Viewfinder, un nuovo punto di vista per i puzzle-game, recensione
Può un titolo rompicapo conciliare passione genuina, genialità fuori dagli schemi e arte fra loro? Scopriamolo
Viewfinder è un puzzle-game nato dalla peculiare idea di Matt Stark nel Novembre del 2019. Il suo primo esperimento sui social infatti mostrava come una fotografia in un mondo digitale potesse venir applicata dinamicamente in quel mondo, sovrascrivendone le sue “infrastrutture”. Tale meccanica attirò non poco interesse. Tanto fu il seguito mediatico che nel 2020 il suo ideatore cominciò a fondare le basi per un videogioco con tale funzione.
Lo sviluppo è stato in parte influenzato anche da titoli rompicapo similari, tra i quali Portal o The Entropy Centre (qui la recensione). Con essi condivide l’idea dello scalare gradualmente la difficoltà dei puzzle, in parallelo alla progressione nel gioco. La software house indie scozzese Sad Owl Studios ha tutte le carte in regola per fissare un nuovo post-it (battuta inerente al gioco) sulla “parete dei migliori puzzle-game”.
Ci saranno riusciti? Scopriamolo in questa recensione della versione Pc di Viewfinder. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Thunderful Publishing, è disponibile anche su PS5. Buona “visione”.
LA REALTÀ È SOLO UNA QUESTIONE DI… PROSPETTIVA
Se la vostra passione sono le fotografie, l’arte e i videogiochi siete nel posto giusto, perché state per entrarci letteralmente dentro. Viewfinder però non è solo uno splendido e geniale (come pochi) puzzle-game. Il nostro compito all’interno del gioco sarà giustificato da fini molto più “drastici” di ciò che si può vedere e immaginare osservando dall’esterno. Non vi diremo altro al riguardo, ma sappiate che la spinta fornita dalla trama del gioco non sarà solo un riempitivo, ma piuttosto un prezioso contorno condito da appassionanti enigmi visivi.
I contenuti saranno “ordinati” attraverso le varie console che troveremo nelle varie location. Una volta risolti i livelli di una console passeremo alla prossima, lasciandoci anche stuzzicare dai “livelli facoltativi”. In ogni hub (formato da location simil-case vacanze nel pacifico nulla) potremo scovare piccoli collezionabili, presenti anche all’interno dei livelli. Completando vari obiettivi e livelli secondari otterremo inoltre nuovi filtri per la nostra polaroid, da usare per “replicare la realtà”. Ma tranquilli, ve ne parleremo a breve…
Le meccaniche alla base di Viewfinder sono incentrate proprio su quell’idea con cui il titolo è nato, ovvero applicare “nuove dimensioni di realtà”, coprendo ogni cosa si trovi dinanzi al nostro punto di vista. Con il nostro obiettivo potremo quindi scattare classiche fotografie, istantenee, che una volta applicate diventeranno scene tridimensionali percorribili con le quali potremo persino interagire, talvolta.
La polaroid però rivestirà un “piccolo” ruolo, alternando la sua presenza in livelli dove spesso saremo noi “l’obiettivo della fotocamera”. Troveremo infatti delle foto in giro, da applicare davanti a noi. Queste creeranno ciò che sarà al loro interno, nell’esatta posizione in cui le piazzeremo, che siano in cielo, di fronte, o sotto di noi, cadendoci sopra in quest’ultimo caso. Potremo anche rimediare agli errori riavvolgendo il tempo, senza limiti.
IL MIO AMICO OLANDESE M. C. ESCHER
Se credete sia solo un puzzle-game dove poter entrare in qualche fotografia, vi sbagliate di grosso. Viewfinder ci farà provare cosa significa raggiungere “fisicamente” le due figure misteriose sul ponte ne L’urlo di Munch, esplorare la colorata Composizione con giallo, blu e rosso di Piet Mondrian e molti altri… Di medesimo stupore sarà anche entrare tridimensionalmente in disegni elementari, mappe stradali, cabinati dei classici videogiochi, immagini di cartoni animati e altro ancora. Un’esperienza superlativa, oltre che unica nel suo genere.
Tra i vari elementi su cui si baserà la risoluzione degli enigmi ci saranno fattori come gravità, illusioni ottiche ambientali, leve da tirare e meccanismi da far “quadrare” nel nostro punto di vista. Realtà da unire, scindere o riordinare. Un puzzle-game generalmente ci fornisce i pezzi per risolvere un enigma “impostato” da precise azioni da compiere. Qui invece avremo sia i pezzi che il potere di plasmare il puzzle stesso, potendo aggirare il problema in modi differenti e creativi.
Avremo spesso a che fare anche con piattaforme da alimentare con batterie, sistemi di propagazione sonora e duplicazione di oggetti, oltre che una piccola sezione con portali dai vari filtri visivi. Insomma, in Viewfinder non manca proprio nulla. Tutto sarà coerente con un’esperienza in grado di stupirci costantemente, lasciandoci credere di conoscere il prossimo enigma per poi colpirci a sorpresa, stordendoci con nuovi e ingegnosi “mezzi” di risoluzione.
Qualcuno potrà focalizzarsi negativamente sulla durata del gioco (che si attesta a circa 6 ore), e distogliendo l’attenzione sul fatto che titoli più famosi come Portal possono essere conclusi nella metà del tempo. Penalizzare un prodotto tanto geniale e artistico nel suo genere per una ragione simile ci sembrerebbe un’ingiustizia. Oltretutto allungare il brodo inutilmente sarebbe stato deleterio. Perciò troviamo l’offerta contenutistica equilibrata rispetto al prezzo (circa 20 euro), soprattutto data la continua e costante qualità riscontrata.
“ENTRARE NELL’OTTICA”
Sul fronte visivo di Viewfinder troviamo uno stile grafico “morbido”, ricco di colori tenui e architetture casalinghe piuttosto semplici. Dimore queste dei “pensatori” dietro il progetto, alla base della trama. Potremo infatti ricercare e leggere le varie tracce lasciate in giro nei vari livelli, utili a definire meglio la trama, senza entrare troppo nei dettagli. Gli ambienti sapranno restituirvi una sorta di pace interiore, così come i suoni in generale.
L’audio di gioco infatti non si limita solo a “piazzare” singoli suoni in ogni dove. Ammettiamo di aver cercato fra i rami di un albero “qualcosa”, attratti da un cinguettio, per fare un esempio. Inoltre ogni immagine “posizionata” avrà un suo comparto audio. Calpestare la carta entrando in un foglio, visitare un canyon dei cartoni animati con suoni buffi o sentire i “bit” calpestando l’immagine di un videogame. Dei veri tocchi di classe.
Il livello di dettaglio generale è ottimo, anche nelle piccole cianfrusaglie lasciate in giro negli hub. Oggetti sempre coerenti con il luogo in questione e raramente riciclati. Per notare alcuni dettagli inoltre dovremo pensare fuori dagli schemi. Per esempio dalle note lasciate su un post-it potremo leggere che alcune sezioni sono state realizzate con delle piccole “imperfezioni”. Quello che inizialmente abbiamo pensato fosse una serie di oggetti fuori posto si è dimostrato poi come un qualcosa di voluto.
Viewfinder ci confonderà così bene che anche nei suoi difetti (assenti) volutamente piazzati, ci ricorderà quanto un sistema possa avere delle imperfezioni. Una trovata geniale? Sta di fatto che le uniche cose fuori posto che abbiamo trovato erano messe in punti “precisi”, e giustificate dai testi lasciati nei paraggi. Quindi no, quel balcone disordinato e quel poggia vaso volante erano voluti e non dimenticanze. Vecchie volpi…
LA BELLEZZA È NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA
Sul fronte tecnico Viewfinder è un’opera pulita e solida, dove gli unici crash che avrete non saranno i vostri, per così dire. L’esperienza sarà sempre fluida e la difficoltà crescerà costantemente, senza mai raggiungere vette di frustrazione. Rispetto ad altri puzzle-game infatti questa sarà un’esperienza più “rilassante”, comunque non scevra da tanti momenti di profondo ragionamento. A volte potremo perderci in un bicchiere d’acqua e non trovare la risposta davanti i nostri occhi. Ma con po’ di senso di prospettiva ci ricrederemo presto.
Se volessimo trovare il pelo nell’uovo potremo dire che, per pura casualità, entrando nella visione di una camera fotografica e premendo il tasto “zoom” della nostra immagine senza motivo, abbiamo riscontrato un piccolo “incastro” nei comandi. E’ stata una coincidenza non voluta che non si è più ripresentata, e che si è comunque risolta nel giro di pochi secondi ripetendo l’azione con l’oggetto.
Insomma alla fine della fiera Viewfinder è un titolo “artistico”, con tanti e appaganti rompicapo ambientali che merita il giusto riconoscimento per la qualità e la genialità dimostrate. Se penalizzassimo questo gioco solo per la sua modesta durata (e comunque non inferiore a quella dei diretti competitor), significherebbe non sapere a quali difetti aggrapparci. Dove sta scritto che un puzzle-game di grande e costante qualità deve durare come il mese enigmistico?
Per finire, se siete amanti delle sfide e cercate di fondervi i neuroni, questo forse non è il gioco per voi. L’avanzamento sarà “rilassato”, e stuzzicherà allegramente la vostra materia grigia senza mai diventare frustrante o noioso, in un perfetto equilibrio. Lo scopo del gioco infatti è di farci “giocare” con l’arte e la prospettiva, rilassandoci con ambienti soavi. Se non l’avevate capito, beh… Cambiate punto di vista.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Nel corso del tempo abbiamo provato molti puzzle-game, ma raramente ci è capitato di sorridere così di gusto risolvendo enigmi visivi tanto geniali quanto appaganti. A volte proveremo una sensazione di benessere, altre volte saremo storditi dalle idee fuori dagli schemi messe in campo da Sad Owl Studios. Di certo però saremo sommersi da arte e design ispirati. La difficoltà non sarà mai frustrante, e l’esperienza complessiva sarà piuttosto un viaggio artistico e “immersivo” come mai ne abbiamo provati, con un’importante messaggio di fondo nella trama.
Ogni singolo puzzle saprà colpirci a suo modo. Talvolta con semplicità, altre volte con pensate assurde e bizzarre. Nel suo progresso di stupore costante riuscirà a integrarci con delicatezza attraverso le sue nuove prospettive e meccaniche. Molto è lasciato in mano al giocatore, che avrà libertà di divertirsi con i “mezzi” forniti, così come starà al singolo individuo valutare quanto oggettivamente l’arte incontrata lo colpirà nel profondo. Sta di fatto che Viewfinder è unico, e una volta “consumato” sarà difficile da dimenticare. Certo poter “entrare” nella “Notte stellata” di Van Gogh sarebbe stato pazzesco, ma nulla esclude la possibilità di farlo in futuro. Magari in un secondo capitolo…
Pregi
Le sequenze con le illusioni ottiche ambientali sono da mind-blow. I puzzle sono arguti, raffinati e semplicemente geniali. Pensate brillanti riguardo le varie immagini in cui "entrare". Difficoltà graduale e mai frustrante, un viaggio di pace e prospettiva attraverso varie forme d'arte conosciuta e non, con le quali "giocare". Un perfetto esempio di puzzle-game.
Difetti
Il giocatore stesso qualora dovesse pensare di star giocando Portal, facendo insensati confronti di longevità e difficoltà fra titoli dello stesso genere ma con obiettivi diversi.
Voto
9,5