Proprio nei giorni scorsi stavamo ponendo nuovamente l’attenzione sulle tematiche ambientali con Green With Energy (qui la nostra recensione). Uno dei titoli più recenti appartenenti a una schiera sempre più folta di produzioni che, tra le altre cose, cercano apertamente di sensibilizzare il pubblico su una questione che definire fondamentale sarebbe un eufemismo. Oggi invece parleremo di Wildmender, un’opera che unisce avventura, magia e tutela dell’ambiente. Un interesse dichiarato in maniera esplicita anche da Muse Games, software house indie già autrice di titoli come Guns of Icarus Online (2012) e Guns of Icarus Alliance (2017).
Lo studio americano ha infatti collaborato con l’International Rescue Committee (IRC) e la Rainforest Alliance attraverso l’inserimento di due mini-DLC (i quali aggiungono un grazioso copricapo a testa, indossabile dal personaggio), il cui ricavato sarà per l’appunto devoluto in favore di queste due importanti organizzazioni. Nel tentativo di verificare il nostro livello di armonia con la natura, andiamo quindi a vedere di che pasta è fatto Wildmender in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Kwalee, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.
LA VITA NASCE DALL’ACQUA
Dopo aver stabilito le fattezze del nostro alter ego dal menu principale (con poche opzioni tra cui scegliere), inizierà la nostra avventura in Wildmender. Ci risvegliamo nel deserto, su un albero circondato da una piccola pozza d’acqua. In lontananza possiamo ammirare delle antiche rovine e percepire un’atmosfera mistica: da lontano sentiamo improvvisamente chiedere aiuto.
Qui troviamo Vidyas, una specie di spirito guida, che ci chiede di aiutarlo a riportare quella terra (che in origine non era un deserto) al suo antico splendore. In che modo? Combattendo la corruzione e ricostruendo gli altari di cinque divinità distinte. Prima di avventurarci in questo affascinante deserto, tuttavia, dovremo provvedere ai bisogni primari, e quindi mettere le mani sul del cibo e dell’acqua.
Partendo dai semi sepolti nella sabbia (che troveremo attorno all’albero da cui saremo partiti) potremo iniziare a far rifiorire il deserto, gettando anche le fondamenta di quella che sarà la nostra oasi personale. Un piccolo paradiso che dovremo curare, anche tramite degli appositi strumenti che crafteremo allo scopo. Parallelamente seguiremo la trama del gioco, che ci porterà a scoprire l’altare di Naia e in generale alla missione di salvataggio degli spiriti perduti.
Ripristinando le sorgenti divine tramite degli speciali semi, ci verranno anche rivelati ulteriori dettagli su quanto accaduto alla terra. Nel contempo combatteremo anche la corruzione con il nostro magico specchio di rame, ma non vogliamo scendere troppo nei particolari di una storia, comunque intrigante, che saprà indubbiamente coinvolgere.
IL FASCINO DELL’ESPLORAZIONE ALLA “JOURNEY”
Punto di forza di Wildmender è certamente l’atmosfera. Sebbene sia possibile rinvenire semi, minerali, legno e vari materiali in mezzo alla sabbia, il deserto (e il nostro peregrinare attraverso esso) continuerà costantemente a rappresentare un intrigante antagonista. Arido e vuoto, con poche sorgenti d’acqua che dovremo man mano imparare a sfruttare al meglio.
D’altra parte non bisogna trascurare la componente survival: col tempo il sole disidraterà il nostro personaggio, che tra una tregua all’ombra e l’altra non dovrà mai dimenticare di fare scorta d’acqua o di cibi in grado di reidratare a dovere il corpo. In caso di svenimento (sia durante uno scontro che per condizioni “naturali” avverse) perderemo gli oggetti nell’inventario.
Ma niente paura: dopo essere respawnati, grazie alla mappa potremo arrivare al punto preciso e recuperare il tutto. Va inoltre considerato che l’esplorazione del vasto deserto sarà particolarmente divertente, grazie a diversi espedienti che renderanno agevoli i nostri viaggi. Potremo “surfare” sulla sabbia, fluttuare con l’ausilio di un fungo-ombrello e perfino creare ponti “vegetali” grazie a uno speciale seme.
Questi ponti ci permetteranno di arrivare in aree altrimenti inaccessibili. Per i meno pazienti ci saranno anche dei portali di viaggio veloce sparsi per il deserto, che contribuiranno ad accorciare ulteriormente le distanze. Nel caso in cui dovessimo sentirci soli, potremo anche invitare fino a tre amici a visitare la nostra oasi, o comunque a partire all’avventura insieme a noi.
UNA PICCOLA MERAVIGLIA
In linea con molte produzioni recenti, anche Wildmender offre la possibilità di tarare l’esperienza secondo le preferenze personali. Dalle impostazioni di gioco infatti potremo scegliere tra ben cinque livelli di difficoltà, oltre a voci più specifiche riguardanti la salute dei nemici, i danni inflitti e ricevuti, ecc. Anche il fatto che salvo rare eccezioni (legate alla trama di gioco) sarà possibile evitare qualunque combattimento è da apprezzare.
In fin dei conti c’è chi potrebbe volersi dedicare alla sola cura del proprio giardino: cosa che potrà concretamente fare. Va inoltre dato atto a Muse Games di aver fatto un ottimo lavoro con l’interfaccia, intuitiva e agevole anche nella navigazione destinata alla semplice bevuta di una pozione o al consumo di un cibo (tutto eseguibile con un tasto).
Per quanto riguarda invece il comparto tecnico, ci troviamo dinanzi a una pregevole combinazione tra uno stile grafico e artistico molto semplice a un vero e proprio tripudio di colori. Il quale potrà essere apprezzato in particolar modo dinanzi al verde che saremo in grado di generare all’interno del deserto. “Nemico” che non smetterà mai di simboleggiare una natura tanto minacciosa quanto deprimente, messa a repentaglio dalla corruzione.
Un’atmosfera magica supportata oltretutto da una meravigliosa colonna sonora, che alterna tracce allegre e spensierate ad altre cupe e malinconiche. La forza di Wildmender sta proprio nella sua capacità di riuscire a trasmettere sensazioni contrastanti, a seconda del momento e del luogo. Come altre produzioni sui generis, il fatto di aver reso il combattimento complessivamente opzionale è stato saggio. Perchè è proprio quella componente a mettere in luce animazioni e hitbox non proprio ottimali. Più pala e meno bastone, decisamente.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Una sorta di Journey con una forte impronta green, che in questo caso riguarda la riconquista del deserto da parte della vegetazione. Tra una storia incentrata sulla liberazione di curiose divinità e l’infusione di nuova vita su una terra arida e corrotta, Wildmender offre la possibilità di vivere un viaggio a dir poco memorabile. Svelare i misteri dietro la caduta di una civiltà, riscoprire la natura attraverso la forgiatura di un armonioso legame… Muse Games colpisce dritto, e duro, al cuore di qualunque appassionato di sopravvivenza, giardinaggio e avventure misteriose. Chapeau.
Pregi
L'atmosfera che si respira è davvero magica. Gameplay divertente e bilanciato che lascia moltissima libertà di scelta, anche in termini di livello di sfida. Stile artistico semplice ma di grande impatto grazie a un suo pregevole dei colori. Salvo rari casi, il combattimento è opzionale...
Difetti
... Il che è un bene, visto che è la componente che tende a sfigurare di più. Un editor dei personaggi più elaborato non avrebbe guastato.
Voto
9+