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Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord, anteprima

Il nostro party dovrà affrontare una delle sfide più difficili in un remake che vuol tener fede all'anima hardcore dell'originale

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Non è il solito richiamo poetico quello di definire gli anni ’80 come un connubio tra innovazione e corsa sfrenata, un po’ in tutti i settori. Videoludicamente parlando quegli anni hanno regalato diverse grandi perle, tra cui l’inizio di una delle serie più amate del genere cRPG: Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord. Titolo pubblicato originariamente nel 1981 dall’allora Sir-Tech, e di cui oggi andremo ad analizzare il remake in questa anteprima. Allontaniamoci da prospettive isometriche o in terza persona per abbracciare un comparto tecnico semplice e orientato a un gameplay, nel complesso, fedele al proprio spirito.

Questo remake è sviluppato da Digital Eclipse, una software house americana con una certa esperienza, specialmente nel campo delle riedizioni di vecchie glorie. Rampart, Dragon’s Lair, Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection sono solo alcune delle produzioni su cui hanno messo le mani negli anni per dargli nuova vita. Nel caso di Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord l’obiettivo è quello di proporre qualcosa di nuovo mantenendo il fascino e la difficoltà che hanno reso celebre la serie. Ricordando che il gioco è attualmente disponibile in accesso anticipato su Pc (via Steam e GOG), vi auguriamo una piacevole lettura.

È PIU PAZZO IL PAZZO O CHI LO SEGUE?

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord è il primo di una lunga serie (ben otto capitoli) di dungeon crawler basati su party, celebri tanto per la storia quanto per una difficoltà nettamente sopra la media. Riportare in auge un titolo che nel 1981 era poco più di qualche linea messa a schermo (sebbene per l’epoca fosse avveniristico) non è un’operazione facile.

Spesso si cade nell’errore di volersi aprire un pubblico più ampio possibile, con tutto quello che ne consegue. Ma quel della California invece si è deciso di mantenere intatte le più importanti caratteristiche della serie, e non solo quello. L’intero gioco infatti è costruito direttamente sul codice Apple II originale, tanto che è possibile visualizzarne l’interfaccia mentre si esplora.

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

Questa feature in particolare richiamerà tutti quei giocatori con più di qualche decennio sulle spalle, che all’epoca vivevano di manuali e guide carpite in qualche rivista. Le parole Internet e Youtube all’epoca non esistevano e la lettura era spesso l’unica possibile soluzione per superare gli ostacoli in-game.

A oggi potrà essere difficile anche solo immaginarlo, ma nel 1981 quelle ventimila e oltre linee di codice rappresentavano un’avventura irta di difficoltà e ricca di gloriosi premi. A livello prettamente ruolistico l’obiettivo è semplicemente l’eliminazione del cattivo di turno, ma il raggiungimento di tale scopo prevedeva e prevede tutt’ora una lunga serie di insidie.

SCENDIAMO NEI MEANDRI

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

La componente narrativa di Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord è semplice, e principalmente a servizio di un gameplay che analizzeremo in seguito. La storia ruota attorno al conflitto tra i maghi Trebor e Werdna. Il primo, signore di un castello medievale, viene paralizzato e derubato di un potente amuleto dal malvagio e pazzo di turno.

Quest’ultimo non solo è un ladro ma anche un abusivo, poiché si insedia nella stessa fortezza e sfrutta i poteri dell’artefatto per creare un sotterrano di ben dieci piani. Questo nugolo di corridoi e vicoli ciechi è colmo di mostri d’ogni tipo, e solo un gruppo di grandi eroi potrà uscirne vittorioso. Proprio per questo Trebor decide di trovare una compagnia di sfig..ehm, valorosi guerrieri pronti a raccogliere il guanto della sfida, penetrare nella fortezza e mettere le mani sull’amuleto.

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

Tutto questo solo dopo aver eliminato il mago pazzo, il quale non lo cederà tanto facilmente. A livello meccanico invece il gioco ha ispirato molti esponenti venuti successivamente, specialmente Etrian Odyssey (qui la nostra recensione). Non a caso il villaggio/base operativa è uno dei biglietti da visita della serie. Facendo un passo indietro e tornando agli anni ’80, giocare a un dungeon crawler significava armarsi di carta e penna.

Questo perché non esisteva la la mappatura automatica e di conseguenza il giocatore era bussola di se stesso. Digital Eclipse ha voluto mantenere inalterata questa meccanica, tant’è che per quanto una mappa appaia effettivamente sullo schermo durante l’esplorazione, verrà cancellata al ritorno al villaggio. Una sorta di via di mezzo tra mappatura automatica e sane meccaniche hardcore.

MAGO, GUERRIERO E TANTO ALTRO

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

Con Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord parliamo di un cRPG serio, tanto completo quanto profondo già  a partire dalla creazione del proprio personaggio. Se pensate che cinque razze e sei classi tra cui scegliere siano pochi, vi ricrederete dopo qualche ora. Anche se la creazione non si discosta poi molto dagli standard odierni, i valori relativi a statistiche e allineamento risulteranno decisivi per una buona riuscita della partita.

Il tutto risulta nel complesso semplice grazie ad un’interfaccia minimale ma efficace, che non disdegna consigli e descrizioni. L’obiettivo di Digital Eclipse è quello di offrire un prodotto al passo coi tempi ma capace di conservare anima e spirito del gioco originale. E in questo senso il sentiero è senz’altro quello giusto.

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

Capiterà di aumentare di livello perdendo punti caratteristica ma guadagnando abilità che potranno risultare più che utili nel proseguimento della campagna. Per quanto riguarda le caratteristiche ci ritroveremo quelle classiche come forza, intelletto, pietà, vitalità, agilità e fortuna. Il combattimento è a turni, e il party è diviso su due linee con elementi d’avanguardia e attaccanti a distanza come arcieri e maghi.

Come abbiamo anticipato in apertura, la difficoltà si attesta su livelli decisamente alti sebbene la curva d’apprendimento appaia tutto sommato abbordabile, almeno nelle prime ore. Se uno dei nostri compagni dovesse perdere tutti i punti ferita non ci sarà altro modo di curarlo se non quello di tornare al villaggio, con tutto quello che ne consegue in termini di mappatura.

PERDERSI TRA LE OMBRE

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

La conformazione dei livelli in Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord segue pari pari l’orientamento (o la sua mancanza) e la follia del titolo originale. I dieci labirinti che dovremo superare propongono puzzle senza un minimo di spiegazione, vicoli ciechi, teletrasporti verso aree sconosciute con trappole al seguito, muri invisibili e perfino sezioni di gioco (completamente al buio) davvero angoscianti.

Sotto questi aspetti il lavoro di Digital Eclipse ha dell’incredibile, sebbene mostri il fianco a una quantità spesso elevata di frustrazione che allontanerà ben più di un giocatore. E da qui arriviamo alla componente tecnica, che si avvale di una grafica interamente in tre dimensioni al passo con i tempi, pur nella sua semplicità.

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

Animazioni dei nemici ed effetti di luce non fanno gridare al miracolo ma ovviamente non è questo il target della produzione. Anche la componente musicale, fatta eccezione per un buon campionamento sul fronte degli effetti, risulta volutamente esigua.

L’interfaccia come detto in precedenza risulta semplice ed efficace, mentre l’aggiunta di una minimappa che si amplia durante l’esplorazione è un’introduzione gradita che come abbiamo visto in precedenza non arriva a snaturare lo spirito hardcore del gioco.

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord

MOLTO PROMETTENTE

Wizardry: Proving Grounds of the Mad Overlord è un buon dungeon crawler, oltre che un remake sorprendentemente aderente allo spirito dell’opera originale che vuole riproporre. Digital Eclipse sta facendo un ottimo lavoro, che oltretutto viene continuamente migliorato grazie ad aggiornamenti regolari e a un occhio attento ai feedback della community. Pur in accesso anticipato il titolo risulta già completamente giocabile e adatto a tutti gli appassionati del genere, fermo restando che il livello di sfida offerto è volutamente alto.

Fondamentalmente si è provveduto ad aggiornare il comparto tecnico e ad aggiungere qualche opzione come la mappatura, mantenendo inalterate le caratteristiche celebri della serie. La possibilità di “visionare” la versione originale mentre si gioca è il classico specchietto per le allodole, ma siamo certi del suo funzionamento. Creare un party e darsi all’avventura è semplice, ma la pazienza e la perseveranza necessarie per godere appieno dell’opera potrebbero allontanare i meno coraggiosi. A conti fatti tuttavia il lavoro dello studio californiano è di ottimo livello, specialmente se si considera che è ancora tutto work in progress.

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