The Lone Blade, la nostra recensione
Con fattezze simili a Rubilax di Wakfu ci mettiamo alla prova in un platform tutt'altro che scontato
Il discorso relativo alla difficoltà nei videogiochi è un tormentone che ciclicamente torna in voga, coprendo generi talvolta anche molto diversi tra loro. Tendenzialmente se ne parla quando sono coinvolte meccaniche di gioco relative al combattimento, al tempismo o a valori statistici legati ad abilità più e meno variegate. Con The Lone Blade invece scopriremo un tipo di difficoltà un po’ più inusuale.
Portato sui nostri schermi da Hugo Kieffer, Baptiste Lonqueu e Maxence Couteau (tre sviluppatori francesi che insieme formano lo studio indie Opia Games), si tratta di un platform tridimensionale abbastanza atipico. Questo perchè anzichè controllare un classico personaggio “umanoide” in grado di muoversi in libertà, ci ritroveremo a impersonare un’antica spada. Con tutte le insidie del caso.
Di seguito quindi la nostra recensione di The Lone Blade. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso team di sviluppo, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Buona lettura.
UNA STORIA PERSA NEL TEMPO
The Lone Blade narra la storia di una terra lontana, dal nome dimenticato e perduta tra le pieghe del tempo, dove un signore della guerra creò un impero dal nulla. I suoi possedimenti si estendevano a perdita d’occhio e l’orizzonte era colmo delle sue conquiste. Ma il potere e la gloria nascondono insidie che spesso l’essere umano non realizza se non quando è troppo tardi.
Più le vittorie e i trionfi aumentavano, più la sete di conquista dell’imperatore diveniva vorace. Pareva inarrestabile e probabilmente era così, esattamente come l’ambizione che lo portò alla disfatta. Innumerevoli vite erano state sacrificate per raggiungere il suo scopo. Soldati, nemici, amici, amori e perfino i famigliari subirono il flagello delle sue azioni lasciandolo solo a contemplare un impero fatto di sangue, morte e disperazione.
Gli dei non poterono più stare a guardare e alla fine, seppur amareggiati dal dover intervenire in prima persona, agirono. Il conquistatore divenne conquistato e il suo impero cadde sotto l’impeto divino che lo portò quasi alla morte. Per punire i suoi peccati l’imperatore venne imprigionato all’interno di una spada e lasciato lì, a contemplare gli orrori che aveva causato.
La sabbia del tempo continuò a scorrere imperturbabile mentre altri imperi sorgevano, cadevano e rinascevano mentre case e castelli venivano distrutti e ricostruiti. Il ciclo riprese il suo placido scorrimento come un calmo torrente mentre la spada che una volta era il signore dormiva, e pensava, e si disperava. Poi un giorno accadde qualcosa di inaspettato, poiché la spada sognò per la prima volta, sorpresa poiché capì di potersi muovere. Fu in quel momento che il giocatore imbracciò il pad, pronto a dare inizio alla sua avventura.
LA MUSICA DEL MOVIMENTO
L’idea alla base di The Lone Blade rappresenta in un certo senso un nuovo tipo d’interpretazione del genere platform a tre dimensioni. Questo perchè vestiremo, per l’appunto, i panni di un’antica spada a suo modo vivente. Le primissime fasi in seguito all’introduzione proporanno un tutorial un po’ troppo semplicistico, ma che ci fornirà una panoramica sui controlli.
Il gioco è fruibile sia attraverso la tastiera che con l’ausilio di un pad, ma suggeriamo fin da subito di optare per quest’ultimo poichè i comandi da impartire e i relativi movimenti da eseguire saranno tutto fuorché semplici. Sia chiaro, sono solo sei le “azioni” disponibili, ma il tempismo sarà fondamentale e non abbiamo trovato la tastiera abbastanza versatile in questo caso specifico.
Oltre a saltare per muoverci in avanti e indietro, potremo tagliare a destra o sinistra o “pizzicare” un piccolo avanzamento. A parole sembra facile, ma alla conta dei fatti ( e praticamente già dal tutorial) diverrà chiaro come The Lone Blade sia un gioco dannatamente difficile. L’uso dei comandi è piuttosto impegnativo e lascia fin troppo spazio alla frustrazione. Quello che al giocatore non viene spiegato a dovere ma che risulta decisivo è che il movimento della spada viene gestito dall’angolo di inclinazione.
A seconda della posizione di quest’ultimo verremo portati in avanti, all’indietro e così via. Una volta compreso che la combinazione tra salto e inclinazione deciderà la traiettoria e il punto d’arrivo, rimarrà da considerare la distanza poiché arrivati a un certo punto inizieremo a precipitare, talvolta in un sommesso game over. Durante il nostro gameplay tutt’altro che vincente disponibile sul nostro canale Youtube capirete facilmente il significato di quanto appena esposto.
LA VIA É CHIUSA
Con movimenti e tempismi così difficili da azzeccare al secondo appare evidente come il concetto di “trial & error” sia alla base dell’intera esperienza. Anche perché in alcuni casi il level design di The Lone Blade non aiuta il giocatore, che potrebbe facilmente perdere l’orientamento.
Oltretutto non potremo muoverci di lato come vorremmo poiché saremo costretti a lavorare di salto, anche se talvolta finiremo con l’arrampicarci in punti assolutamente inutili ai fini della progressione nel livello. Fortunatamente la telecamera fa un buon lavoro, e basterà qualche minuto di osservazione per capire la posizione verso cui dirigersi.
I checkpoint disseminati nei vari livelli sono inoltre una lieta brezza che rinvigorisce in una calda giornata estiva, e ci ritroveremo a farne grande uso. Infatti in caso di “morte” non dovremo ricominciare da zero ma spesso riprenderemo vicino a dove siamo caduti.
Una trovata a nostro avviso intelligente è che sebbene il gioco sia interamente in tre dimensioni (e nonostante ci sia grande libertà nell’esplorazione) l’obiettivo sarà sempre e comunque quello di andare avanti. Letteralmente. Che si tratti di una metafora tradotta in pixel o di una felice coincidenza riconosciamo quanto questa scelta risulta positivi nell’economia del gameplay.
MUSICA E AMBIENTE SOAVI
The Lone Blade propone una grafica anch’essa tridimensionale che tradisce la natura indie di questa produzione. I livelli risultano alquanto spogli, con i dettagli che invece si concentrano sulle rovine che si possono esplorare. Tra i ruderi e le colonne trovano spazio anche luoghi opportunamente evidenziati che offriranno passaggi supportati da una voce narrante, atta a fornire informazioni ambientative e utili scorci di una storia ben più sfaccettata di quanto non si pensi.
I controlli (specialmente se affidati a un pad) rispondono con un buon feedback, sebbene la natura stessa del movimento rappresenti la croce e la delizia della progressione/produzione. Il comparto musicale invece si affida a tracce sonore volutamente soft e contemplative, che forniscono una sensazione di relax assolutamente in linea con l’ambientazione. Anche gli effetti sonori rivestono particolare importanza, e in più di un’occasione ci siamo soffermati ad guardare un livello per goderci qualche sano momento di pausa in loro compagnia.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
The Lone Blade è un gioco che richiede abilità, pazienza e spirito di osservazione. Riuscire a superare un livello è davvero impegnativo, e la redenzione che cerca la spada protagonista verrà facilmente condivisa dai coraggiosi giocatori che raccoglieranno il guanto di sfida. Narrazione e stile artistico sono ispirati, e garantiscono un fascino che pur facendo trapelare la natura indie della produzione risultano piacevoli e accattivanti. Il level design soffre di qualche incertezza che va a contrastare con la natura insolita del movimento, ma nel complesso il risultato è soddisfacente. Quello di Opia Games è un prodotto orientato a giocatori esperti o a chi dovesse aver voglia di provare qualcosa di impegnativo, ma comunque capace di tenere incollati grazie ad una storia tutt’altro che scontata.
Pregi
Componente narrativa interessante. Dannatamente impegnativo. Comparto audio di rilievo.
Difetti
Il level design talvolta contrasta con i movimenti. Potersi muovere lateralmente non sarebbe stato sgradito.
Voto
7,5