Baldur’s Gate 3, recensione di un attesissimo ritorno tra i giochi di ruolo
E' ora di tornare nella Costa della Spada e tirare le somme su uno dei giochi di ruolo più attesi degli ultimi anni
La lunga attesa è finalmente finita. Gli appassionati aspettavano il terzo capitolo del franchise dal lontanissimo 2000, dal quale è passata una vera e propria era geologica. Circa tre anni fa nel corso della nostra anteprima abbiamo dato uno sguardo all’allora debuttante (in accesso anticipato) Baldur’s Gate 3. Nuova iterazione di una serie iconica e seguito dei primi due capitoli, con un intermezzo firmato Beamdog e le sue versione “Enhanced”.
In cabina di regia BioWare ha lasciato il posto a Larian Studios, eclettica e talentuosa software house belga a cui dobbiamo la nota serie Divinity. Sotto la scoppa passiamo dalla seconda edizione del Dungeons and Dragons (la famosa Advanced Dungeons & Dragons 2nd Edition) a una più moderna ma ugualmente discussa quinta edizione.
Il cambiamento è pertanto evidente, anche e soprattutto rispetto alla versione 3.5 del regolamento prodotto da Games Workshop. Ancora oggi ritenuto da molti il migliore in assoluto, e che ha permesso a Paizo, via OGL, di dar vita a Pathfinder. Il corposo periodo in accesso anticipato su Steam poteva far sorgere qualche dubbio, ma a conti fatti si è rivelata una scelta vincente.
Non solo perché ha permesso di migliorare un prodotto dalle potenzialità assurde, ma che tra nuove classi, miglioramenti di vario tipo e un lavoro quasi perfetto di advertising e coinvolgimento della community ha generato un hype che si vede raramente. Per quanto i fasti di Planescape: Torment siano indimenticabili e, checché se ne dica, i due Pathfinder di Owlcat Games sono e rimangono due grandissimi giochi di ruolo.
In quest’ottica l’interrogativo di tutti i fan ed amanti dei giochi ruolistici è uno. Riusciranno i ragazzi di Larian Studios ad eguagliare i fasti dei primi due Baldur’s Gate? Magari evitando anche gli errori commessi da inXile Entertainment con Torment: Tides of Numenera e completando, di fatto, una delle quest più difficili della storia?
Lo scoprirete leggendo questa recensione della versione Pc di Baldur’s Gate 3. La quale non solo rievocherà i fasti del genere rpg, ma è firmata sia da DannyDSC che dal nostro direttore, Edoardo Ullo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, sarà disponibile anche su PS5 a partire dal prossimo 6 settembre. Ancora sconosciuta invece la data della release su Xbox Series X/S. Buona lettura.
RICORDI DEL PASSATO
La recensione di Baldur’s Gate 3 deve i suoni natali agli anni che furono. Ben 24, dal giorno in cui l’acquisto di una scatola marroncina con scritte in oro e il simbolo di Baal arrivò in casa di un appassionato, allora poco più che ventenne. Anche se in realtà appassionato a tutto tondo non lo era ancora. O ancor meglio, il mondo al quale si stava per affacciare andava oltre le sue più rosee aspettative. Già a suo agio nel fantasy grazie ai librogame di Lupo Solitario per un dono fatto dallo zio, intrecciò quel rapporto con Shannara, serie di libri scritta da Terry Brooks.
Le basi c’erano tutte ma quell’utente ancora non sapeva cosa doveva fare in questo gioco che ti donava il potere di un eroe, trasportandoti in terre colme di magia, misteri, antichi tesori e pericoli mortali. Ma come suol dire, il vaso di Pandora venne scoperchiato e la scintilla fu probabilmente qualcosa simile a un amore succinto da un colpo di fulmine.
Il primo capitolo se lo finì per ben due volte e con classi differenti, bardo e ranger. Ma ancora l’appassionato non era soddisfatto, e l’arrivo del secondo capitolo fu solo una scusa per approfondirne l’ambientazione. I Forgotten Realms o Reami Perduti nella traduzione italiana, che ancora oggi sono colonna portante del gioco da tavolo più famoso di tutti: Dungeons & Dragons.
Da lì l’acquisto della manualistica giunta alla sua terza iterazione fu una mera conseguenza che si concretizzò con alcune e fin troppo sporadiche partite cartacee ,e una genesi durata anni tra partite e masterizzazioni con l’allora seguito spirituale di Baldur’s Gate, Neverwinter Nights. E si passò a Ravenloft e alla versione 3.5 del regolamento cartaceo e ai compendi e tanto altro…Fino ad oggi.
IL PESO DI CHIAMARSI BALDUR’S GATE
Ancora oggi chi vi scrive ricorda a memoria il party con cui concluse la prima partita: il protagonista Coran, Xan, Kivan, Khalid, Kagain. Il fatto è che Baldur’s Gate, insieme a Ultima VII, hanno cambiato sensibilmente il modo d’intendere il gioco di ruolo. Libertà, dialoghi lunghi e corposi, manualistica approfondita, scenari ricchi di particolari, magie, abilità, tesori. Un elenco infinito che in un certo senso oggi Larian Studios sfida, portando sui nostri schermi Baldur’s Gate 3.
Su YouTube ci sono già video, guide, impressioni a caldo e anche le recensioni hanno ormai fatto capolino sul web. Pertanto, proporre il solito articolo strutturato in componente narrativa, interfaccia, gameplay, combattimento e parte tecnica risulta in un certo qual modo perfino inutile. Non che lo sia nello specifico, ci mancherebbe altro!
Ma è giunto il momento di proporre qualcosa di nuovo, e pertanto questa recensione si occuperà di tutti questi elementi ma in modo più personale, più emozionale. Mantenendo comunque l’oggettività che ci ha sempre contraddistinto. D’altra parte quello a cui ci stiamo per approcciare, giusto per fare un nome, è al livello di Half Life 3 perché erano anni e anni che le voci si rincorrevano. Altri prodotti hanno sfruttato la licenza di Games Workshop ma diciamocela tutta.
In tempi recenti fatta eccezione per Solasta (che non sfrutta nemmeno lìufficiale ma solo la “SRD“, ovvero la versione open della quinta edizione), dopo il primo Neverwinter Nights i prodotti sono stati di qualità altalenante. Non vanno però considerati Low Magic Age o The Curse of Feldar Vale poiché entrambi sviluppati sotto “OGL“, ossia la versione open delle regole ma riferite alla 3.5. Se avete letto fino a qui e siete ancora interessati è il momento di partire. Dadi e scheda pronti? Andiamo!
SCEGLI IL TUO DESTINO
Larian Studios ha modernizzato il concetto stesso di gioco di ruolo. Non tanto però nello sviluppo del personaggio, che bene o male ad oggi è stato proposto esplorando probabilmente tutto lo scibile umano. Il punto di forza dello studio belga è sempre stata la commistione tra storia e gameplay. Ma dato che Baldur’s Gate 3 è un gioco di ruolo basato sulle regole di un prodotto cartaceo, è lecito aspettarsi qualcosa di simile ai due capolavori di Owlcat Games (Pathfinder ndr).
Il prologo all’arrivo sulla Costa della Spada è uguale per tutti, e tralasciando possibili spoiler ci ritroveremo imprigionati in un vascello zeppo di mind flayer per poi essere scaraventati in un punto non ben precisato della costa. Le prime ore servono non solo alla creazione del proprio eroe, ma anche a introdurre le meccaniche. Questo grazie a un tutorial ben fatto, che oltretutto evita tediosi spiegoni traducendo direttamente le istruzioni sul piano di gioco.
Rimane tuttavia qualche perplessità sul menu poiché pur essendo completo di tutto e user friendly risulta fin troppo devoto alla grafica piuttosto che a ciò che serve veramente. Ovvero l‘impostazione del proprio personaggio e del relativo guardiano, figura misteriosa e parte integrante della narrazione. Per il resto c’è tutto: razze, classi, incantesimi arcani o divini e aspetto estetico, comprese le parti intime.
Un appunto su quest’ultimo aspetto: il gioco propone un PEGI 18 e mai come in questo caso ne suggeriamo la fruizione soltanto ad un pubblico maturo, visti i contenuti non solo violenti ma anche “romantici”… Ora, lungi dall’essere puritani (siamo i soli in Italia a trattare giochi per adulti, fate voi), ma arrivare a questi livelli è in un certo senso perfino esagerato. In fin dei conti il termine romance è consuetudine anche da prima di Mass Effect, e talvolta basta sottintendere per avere comunque un ottimo risultato.
NON EPICO MA DECISAMENTE ATTUALE
Uno degli aspetti su cui deve basarsi un gioco di ruolo è la storia. Che siano maghi, draghi, fate o nuvole poco importa, i crismi non sono diversi da quelli di un libro. Baldur’s Gate 3 si distacca dalla comune struttura fatta di dialoghi profondi e sfaccettati, proponendo una componente narrativa alquanto moderna e più in linea con l’opera fantascientifica di casa BioWare. Ne conseguono brevi battute e benché siano presenti descrizioni, il loro numero è esiguo e avaro di caratteri.
Scordatevi quindi tre o quattro righe di testo a descrivere una rovina o porzioni di testo da vero e proprio libro. Le interazioni con l’ambiente (sia esso materiale o senziente) si riducono a qualche conversazione che anticipa le scelte a corredo. Sul fronte ruolistico in senso stretto siamo in linea poiché anche in partite cartacee vissute e ben masterizzate non si eccede mai nella parola.
Non aspettatevi quindi la qualità narrativa di Planescape: Torment perché siamo lontani anni luce da quelle stringhe colme di dettagli capaci di farvi perdere in un mondo che vi aspetta a ogni caricamento. Sotto questo aspetto Baldur’s Gate 3 rappresenta un’opera vissuta in prima persona, con decisioni che impatteranno in modo sensibile il proseguimento, specialmente nelle fasi avanzate. Non è di per sé un fattore forzatamente negativo.
Tuttavia i giocatori in cerca di qualcosa di prolisso e narrativamente appagante potrebbero non trovarsi davanti al prodotto che si aspettano. L’opera dello studio belga è volutamente orientata ad azioni che non sviluppano una storia ma sono tessitrici di un’esperienza che si dipanerà attraverso un importante quantitativo di ore. L’epicità dei primi due capitoli rimane irraggiungibile, anche perché più che i personaggi in questo caso è l’ambientazione stessa ad assumere il ruolo di protagonista.
UN MONDO CHE VI ASPETTA
Tolto l’elemento narrativo che gode comunque di grande rilevanza (pur nella sua mancanza d’epicità), l’avventura che vivrete in Baldur’s Gate 3 è semplicemente GARGANTUESCA. Oltre a macroaree ricche di particolari e tesori da scoprire, il numero di scelte è quantomai sconcertante, in senso positivo. Qui è dove Larian Studios ha focalizzato la sua attenzione, e in quest’ottica la sua passione non solo per la genesi della serie ma per i giochi di ruolo in generale appare tangibile sotto ogni punto di vista.
Scelte fatte per sbaglio o per superficialità nelle prime ore di gioco daranno vita a conseguenze dopo così tanto tempo da risultare quasi dimenticate. Intrecci narrativi tra personaggi apparentemente scollegati o buoni che celano segreti così malvagi da far accapponare la pelle. Qui è dove il gioco dà il suo massimo, offrendo così tanta libertà che ci si potrà sentir smarriti mentre si viaggia attraverso una mappa che pare… infinita. Pur trattandosi di un semplice miraggio di confini invero ben definiti, rimane una dolce fantasia che appaga, e non poco, tanto l’occhio quanto il cuore.
A livello strutturale sono stati operati cambiamenti ai bonus razziali poiché invece di optare per le regole classiche si è deciso per un semplice +2/+1 generale, che a dirla tutta ci lascia un po’ perplessi. Le possibili build sono tante, ma questo vale anche per le normali statistiche presenti nel Manuale del Giocatore. Sono presenti anche interventi in merito ai tratti razziali, che talvolta inducono a sospettare il tentativo di scoraggiare i biclassamenti.
Ad esempio l’umano ottiene accesso automatico ad armi come alabarde e picche pur scegliendo una classe arcana, che in teoria sarebbe a suo agio con semplici bastoni e poco altro. Il motivo di questa scelta è a nostro avviso incomprensibile, e pur non vanificando nulla dell’ottimo lavoro svolto, tende a portare il gioco ad essere più ispirato, che effettivamente basato, sulla quinta edizione del Dungeons & Dragons.
BALDUR’S DIVINITY GATE
Lo diciamo senza mezzi termini: Baldur’s Gate 3 è derivativo della serie Divinity: Original Sin. Questo porta in dote fattori positivi, quali ad esempio un’interazione ambientale ai livelli dei The Elder Scrolls di Bethesda e dà il suo massimo specialmente nei combattimenti. Recuperare casse di vino di fuoco per poi usare l’incantesimo “unto” e successivamente un semplice “dardo di fuoco” darà il via ad esplosioni in serie con tanto di mietitura dei mostri deboli. Questa è solo un’idea tra un infinito reame di possibilità che offre il gioco, che tra l’altro ora consente azioni come la spinta e il salto.
Ricordate di non sottovalutare mai queste due azioni che possono risultare decisive e, in alcuni casi, letali. Leggasi, ad esempio, la possibilità di spingere i nemici dalle altezze e farli cadere in baratri o intrappolarli in buche, avendo poi, in quest’ultima occasione, gioco facile su nemici altrimenti più difficili da eliminare. Sotto questo aspetto, con un equipaggiamento adeguato ed un colpo d’occhio allenato per scovare eventuali vantaggi nello scenario di battaglia, solo la fantasia sarà il limite del giocatore. E questa è una gran cosa.
Non esiste infatti un modo giusto o sbagliato di condurre una schermaglia, se non quello che porta al game over e al successivo reload. Si può tentare di sgattaiolare nascondendosi, tendere delle imboscate o ancora, chiudersi in un piccolo anfratto così da dover affrontare meno nemici in una volta. Potremo attingere anche ai poteri “donati” dal girino che ci accompagnerà per un bel po’, facendo il verso ai poteri di Baal del secondo capitolo. Pagando però un prezzo di cui non vogliamo svelare la portata. Insomma la libertà fa da padrona, peccato non sia coadiuvata da un’interfaccia all’altezza. Paradossalmente l’iniziale proposta di Larian Studios aderiva meglio alle nostre esigenze, rispetto a quella odierna.
Si fatica specialmente a trovare oggetti come bombe e pozioni, tanto che spesso per ovviare al problema è necessario passare prima dall’inventario e successivamente mettere l’oggetto nella barra veloce. Lo studio belga ha apportato numerosi miglioramenti ma, a conti fatti, risulta ancora il tallone d’achille dell’intera produzione. Peccato perché invece quella di Divinity: Original Sin 2 è buona e si sarebbe adattata benissimo anche in quest’occasione. Fortunatamente i combattimenti rimangono a turni e questo ci concederà tutto il tempo necessario per sviluppare le strategie desiderate.
DAVVERO UN BEL POSTO DOVE VIAGGIARE
Considerando che Baldur’s Gate 3 è un crpg con visuale a volo d’uccello, la componente visiva è semplicemente fantastica. Il mondo che ci circonda è ricchissimo di dettagli fatti non solo di oggetti ma anche d’erba, pietre e alberi ricchi di texture ben definite, che al massimo del dettaglio sono una gioia per gli occhi. Il nostro Lenovo Legion Pro 5i dotato di una RTX 4070 ci ha permesso di godere di dettagli ultra, che coadiuvati dal DLSS settato su qualità, garantiscono un frame rate tra gli 80 e i 130 fotogrammi al secondo.
Unico neo il passaggio da scheda video onboard e RTX che su notebook tende a bloccare il gioco. Suggeriamo di selezionare la scheda video dedicata principale prima di cominciare a giocare. Specialmente tra le rovine è stato un tuffo al cuore, poiché effetti particellari e di luce garantiscono un’esperienza così vivida e piacevole di cui raramente siamo stati spettatori.
Tanta magnificenza è controbilanciata da una mancanza che troviamo francamente incomprensibile: un ciclo giorno/notte dinamico. Viaggiare di sera avrebbe sicuramente donato ulteriore spessore ad un’esperienza già ricca, e il fatto che i primi due capitoli fossero provvisti di tale meccanica non aiuta a spiegare la sua assenza. Oltretutto parliamo di giochi di oltre 20 anni fa, sebbene in 2D.
Confidiamo venga introdotto in futuro, perché è una mancanza che si fa sentire e che toglie non poco fascino al gioco. Buono il comparto musicale con tracce che ci accompagneranno senza risultare tediose, ma quello che eccelle è l’insieme di effetti audio con campionature di vento, uccelli, animali della foresta e suoni tipici di un paesino medievale che ci hanno spinto a togliere la musica per godere solamente dell’audio ambientale.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Baldur’s Gate 3 è un rpg completo, titanico e seppur narrativamente meno epico della prima dilogìa riesce nell’impresa di offrire un’avventura quasi senza fine all’interno di un mondo che pare sconfinato e in attesa di farci vivere esperienze quantomai eterogenee. Il team di Larian Studios è riuscito nell’impresa di portare a termine la quest più difficile, ma l’ha fatto a suo modo, con i suoi tempi e specialmente con la passione che li contraddistingue. A livello di scrittura è meno complesso, eppure orgogliosamente vissuto, offrendo una quantità infinita di missioni e un combattimento avvincente e colmo di strategie e possibilità.
Si tratta probabilmente della miglior esperienza ruolistica cui si possa prendere parte, sebbene sia importante precisare che a conti fatti risulta più ispirata, che realmente basata, sulla quinta edizione del Dungeons and Dragons. I cambiamenti a classi e tratti razziali ci lasciano ancora interdetti, ma nel complesso è un seguito perfetto e allo stesso tempo complementare dei primi due capitoli, che comunque vi consigliamo caldamente di recuperare. Definirlo un Mass Effect in salsa fantasy non sarebbe blasfemia, come anche considerarlo di fatto la prova di maturazione dello studio belga, che continua a stupire.
Questo non significa che approcciarsi diversamente sia sbagliato e anzi, speriamo che ottimi prodotti quali i due Pathfinder di Owlcat Games e Pillars of Eternity non finiscano nel dimenticatoio. A nostro avviso Planescape: Torment è e rimane sul trono del miglior gioco di ruolo di sempre, ma se volete davvero vivere un’esperienza nella Costa della Spada, non aspettate e fate vostro Baldur’s Gate 3 quanto prima. Non ve ne pentirete. Vi aspettiamo infine sul nostro canale Youtube, dove faremo due chiacchere sugli aspetti del gioco che ci hanno convinto meno e che a nostro avviso andrebbero migliorati.
NOTA A MARGINE DEL DIRETTORE
Giocare a Baldur’s Gate 3 significa immergersi in un mondo vasto, splendido da vedere e ricco di cose da fare… E da rifare. Abbiamo apprezzato questa assoluta libertà. Dall’alto delle molte ore di gameplay possiamo aggiungere che è appagante far crescere il proprio personaggio, e anche i nostri compagni di party. E ci sono piaciute (grazie ad una profondità non indifferente e dovuta ad un titolo con un nome pesante) le trame e le sotto-trame che si sviluppano in gioco e che cambiano di partita in partita. Le scelte avranno effettive conseguenze a breve, medio e lungo termine.
In alcune sfaccettature ci ha ricordato a tratti Drakensang, chiaramente al netto del divario tecnico e ruolistico tra le due produzioni. Sarà l’atmosfera, sarà la soddisfazione nel riuscire a fare proprio quello che si desidera sfruttando le attitudini del proprio personaggio (tante volte abbiamo evitato combattimenti inutili grazie all’intimidazione del nostro Barbaro), ma abbiamo rivissuto quel senso di appagamento provato quasi 15 anni fa.
Di Baldur’s Gate 3 si apprezza il comparto tecnico di gran pregio. Ma c’è la sensazione di trovarsi sì di fronte a una produzione colossale, ma forse “troppo lucida”. Manca probabilmente quel fascino che avevano i primi due episodi della serie o di alcune produzioni che il nostro buon Daniele ha sapientemente elencato nel corso della recensione. Erano altri tempi, altre epoche, ma probabilmente anche il nostro cuore di videogiocatori era diverso.
Giusto dire che ogni videogioco sia figlio della propria epoca. E per i più giovani Baldur’s Gate 3 sarà senza dubbio epocale, appagante (ancora di più di quanto lo abbiamo trovato), avvincente. Lo è anche per noi, ma c’è la personale sensazione che manchi qualcosa, di inspiegabile. Chissà… Forse qualcosa che il 3D non può sostituire e che i pixel riuscirono ad offrire. Chissà…
Pregi
Immenso, profondo e longevo. Una quantità infinita di cose da fare. Tanta libertà in combattimento. Comparto audio ai massimi. Le scelte hanno importanti e reali ripercussioni.
Difetti
Interfaccia non all’altezza. Più ispirato che interamente basato sul D&D. Mancanza del ciclo giorno/notte. Fin troppe scene di sesso.
Voto
9