Molly Medusa: Queen of Spit, recensione di un’avventura nell’antica Grecia
Una simpatica ma sfortunata eroina proverà a sciogliere una terrificante maledizione
Retrogaming è un neologismo inglese che indica passione e/o propensione per i videogiochi del passato. In realtà però non esistono “tempistiche” tecniche specifiche che vanno a stabilire quali siano i prodotti “retrò”, e quali no. Anche se, generalmente, vengono considerati tali tutti i titoli rilasciati due o tre generazioni passate rispetto a quella odierna. Con Molly Medusa: Queen of Spit approfondiremo in piccola parte quest’argomento.
Oltretutto il mondo dei retrogames è ben più vasto e sfaccettato di quanto si possa immaginare. Senza contare che ancora oggi è possibile assistere alla realizzazione di nuovi titoli per hardware veramente “anziani” come il Commodore 64 e l’Amiga. Insomma, il confine tra gioco vecchio e stilisticamente/meccanicamente ispirato ai bei tempi andati è sempre più sottile.
E il titolo di cui parleremo oggi, sviluppato da Neckbolt (pseudonimo del singolo sviluppatore Niklas Hallin), rientra pienamente in questa categoria. Di seguito la nostra recensione della versione Pc di Molly Medusa: Queen of Spit. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Burning Planet Digital, è disponibile anche su Switch. Buona lettura.
PROMESSE MALEDETTE
In Molly Medusa: Queen of Spit vestiremo i panni di una ragazzina di nome Molly (vezzeggiativo di Molinike), apprendista scultrice in un’antica Grecia che raramente ci è capitato di vedere così colorata. La componente narrativa non disdegna qualche battuta di spirito, sebbene il tutto risulti fin troppo frettoloso. Il maestro cui la nostra eroina si ispira coltiva il sogno di mutare “la pietra in carne”.
E da questo particolare desiderio nasceranno tutta una serie di sfortunate coincidenze che daranno anche il via all’avventura.Nel tentativo di aiutare il nostro mentore faremo la conoscenza di Circe, divinità celebre tanto per le abilità da seduttrice quanto per la passione verso gli intrighi. Da questo non proprio fortunato incontro la nostra giovane protagonista riceverà il potere di trasformare tutto ciò che tocca in pietra.
Una sorta di Re Mida al contrario, e con effetti assai peggiori. Da qui partirà l’avventura, dove il nostro obiettivo sarà proprio sbarazzarci di questo dono indesiderato. Peccato però che a situazioni potenzialmente interessanti non vengano poi contrapposte dei dialoghi adeguatamente approfonditi.
La storia infatti risulta a dir poco superficiale, senza contare che la nostra piccola amica non mostrerà di provare paura, gioia o qualsivoglia emozione per un tale sviluppo, certamente non lieto. A livello prettamente strutturale il mondo di gioco è suddiviso in aree, colme di puzzle e labirinti. Capiterà d’imbattersi in personaggi secondari, quali ad esempio una pietra parlante tutt’altro che felice d’ascoltare il nostro racconto.
UN MONDO IN INFINITE DIMENSIONI
Caratteristica principale e peculiarità di Molly Medusa: Queen of Spit risiede nella possibilità di “piegare” la gravità di un livello per superare ostacoli e completare determinate puzzle. Molly infatti è in grado di camminare sia sui muri che sui soffitti, e questa particolare abilità sarà imprescindibile per il prosieguo dell’avventura. Va però riconosciuto quanto in livelli strutturati in tre dimensioni una corretta gestione della telecamera risulta fondamentale, in particolar modo durante le variazioni di prospettiva.
E qui si presenta il problema, visto che nella maggior parte dei casi la telecamera risulterà a dir poco ballerina, e quasi impossibile da controllare. Ne conseguirà un costante tentativo da parte del giocatore di riuscire ad averne ragione, fallendo nella stragrande maggioranza dei casi. A quanto esposto si aggiunge una problematica gestione delle collisioni e del rapporto di salto in determinati punti della mappa, che spesso ci porterà a perdere punti vita gratuitamente.
Il risultato è che dopo poco tempo la frustrazione potrebbe facilmente prendere il sopravvento, complici inoltre alcuni puzzle piuttosto astrusi. Troviamo che ciò sia un peccato, soprattutto visto e considerato quanto il level design complessivo sia ragionato e la conformazione delle aree piacevole.
Fortunatamente arriverà in nostro aiuto un’opzione che ci consentirà di annullare qualunque danno da caduta, una sorta di god mode. Anche se generalmente una cosa del genere è da considerare un cheat, in questo caso specifico ne raccomandiamo l’uso così da mitigare la problematica appena esposta.
TECNICAMENTE PARLANDO
Stilisticamente e strutturlamente Molly Medusa: Queen of Spit si presenta come un prodotto rivolto proprio agli amanti del retrogaming, con una grafica a suo modo graziosa e attraente. La palette di colori è orientata all’uso di toni accesi, che rendono il prodotto adatto anche ai più giovani. Il level design è studiato e applicato in maniera coerente, e riesce ad accentuare la voglia di esplorare. Peccato però che il tutto venga inficiato dalle problematiche descritte in precedenza.
Segnaliamo inoltre la mancanza di impostazioni di carattere grafico relative a filtri o risoluzione. Una mancanza probabilmente derivante dal fatto che si tratta di una produzione concepita sia per Pc che per Switch (con tutto ciò che ne consegue). Per quanto riguarda la colonna sonora avremo a disposizione un esiguo numero di tracce heavy metal tendenzialmente relative. Un plauso invece va fatto al voice acting, visto che sorprendentemente quasi tutti i personaggi e le relative battute risultano doppiate.
SCONSIGLIATO
Molly Medusa: Queen of Spit presenta dei buoni spunti uniti a una veste grafica semplice e graziosa, che strizza l’occhio al pubblico più giovane. La storia non rappresenta certo il cavallo di battaglia, anche se occorre tener presente che ci troviamo dinanzi a un platform/rompicapo e non a un gioco di ruolo. Le idee ci sono, il level design anche. Il tutto viene però compromesso da problematiche troppo evidenti da poter essere ignorate.
La criticità principale risiede non tanto nella difficoltà di alcuni puzzle (che risultano veramente poco chiari da risolvere), quanto invece in una gestione fallimentare della telecamera e in evidenti problemi in materia di collisioni. Di conseguenza la meccanica più ispirata e interessante, quella relativa al “controllo” della gravità, finisce col diventare il principale tallone d’achille della produzione. Dispiace quindi per Neckbolt, ma al netto delle buone potenzialità allo stato attuale non possiamo suggerirne l’acquisto.
Pregi
Simpatico e colorato. I buoni spunti ci sono pure...
Difetti
... Ma quello che dovrebbe essere il punto di forza arriva a diventare il punto debole. Gestione problematica della telecamera. Difetti nelle collisioni. Storia poco approfondita.
Voto
5