Mahokenshi, la nostra recensione

Visitiamo il Giappone feudale con un interessante gioco di carte ad alto tasso strategico

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Oggi, con Mahokenshi, parleremo di strategia, folklore e di una componente deckbuilding molto accentuata. Il progetto nasce dalla visione di Game Source Studio, propaggine europea (con sede a Parigi) di Virtuos. Sul fronte dell’ambientazione il team ha puntato sulla terra del Sol Levante, da sempre pregna di cultura e leggende che fanno breccia su tantissimi appassionati.

La componente narrativa va poi a incontrare un sistema a griglia esagonale che richiama il mondo dei wargames, con carte da acquisire e giocare nell’ottica di un mix ormai non più così inconsueto. Andiamo quindi al sodo con la nostra recensione di Mahokenshi. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Iceberg Interactive, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam, Epic Games Store e GOG. Buona lettura.

LA PIOGGIA CADE E IL TERRENO S’INDURISCE

La componente narrativa di Mahokenshi viene da subito adoperata come pretesto per introdurre la doppia struttura ludica alla base della produzione: quella strategica e quella da deckbuilder. La storia di porterà nel più classico folklore giapponese, con demoni e stregoni intenti a mietere vittime corrompendo una terra altrimenti priva di malvagità. Il personaggio che andremo a impersonera diverrà un Mahokenshi, ovvero un samurai legato a una delle divinità (Kami) presenti che avrà il compito di sfidare e sconfiggere la corruzione.

Sebbene una discreta conoscenza di base della mitologia giapponese possa rendere l’esperienza più immersiva, il titolo di Game Source Studio risulta comunque alla mano anche per coloro che dovessero avvicinarsi a questa cultura per la prima volta. Anzi, potremmo dire che questa potrebbe essere un’ottima occasione per conoscere e poi approfondire alcune tematiche particolarmente interessanti, che probabilmente risulterebbero poi propedeutiche ad altre opere, videoludiche e non.

La trama verrà sviluppata attraverso scene d’iintermezzo tra una missione e l’altra, che andranno a stemperare una progressione altrimenti troppo rigida. Abbiamo inoltre apprezzato l’utilizzo di carta antica, ideogrammi e in generale degli stilemi tipici dell’arte nipponica, con cui il team di sviluppo ha reso molto bene sia i personaggi principali che i nemici.

Certo non aspettatevi un gioco di ruolo poichè si tratta invece di un’opera nettamente diversa, per quanto vicende e interpreti risultino discretamente approfonditi. Ogni eroe selezionabile sarà diverso in base a parametri come classe, punti vita ecc. Ci sarà poi un valore relativo all’energia, che potrà essere sfruttato per il movimento o per l’utilizzo di abilità e magie, senza dimenticare le carte.

CALCARE UNA TERRA COLMA DI COLORI

Lato gameplay con Mahokenshi ci troveremo in uno strategico a turni con progressione a scenari, che si susseguiranno attraverso una serie di missioni. Di volta in volta saremo noi a scegliere il livello tra gli eventi disponibili della campagna oppure tra le secondarie, che offriranno diversi tipi di bonus. Entrati in partita la componente di deckbuilding prenderà piede mettendoci in mano un mazzo di cinque carte base, che varieranno in base all’eroe selezionato.

Proseguendo nella partita potremo poi mettere le mani su altre carte. Ogni “casata” e il relativo eroe avrà obiettivi e specializzazioni diverse. Per esempio la Casa di Zaffiro si focalizzerà su armatura e contrattacchi, mentre Sota della Casa di Giada si concentrerà su trappole e azioni tipiche dei ninja. Avremo poi Misaki della Casa di Topazio, una miko (cioè una sacerdotessa) che offrirà un mazzo incentrato su magie di purificazione ed evocazione di spiriti che lotteranno a fianco del giocatore.

A chiudere il cerchio ci sarà la Casata Rubino, che avrà il mazzo più orientato al commercio e alla forza bruta. La scelta fra di essi non andrà compiuta solamente su un fattore estetico, ma anche e soprattutto strategico. Per quanto riguarda la componente esplorativa, Mahokenshi si pone in linea con la maggioranza degli strategici a turni.

Di volta in volta avremo a disposizione una certa quantità di energia da utilizzare per le carte o per spostarci sul piano di gioco, strutturato su una griglia esagonale. Il costo in energia del movimento varierà in base al tipo di terreno che dovremo attraversare. Un piccolo e apprezzabile dettaglio che aumenta non poco il valore strategico della produzione, che in alcuni casi non si mostra molto dissimile da un wargame.

FIORI DI CILIEGIO IN PERICOLO

Un elemento fondamentale del gameplay di Mahokenshi riguarda la gestione dei tempi e del movimento rispetto all’uso delle carte. Di base non potremo mai fare tutto ciò che ci passa per la mente, poichè la meccanica temporale in seno a ogni missione richiederà spesso qualche sacrificio. Per arrivare alla casella indicata o per uccidere un boss entro un determinato periodi di tempo dovremo a volte dare priorità all’esplorazione, altre volte al combattimento duro e puro.

Nel corso della partita anche il mondo di gioco cambierà in base alle azioni, sia nostre che da parte del nemico. Questi ultimi potranno provocare dei miasmi sul terreno, capaci di arrecare diversi tipi di malus alle unità occupanti. Oltre che a livello narrativo, la progressione sarà garantita da dei frammenti che, una volta raccolti, permetteranno di ricercare nuove carta attraverso una sorta di albero di ricerca. La struttura di gioco risulta appagante, nonchè capace di garantire parecchio divertimento.

UN SOLE AFFASCINANTE

C’è però un problema di fondo, legato a una scarsa rigiocabilità. Le mappe infatti non vengono generate casualmente, e sia le missioni principali che quelle secondarie sono molto simili tra loro, quando non identiche. Ne consegue che portando a termine gli scenari e i relativi obiettivi secondari non ci saranno ulteriori ragioni per giocare ancora.

Davvero un peccato da parte di Game Source Studio non aver inserito una qualche modalità casuale/sandbox. Ci auguriamo che possa essere introdotta in futuro. Un altro elemento che potrebbe essere rivisto riguarda inoltre il bilanciamento di eroi e carte, visto che alcune casate risultano ben più forti di altre. Pur essendo una produzione dalle modeste origini, il comparto tecnico di Mahokenshi è obiettivamente di tutto rispetto.

L’interfaccia utente, seppur minimale, è in grado di fornire tutte le informazioni necessarie al giocatore, che su schermo potrà inoltre godere di uno spaccato del Giappone colorato e variegato. Le carte, gli intermezzi narrativi, i personaggi principali e i nemici richiamano a gran voce il contesto di riferimento, e la grafica non eccezionale (ma comunque gradevole) rende il tutto al meglio grazie alla vivace palette di colori.

Anche il comparto audio non è da meno, visto che viene proposto un discreto numero di tracce che, da lontano, ricordano i vecchi film giapponesi anni ’60. Shamisen, tamburi e altri strumenti accompagneranno il giocatore con melodie sia adatte all’esplorazione che al combattimento, con brani più incalzanti ma mai eccessivamente ripetitivi.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Mahokenshi è un buon titolo capace di richiamare le affascionanti atmosfere del Giappone medievale e di tante sue leggende tipiche. Le meccaniche da strategiche e di deckbuilding funzionano in modo sorprendentemente fluido, con il sistema di combattimento che risulta semplice ma allo stesso tempo sfaccettato. Questo grazie alla serie di variabili di cui il giocatore dovrà tenere conto. L’opera prima di Game Source Studio è quindi promossa, al netto di alcune sbavature. Tra queste figurano un bilanciamento non ottimale degli eroi disponibili e una longevità non eccelsa… Ciò detto rimane un gioco consigliato agli appassionati di strategia e di mitologia giapponese, che auspichiamo possa essere ulteriormente arricchito in futuro.

Pregi

Stile artistico e ambientazione affascinanti. Buon connubio tra strategia e deckbuilding. Progressione tra i livelli appagante.

Difetti

Bilanciamento degli eroi da rivedere. Longevità migliorabile.

Voto

7,5