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The Lord of the Rings: Return to Moria, sopravvivere nella Quarta Era, recensione

Tra ombre, sussurri e spifferi d'aria facciamoci strada in quel di Khazad-dûm

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Qui giace Balin, figlio di Fundin, Signore di Moria”. È morto, dunque. Con queste parole Gandalf spezza un momento di mistificazione mentre la Compagnia dell’Anello attraversava un regno assai famoso della Terra di Mezzo. Conla recente release di The Lord of the Rings: Return to Moria cogliamo l’occasione per parlare di quella che probabilmente rappresenta l’ambientazione fantasy più famosa di tutte, e a buon diritto. Il legendarium creato da John Ronald Reuel Tolkien ha dato vita a un intero genere, compreso l’apparentemente più conosciuto Dungeons & Dragons.

È infatti risaputo come l’opera partorita da Gary Gygax e Dave Arneson nel 1974 fosse ispirata e non poco alle atmosfere d’una terra a cavallo tra “amor cortese ed epiche gesta“. A livello videoludico invece assistiamo a una scissione tra pre o post “Era Peter Jackson”, ossia i celebri film. La trilogia ha dato lustro a un’opera che pareva quasi impossibile trasporre su pellicola, e i videogiochi non sono stati da meno. Diversi progetti hanno ottenuto un buon successo, mentre altri, purtroppo, non sono risultati all’altezza delle aspettative. Primo fra tutti The Lord of the Rings: Gollum, uscito lo scorso maggio.

Per quanto concerne il titolo di cui parleremo oggi invece il team di Free Range Games ha puntato su un genere finora inedito tra i videogiochi dedicati al Signore degli Anelli, ovvero quello dei survival. Non ci resta che scoprire come è andata con questa recensione di The Lord of the Rings: Return to Moria. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da North Beach Games, al momento è disponibile solamente su Pc, in esclusiva via Epic Games Store. Per le versioni PS5 e Xbox Series X/S bisognerà invece attendere, rispettivamente, il prossimo 5 dicembre e l’inizio del 2024. Buona lettura.

LA QUARTA ERA DELLA TERRA DI MEZZO

Il Signore degli Anelli è piuttosto chiaro circa il destino di alcuni protagonisti, sebbene il legendarium tolkeniano continui a mietere sorprese grazie alla History of Middle-earth. Alla fine del libro assistiamo al passaggio verso una nuova Era, la Quarta, detta “Era degli Umani”, dove pur essendo ugualmente presenti le altre razze non presentano lo stesso splendore.

The Lord of the Rings: Return to Moria prende a piene mani dall’epilogo, ed è incentrato sulla “Reconquista” di Khazad-dûm per mano del popolo nanico. Dopo la caduta di Sauron furono diverse le spedizioni verso le miniere di Moria, atte principalmente al recupero di minerale da lavorare. Ma ad Erebor, Montagna Solitaria conosciuta nell’epopea de Lo Hobbit, il sogno della ripresa di quello splendido regno non si spense mai.

The Lord of the Rings: Return to Moria

Se ci atteniamo ai fatti prettamente canonici scopriamo che nella Quarta Era sarà Durin VII a rendere realtà tale sogno. Per quanto riguarda il gioco il team di Free Range Games ha optato per un tiepido richiamo alla trilogia cinematografica con Re Gimli (interpretato da John Rhys-Davies che riprende il suo personaggio, in veste di doppiatore) pronto a farsi latore di gloria e giustizia.

L’obiettivo è chiaro e semplice: riprendersi il regno costi quel che costi. I nostri nani partono quindi di gran carriera, ma quando la spedizione è pronta a entrare tutto precipita a causa di un incidente. La compagnia riesce miracolosamente a salvarsi ma rimane tagliata fuori dalle porte del regno. Tutti tranne uno, il non proprio fortunato protagonista che da lì affronterà una cerca ben più ardua di quanto si potrebbe pensare.

UNA LORE BEN SFRUTTATA

The Lord of the Rings: Return to Moria

Al di là di meccaniche e struttura di gioco, The Lord of the Rings: Return to Moria fa buon uso di una lore tanto profonda quanto sfaccettata. Il nostro alter ego verrà creato attraverso un discreto editor che ci permetterà di personalizzarne voce, sesso, tratti fisici e perfino la provenienza. Quest’ultimo aspetto risulta purtroppo secondario poiché la scelta potrà variare il modo di parlare del nostro personaggio, ma non inciderà in alcun modo sul gameplay. È pur vero che durante questa fase udire parole in Khuzdul, lingua nanica della Terra di Mezzo, è particolarmente gratificante.

Una volta soddisfatti del risultato con l’editor verremo catapultati nella fase iniziale di gioco. Qui il tutorial ci illustrerà le funzionalità di base e i comandi necessari per l’avventura. La visuale è in terza persona, mentre la combinazione mouse+tastiera fa il suo dovere. La struttura è quella di un survival con forte accento sull’esplorazione, che purtroppo incappa in alcune problematiche che analizzeremo a breve. La mappa appare dettagliata e ricca di stanze e ambienti ben diversificati, con elementi che verranno generati proceduralmente a ogni partita. Le aree risulteranno particolarmente evocative sia per gli amanti dei libri che per chi dovesse conoscere il legendarium solo attraverso l’opera cinematografica.

The Lord of the Rings: Return to Moria

La nostra “passeggiata” nelle antiche camere alla ricerca di materiali e oggetti utili ci permetterà di scoprire tracce della compagnia guidata da Thorin Scudodiquercia, re senza corona protagonista del “Lo Hobbit”. Non mancheranno riferimenti anche alla più famosa spedizione dell’Unico Anello, e non a caso alcuni passaggi, come per esempio la “via elfica”, risulteranno particolarmente suggestivi.

È fin da subito evidente l’attenzione ai dettagli da parte del team di sviluppo, che non ha disdegnato tocchi di stile nel level design. Peccato però non poter esplorare da subito l’intero regno, che invece si renderà disponibile man mano (a segmenti) in seguito all’acquisizione di determinati elementi.

UN PICCONE SPEZZATO

The Lord of the Rings: Return to Moria

Fin qui ci siamo espressi positivamente verso The Lord of the Rings: Return to Moria, che a livello di gameplay tende fortemente alla componente multigiocatore. Le debolezze del gioco iniziano a paventarsi quando, finito il tutorial, inizieremo a esplorare e “lavorare” in autonomia. Non è possibile scavare dove si vuole, bensì in posizioni specifiche. E su questo potremmo tranquillamente passarci sopra se non fosse che spesso si paleseranno evidenti problemi in materia di collisioni.

Capiterà di colpire a vuoto e recuperare materiale mentre in altre situazioni, nonostante l’attrezzo sia in posizione corretta, lo scavo non darà i suoi frutti. Altro evidente problema è che il gioco salva in modo totalmente automatico. Ciò implica che uscendo dalla partita prima di aver salvato non solo perderemo una parte del lavoro, ma anche altri tipi di progressi.

The Lord of the Rings: Return to Moria

In un’occasione per esempio avevamo costruito un buon riparo, contenente un letto e un tavolo rudimentali, una sedia, una cassa e qualche attrezzo. Avevamo preparato il nostro rifugio con tanto di porta, luci e quant’altro potesse servirci. Il giorno dopo, all’avvio del gioco, siamo apparsi tutt’altra posizione e tornando indietro abbiamo scoperto che l’anfratto edificato con tanta cura era stato depredato dagli orchi.

Inutile dire che la frustrazione si è fatta subito sentire, anche perché il tutto va ad unirsi con un altro serio problema: il sistema di combattimento e il bilanciamento generale. Trattandosi di un survival dove è possibile creare un party fino ad otto giocatori, meccaniche e struttura sono orientate verso questa modalità a discapito di chi gioca in singolo. Il quale invece si ritroverà ad affrontare orde di mostri che il più delle volte non gli daranno tregua, rappresentando più un fastidio che un ulteriore approfondimento del gameplay.

ATTRAENTE IN COMPAGNIA, MENTRE DA SOLI…

The Lord of the Rings: Return to Moria

Le meccaniche survivalistiche di The Lord of the Rings: Return to Moria sono quelle tipiche del genere: fame, sonno e in questo caso bisogno di luce. Fattori che purtroppo risentono del precario bilanciamento generale. Insieme ad altri amici c’è la possibilità di pianificare le azioni di costruzione, difesa, recupero e preparazione delle vettovaglie. In compagnia infatti l’esperienza appare decisamente più divertente e ludicamente strutturata, mentre da soli ci si stancherà presto. Anche per via del fatto che il backtracking risulta notevolmente marcato.

Oltretutto l’acquisizione di nuove armi ed equipaggiamenti sarà, passateci il termine, non molto tolkeniana. Il sistema di progressione si basa sull’ottenimento di oggetti,e noi dovremo dedicare parte del nostro tempo alla riparazione e al restauro di statue e costruzioni. Terminato un lavoro otterremo una porzione di progetto, e completandone i frammenti sbloccheremo armi, armature e attrezzi.

The Lord of the Rings: Return to Moria

Una meccanica che non ci ha convinto soprattutto se consideriamo l’ambientazione: Moria. Dato il contesto avrebbe sicuramente reso meglio il ritrovamento e lo studio di libri sui quali apprendere ciò di cui si ha bisogno. Tornando e chiudendo il ragionamento lato combat system, il tutto si riduce ad una sorta di button mashing poiché la meccanica è affidata alla pressione di un singolo pulsante. Arco e balestra sembrano invece delle mitragliatrici automatiche, capaci di sparare colpi a raffica tanto da far invidia a Legolas in persona.

Se giocato in singolo, tra orde di nemici che appaiono dal nulla e attacchi ai nostri avamposti, c’è il forte rischio di trovarsi con un pugno di mosche in mano dopo molte ore di gameplay. A nostro avviso sarebbe stato meglio orientare il prodotto alla sola esperienza in multigiocatore, o affiancare al protagonista un party gestito dall’IA. La sensazione è che si sia tentato di accontentare un parco d’utenza più ampio possibile: ma si tratta di una pratica che raramente garantisce dei buoni risultati.

MUSICA NON PERVENUTA, O QUASI

The Lord of the Rings: Return to Moria

A livello visivo The Lord of the Rings: Return to Moria si difende bene sia in termini di direzione artistica che di level design. Gli ambienti risultano vari e particolarmente evocativi, con tanti piccoli particolari e buoni giochi di luce. Anche il personaggio principale gode di grande attenzione, proponendo tutta una serie di particolari che ben collimano con l’intero comparto. La stessa cura non è stata però riservata a orchi e altri mostri, che invece risultano piatti e fin troppo simili tra loro.

Abbiamo già segnalato i problemi riguardanti il sistema di collisione e il combat system, che oltre al bilanciamento soffre anche di animazioni rigide e spigolose. Passando al comparto sonoro dobbiamo purtroppo evidenziare una sorprendente, oltre che quasi totale mancanza di musiche. Minecraft, il survival più famoso di tutti nonchè uno dei videogiochi più venduti di sempre, offre tracce melodiche e rilassanti che non stancano né risultano invasive poiché intervallate da momenti di silenzio.

The Lord of the Rings: Return to Moria

Anche in questo caso Free Range Games, avrebbe potuto optare per una scelta simile. Invece il team californiano ha scelto di affidarsi completamente al sottofondo ambientale. Certo i vari effetti sonori risultano ben campionati e coerenti con l’ambientazione potenzialmente claustrofobica di questa regno sotterraneo, ma delle tracce epiche a tema non avrebbero guastato.

A bilanciare parzialmente la situazione arriverà il nostro stesso alter ego, che durante il lavoro inizierà a canticchiare dei motivetti in lingua Khuzdul. E’ interessante notare quanto non si tratti di una semplice chicca per gli appassionati, ma presenta anche una funzione strumentale. Il canto infatti aumenterà temporaneamente la barra del vigore, consentendoci di lavorare per periodi più lunghi. Segnaliamo infine che il gioco è interamente localizzato in italiano per quel che concerne i sottotitoli: cosa sempre apprezzata.

The Lord of the Rings: Return to Moria

POTREBBE DARE SODDISFAZIONI

The Lord of the Rings: Return to Moria è un survival che per quanto concettualmente interessante non riesce a imporsi in un panorama folto di proposte di gran lunga più elaborate e divertenti, ludicamente parlando. Questo a causa di alcune problematiche tutt’altro che trascurabili. Al di là di alcune licenze poetiche più e meno fisiologiche la leggendaria lore della Terra di Mezzo viene nel complesso sfruttata bene. Apprezziamo quindi gli sforzi del team di Free Range Games in tal senso; sforzi che tuttavia vengono vanificati dal tentativo di orientarsi all’immediatezza.

A partire dal sistema di combattimento, grezzo e poco funzionale all’esperienza in singolo giocatore soprattutto per via del mancato bilanciamento per quanto riguarda la densità dei nemici. Anche una componente ruolistica maggiormente pronunciata e un sistema di progressione più moderno e definito avrebbe giocato non poco. Oltre ai bug (a cui il team di sviluppo sta già facendo fronte con svariate patch rilasciate a cadenza regolare) il problema è rappresentato dalla struttura stessa del gioco. Il quale se vissuto in compagnia di amici può indubbiamente riservare delle notevole soddisfazioni, certo. Ma da una produzione che sfrutta una licenza tanto prestigiosa è lecito aspettarsi decisamente di più.

Pregi

Nel complesso la lore viene sfruttata bene, con tante piccole chicche in forma di easter egg che i fan di LOTR adoreranno. Visivamente appagante. L'idea di base non è male...

Difetti

... Ma la realizzazione risulta incerta. Combat system grezzo e poco rifinito. Bilanciamento generale fallace. In singolo diventa noioso troppo presto. Manca un sistema di progressione degno di questo nome. Alcune incertezze tecniche.

Voto

6

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