The Last Case of Benedict Fox, recensione

Organizzazioni segrete, rituali proibiti e altro ancora in questo misterioso metroidvania lovecraftiano

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Quando nel corso della Gamescom 2022 venne annunciato The Last Case of Benedict Fox, i fan di Lovecraft impazzirono. Un action platform a enigmi sulla falsa scia di Limbo avente come protaginista un personaggio che sembrava uscito dai libri del solitario di Providence! Certo, negli ultimi anni non sono mancati titoli “lovecraftiani”, ma in questo caso si intravedeva un’atmosfera che non si limitava alle classiche ambientazioni oscure con il solito tizio intento a trovare artefatti maledetti per poi usarli nei modi più disparati.

In quest’opera di Plot Twist invece si poteva già intravedere il viola (quello che per molti è il “colore venuto dallo spazio”), dei tentacoli che uscivano dal corpo del protagonista e un’ambientazione anni ’70 sotterranea. Eccoci quindi a parlarvi di questo metroidvania investigativo, oltretutto disponibile da subito nell’Xbox Game Pass. Di seguito la recensione della versione Pc di The Last Case of Benedict Fox, curata dal nostro Antonio “Spettro” Amodeo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Rogue Games, è disponibile anche su Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

HO VISTO OSCURI UNIVERSI SPALANCARSI…

Il protagonista di The Last Case of Benedict Fox è una sorta d’investigatore del paranormale alla Martin Mystère. Non ci viene detto molto sul suo conto; sappiamo solo che ci troviamo in un mondo dove i poteri esoterici vengono utilizzati in combinazione con la tecnologia dell’epoca in questione. Inoltre il nostro Benedict Fox porta dentro di sé un essere ultraterreno.

Ed è proprio grazie a quest’ultimo che saremo in grado di entrare nella mente dei cadaveri che potremo trovare all’interno di una magione, mentre il nostro obiettivo sarà quello di investigare nei meandri di uno strano mondo sotterraneo. A questo punto bisogna riconoscere che l’inventore di Cthulhu e degli altri Antichi viene usati più come un’ispirazione.

Dopo alcune investigazioni, resteranno le tracce dei fantasmi che avremo visto

E che pur essendo presenti creature che sembrano effettivamente uscite dal pantheon lovecraftiano (come il primo boss), la maggior parte di esse risulta comunque originale. Al netto di una varietà abbastanza limitata. Il mondo sotterraneo non è antico come quello descritto nei romanzi quali “Il Tumulo”. Tuttavia come ambientazione mantiene un certo fascino: gli scenari infatti ci colpiranno fin da subito, e la scoperta progressiva di nuove aree ed elementi su cui investigare risulterà sinceramente intrigante. Il problema principale si presenta in caso di morte, quando ci si renderà conto della grande distanza tra un checkpoint e l’altro.

In alcuni punti troveremo le classiche porte chiuse da un lato, dove per aprirle bisognerà raggiungere la parte opposta. Queste porte ci permetteranno di accede poi a sezioni fino a un attimo prima raggiungibili tramite un lungo giro. Nel caso però dovessimo morire dopo aver sì aperti uno dei varchi in questione (ma senza essere poi arrivati a un punto di salvataggio), ci ritroveremo a dover fare tutto da capo. Facciamo presente che tale situazione potrebbe verificarsi spesso, data la frequenza con cui ci si potrà imbattere in un boss o in un gruppo di creature difficili da sconfiggere.

… PRIVI DI CONSAPEVOLEZZA, SPLENDORE E NOME

A un certo punto del gioco sbloccheremo una stanza che fungerà da “officina”

Anche la creatura che abita nel nostro corpo è differente dagli Antichi e dalle altre entità lovecraftiana che ben conosciamo, oltre al fatto che una volta tanto non si baserà tutto sul ritrovamento di un antico libro e dei relativi incantesimi. Il protagonista utilizzerà dei tatuaggi, il cui inchiostro verrà ricavato dai nemici sconfitti. Inoltre sarà possibile utilizzare proprio la creature per bloccare gli attacchi nemici e saltare nei punti più alti.

Senza dimenticare le sue abilità speciali, che però si sbloccheranno nel corso dell’avventura. Non mancherà poi il classico commerciante, oltre a un amico collezionista che ci verrà presto a trovare nella magione, nonchè alcune sezioni investigative che ci hanno ricordato un po’ quelle presenti in Batman: Arkham Asylum. Gli scontri rappresentano invece una delle parti negative di The Last Case of Benedict Fox. Lenti e macchinosi, fan sì che risultino complicati da svolgere.

Davvero gradevole la sezione del negozio, dove ogni oggetto in vendita sarà corredato di effetto e persino di un testo di contorno

Nel momento in cui incontreremo un nuovo mostro la cosa migliore da fare sarà quella di trovare un punto di respawn. Questo perchè per comprendere il suo punto debole potrebbero occorrere vari tentativi, e visto e considerato che sarà impossibile fuggire… Tutto finirà non di rado col tradursi nella perdita di qualsiasi oggetto raccolto/acquistato (oltre che potenziamento effettuato e sezione scoperta) fino a quel momento.

Per combattere avremo a disposizione un coltello e una pistola che si ricaricherà con gli attacchi corpo a corpo, che prima di risultare davvero utile dovrà essere potenziata parecchio. Il massimo della frustrazione lo raggiungeremo però con la parata, che in combinazione con il lag che capiterà di riscontrare nelle fasi più concitate farà davvero venir voglia di scagliare il joypad contro il muro.

UN CASO (TECNICO) DA RISOLVERE

Delle rovine, un ascensore e un portale che riporta il nostro investigatore alla realtà. L’atmosfera è quella giusta

Va inoltre fatto presente che i ritardi nei comandi accennati pocanzi non riguarderanno solo il combattimento, visto che giocando a questi problemi di input lag si sommeranno dei veri e propri fenomeni di stuttering. In particolar modo saltando o cercando di schivare un nemico. Ciò rappresenta una pecca davvero seria, specie se si considerano i modesti requisiti di sistema per poter giocare a The Last Case of Benedict Fox.

Lo stuttering si presenterà in maniera consistente anche uscendo da zone specifiche, spesso caratterizzate da sezioni di platform che se non affrontare nel modo giusto porteranno rapidamente alla morte. Un plauso va invece alla mappa di gioco, semplice da consultare e completa di tutti i punti d’interesse con relative descrizioni. A livello grafico invece l’opera di Plot Twist si presenta piuttosto bene, anche se in certi casi i bordi delle piattaforme non saranno facili da notare.

Sulla mappa potremo scorrere velocemente i punti di teletrasporto, utili per velocizzare il backtracking

Gli sviluppatori hanno cercato di ovviare alla cosa facendo in modo di evidenziarle in caso di avvicinamento a esse, ma in presenza di salti lunghi tale espediente si rivelerà inutile. Ottimi invece i tocchi di classe che abbiamo potuto notare, come ad esempio le colonne che coprono la vista del personaggio al suo passaggio ed elementi dello scenario animati con particolare cura.  Molto bene anche la trama (interessante e originale), arricchita dai piacevoli e mai banali dialoghi tra Benedict Fox e la creatura che alberga dentro di lui.

Ci sarà persino una sorta di lavagna mostrata nella schermata di caricamento, dove man mano si aggiungeranno le foto e gli appunti che troveremo in giro. Piacevole anche il comparto audio, con musiche di qualità e un pregevole doppiaggio in inglese, supportato da sottotitoli in italiano privi di errori. Nulla da dire infine sugli effetti audio relativi agli scenari che si “rompono”, alle urla delle creature e al rumore degli incantesimi: in questo caso la varietà regna sovrana.

Alcune sezioni del mondo sotterraneo saranno quasi indistiguibili dal mondo “reale”. E ciò non è da considerarsi un male, anzi

POTREBBE DARE SODDISFAZIONI

The Last Case of Benedict Fox rappresenta la classica occasione sprecata. Certo, l’opera di Plot Twist presenta un’ottima ambientazione, una trama interessante e un design accattivante. Purtroppo però l’esperienza perde parecchio sul versante tecnico. Non parliamo di grafica e sonoro (che invece meritano), ma di problematiche relative ai comandi e alle prestazioni che incidono parecchio sul gameplay, aumentando esponenzialmente la frustrazione di coloro che cercano di giungere ai titoli di coda. In tal senso i punti di respawn, posizionati davvero troppo distanti fra loro, non giovano affatto alla situazione. Che si tratti di una scelta finalizzata a rendere il gioco più longevo (per modo di dire) e difficile? In tal caso però le cose non sono andate bene: c’è concretamente il rischio di ritrovarsi dinanzi all’ultimo caso di Benedict Fox.

Pregi

Trama e dialoghi coinvolgenti e interessanti. Ambientazione e tematiche azzeccate e accattivanti. Grafica e audio di livello...

Difetti

... Ma il resto del comparto tecnico fa decisamente acqua. Frequenti fenomeni di input lag e stuttering rendono spesso frustrante l'esperienza di gioco. Punti di respawn troppo distanti fra loro. Varietà dei nemici limitata.

Voto

6