Quando si parla di extraction shooter, il primo nome che viene in mente è senz’altro quello di Escape From Tarkov, che da alcuni anni domina incontrastato la scena di questo sottogenere di sparatutto. Per quanto non manchino certo altri titoli davvero molto validi, come Hunt: Showdown e Deep Rock Galactic, seppur con alcune differenze in termini di meccaniche. Dietro a Zero Sievert, di cui parleremo oggi, il riferimento principale (assieme a S.T.A.L.K.E.R) rimane comunque l’opera di Battlestate Games, la cui evoluzione prosegue imperterrita. Ma torniamo al protagonista di oggi.
Il progetto nasce su iniziativa di Cabo Studio, una software house italiana a trazione individuale. Infatti dietro a tale studio indipendente troviamo solamente uno sviluppatore, il veneziano Luca Carbonera, che nel 2021 lancia una campagna di raccolta fondi su Kickstarter per finanziare il tutto. Quest’ultima va piuttosto bene, con quasi 20.000 euro raccolti a fronte dei 7.500 fissati come traguardo iniziale, e così i lavori proseguono culminando con il debutto in accesso anticipato sullo store di Valve, l’anno successivo. Vediamo dunque cos’ha da offrire Zero Sievert in questa anteprima. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Modern Wolf, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
UMILI ORIGINI, GRANDI ASPIRAZIONI
Zero Sievert ci accoglie (si fa per dire) in un mondo devastato, sulle cui rovine continuano a scannarsi banditi e mutanti. I primi cercheranno costantemente di impallinarci, i secondi di divorarci in un sol boccone… Nei panni di un sopravvissuto, dovremo partire da zero e fare del nostro meglio per tirare avanti in un’immaginaria Europa dell’Est post-apocalittica che definire ostile sarebbe un eufemismo.
Partendo da un bunker (che fungerà da base operativa) con un equipaggiamento ridotto ai minimi termini, inizieremo ad esplorare/affrontare la natura selvaggia alla ricerca di risorse e materiali. L’obiettivo sarà quello di tornare alla base tutti interi, e ripetere il processo successivamente, ancora e ancora, attraverso vari biomi. Come abbiamo anticipato in apertura, le similitudini con Escape From Tarkov sono svariate.
Dobbiamo però far presente quanto nell’opera di Cabo Studio vi sia viceversa un orientamento esclusivamente PvE. Guai tuttavia a prendere le cose alla leggera: i nemici (umani e non) controllati dall’IA sapranno essere a dir poco brutali. Ludicamente il titolo si configura come uno sparatutto con visuale dall’alto, dove con WASD controlleremo i movimenti del nostro alter-ego, mentre con il mouse potremo mirare e sparare.
Come è facile immaginare, avremo un inventario da gestire, con materiali ed equipaggiamenti da usare e/o conservare a seconda delle nostre esigenze. Ciò che riusciremo a (ri)portare con noi al bunker potrà essere venduto o conservato al fine di effettuare crafting più avanzati. Da un moderno PDA invece sarà possbile monitorare degli obiettivi e ovviamente le nostre abilità (ne parleremo più avanti)
DITA SULLE MENINGI PRIMA CHE SUL GRILLETTO
Anche se a un primo impatto potremmo sentirci abbandonati a noi stessi, in realtà Zero Sievert presenta una progressione piuttosto ben scandita. Le missioni (ritrovamento di oggetti, eliminazione di nemici, ecc) che potremo svolgere nel corso delle varie “incursioni” nei biomi infatti ci consentiranno non solo di ottenere denaro e attrezzatura, ma anche di potenziare il nascondiglio.
Questo grazie all’apporto di vari NPC, datori di “lavoro” ma anche commercianti di cui tener conto prima di avventurarci al di fuori del nostro bunker dolce bunker. La pianificazione infatti risulterà veramente importante, poichè armi e armature presenteranno dei pro e dei contro. Una “build” focalizzata sul combattimento puro non ci sarà molto utile in caso di condizioni avverse quali radiazioni, tanto per dirne una.
Oltretutto gli equipaggiamenti saranno soggetti a usura, e la loro riparazione/manutenzione metterà a dura prova le nostre riserve di denaro. Per quanto riguarda invece le armi, avremo a disposizione una buona varietà di bocche di fuoco, dove a primeggiare saranno ovviamente i fucili di precisione. Tanto potenti quanto costosi, e le cui munizioni saranno oltretutto difficili da reperire.
Pistole, mitragliatrici e fucili d’assalto rappresenteranno invece compagnie più costanti, nell’atto di accompagnarci in queste rischiose avventure. In precedenza abbiamo parlato di biomi: partendo dal bunker infatti sarà possibile raggiungere via treno varie mappe, dove ciascuna di esse verrà generata proceduralmente (a eccezione di alcune aree quasi “fisse”) di volta in volta.
SCOMMETTERE CON E SULLA PROPRIA VITA
Zero Sievert offre indubbiamente un notevole livello di sfida, tra un’IA a tratti brutale e le varie difficoltà che ci troveremo ad affrontare. Ciò detto potremo decidere il livello di “penalità” in caso di morte: con l’impostazione più “amichevole” ci limiteremo a perdere solamente quanto trovato/raccolto sino a quel momento, e ripartiremo dal bunker senza troppo patemi d’animo.
Per i giocatori più ardimentosi ci sarà invece la possibilità di giocarsi il tutto per tutto facendo sì, in caso di morte, di perdere anche l’equipaggiamento di partenza. Su questo versante si giocherà la “vera partita”, dal momento che bisognerà scegliere (quasi come in un gioco d’azzardo) quanto puntare in un audace rapporto rischio-ricompensa.
Maggiori saranno le risorse e gli equipaggiamenti con cui ci lanceremo all’avventura, più sarà probabile riuscire a tornare a casa sani e salvi con un bel bottino. Senza dimenticare però di star rischiando, nel contempo, di perdere tutto ciò che si è deciso di impiegare allo scopo. Una volta completato l’obiettivo di una missione (o nel caso decidessimo di tornare alla base, liberamente), non dovremo fare altro che raggiungere i bordi della mappa prescelta, e trovare uno dei punti di estrazione. Questi ultimi saranno contrassegnati da un cerchio verde sulla mappa consultabile dal nostro PDA.
La connotazione survival della produzione si manifesterà invece attraverso gli indicatori relativi a fame, sete, stanchezza e radiazioni. Indicatori che potremo provare a tenere sotto controllo tramite l’impiego di provviste e medicinali (sia acquistabili dagli NPC che craftabili per nostra mano). Proprio come in Tarkov, anche in Zero Sievert avremo la possibilità di modificare a piacimento le nostre armi, intervenendo su componenti e accessori quali impugnatura, cann, mirino, calcio ecc.
SEMPLICE MA PROFONDO
Altro elemento importante che ci aiuterà a percepire un vero senso di progressione in Zero Sievert riguarda lo sviluppo delle abilità. Queste ultime si svilupperanno con il tempo, permettendoci di ottenere dei piccoli bonus che pur senza rompere gli equilibri del gioco, si riveleranno piuttosto utili (per esempio maggiore velocità di ricarica e riduzione del rinculo per le armi).
Graficamente l’opera di Luca Carbonera in arte Cabo Studio offre una pixel art con uno stile semplice ma che non per questo lesina sui dettagli. In fin dei conti l’osservazione dell’ambiente circostante sarà fondamentale per sopravvivere, assieme all’importante ruolo svolto dal sound design. Due fattori, quello visivo e quello sonoro, che mostrano di lavorare molto bene sinergicamente nell’atto di offrirci un’esperienza sorprendentemente immersiva nonostante un’estetica, per l’appunto, piuttosto minimal.
PRATICAMENTE GIÀ PRONTO
Pur essendo il frutto degli sforzi di una sola persona, Zero Sievert presenta già adesso una struttura notevolmente solida, in grado di offrire parecchie ore di divertimento grazie a un’appagante progressione. Non lasciatevi trarre in inganno dall’estetica quasi “infantile” dell’opera di Luca Carbonera aka Cabo Studio, la quale non esiterà a punire severamente ogni passo incauto effettuato in un mondo davvero ostile. Un mondo brulicante di pixellose minacce, di natura umana, mutante e persino ambientale. Non ci resta che scoprire cosa verrà aggiunto nel corso dello sviluppo, per quanto già adesso potremmo tranquillamente definirci più che soddisfatti.