Oggi parleremo di 9 Years of Shadows, un metroidvania dall’accattivante estetica in pixel art che, come molti titoli indipendenti, deve la sua realizzazione a Kickstarter. Tre anni fa infatti il team di Halberd Studios (software house messicana ndr) lanciò una campagna di raccolta fondi sulla celebre piattaforma, che andò veramente bene. Il traguardo di 380.000 dollari messicani (che corrispondono a poco più di 16.000 dollari americani) venne raggiunto in una sola settimana.
Le cose però non finirono lì, visto che il contributo di quasi 3.000 sostenitori consentì di superare diversi stretch goal, grazie a una cifra complessiva di quasi due milioni di dollari messicani (circa 110.00 dollari americani). Il progetto inoltre catturò l’attenzione di Freedom Games, un publisher che nel proprio portfolio annovera da tempo parecchi indie interessanti.
Adesso però andiamo a dare un’occhio più da vicino all’opera prima di Halberd Studios con la recensione della versione Pc di 9 Years of Shadows, curata dal nostro Antonio “Spettro” Amodeo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato quindi da Freedom Games, arriverà anche su Switch entro l’anno. Buona lettura.
UNA SAMUS D’ARTISTA
9 Years of Shadows è ambientato all’interno di un colosso meccanico, chiamato Talos, dove sono intrappolate varie “figure” artistiche quali teatranti, musicisti, pittori ecc. Tutti personaggi che nel corso dell’avventura rappresenteranno i tipici “commercianti” dove il nostro alter ego potrà migliorare le proprie armi e abilità in cambio delle gemme o degli spartiti che troveremo in giro.
La protagonista, una ragazza di nome Europa, inizierà in un mondo in bianco e nero. Solo dopo aver incontrato l’orsetto Alpino riuscirà a ridare colore all’ambiente, sbloccando i vari livelli di gioco come da tradizione del genere. In particolare il nostro compagno risulterà piacevole da utilizzare, visto che sarà possibile muoverlo e fargli sparare dei raggi che serviranno sia a colpire i nemici che ad aprire delle porte specifiche.
Nel corso dell’avventura potremo trovare anche delle armature speciali, che ci conferiranno abilità uniche. Per esempio una delle prime su cui metteremo le mani sarà quella che ci consentirà di trasformarci in sirena, per poter nuotare senza impedimenti arrivando persino a risalire le cascate. Molti nemici avranno un’aura colorata, che in qualche modo segnalerà una debolezza che noi dovremo sfruttare utilizzando l’armatura più appropriata.
Il tutto tenendo costantemente d’occhio la light bar che donerà i poteri ad Alpino. Una barra che potremo ricaricare con un semplice abbraccio o con un piccolo QTE che ricorda la ricarica delle armi di Gears of War. In alternativa sarà possibile farlo anche recandoci presso uno dei punti di salvataggio, che ci ricordano molto quelli visti in Bloodstained: Ritual of the Night.
La light bar in questione non è una barra di energia, né una di mana. Sostanzialmente è ambedue. Uno degli aspetti più interessanti di 9 Years of Shadows riguarda infatti questa scelta da parte del team di sviluppo. Tale barra si consumerà sia quando verremo colpiti, sia quando useremo Alpino per sparare. Nel caso in cui dovessimo essere colpiti mentre la barra è vuota, perderemo una gemma rossa. L’esaurimento di queste ultime porterà, infine, alla morte di Europa. Sul piano tecnico l’opera di Halberd Studios appare solida.
Non abbiamo riscontrato alcun bug o glitch, e anche a livello di prestazioni non vi sono state anomalie. Il comparto grafico, messo sul piatto con una pregevole pixel art, è un vero piacere per gli occhi. Ciò riguarda sia il gioco in sé che le cutscenes, che però non potranno essere saltate. E se si considera che ogni volta in cui saliremo con un ascensore (che funge da teletrasporto ndr) dovremo sorbirci una riflessione di Europa… Alla lunga potremo provare un po’ di fastidio.
METROIDVANO
Un’altra piccola nota negativa riguarda la mappa. Pur risultando chiara e con tutti i vari riferimenti perfettamente segnati, saremo sempre costretti a mettere il gioco in pausa per poterla vedere. Non comprendiamo la scelta di non inserirne una mini, fissa, all’angolo dello schermo (come spesso accade in numerosi videogiochi, di questo e di altri generi).
Il livello di sfida offerto è abbastanza alto, soprattutto se si considera che la morte sarà permanente. A quel punto infatti non respawneremo presso un checkpoint o simili, bensì dall’ultimo salvataggio effettuato… Perciò vi consigliamo di salvare spesso, soprattutto prima di affrontare un boss. Su questi ultimi dobbiamo spendere parole di elogio dato il design e le meccaniche, mentre risultano decisamente più insipidi i mini-boss.
Anonimi, presenti in maniera esagerata e che danno l’impressione di essere stati inseriti per aumentare artificialmente la longevità (nel complesso tutt’altro che eccelsa) del titolo. Anche la colonna sonora, che in titoli sui generis dovrebbe essere piuttosto incisiva, qui appare priva di mordente e ripetitiva anche nel breve periodo. Non c’è dubbio quindi che la parte migliore di 9 Years of Shadows sia proprio il gameplay. Il sistema della light bar di cui abbiamo parlato pocanzi è davvero vincente.
Questo perchè non saremo costretti ad andare in giro a cercare le classiche pozioni, ma potremo ricaricare la barra in vari modi. Vario anche il moveset di Europa, che potrà utilizzare attacchi combo, pesanti e persino caricati. Di fatto saremo costantemente impazienti di vedere quale sarà la prossima abilità da sbloccare, e anche il backtracking (un must in un metroidvania) è abbastanza piacevole. Segnaliamo infine che il gioco è disponibile solo in inglese, perciò chi non è pratico potrebbe aver difficoltà a seguire i dialoghi.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
L’esordio di Halberd Studios con 9 Years of Shadows può considerarsi nel complesso positivo. Lo studio messicano infatti ha mostrato da subito di avere buon gusto, soprattutto in termini di estetica. Peccato però che la stessa attenzione non sia stata mantenuta anche con altri aspetti del prodotto. Un gameplay impegnativo e soddisfacente si ritrova a dover fare i conti con una varietà e una longevità piuttosto risicate. In sostanza ci si ritrova dinanzi a un titolo altalenante: un’ottima pixel art che però non viene supportata da una degna colonna sonora. Un backtracking stimolante penalizzato dal fatto che si giunge presto ai titoli di coda, e via discorrendo. In conclusione un buon titolo, ma tutt’altro che irrinunciabile.
Pregi
Art design di qualità, accentuato da un'ottima pixel art. Molto interessante il sistema della light bar. Gameplay solido e divertente, con un ottimo livello di sfida. Backtracking stimolante. Nessuna imperfezione tecnica...
Difetti
... A parte una colonna sonora alquanto scialba. I mini-boss peccano di caratterizzazione e inventiva, e di fatto spezzano il ritmo del gioco. Una minimappa non avrebbe guastato. Longevità scarsa.
Voto
7
3 commenti su “9 Years of Shadows, recensione”