ArcRunner, la nostra recensione
L'equivalente di un gioco su cabinato degli anni '80, nato nel presente ma raffigurante il futuro
Negli ultimi tempi il mondo degli sparatutto futuristici ha visto aumentare sensibilmente i suoi abitanti. Bene o male però tutti siamo ben consapevoli dell’origine di questa “moda al neon”, spesso (ri)proposta anche in salse diverse. Con ArcRunner tuttavia potreste ricredervi un pochino. Si tratta di uno sparatutto in terza persona roguelite che pur ispirandosi sia a produzioni videoludiche che cinematografiche, riesce nell’intento di mescolare tali elementi creando qualcosa di più personale.
Trickjump Games è la software house indie che, dopo Battle Royale Trainer (2018) e 10 Miles To Safety (2020), prova con questo progetto a puntare un po’ più in alto. Il tutto mettendo in gioco un’esperienza che, tra l’altro, prevede la possibilità di cooperare anche con altri due amici. Vediamo com’è andata la nostra battaglia in ArcRunner con la recensione della sua versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da PQube, arriverà presto anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
TUTTI QUEI MOMENTI ANDRANNO PERDUTI NEL TEMPO…
Tutto inizierà e finirà sulla stazione spaziale Arc. Questa struttura dalla forma concentrica (Simile alle installazioni “anello” presenti nel franchise di Halo) accoglie l’ultima patria della razza umana, che conta oltre dieci milioni di individui. Molti fra questi hanno ormai valicato la soglia fra essere umano e tecnologico, scegliendo la sempre più comune via degli innesti robotici. Come in ogni futuro ipertecnologico che si rispetti però, c’è sempre un’IA ribelle con istinti poco pacifici.
In questo caso la colpa è di un virus, che infetterà “la mente” della stazione spaziale, rivoltando ogni entità robotica e schiavizzando i restanti esseri (ancora) umani. Come contromisura verrà attivato il protocollo Arcrunner, risvegliando una serie di involucri androideschi pronti per essere impersonati da noi come “agenti speciali”. Il nostro obiettivo? Attraversare l’intera stazione spaziale per disattivare l’IA impazzita e riportare il controllo sulla stazione. Più facile a dirsi che a farsi…
Inizialmente potremo scegliere fra Soldato e Ninja. Due variazioni per due approcci differenti. Il primo più difensivo, capace di usare scudi rotanti e armato di martello da guerra. L’altro più sfuggente, armato con un’enorme katana pronta a fendere il metallo, e un velo d’invisibilità in grado di occultarci. Per sbloccare la terza scelta invece (in grado di volare e consumare i nemici a distanza), dovremo prima raggiungere la fase finale del gioco.
Stili differenti che però funzionano e divertono in egual misura. Entrambe le classi useranno l’energia per proteggersi, e noi ammettiamo di esserci affezionati al soldato e il suo scudo, che ci ha permesso di deflettere i colpi. Senza nulla togliere però al Ninja, capace di colpire nel corpo a corpo in modo più “accanito” e continuativo, prediligendo il riposizionamento tattico. Il Pirata invece, come via di mezzo, risulterà una piacevole e volante variazione.
…COME LACRIME NELLA PIOGGIA…
Attraverseremo quattro zone diverse lungo la nostra strada, partendo dai bassifondi fino alle zone più altolocate. Ognuna di esse ci metterà di fronte a sette livelli prima di poter proseguire nella zona successiva, con due boss fight (spesso in coppia) ad attenderci in ogni zona. Arcrunner sembra aver tratto ispirazioni visive da varie fonti, dai generi soulslike al più blasonato Cyberpunk 2077, dando anche spazio a pellicole come la serie Blade Runner ed Elysium (2013).
Il gameplay risulterà preciso e “stabilizzato” con mouse e tastiera. Anche l’impostazione in terza persona risulta più piacevole di quanto si possa pensare, priva di qualsivoglia effetto “salto” da telecamera alle spalle. Avvicinandoci ai muri di schiena infatti, la visuale passerà in “prima persona”, senza mai compromettere la giocabilità. I proiettili invece viaggeranno a velocità “osservabile”, dandoci un piacevole riscontro nel momento dell’impatto, subito dopo un veloce calcolo di traiettoria. Questo spingerà a migliorarci non poco…
Per quanto ArcRunner possa risultare semplice ad un primo impatto, da un momento all’altro potremo ritrovarci a dover ripartire dall’inizio. Il time-to-kill infatti risulta estremamente basso per i nemici, mentre sarà un po’ più equilibrato per noi. Questo però rappresenta tutt’altro che un vantaggio, considerando che verremo presto soverchiati dalla presenza nemica con ostili di vario genere e resistenza.
Tra cecchini, lanciatori di granate, torrette laser e colpi stordenti, basteranno pochi secondi per capovolgere una situazione dove fino a un attimo prima potevamo sentirci invincibili. Nel complesso il gameplay sarà stimolante e movimentato, ma non eccessivamente frenetico. Al termine di ciascuna partita potremo spendere tutti i naniti accumulati per potenziare un vasto albero di upgrade passivi. Uccidendo un certo numero di nemici con un arma, inoltre, la sbloccheremo nell’armeria a inizio gioco.
VIVI, MUORI, RIPETI
A venirci incontro in ArcRunner saranno anche i gadget rinvenuti sul campo, offensivi, diversivi o strategici. Granate, torrette automatiche, campi rallentanti o droni scudo. All’uscita di ciascun livello sarà inoltre possibile innestare un miglioramento (potenziabile fino a cinque volte) sul nostro androide. Testa, per migliorare precisione e percezione, gambe per i movimenti e braccia per la nostra forza combattiva.
I miglioramenti scelti andranno a personalizzare il corpo del nostro androide, rendendoci sempre più “vistosamente tecnologici”, una scelta che abbiamo apprezzato e che ci ha invogliato a sperimentare. Potremo anche partecipare o ospitare la nostra partita ad altri due amici (o volontari casuali) con cui provare a raggiungere la fine. Nonostante l’aiuto extra, abbiamo comunque fallito nell’ultima zona. Pensavate fosse semplice? Provate le successive difficoltà, sempre che riusciate a raggiungere il finale…
Nota di merito per la colonna sonora di ArcRunner, a metà fra un Blade Runner e un cabinato arcade retrowave anni ’80. Instancabile seppur con poche variazioni. La grafica poligonale è pulita e leggera, e si unisce splendidamente a una città al neon colma di riflessi e dettagli luminosi, ben realizzati e d’impatto scenico. La parte più alta di alcuni edifici tuttavia sarà talvolta approssimativa, ma raramente capiterà di guardare in alto, quindi chiudiamo un occhio.
Una recente patch ha già risolto un problema di sovrapposizione in alcuni testi degli upgrade ottenuti dalle casse sfida. Ritoccata anche la prima boss fight di coppia, ora con meno “punti sicuri”. Si può riscontrare giusto una certa ripetitività nella disponibilità degli upgrade a fine livello, così come nelle statistiche delle armi. In generale però si può godere di un’esperienza tecnicamente priva di sbavature. Un piccolo bug presente solo in cooperativa ha portato la nostra arma a sparare da sola più volte, senza accenno di lag. Tuttavia nel complesso siamo rimasti molto soddisfatti.
DA AVERE SENZA RISERVE
ArcRunner non costituisce una rivoluzione per il genere, né tantomento qualcosa di mai visto sul fronte estetico. Fatta questa dovuta premessa, va riconosciuto che il team di Trickjump Games è riuscito a confezionare un’esperienza tecnicamente priva di sbavature oltre che fluida, personale, divertente e anche cooperativa. Grazie a un time-to-kill molto basso non ci troveremo mai affrontare spugne di proiettili nemiche. Dovremo bensì puntare tutto sulla velocità di esecuzione prima del soverchiamento avversario.
Il gameplay immediato e preciso fa di ArcRunner un’esperienza leggera, ma non per questo va presa sottogamba. Sarà necessario prepararsi al meglio fin dall’inizio, prima di ritrovarsi dalla padella alla brace senza mezze misure. Superba la colonna sonora e artisticamente d’effetto il comparto grafico. Tolto un piccolo bug nel multigiocatore e una ridotta variabilità sul fronte statistiche e upgrade, c’è veramente poco di cui lamentarsi. Si tratta quindi di un titolo indie che può farsi spazio fra molti suoi simili senza alcun problema.
Pregi
Gameplay immediato, preciso e divertente. Fronte tecnico solido e curato, oltre che fluido. Esperienza scenografica ricca di effetti visivi, valida anche sul fronte artistico e sonoro. Armi in quantità e un longevo albero di skill. Giocabile in cooperativa.
Difetti
Poche variazioni nelle statistiche delle armi, fattore spesso imprescindibile nel genere. Qualche variabile extra negli upgrade e nelle casse sfida non avrebbe guastato. Da bilanciare alcune armi, per rendere anche le meno usate più appetibili.
Voto
8,5