Jusant, recensione di una scalata fatta di poche parole e tanti fatti

Dagli autori di Life is Strange e Vampyr, prepariamoci a vivere un'avventura fortemente meditativa nel segno dell'alpinismo

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Fra i titoli messi in mostra nel corso dell’Xbox Gaming Showcase dello scorso giugno c’era anche Jusant, un’avventura platform/rompicapo realizzata da Don’t Nod. Nota software house francese fondata nel 2008 da Oskar Guilbert e che esordì nel mercato videoludico cinque anni dopo, con Remember Me. Il team parigino si è poi dato parecchio da fare anche negli anni successivi, dando prova di grande estro e abilità grazie a titoli come Life is Strange, Vampyr e Twin Mirror.

Tutte produzioni contraddistinte da un comparto narrativo particolarmente elaborato, pieno di dialoghi (e scelte da effettuare in essi), che nel corso del tempo è diventato un po’ il marchio di fabbrica di Don’t Nod. In questo caso però il team di sviluppo ha voluto provare a cambiare un po’ approccio, offrendo un’esperienza più minimalista sul fronte narrativo, fatto di scoperte progressive e varie riflessioni di fondo.

Non ci resta che scoprire come sono andare le cose in questa recensione della versione Pc di Jusant. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.

IL VIAGGIO DELLA SPERANZA

Come abbiamo accennato pocanzi, Jusant presenta un approccio narrativo ben diverso a come Don’t Nod ci ha abituato nel corso della sua storia. Fin dall’inizio infatti le cutscenes si mostreranno pressoché prive di dialoghi, così come di dettagli in generale. Nei panni di un ragazzo senza nome ci troveremo in un mondo arido, praticamente privo d’acqua, sapendo solo di voler/dover scalare una gigantesca torre, la cui cima sembra in qualche modo celare delle risposte a diverse domande insolute.

Nel nostro viaggio, che sarà diviso in sei distinti capitoli, non saremo però del tutto soli. Ad accompagnarci ci sarà una piccola e graziosa creatura, Ballast (letteralmente “zavorra”). Esso non si limiterà a farci compagnia, ma fungerà praticamente da navigatore grazie alla sua abilità “eco”, segnalandoci sia la destinazione successiva che eventuali collezionabili presenti in zona.

Questi ultimi si riveleranno fondamentali per rimettere insieme i pezzi del puzzle che comporrà il nostro cammino, svolto sullo sfondo di un’umanità praticamente estinta per ragioni che ci saranno del tutto ignote, almeno inizialmente. Arrivando a conoscere man mano la lore avremo modo di scoprire e apprezzare le tematiche affrontate e stimolate dal team parigino.

In particolar modo quella relativa al rapporto del genere umano con la Natura e in generale con il pianeta Terra, e al fatto di dover (al fine di riuscire a sopravvivere) mantenere un equilibrio dando in egual misura rispetto a ciò che viene preso. Nonostante la profondità degli argomenti trattati Jusant resta comunque un’esperienza rilassante, dove i giocatori avranno modo, volendo, di concentrarsi sull’anima del gameplay: l’arrampicata.

DISCEPOLI DI REINHOLD MESSNER

In termini di gameplay ci troveremo dinanzi a due “azioni” principali: la risoluzione di enigmi e la sopracitata arrampicata. Ciò che l’opera riesce a fare molto bene è offrire una progressione costante, anche nel dare stimoli a proseguire il cammino. Infatti inizieremo con un’esplorazione in terza persona quasi banale per via della sua semplicità, e successivamente verremo introdotti, pian piano, nei vari meccanismi di scalata.

Di fatto a ogni capitolo corrisponderà un nuovo bioma, che a sua volta ci metterà nelle condizioni di dover apprendere appunto una nuova meccanica, senza però dimenticare di far ricorso anche a tutto ciò che avremo imparato in precedenza. Il sistema di controllo del nostro alter ego poi renderà l’arrampicata davvero esaltante, nonostante la sua “lentezza” intrinseca.

Per quanto non manchi un minimo di sfida (complice anche un limite di resistenza che impedirà di arrampicarsi a velocità Spider-Man), Jusant rimane coerente alla sua natura “riflessiva” e rilassante. Perciò non ci sarà ragione di temere circa il fatto di sbagliare e cadere nel vuoto. Questo perchè avremo con noi diversi “attrezzi del mestiere”, come corde e chiodi, che ci permetteranno di salire in tutta sicurezza.

Molto interessanti risultano le meccaniche di arrampicata introdotte, come abbiamo accennato prima, parallelamente all’arrivo nei vari biomi. Anche questi ultimi contribuiranno a rendere l’arrampicata più stimolante, per esempio con sezioni dove potremo saltare più lontano per via del vento, o altre dove la nostra resistenza si esaurirà prima a causa di un sole particolarmente intenso.

LE VIE PERÓ NON SONO POI MOLTE…

L’approccio narrativo deliberatamente minimalista scelto dal team di sviluppo si avvale, in maniera coerente, di un comparto grafico altrettanto minimal. La grafica low poly risulta dunque un perfetto abbinamento (come er cacio sui maccheroni, direbbero i romani) in Jusant, per quanto non manchino certo dettagli da ammirare nelle varie location oltre che paesaggi veramente molto suggestivi. Di fatto l’opera di Don’t Nod si regge su un equilibrio alquanto sottile, anche in termini di longevità.

Infatti potremo giungere ai titoli di coda in una manciata d’ore (cinque, all’incirca), ma dato il modo in cui si configura l’esperienza il fatto di allungarla oltremodo sarebbe potuto risultare controproducente. Viceversa sono due i problemi che abbiamo riscontrato nel corso della nostra prova. Il primo riguarda proprio i collezionabili: il fatto di lasciare sostanzialmente alle sole note, lettere ecc (rinvenibili in giro) l’onere di fornire dettagli circa la lore risulta infatti un’arma a doppio taglio.

Più che altro perchè il rischio di poter mancare i suddetti collezionabili nonostante l’aiuto di Ballast sussiste, e quindi a seconda dei casi una run potrebbe risultare incompleta, narrativamente parlando. La seconda nonchè principale problematica risiede invece nella sostanziale linearità nella scalata, unita ad alcuni bug. D’accordo, la direzione da prendere sarà chiara (verso l’alto ndr), e in generale non è che avremo modo di perderci lungo il cammino.

Avremo però voluto vedere maggiormente valorizzato il fatto di avere più percorsi a disposizione per raggiungere la stessa destinazione. Questo perchè il gioco, in alcuni casi, ci ha praticamente obbligato a seguire dei percorsi molto specifici, pena alcuni bug nei controlli e in generale negli spostamenti. Un problema, comunque, certamente risolvibile tramite qualche patch ad hoc. Bene infine la colonna sonora, molto piacevole e rilassante da ascoltare lungo la scalata, con tracce diverse in base al bioma.

DA AVERE SENZA RISERVE

Jusant rappresenta un’interessante uscita dalla comfort zone per il team di Don’t Nod, che con quest’avventura ha provato a offrire una narrazione maggiormente criptica. Improntata sulla ricostruzione del contesto un pezzo alla volta e sul potere evocativo del viaggio intrapreso dal giovanotto protagonista della scalata. Pur trattandosi dell’ennesima (si fa per dire: comunque non ne mancano) storia con una morale a sfondo ecologista, gli sviluppatori parigini son riusciti nel loro intento. Le poche ore necessarie per giungere in cima alla montagna che ci separerà dalla verità trascorreranno piacevolmente, al netto di qualche sbavatura tecnica facilmente risolvibile. Prendete corda e chiodi, inizia la scalata verso la vetta.

Pregi

Un'esperienza equilibrata nel suo essere breve e intensa. Gameplay d'arrampicata ben congegnato, divertente e rilassante allo stesso tempo. Tematiche impegnate accentuate da una bella storia. Anche se è ben distante da ciò a cui ci ha abituato, Don't Nod ha fatto centro...

Difetti

... Per quanto scaricare l'onere della lore ai soli collezionabili non sia stato molto lungimirante. Alcuni bug nel caso in cui provassimo a distanziarci troppo dai percorsi "predefiniti".

Voto

8