Fluida e precisa nel gameplay, accompagnata da sonorità disturbate (o rumori marroni per la precisione) che scandiranno passi, spari e uccisioni. I livelli potranno appagarci per circa sette ore, dopodiché a eccezione della scalata a un’impossibile classifica globale e qualche colpo segreto, non rimarrà molto altro da fare... Da giocare e “consumare” come una fredda vendetta.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
L’originalità vibra disturbante in questo peculiare indie a “enigmi balistici” denominato Children of the Sun. Un viaggio a “consumo” unico nel suo genere, intrigante come pochi nell’ambito di produzioni per “tiratori scelti”. Nella fattispecie l’opera di René Rother non presenta alcuna criticità, se non una scarsa longevità e qualche elemento vagamente grezzo in bella vista.
A contornare uno scenario truculento di uccisioni, tuttavia, ci penserà la frammentata trama, intrigante fino alla fine e supportata da un gameplay valido e di variopinti approcci. Peccato per solo qualche accenno di livelli bonus e sfide che si riducono solo a brevi e rari intermezzi, lasciando spazio a un viaggio psicotico a tappe che a nostro avviso poteva comunque offrire qualcosa di più “fantasioso”.
Pregi
Meccaniche balistiche divertenti e appaganti, oltre che originali. Pacchetto cult-horror dalle disturbanti tinte retrowave memorabile. Sonoro dei dettagli azzeccato. Precisione nei (pochissimi) comandi perfetta.
Difetti
Qualche aggiunta extra ai contenuti non avrebbe guastato, pena una scarsa rigiocabilità. Qualche dettaglio risulta un po' grezzo.
Voto
9