The Last of Us Part I, recensione
La definizione di "capolavoro", nell'arte, è qualcosa che nel suo apice è impossibile da replicare. Perciò "restauro" sarà la nostra definizione prediletta...
The Last of Us ha sulle spalle la veneranda età di quasi una decade. La sua release originale avvenne infatti nel 2013 su PS3, mentre già l’anno dopo, su PS4, ci fu il debutto della versione rimasterizzata in HD, che seppe ridare lustro a un action adventure dalla narrativa unica nel suo genere. L’anno scorso invece ci fu il remake, denominato The Last of Us Part I, che arrivò su PS5 portando notevoli miglioramenti a livello grafico, di gameplay e sul fronte dell’accessibilità.
Lo sviluppo e il successivo “restauro” venne ovviamente eseguito dall’ormai celebre software house Naughty Dog, con sede a Santa Monica. La cui opera può ora raggiungere anche i giocatori su Pc grazie al porting realizzato in collaborazione con Iron Galaxy Studios. Andiamo quindi a scoprire The Last of Us Part I in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da PlayStation PC LLC, è quindi disponibile anche su PS5. Vi avvisiamo riguardo la presenza di screenshot e tematiche forti, trattandosi di un titolo PEGI 18+. Buona lettura.
SE VI PERDETE NEL BUIO, CERCATE LE LUCI
The Last of Us Part I è un perfetto esempio di come “preservare” un’opera videoludica nel tempo… Tra una Part II tecnicamente sbalorditiva e una serie TV sinceramente apprezzata, il primo capitolo rischiava di “rimanere indietro” (gioco di parole per i fan). Quest’ultimo è stato quindi riportato nel presente, in una versione definitiva e completissima, rielaborata dal principio.
Precisiamo che questo remake non stravolge i contenuti narrativi presenti nel “lavoro originale”, sceneggiato dal co-direttore creativo di Naughty Dog, Neil Druckman. Viceversa tali contenuti vengono valorizzati al limite delle possibilità, fornendo nuova profondità emotiva. Questo vale anche per il dlc “Left Behind”, compreso fra i centinaia di bonus extra riuniti insieme per formare l’esperienza più completa di sempre.
Per chi ancora, incredibilmente, non la dovesse conoscere, la storia di The Last of Us Part I si basa su una misteriosa infezione irradiata da un fungo di nome Cordyceps. Le sue spore parassita (che nel mondo reale possono fisicamente infettare e controllare gli insetti anche dopo la loro morte) diventano in pochi giorni la causa di una spaventosa isteria di massa. La quale scatena un’epidemia senza precedenti. Joel, sua figlia Sarah e suo fratello minore Tommy decidono di fuggire dalla città, rimanendo però coinvolti in un terrificante delirio che strapperà la vita di Sarah dalle braccia di suo padre.
Vent’anni dopo, Joel è diventato un uomo rude e insensibile con il peso della vita sulle spalle. Le ultime città sopravvissute sono militarizzate e sottoposte a una rigida quarantena. Joel e la sua compagna in affari Tess, sopravvivendo come contrabbandieri, si ritrovano invischiati in una missione per conto di Marlene. Leader del movimento ribelle conosciuto come “le Luci”, che li ingaggerà per portare fuori dalla città un “carico importante”. Stiamo parlando di Ellie, una giovane ragazza che presto diventerà l’unica fonte di speranza tanto per l’umanità quanto per lo stesso Joel…
UN POSTO TRANQUILLO
Tra i contenuti di The Last of Us Part I abbiamo in primis la storica campagna principale, stavolta con tutti i livelli di difficoltà già sbloccati. Nel dlc Left Behind invece approfondiremo il passato di Ellie, colmando anche alcune sezioni tralasciate nella storia principale. Entrambi i contenuti sono stati rivisitati come in una sorta di “Director’s Cut”, vantando un inspessimento narrativo ed emotivo indiscutibile. Solo i fan più accaniti potranno notare, non a caso, le differenze con la “versione originale”.
Piccoli tagli e maggiore enfasi su alcune sezioni forniscono nuove conferme sulla maturata direzione artistica infusa in questo remake. I ragazzi di Naughty Dog mostrano di aver imparato molto da se stessi, implementando direttamente da The Last of Us Part II diversi elementi e meccaniche, maggiormente curate. Per esempio i movimenti degli infetti, che risultano decisamente più “creativi”, o anche la cosiddetta modalità Ascolto. Anche le accensioni dei generatori sono state sistemate, visto che non saranno più tediose come un tempo.
L’IA, sempre di altissimo livello, ci metterà contro avversari in grado di organizzarsi e tenderci silenziosi attacchi sui fianchi. Essi risultano perfino rifiniti con un pizzico di consapevolezza aggiuntiva, che li porterà a nascondersi o schivare quando inquadrati dal nostro mirino. Migliorati anche molteplici aspetti del gameplay quali movimenti, rinculo e mira delle armi, reazioni ai colpi e smembramenti. Tutto in linea con la qualità vista nel secondo capitolo della serie.
In The Last of Us Part I sono state ulteriormente bilanciati pure i vari livelli di difficoltà, con annesso ritrovamento casuale di rifornimenti. Alcuni “punti morti” durante le fasi esplorative, tuttavia, faranno ancora sentire il loro peso, alla lunga. Scegliere di prepararsi al peggio, cercando rifornimenti e potenziamenti nelle varie zone, rimarrà comunque una scelta del giocatore. Magari però una generazione randomica di eventi e nemici avrebbe reso l’esplorazione più attraente…
“POSSIAMO RENDERE TUTTO PIÙ POETICO…”
Impossibile ignorare il poderoso potenziamento grafico infuso in The Last of Us Part I. Praticamente affiancato dal realismo del suo “successore”, come fosse un unico grande viaggio. L’impressionante lavoro compiuto sui riflessi e sulle ombre si abbina infatti al totale riadattamento di luci e intensità cromatiche per ogni ambientazione. Dalle buie cantine alle sezioni naturali, tutto mostrerà un vigore rinnovato, riuscendo a toccare impressionanti livelli di fotorealismo.
Anche il motion capture mostra di aver ricevuto nuova linfa, sfoggiando i “muscoli” con cutscenes dalle “performance attoriali” approfondite e, a nostro parere, difficilmente migliorabili. Ma non solo: abbiamo infatti texture di modelli e oggettistica ridefiniti, animazioni più fluide, effetti grafici più complessi, mimica facciale più realistica e un sistema di riflessi più naturale e dinamico. Insomma, potremo stare una vita a elencare tutti i miglioramenti apportati, perciò vi invitiamo a provare per credere.
Osservando da vicino i modelli facciali di The Last of Us Part I (Joel in particolare), sarà possibile notare una lieve sfumatura dei dettagli, quasi come se fossero “disegnati a mano”. Una piccolezza non semplice da notare, che tuttavia si distaccherà dai modelli originali più “fisici” e “puliti”. Nulla di negativo per quanto ci riguarda, ma forse alcuni giocatori potrebbero storcere il naso dinanzi a questa versione “fumettosa”. Visibile in particolar modo nei modelli con maggiore peluria facciale.
Nemmeno il comparto audio è rimasto esente da miglioramenti, con miriadi di impostazioni liberamente personalizzabili per un’immersione totale. Ivi comprese voci per home theater, audio spaziale e regolazioni millimetriche per ogni cassa in proprio possesso. Insomma, un vero paradiso per gli “smanettoni” del surround. Il sonoro generale è stato riequilibrato e migliorato. Infatti anche i versi dei temibili clicker risulteranno ancora più ansiogeni, soprattutto se uditi alle nostre spalle (specie con il giusto impianto audio).
“…E PERDERE LA TESTA INSIEME…”
Sul fronte tecnico purtroppo c’è ancora qualcosa da sistemare. Nessun problema riguardo i controlli su Pc, con un adattamento per mouse e tastiera intuitivo e ben realizzato. Nel caso qualche dettaglio non dovesse essere di proprio gradimento, sarà comunque possibile mettere mano a tutte le personalizzazioni del caso. Come abbiamo accennato in apertura, va quindi riconoscuto il mastodontico lavoro di accessibilità svolto su The Last of Us Part I.
Per fare alcuni esempi: supporto e personalizzazione in-game per otto tipi diversi di pad, supporto aptico per dual-sense, resistenza regolabile per grilletti, zoom mira e vibrazione graduabile, gestione totale HUD, risoluzioni fino a 4K su schermi ultra (e super-ultra) wide, ecc. Non mancano neanche i supporti per daltonismo, epilessia, limitazioni motorie, audio descrizione e un filtro per violenza ridotta. Che dire, un vero esempio di accessibilità per tutti.
Il tallone d’Achille di questo remake va quindi ricercato nel comparto tecnico. Un preset con dettagli al massimo mostrerà una cura per i dettagli degna dei vari remake rilasciati ultimamente. Al netto di alcuni ritardi nei caricamenti delle texture secondarie (che viene eliminato impostando tutto su ultra), The Last of Us Part I può essere pienamente goduto anche con dettagli medi. Tuttavia l’ottimizzazione, soprattutto con i dettagli più elevati, può e deve essere migliorata. Inoltre ricorrenti cadute di framerate nelle zone di transizione e diversi crash hanno minato la nostra esperienza, anche impostando il preset consigliato dal sistema.
A tutto ciò si aggiunge un’iniziale (e semplicemente folle) attesa nell’elaborazione degli shader, che ha richiesto un’ora di tempo. Per il resto, non guasterebbe l’aggiunta di qualche nuova voce tra i nemici, così come una maggiore stabilità nei modelli, che a volte “sobbalzeranno” a caso. Ignorabile invece qualche raro desync labiale nello splendido doppiaggio in lingua italiana. Fortunatamente una patch correttiva è già stata annunciata e dovrebbe arrivare a breve…
DA AVERE SENZA RISERVE
Nel bene e nel male, The Last of Us ha sempre saputo far parlare di sé fin dalla sua prima release. Proprio come un’opera d’arte, questo capolavoro ha cercato di raggiungere quante più persone possibili nel corso del tempo. Per ricordare a tutti che sotto un apparente gameplay dai toni crudi e brutali si nasconde qualcosa di più intimo. In grado di colpire più duro di un colpo di fucile nel petto. Il lavoro svolto da Naughty Dog assieme a Iron Galaxy Studios per portare questo remake su Pc è encomiabile, soprattutto sul fronte dell’accessibilità.
Tuttavia diversi difetti tecnici, almeno per ora, non permettono di godere del pieno potenziale della produzione. The Last of Us Part I raggiunge infatti un nuovo orizzonte di realismo, ponendosi sul livello del secondo capitolo della serie. Le rinnovate scelte nella direzione artistica donano infine una nuova luce che va ad approfondire ulteriormente il comparto narrativo. Oggi più che mai, quella di Joel ed Ellie è un’avventura che va vissuta a ogni costo.
Pregi
Grazie al nuovo spessore narrativo sarà come (ri)giocarlo per la prima volta. Direzione artistica al suo massimo potenziale. Un esempio di riferimento in ambito accessibilità. Porting su Pc completo di ogni tipo di personalizzazione. Alcune "sorprese" luminose sulle tastiere RGB. "Restauro" pienamente riuscito, sotto ogni punto di vista...
Difetti
...A discapito però di un'ottimizzazione un po' da rivedere. I modelli nemici hanno le solite tre voci. Alcuni punti morti, troppo prolissi, restano invariati.
Voto
9-