Giusto l’altro giorno parlavamo di titoli indie che per un motivo o per l’altro tendono a passare inosservati, del tutto o quasi, tanto agli occhi del resto della critica quanto a quelli del pubblico generalista. Oggi parleremo di un altro caso del genere, ovvero Dungeons of Sundaria. Si tratta di un’arpg dungeon crawler cooperativo, per quanto giocabile anche in singolo a dispetto di un’architettura, potremmo dire, di ispirazione MMO.
Dietro allo sviluppo troviamo Industry Games, una software house americana che dopo più di un anno di accesso anticipato ha rilasciato la versione completa del proprio progetto, che ora ci apprestiamo a scoprire. Di seguito la recensione della versione Pc di Dungeons of Sundaria. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
DRITTI AL SODO
Un gioco come Dungeons of Sundaria non può prescindere da un editor rispettabile. Prima di iniziare la nostra avventura dovremo infatti creare il nostro personaggio, scegliendo fra sette razze (umano, elfo, orco, nano, Halfling, goblin e Drog’al, una sorta di lucertola umanoide) e cinque classi (Chierico, Paladino, Mago, Ranger o Ladro).
Oltre a questo potremo determinare anche qualche altro dettagli del nostro alter ego, tra cui il sesso, l’altezza, la capigliatura e poco altro. Una volta finito, verremo immediatamente catapultati senza particolari cerimonie in una piccola cittadina, che fungerà da HUB data la presenza di un fabbro, un locandiere, un’alchimista e in generale tutto ciò che potremmo aspettarci da una tipica avventura fantasy.
Dopo un tutorial piuttosto spartano (tanto nei “modi” quanto nell’essenzialità) verremo catapultati nel primo degli otto dungeon totali attualmente presenti, uno più vasto e ostico dell’altro. Da evidenziare che contrariamente a quanto sempre più spesso avviene oggigiorno in prodotti sui generis, essi non sono generati proceduralmente. Il team di Industry Games infatti li ha realizzati a mano, rendendoli veramente unici.
La varietà di scenari e nemici (veramente notevole, da far invidia a molte produzioni AAA) può essere probabilmente definita come il principale punto di forza della produzione. Questa cura nel design non si limita all’estetica, ma anche al gameplay. Stimolanti e divertenti risultano nondimeno le boss-fight, grazie ad alcune trovate interessanti che però non vogliamo spoilerarvi qui.
GOLD BUT OLD..
Passiamo al punto crociale che determina la bontà di un’ARPG: il sistema di combattimento. Nel caso di Dungeons of Sundaria, sfortunatamente, emerge con forza la natura indie della produzione. Al netto di un’ottima differenziazione in termini di classi e rispettive abilità (aventi i classici cooldown con cui dovremo fare i conti), i movimenti appariranno parecchio legnosi, con animazioni a dir poco rozze.
Ciò varrà anche per i nemici. Il che è un peccato visto che in termini di effetti grafici (legati in particolare alle magie e agli attacchi AOE), al contrario, la situazione appare più rosea che grigia. Sul fronte dei contenuti non c’è da lamentarsi, data l’ampiezza dei dungeon in questione e il tipico loop derivante dall’entrare nel dungeon, accumulare bottino, tornare in città, vendere/fabbricare equipaggiamento migliore, ripetere.
Come abbiamo accennato nell’introduzione, l’avventura può essere tranquillamente affrontata in solitaria. Tuttavia rimane il fatto che arriva a dare il meglio di sé in cooperativa: fino a un massimo di altri tre giocatori potranno unirsi a noi e formare un party. Cosa che ovviamente determinarà un fisiologico aumento della difficoltà all’interno dei dungeon (ma anche delle eventuali ricompense). Oltretutto avremo vari livelli della suddetta tra cui scegliere, per una sfida capace di adattarsi alle capacità e ai gusti di qualunque giocatore.
Molto gradita è inoltre la possibilità di giocare in modalità cooperativa sia online che in locale, a schermo condiviso. Una soluzione davvero comoda, che unita al prezzo onesto del titolo (circa 15 auro), rendono l’opera di Industry Games piuttosto appetibile agli amanti del genere. Almeno a quelli con più inverni sulle spalle, dato che sia a livello ludico che grafico ci troviamo dinanzi a una produzione a suo modo affascinante, ma comunque vecchia di tanti, e probabilmente troppi anni.
UN TUFFO NEL PASSATO, SENZA RITORNO
Se non sapessimo con certezza di trovarci nel 2024, potremmo effettivamente pensare di avere davanti una produzione dei primi anni 2000, se non più antica. Il tratto dei modelli dei personaggi ricorda vagamente World of Warcraft, e non c’è dubbio che Industry Games abbia deliberatamente scelto di presentare un design retrò a tutti gli effetti.
Ciò detto, rimane la già accennata nonché palpabile arretratezza delle animazioni, che unita all’imprecisione di svariate hitbox potrebbe rendere i combattimenti, non di rado, abbastanza frustranti. Sorprendentemente l’assenza di una trama strutturata e in generale di qualsivoglia spessore narrativo non arriva a farsi sentire.
Cosa che invece riesce a fare bene, purtroppo, il sound design. Obsoleto alla pari delle sopracitate animazioni, come anche il doppiaggio parzialmente presente, che ricorderà con forza quello tipico dei giochi di fine anni ’90. Se non altro avremo di che sorridere, in tal senso.
Molto bene invece la modalità cooperativa, anche se non comprendiamo la scelta di non rendere moderna ed “equa” la spartizione del loot. Con altri giocatori online ci siamo visti più volte sottrarre il bottino senza poter far nulla al riguardo: da anni esiste la possibilità di introdurre loot separati per i giocatori presenti nella sessione. Così, per dire.
POTREBBE DARE SODDISFAZIONI
Inutile girarci attorno. Dungeons of Sundaria è un’opera vecchia, tanto nel design quanto nella struttura. Eppure, nell’insieme, la creazione di Industry Games riesce a funzionare abbastanza bene da risultare piacevole agli amanti del genere più attempati. I quali non potranno fare a meno di apprezzare la modalità cooperativa fino a quattro giocatori, anche in locale a schermo condiviso. Cosa che a oggi ben pochi titoli possono vantare, specie in quest’ambito. Unita alla quantità di contenuti e alla varietà estetica di nemici e scenari tale fattore resta però l’unico a salvare una produzione altrimenti inadatta, in toto, a quelli che oggi sono gli standard. Degli ARPG dungeon crawler e in generale del settore. Prodotto raccomandato ai soli amanti del vintage.