Dopo la nostra video anteprima di alcune settimane fa, torniamo a parlare di Torn Away in sede di recensione. Il mondo delle avventure grafiche/interattive è una nicchia tanto vasta quanto ricca di innovazioni. Con tentativi spesso falliti e ambiziosi sogni che talvolta portano a schermo delle vere e proprie epopee entusiasmanti e divertenti. Ma ci sono altri tipi di avventure dove il giocatore è subissato da un ventaglio di emozioni che viaggiano tra l’ansia, l’angoscia, e persino la depressione. The Thin Silence di TwoPM Studios e A Space for the Unbound di Mojiken Studio sono solo alcuni esempi di questo tipo d’esperienza.
Titoli che non vogliono tanto far divertire quanto invece riflettere, su elementi che oggi gravano più che mai su una società che vive di qualche alto e molti bassi. Oggi parleremo di un’avventura che alterna una prospettiva in prima persona a una in 2D a scorrimento laterale, ambientata nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale. Per il setting, lo sviluppatore indie russo Perelesoq ha optato non solo per un cambio di modalità ma anche di prospettiva, poiché ci sposteremo sul Fronte Orientale della guerra. Di seguito la nostra recensione di Torn Away. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Hawthorn Games, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
DURI CAMPI DI LAVORO
Prima di introdurci all’interno del comparto narrativo di Torn Away occorre fare un piccolo preambolo circa il contesto di riferimento. La protagonista di questa dolorosa avventura è una giovane bambina russa, una Ostarbeiter. Per capire appieno il significato di questo termine dobbiamo torniamo al 1941. Alla fine di quell’anno, la Germania nazista si trovò in difficoltà economica a causa dei numerosi fronti di guerra aperti.
La rete di rifornimenti e le unità messe in campo crearono gravi problemi di carattere logistico, oltre che l’impellente necessità di manodopera. Al fine di risolvere il “problema” si optò per la deportazione dei cittadini russi presi in ostaggio durante l’Operazione Barbarossa, l’invasione della Russia da parte della Wehrmacht. A questi “lavoratori” venne dato il nome di Ostarbeiter (“lavoratori dell’Est“).
Ed è proprio in questo periodo che la nostra piccola Asya, una giovane bimba di appena dieci anni, viene deportata insieme alla madre nei campi di lavoro. Tempi dolorosi visti dagli occhi di una bambina, che in seguito ad una rocambolesca fuga dovrà superare Germania e Polonia per tornare a casa a Stalingrado. Il tutto nella speranza di ricongiungersi all’amata famiglia. La componente narrativa si avvale di uno stile visivo dinamico.
Quest’ultimo alterna scatti tipici delle visual novel a passaggi con meccaniche stealth in prima persona e livelli a scorrimento laterale in due dimensioni. A parte alcune situazioni il ritmo non è particolarmente serrato, ma il cambio continuo di prospettiva che talvolta può sorprendere il giocatore è voluto. Lo si nota in particolare quando la bambina cerca riparo e in generale, dove le vicissitudini celano forti sentimenti che durante il gameplay sono narrati non solo dalla voce di Asya, ma anche dai suoi piccoli amici immaginari.
CORTO, EMOZIONALE, NON DIFFICILE
Torn Away è senz’ombra di dubbio un titolo rivolto a un pubblico maturo, e perciò si rivela inadatto a giocate mordi e fuggi o in generale particolarmente spensierate. Anzi, come abbiamo accennato poco fa da parte di Perelesoq vi è l’intento di trasmettere emozioni tutt’altro che “felici”. Cosa che riesce efficacemente a creare una forte empatia tra il giocatore e la protagonista. La partenza dalla Germania nazista e il disperato ritorno verso Unione Sovietica sarà costellato di eventi che ci vedranno testimoni di situazioni spesso deprimenti.
Scene di guerra fin troppo reali che mai come oggi non vanno dimenticate, e ancor meno ricordate in pompa magna solamente in date e ricorrenze utili agli sproloqui politici. La regia, pur gestendo la struttura entro il confine di un’esperienza videoludica, non cela nulla mostrando perdite di familiari e persone a cui si tiene, la propria casa e perfino violenze di vario tipo. Ci vuole coraggio per portare a schermo questi temi, proposti in maniera abbastanza semplice in termini di gameplay.
La combinazione mouse e tastiera funziona egregiamente, e quando si rimane bloccati il gioco non disdegna aiuti evidenziando oggetti con i quali possiamo interagire. Ci si può sentire spaesati ma è davvero difficile rimanere impossibilitati a proseguire. Sbagliare durante la partita, ad esempio quando si viene scoperti dai soldati nazisti, non è particolarmente punitivo.
Questo grazie ai vari checkpoint, davvero ben disposti, che garantiscono una progressione molto fluida della partita.. Naturalmente in questi casi il trial & error è dietro l’angolo, ma vista la breve durata dell’esperienza, appena 4/5 ore, non si cede mai alla frustrazione. A questo punto potremmo identificare nella scarsa longevità la principale criticità della produzione, ma non sarebbe giusto farlo dato lo spirito e le finalità dell’opera.
GRAFICA E SONORO
Torn Away si presenta con una veste grafica semplice, che alterna visuali in due dimensioni ad altre tridimensionali. In entrambi i casi la palette di colori è sempre tendente ai toni freddi, che si “scaldano” in compagnia dei piccoli amici immaginari di Asya. Le animazioni risultano semplici, quasi abbozzate ma anche perfettamente in linea con uno stile da disegno animato a tratti, appena abbozzato.
Questi elementi si accompagnano perfettamente a una colonna sonora tenue e con ampio uso di pianoforte e violino, che trasmettono in modo coerente la drammaticità della componente narrativa. A differenza della video anteprima, dove abbiamo giocato in lingua inglese e testi in russo, il gioco è ora disponibile anche in italiano, fattore non scontato in un mondo videoludico che trova la nostra penisola sempre meno attraente.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
E siamo arrivati alla fine. Torn Away è un titolo “denso”, nel messaggio e nell’esposizione. Per sua stessa natura non adatto a chiunque, ma solo a un pubblico capace di apprezzarne la serietà e le tematiche, assieme alla relativa esposizione. La grafica è di buon livello e si armonizza perfettamente con la struttura come anche l’alternanza dei vari scenari, tutti piuttosto semplici da completare. Potremmo dire che complessivamente il gioco sarebbe otuto essere più longevo, ma visti i temi allungare un brodo già particolarmente pesante da digerire sarebbe stato troppo.
D’altra parte si tratta di una cosa voluta, poiché lo sviluppatore Perelesoq ha puntato sulla componente narrativa piuttosto che sul gameplay. Ed è un bene, perché in un mondo moderno capace di trasmettere l’adorazione della morte e l’illusione della guerra per buoni motivi, un prodotto che trasmette senza fronzoli ciò che esse possano comportare è indubbiamente positivo.
Pregi
Narrativamente profondo. Semplice e intuitivo. Crea forte empatia. Adatto ad un pubblico maturo.
Difetti
Non molto longevo ma, tutto sommato, meglio così.
Voto
7,5