Dead Island 2, recensione
Dopo essere stato dato a lungo per disperso, il nuovo capitolo della serie è finalmente realtà
Quella di Dead Island 2 è una storia davvero travagliata. Dopo il successo del primo Dead Island (2011) e di Dead Island: Riptide (2013), quest’ultimo concepito inizialmente come espansione e poi lanciato come capitolo a sé stante, l’intenzione era effettivamente quella di proseguire con la serie. Dato che il team di Techland (autore dei due giochi appena menzionati) era impegnato con lo sviluppo di Dying Light, Deep Silver ingaggiò Yager Development a tale scopo. Lo studio tedesco, già autore dell’ottimo Spec Ops: The Line (2012), presentò il suo progetto e ottenne così l’incarico.
Durante l’E3 2014 venne mostrato il celebre reveal trailer del titolo, mentre qualche mese più tardi, nel corso della Gamescom, pure uno stralcio di gameplay. L’anno dopo però Yager Development ruppe improvvisamente con Deep Silver, abbandonando quindi il progetto. Secondo le dichiarazioni dell’allora A.D dello studio, Timo Ullmann, ciò avvenne a causa di visioni contrapposte a proposito della direzione da intraprendere con lo sviluppo. L’anno successivo, nel 2016, entrò quindi in scena Sumo Digital e il progetto ritornò dunque in lavorazione. Nel 2019 tuttavia anche lo studio inglese diede forfait, costringendo così Deep Silver a ricorrere a una software house interna, ovvero Dambuster Studios.
E così, dopo un altro lungo periodo in cui non venne mostrato praticamente più nulla, durante la Gamescom dell’estate scorsa venne annunciato definitivamente, con tanto di periodo di uscita. E oggi, a quasi 10 anni di distanza dal primo annuncio ufficiale, il momento è arrivato. Di seguito la recensione della versione Pc (dove è esclusiva temporale Epic Games Store) di Dead Island 2, curata dal nostro Claudio Szatko. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Deep Silver, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
IN FUGA DA LOS ANGELES
Al centro di Dead Island 2 vi è la stessa idea dei capitoli precedenti, ovvero massacrare zombie in maniera cruenta con un sistema di combattimento incentrato sul corpo a corpo (per quanto non manchino le bocche da fuoco). Rispetto al passato inoltre vi è una maggiore enfasi sulla creatività nello sterminare i morti viventi, insieme alla sagace decisione di lasciarsi alle spalle l’impostazione open world.
Almeno per come la si concepisce generalmente. La trama del gioco ci colloca, neanche a dirlo, all’interno di un’apocalisse zombie. Il virus si è diffuso a Los Angeles, dove tutto è andato in rovina e la maggior parte della popolazione non è riuscita a evacuare in tempo. Intraprenderemo quindi un’avventura allo scopo di trovare il modo di uscire da “HELL-A”.
Iniziando una nuova partita potremo scegliere il protagonista tra ben sei personaggi, ciascuno con statistiche, abilità e background differenti. Per quanto quest’ultimo non andrà a influire in modo significativo sulla trama, anzi. Ciò che accomuna questi sei sopravvissuti è il fatto di essere immuni al virus, cosa che tra l’altro conferisce loro capacità uniche.
Con queste premesse viene quindi orchestrata una narrazione dal tono sarcastico: diversa quindi dai capitoli precedenti, che non occorre aver giocato per poter comprendere il tutto. Viaggeremo attraverso luoghi iconici della città californiana. Le ville lussuose di Bel-Air, gli studi cinematografici, Venice Beach e molto altro ancora. Il mondo di gioco è suddiviso in vari “distretti” interconnessi, dove ognuno di essi (di notevole estensione) comprende segreti, contenuti secondari ecc.
Si tratta quindi di veri e propri “mini open world”, dove potremo imbatterci in stravaganti npc e curiose storie raccontate attraverso dei documenti, spesso più interessanti della stessa trama principale. I più esigenti in termini di longevità non potranno lamentarsi, dato che per completare tutte le missioni principali ci vorranno circa 20 ore.
Le quali saliranno non poco tramite le secondarie, la ricerca di tutti i dispersi e dei collezionabili e in generale l’esplorazione a fondo di ogni area. Gli amanti della serie avranno modo di sentirsi a casa, divertendosi come non mai a eliminare zombie in tantissimi modi. Per tutti gli altri invece il fattore noto come ripetitività potrebbe subentrare relativamente presto.
CREATIVITÀ MASSACRANTE
Il principale punto di forza di Dead Island 2 è, come previsto, il gameplay. Che ruota interamente attorno allo sterminio dei non-morti. Come abbiamo accennato in precedenza, il sistema di combattimento è incentrato sul corpo a corpo, per quanto non manchino le armi da fuoco e in generale a distanza. Molto importante sarà il fatto di padroneggiare la schivata o il blocco nel momento giusto, a seconda del personaggio e della build scelta.
Occhio a prendere le cose sottogamba, perchè ritrovarsi circondati da due o tre zombie normali più qualche esemplare “evoluto” potrebbe portare facilmente alla schermata di game over. Va detto che rispetto al passato (dove a ogni morte si perdeva del denaro) in questo caso non subiremo alcuna penalità. E per rendere la sfida più interessante, non ci dispiacerebbe vedere introdotta in futuro qualche opzione che consenta, appunto, di rendere la morte una vera e propria condanna.
Per sconfiggere i non morti avremo a disposizione un’arsenale molto ampio, composto da armi che potremo ottenere come ricompensa dalle missioni o trovare in giro per i livelli. Asce, martelli, machete, mazze, picconi, pale, chiavi inglese, bastoni, spade, ecc. E non dimentichiamoci di pistole, fucili, mitragliatrici e altri bei gadget. Le armi corpo a corpo si deterioreranno con l’utilizzo, perciò dovremo alternarle costantemente oppure ripararle presso i tavoli di fabbricazione.
Essi si troveranno in giro per i livelli o anche nelle basi dei sopravvissuti, dove sarà possibile accedere anche ai commercianti. Sui suddetti tavoli potremo anche modificare le armi con un ricco nonchè intuitivo sistema di personalizzazione. A patto di avere i materiali necessari, saremo per esempio in grado di “elettrificare” i proiettili di una mitragliatrice o di rendere corrosiva (e capace di curarci persino) una normale ascia.
DEJA VU RIPETUTI
I danni elementali costituiscono uno dei fondamenti del combattimento e della relativa creatività. E su Dead Island 2 ci saranno molti tipi di zombie che proveranno a farci la pelle. Esemplari relativamente deboli, altri molto veloci, altri ancora capaci di assorbire un gran numero di colpi e anche in grado di attirare dei “compagni” con un urlo, altri in grado di esplodere, di lanciare veleno ecc. Non mancheranno delle varianti elementali di tutti loro, in combinazione anche con il design dei livelli e di ciò che potremo rinvenire in loco.
Pozzanghere d’acqua da “elettrificare”, bidoni di benzina da far esplodere, valvole da azionare per liberare gas tossici, batterie e tanti altri oggetti che potremo sfruttare a nostro vantaggio. Il tutto col fine di scatenare combo caotiche e spettacolari in grado di liberarci, anche in una volta, di nutriti gruppi di non morti. In aggiunta avremo a disposizione un sistema di personalizzazione del nostro alter ego basato su delle carte, divise in varie categorie (e alcune esclusive di un personaggio specifico).
Sarà possibile ottenerle salendo di livello, esplorando il mondo di gioco, come bottino dagli zombie o completando missioni secondarie.Grazie a questo sistema potremo sbizzarrirci nel creare moltissime build diverse con uno sforzo davvero minimo. Ogni singolo elemento del gameplay finora menzionato esordisce in grande stile, salvo poi diventare sempre più ripetitivo con il passare delle ore. A diventare ripetitivo sarà prima di tutto il combattimento (a dispetto della creatività finora celebrata).
Nonostante la costante introduzione di nuovi tipi di zombie, armi, abilità e scenari, a partire da un certo punto ci scontreremo sempre con gli stessi “gruppi” di non morti, composti da qualcuno “standard” più uno o due “speciali”. Anche le sparute boss fight presenti risultano poco intense e in generale deludenti, senza contare che gli stessi boss vengono poi “riutilizzati” successivamente, sia pure mutati. Tali situazioni potranno essere divertenti in alcuni casi e noiose in altri.
UN PÒ PRECOCE
Un altro problema riguarda le armi da fuoco. No, non stiamo parlando a proposito di scarso feeling dei colpi o simili, bensì di bilanciamento. Una volta che saremo arrivati a disporre di un ampio arsenale (circa a metà avventura), saremo anche in grado di craftarci autonomamente le munizioni. Cosa che faciliterà molto il gioco, spingendoci di conseguenza a non sfruttare appieno tutte le meccaniche presenti.
Per esempio, se con otto proiettili ben piazzati saremo in grado di sconfiggere un enorme zombie che prima ci faceva sudare solo a vederlo, non perderemo tempo a sfruttare trappole ambientali o simili. Qualcosa di simile accadrà con la personalizzazione del personaggio tramite il sistema delle carte. Quest’ultimo è indubbiamente versatile, ma quando saremo riusciti a sbloccare molte carte e altrettanti slot, in combinazione con armi potenti, arriveremo a scordarci tutte le preoccupazioni legate alla build, alla riparazione degli strumenti ecc.
Questa ripetitività di fondo viene inoltre incentivata dal fatto che vi sono anche altri elementi che arrivano a ripetersi costantemente. Le stesse tubature con fughe tossiche, gli stessi barili esplosivi piazzati vicino a pozze di benzina, gli stessi cavi elettrici che crepitano… Idem per quanto riguarda i puzzle, se così si possono chiamare. La ricerca di batterie per aprire una porta e il bilanciamento della pressione nei serbatoi si ripeterà fino alla nausea.
Come se non bastasse, avanzando nel gioco il design dei livelli diventerà man mano meno “open” e più lineare, con sempre meno modi effettivi per venire a capo di una situazione. E trattandosi di un titolo dove tutte le missioni (principali e secondarie) si basano sull’andare in un punto, sull’investigare in un luogo cercando documenti e oggetti e annientare tutti gli zombi che ci si parano davanti… Tali elementi arriveranno a pesare non poco. In sostanza, Dead Island 2 arriva a mostrare tutte le possibilità che può offrire abbastanza velocemente, salvo poi non riuscire a “espanderle”.
UN PARADISO DOVE UCCIDERE ZOMBIE
L’abbandono della formula open world tradizionale ha permesso a Dead Island 2 di mettere sul piatto un design dei livelli più curato rispetto al passato. Ogni distretto presente ha una propria identità, sia di giorno che di notte. Venice Beach (fedelmente realizzata), gli studi cinematografici, le ville dei ricconi (tutte ben differenziate)… I dettagli delle varie location sono sorprendenti, ma alla pari delle meccaniche di gioco, si registra un consistente calo avanzando nell’avventura.
Tutti questi luoghi creati con impegno lasciano via via più spazio a tunnel della metropolitana, fogne inquinate e laboratori generici, privi di qualsivoglia personalità. Un plauso va invece fatto al cosiddetto Flesh System, ovvero il sistema procedurale di decomposizione e smembramento dei nemici. Questi ultimi “reagiranno” in modo realisticamente sanguinolento ai nostri colpi, tagli e spari, subendo mutilazioni esagerate che cambieranno i loro schemi d’attacco.
La scelta di portare il gioco anche su console old gen deve aver inciso (almeno in parte) sul comparto tecnico. Per quanto sia lodabile la qualità delle texture, dell’illuminazione e degli effetti, si può notare quanto invece le animazioni facciali siano un po’ indietro rispetto al resto. Per non parlare di alcuni bug visivi uniti a perdite di framerate casuali, che tuttavia non incidono particolarmente sulla fluidità generale del titolo.
L’audio di gioco contribuisce invece ad aumentare l’immersività, grazie a una super colonna sonora unita alle urla e ai versi degli zombie, da vicino e da lontano. Di fatto ci sembrerà davvero di trovarci in una gigantesca città piena di non morti. Ottimo anche il doppiaggio in inglese (con sottotitoli in italiano ben fatti), anche se le frasi di circostanza del protagonista scelto tenderanno a ripetersi molto spesso. Buoni infine anche gli gli effetti sonori, anche se quelli relativi alle armi a distanza non risultano all’altezza di quelli delle armi corpo a corpo.
DA AVERE SENZA RISERVE
Per quanto lungi dall’essere un capolavoro, Dead Island 2 farà la gioia di tutti gli amanti della serie e complessivamente del genere, offrendo divertimento e creatività nello sterminio dei non morti. Per quanto nessuno si aspetti una storia profonda e complessa da un titolo come questo, abbiamo apprezzato il tono sarcastico conferito alla narrazione, che alla fin fine è stata quasi piacevole. La scelta di abbandonare l’open world propriamente detto da parte di Dambuster Studios si è rivelata azzeccata, con le ambientazioni che in questo modo risultano molto più curate rispetto al passato.
Peccato però che tutta l’ottima carne al fuoco messa sul piatto dallo studio britannico risulti nel complesso mal gestita, visto che il gioco arriva velocemente a cadere nella ripetizione. Di scenari, nemici e in generale di situazioni. Certo potrebbe non essere così per tutti, visto che chi viene dai capitoli precedenti saprà bene cosa aspettarsi, e probabilmente non soffrirà di quanto detto. Per quanto ci riguarda, non vediamo l’ora di mettere le mani sulle espansioni che verranno rilasciate nei prossimi mesi. Fare a pezzi zombie, obiettivamente, non è mai stato così divertente.
Pregi
Combattimento divertente e appagante. "Meno open world" ma con un level design più curato e intrigante. Tante armi, abilità e modalità con cui far strage di zombie. Il Flesh System è una vera goduria. Buon comparto tecnico...
Difetti
... Anche se la scelta di portare il gioco anche su console old gen si porta alcuni strascichi. In termini di varietà e longevità, il titolo non si gioca le carte nel migliore dei modi. A seconda dei casi può diventare presto ripetitivo.
Voto
8