Gli anni passano ma il retrogaming continua a vivere, e per giunta non se la passa affatto male. Per tutti quei giocatori alla ricerca di avventura e ispirazioni di vecchia data, il team indipendente tutto italiano SEEP è praticamente una certezza. Dopo ottimi titoli quali Thunderflash (qui la nostra recensione) e Swords & Bones (qui la nostra recensione), è ora la volta di Roar of Revenge.
I due sviluppatori torinesi Sergio ed Enrico Giansoldati, dopo aver cercato ispirazione in quel di Ghosts’n Goblins, questa volta hanno diretto lo sguardo verso Faxanadu. Titolo di nicchia ma ancora oggi ben conosciuto dallo zoccolo duro della community Nintendo, e di cui quest’altra opera vuole esserne un omaggio. Di seguito la nostra recensione della versione Pc di Roar of Revenge. Ricordiamo che il gioco, pubblicato dagli stessi sviluppatori, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
PICCOLI CONAN CRESCONO
Roar of Revenge non disdegna la sua anima arcade; anzi, vuole elevarla. Tornando a cavallo dei mitici anni ’80 davanti a un cabinato da bar, scopriremo una storia semplice a corredo di quello che sarà il gameplay. Leomhann, un uomo leone disprezzato e attaccato fin dall’infanzia, decide di usare il suo immenso potere per gettare il regno di Arxaz nel panico.
Orde di morti e creature nate da ogni incubo assoggetteranno a tutti i costi questo pacifico regno. Quello che non aveva previsto durante la sua campagna di conquista è il sopravvissuto, ossia il giocatore. Giocando come Keel, giovane guerriero rampante e desideroso di vendetta, partirà per una missione alla ricerca del fratello perduto.
Esplorando le varie regioni di Arxaz entreremo in possesso delle sacre reliquie che ci permetteranno di sconfiggere Leomhann e liberare il regno. Un cliché già visto all’interno del comparto videoludico, ma al servizio di una progressione aderente al contesto.
E, oltretutto, con frammenti di storia sciolinati con fluidità durante le varie sezioni. Particolare di non scarsa importanza, anche in italiano. In una mercato moderno che vuole far abdicare a tutti i costi la lingua nostrana in favore del più comune inglese, è di certo un gradito omaggio.
ESPLORIAMO IL REGNO
Roar of Revenge è un action adventure 2D con esplorazione vecchio stile. Non il classico metroidvania ma, come citato durante l’introduzione, qualcosa di più simile a Faxanadu. I primi passi saranno accompagnati da un semplice tutorial sotto forma di lapidi con cui interagire. Anche i comandi saranno semplici. Oltre al movimento gestito attraverso la tastiera con il classico “W”, “A”, “S”, “D”, il pulsante “Z” ci permetterà di saltare mentre con “X” attaccheremo i nemici.
Interessante l’incipit narrativo che affida alla prima reliquia proprio il salto, proponendoci un primo livello lineare ma ben congeniato. Da quel momento invece tutto si farà più difficile. Oltre all’attacco base con la spada, l’acquisizione di un nuovo artefatto darà accesso a un potere magico, sotto forma di dardi incantati. Quest’ultimo in particolare verrà ricaricato solo in presenza di un checkpoint. Questi “punti” serviranno anche come salvataggio e saranno presentati sotto forma di spade e altri oggetti disposti sul terreno.
In pieno stile retrò, saranno l’unico modo per mantenere i progressi della partita. Peccato per la mancanza dell’inventario. Sarà stata sicuramente una scelta data dalla volontà di seguire un determinato concept, ma a nostro avviso non avrebbe guastato. L’avanzare dei livelli si farà via via sempre più difficile.
Di tanto in tanto ci si troverà di fronte a momenti in cui sembrerà impossibile proseguire. Tra salti sbagliati, schivate errate e qualche difficoltà di collisione degli sprite, si perderà molto presto il conto delle vite che useremo per continuare l’avventura. I controlli si riveleranno fluidi ma, a nostro avviso, l’uso del joypad al posto della tastiera potrà rendere l’avventura nettamente più immersiva.
PIXEL E CRT
Roar of Revenge è l’ennesimo omaggio a tubi catodici e cabinati. I SEEP sono ben conosciuti nella nicchia del retrogaming, e questa nuova iterazione non è da meno. La palette di colori alterna toni scuri a vivaci e sgargianti sfumature. Oltre a ciò emula in modo autentico i vecchi schermi CRT, sia per le proporzioni che per le capacità dei limitati hardware dell’epoca. Le animazioni del movimento dei personaggi sono essenziali, ma si adattano perfettamente alla stilistica retrò.
Diversi sono i biomi present, e ognuno è facilmente distinguibile grazie all’uso di diversi elementi e colori. Il passaggio da uno scenario a quello successivo è contraddistinto da una bella mappa che non disdegna elementi ruolistici vecchio stile. Proprio come la grafica, anche il comparto sonoro ci porterà indietro nel tempo. I MIDI proposti risultano evocativi e aderenti agli scenari, simulando perfettamente le vecchie schede audio integrate dell’epoca.
DA AVERE SENZA RISERVE
Roar of Revenge arricchisce il già ottimo portfolio di titoli partorito dai fratelli Giansoldati, che compongono lo studio SEEP. I 10 livelli complessivi proposti potranno sembrare pochi, ma vengono accentuati da picchi di difficoltà importanti (a tratti anche troppo). A guardare il pelo nell’uovo, non ci sarebbe dispiaciuto vedere qualche livello extra. Per esempio qualcuno segreto, sbloccabile solo a determinate condizioni o dietro superamento di una sfida. Per il resto si tratta di un titolo in puro stile arcade, con suoi pregi e difetti ma, per sua stessa natura, indirizzato a un pubblico ben preciso. Anche la rigiocabilità viene in parte stimolata, visto che il finale cambierà in base al numero di vite utilizzate per portare a termine l’avventura. Se vi sono piaciute perle del passato come Golden Axe e Faxanadu, non resterete delusi.
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