Soulash, la nostra recensione
Da divinità spodestate, andremo a riprenderci ciò che ci appartiene in questo roguelike particolarmente impegnativo
Con Soulash torniamo a parlare di roguelike vecchia scuola, dove la difficoltà è veramente alta e il game over rappresenta un fidato compagno d’avventura. Questo progetto indie prende forma dai sogni e dalla passione di un singolo sviluppatore, Artur Smiarowski. Nativo polacco ed ex programmatore PHP, si è prodigato per dar vita a un’esperienza dal sapore retrò, con qualche innovazione e tocco di stile. Dopo aver eseguito in solitaria i lavori per la maggior parte del tempo (facendosi successivamente accompagnare da un graphic designer esterno), Artur ha rilasciato per la prima volta Soulash nel 2019, in accesso anticipato prima su Itch.io e successivamente su Steam.
In seguito a numerosi aggiornamenti, nel 2021 decise di optare per una campagna Kickstarter atta a finanziare ulteriormente il progetto. Sfortunatamente però non andò bene, dal momento che vennero raccolti solo 7.599 euro a fronte dei 10.000 richiesti. Per fortuna il tenace sviluppatore polacco non si diede per vinto, e continuò a lavorare duramente per migliorare la propria creatura, fino all’uscita dalla fase di accesso anticipato. Una buona demo e un po’ di passaparola tra gli appassionati del genere contribuirono poi a far conoscere, almeno un minimo, l’interessante progetto che ora ci apprestiamo ad analizzare.
Di seguito la nostra recensione di Soulash. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dallo stesso Artur Smiarowski, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam, GOG e Itch.io. Buona lettura.
UN DIO SCONSACRATO IN CERCA DI VENDETTA
Soulash presenta una trama interessante e non scontata, che pur non tangendo i confini del gioco di ruolo è capace di regalare un’accattivante contesto di fondo. Il personaggio che andremo a creare infatti è un dio decaduto, curiosamente e inaspettatamente imprigionato per eoni nel Regno dei Sogni d’una terra dal nome sconosciuto. Dopo aver atteso per millenni l’opportunità di fuggire, questa ci viene elargita all’improvviso e in modo rocambolesco. In un modo imprecisato riusciremo a prendere possesso del corpo di un mortale.
E così, dopo tutti quegli anni di prigionia a fomentare la nostra fame di vendetta, saremo pronti a riconquistare ciò che ci spetta di diritto. Possibilmente facendola pagare anche ai nostri aguzzini. Il protagonista del gioco sarà quindi un dio relegato nel corpo di un mortale, che otterrà abilità e poteri superiori salendo di livello. Una delle caratteristiche subito evidenti di Soulash sarà la grande varietà offerta al giocatore in fase di creazione del personaggio.
Infatti potremo scegliere tra ben sedici razze e otto classi, ciascuna corredata da una descrizione che ci informerà sui bonus specifici in dotazione. Molto particolare è la scelta in seno alle classi, che sottolinea un’opera dai toni oscuri che difficilmente porterà nel mondo di gioco il più classico degli eroi. Non avremo quindi un cavaliere o un tradizionale paladino, bensì un cavaliere decaduto. Non ci saranno maghi o stregoni, bensì “warlock” e negromanti.
Persino nella scelta della razza si nota questa tendenza “all’oscurità”. Non a caso potremo impersonare un lich, un elfo oscuro o persino un demone. Oltre a razza e classe dovremo poi determinare i valori di cinque diversi attributi: Forza, Destrezza, Resistenza, Intelligenza e Volontà. Ognuno di essi avrà un importante impatto sulle meccaniche di gioco, inclusi danni arrecati e subiti.
ROGUELIKE CLASSICO MA NON TROPPO
La struttura ludica di Soulash è solo apparentemente ancorata agli stilemi di stampo classico tipici dei roguelike. Consuetudine anche degli wargame a turni infatti è anche la meccanica di movimento e azioni definita IGOUGO. Dove a ogni nostro passo seguirà quello di unità nemiche e mostri (lo abbiamo visto di recente anche in Path of The Midnight Sun ndr). Almeno nelle prime fasi di gioco sarà quindi fondamentale cercare di rimanere vivi, anche perchè la difficoltà sarà veramente tarata verso l’alto.
E’ però importante sottolineare la presenza di alcuni elementi che vanno di fatto a innovare il genere, e che risultano particolarmente ben implementati. Uno su tutti è la gestione del campo visivo, poichè il nostro alter ego avrà una vista conica a 180°. Pertanto non sarà possibile vedere chi si celerà alle nostre spalle, per quanto verremo comunque avvertiti da rumori e punti esclamativi che compariranno sullo schermo. Questo tipo di organizzazione rende il titolo di Artur Smiarowski particolarmente appagante, ma anche punitivo.
D’altra parte anche il combattimento stesso verterà su questa meccanica. Ne consegue che potremo attaccare solo frontalmente, anche se ci saranno alcune abilità e incantesimi in grado di farci attaccare ad area, danneggiando tutti i nemici visibili. Questi fattori non varranno solo per il personaggio principale, ma anche per le unità nemiche. Perciò potremo noi stessi eseguire degli attacchi alle spalle, o in alcuni casi optare per la fuga da situazioni potenzialmente fatali.
La gestione del campo visivo di Soulash dipenderà anche dalla nostra Destrezza. Un valore basso permetterà sostanzialmente a chiunque di notarci. Altri importanti elementi da considerare sono i livelli di fame, sete e stanchezza. Essi si accumuleranno col passare del tempo, ma potremo porvi rimedio rifocillandoci e riposando, dove quest’ultimo sarà “diviso” in resistenza e stanchezza vera e propria. Nel primo caso basterà una piccola pausa, mentre nel secondo ci vorrà una bella dormita.
UNA DIFFICILE VENDETTA
Parlando invece di armi, in Soulash ciascuna di esse sarà definita da una serie di statistiche che ne determineranno sia le prestazioni in combattimento che il grado di usura (applicato anche gli oggetti). Insieme al valore d’attacco in senso stretto e ad eventuali valori difensivi, avremo anche il raggio d’azione e la rapidità. Tutte queste variabili (assieme a classe, razza e livello del personaggio) andranno a stabilire l’efficacia effettiva della nostra arma.
Non mancheranno incantesimi che, lanciati proprio sulle armi, forniranno bonus temporanei alle statistiche. Le armature invece offriranno vari tipi di resistenze, anche se nelle fasi iniziali del gioco saranno perlopiù di natura fisica. Proseguendo invece troveremo tuniche ed equipaggiamento in grado di aumentare la nostra resistenza elementale. A differenza di altri titoli sui generis, Soulash non presenta mappe completamente generate in maniera procedurale.
Ogni nuova partita andrà sì a creare da zero le quattro regioni da cui sarà composto il mondo di gioco, ma di fatto solo alcuni elementi di esse risulteranno davvero casuali. Potrà capitarci di iniziare il viaggio da una catacomba semideserta, da un villaggio popolato solo da banditi, da un altare solitario disperso nel nulla, e così via. La struttura e il level design del titolo di Artur Smiarowski godono inoltre di grande profondità e senso di progressione.
Per esempio, uccidendo la divinità legata alla natura la flora e la fauna ne soffriranno. Usando il lich consumeremo e distruggeremo elementi legati alla natura, come le mura in legno di una casa. Ogni nostra azione avrà dunque un grande impatto sia sul mondo di gioco che sui personaggi comandati dall’IA. A voler essere pignoli avremmo gradito qualche linea di dialogo o interazione effettiva con gli npc, ma nel complesso il risultato è davvero pregevole.
SANGUE E TEXTURE
A livello tecnico Soulash si mostra come una produzione indie a tutto tondo, mettendo sul campo una grafica in pieno stile retrò che si sposa alla grande col genere roguelike. La pixel art proposta è semplice, mentre effetti e animazioni sono ai minimi termini. Ma visto e considerato che il tutto è stato realizzato quasi interamente da una persona sola, non possiamo certo lamentarci, anzi.
L’interfaccia di gioco fa il suo dovere, e permette un non trascurabile grado di personalizzazione nella barra delle abilità. Al giocatore è richiesto impegno nell’apprendere le varie meccaniche di gioco; su tutte quella precedentemente menzionata relativa al campo visivo. Essa, affidata ai tasti “Q” ed “E”, richiederà un po’ di tempo per essere davvero dominata.
In generale non manca qualche problemino (risolvibile facilmente tramite patch), come per esempio un certo squilibrio per quanto riguarda il bilanciamento di alcune razze. Abilità come “infravisione” (che consente di vedere al buio) o una riduzione di base ai livelli di fame e stanchezza risultano veramente più vantaggiose rispetto ad altre.
Oltretutto il gioco risulta orientato a uno stile più action, perciò I personaggi creati a questo scopo si ritroveranno ad avere meno difficoltà nel corso dell’avventura. Classi magiche come quella del warlock e del negromante offrono sì carisma in quantità e ampio spazio di personalizzazione, ma la mancanza di danni corpo a corpo e una resistenza limitata si fanno sentire in maniera un po’ eccessiva.
DA AVERE SENZA RISERVE
Soulash è un roguelike di stampo classico che prova (anzi, riesce) a svecchiare un po’ alcune meccaniche tipiche del genere. Si tratta di un’esperienza tanto impegnativa quanto divertente, dove mappe di dimensioni generose e numerose soluzioni in termini di personalizzazione potranno regalare molte ore di gioco. A dispetto di un incipit obiettivamente interessante, tuttavia, la componente narrativa è semplice e in generale fin troppo abbozzata. Un po’ di dialoghi avrebbero reso maggiore giustizia all’interessante contesto ideato dallo sviluppatore Artur Smiarowski. Anche la meccanica relativa al campo visivo risulta piuttosto innovativa, e richiederà diversa pratica per essere pienamente compresa e “masterata”. Produzione modesta ma di qualità, consigliata a tutti gli appassionati del genere in cerca di un’avventura impegnativa, con una progressione tangibile.
Pregi
Impegnativo e sfaccettato. Ampia libertà in termini di personalizzazione. Longevità notevole. Alcune scelte hanno pesanti conseguenze sul mondo di gioco. Componente narrativa semplice ma interessante...
Difetti
... Che però non viene valorizzata a causa della sostanziale assenza di dialoghi. Necessario un bilanciamento tra classi e razze.
Voto
8