Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ritorno in auge del genere metroidvania, con l’uscita di numerosi titoli che ne hanno confermato il valore storico. Per consolidare tale successo però, questo genere di videogiochi è dovuto spesso diventare “qualcos’altro”. Ci stiamo riferendo, per esempio, all’unione con i toni tetri e misteriosi tipici dei soulslike, che ha portato alla creazione di ibridi in grado di stimolare un interessante processo di caratterizzazione.
Oggi infatti parleremo di Moonscars, un affascinante progetto nato dall’iniziativa di Black Mermaid, studio indipendente moldavo qui all’esordio assoluto nel mercato videoludico. Staremo a vedere se riusciranno a portare avanti il verbo diffuso da titoli come Blasphemous, Grime e Death’s Gambit. Di seguito la recensione della versione Pc di Moonscars, curata dal nostro Alessandro Da Campo. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Humble Games, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
UN MONDO (CUPAMENTE) MERAVIGLIOSO
Ciò che colpisce di Moonscars a un primo impatto è la caratteristica scelta dei colori da parte di Black Mermaid. Si tratta infatti di uno pseudo bianco e nero dove tuttavia è il rosso a spiccare maggiormente, contribuendo a evocare un sentore vampiresco che ci ha ricordato i fasti di Castlevania. Questi colori, dipinti su un paesaggio gotico decadente, fungono da sfondo ideale a un’avventura mescolata tra umanità, filosofia e… Argilla.
Senza anticipare nulla sulla trama (che rimane volutamente criptica come da tradizione souls), diciamo solo che impersoneremo Grey Irma, una feroce guerriera d’argilla che avrà un solo compito. Trovare l’entità nota come lo Scultore e far luce sulla propria esistenza. Il tutto attraverso un viaggio in cui potremo esplorare tantissimi luoghi e conoscere molti personaggi.
CIO CHE (NON) UCCIDE, FORTIFICA
Le “ambizioni” da soulslike portano Moonscars, ovviamente, a offrire una sfida molti impegnativa. Specialmente all’inizio, quando la barra della salute sarà ai minimi (per farci secchi basteranno letteralmente due colpi). A tal proposito il gameplay legato al combattimento in sé arriva quasi a oscurare la parte esplorativa. Del combat system minimale del gioco, definito Witchcraft, abbiamo apprezzato tutto.
La nostra protagonista Irma potrà contare su un repertorio offensivo che spazia da attacchi fisici ad altri magici. In questo caso inoltre la magia avrà una funzione bivalente, poichè potrà essere adoperata sia per eseguire attacchi speciali che per recuperare la salute. Oltretutto è combattendo che avremo modo di ricaricare la barra della magia, indi per cui saremo incentivati a prediligere un approccio offensivo agli scontri.
Un’impostazione aggressiva che potrebbe anche risultare frustrante in alcuni frangenti, ma che comunque garantisce notevole soddisfazione nell’atto di riuscire a migliorarsi, morte dopo morte. Abbiamo poi gli specchi, che oltre a essere simbolicamente centrali all’interno della trama, ricopriranno diverse funzioni. Essi fungeranno non solo da checkpoint “ristoratori” di salute ecc, ma potranno anche essere utilizzati come sistema di viaggio rapido tra zone già esplorate.
E non dimentichiamo la possibilità di accrescere ulteriormente i poteri di Grey Irma, con numerose abilità e bonus tutti da scoprire. Molto interessante è inoltre la “modalità” Luna, che rappresenterà una sorta di modificatore aggiuntivo della difficoltà. Quando essa apparirà di colore rosso, i nemici diventeranno più forti e aggressivi. In compenso però offriranno più esperienza una volta sconfitti. Per far tornare la Luna alla normalità occorrerà offrire in sacrificio degli oggetti particolari.
VISITARE IL MONDO D’ARGILLA
Abbiamo apprezzato lo sviluppo lineare della trama, sulla quale abbiamo appreso parallelamente al nostro progredire nel gioco. Questo grazie, soprattutto, all’interazione con i vari npc. Una cosa che in titoli sui generis non capita spesso di vedere, poichè si tende a preferire la semina di indizi (in varie forme, come oggetti o pergamene), capaci di dar vita a una storia una volta messi insieme i pezzi. Per quanto riguarda invece il lato artistico in principio abbiamo evidenziato la scelta del bianco e nero (con alcune tinte di rosso).
Se da una parte questo conferisce a Moonscars un aspetto assolutamente unico, dall’altra ne limita irrimediabilmente la varietà, facendo sembrare svariate ambientazioni fin troppo simili tra loro. Anche il menu di gioco e in generale l’interfaccia viene proposta con il medesimo stile… E forse sarebbe stato meglio fare diversamente, anche per poter rendere più fruibile soprattutto la suddetta interfaccia. A livello di prestazioni il titolo di Black Mermaid si è dimostrato solido quanto il suo gameplay, mentre per la colonna sonora si sarebbe potuto fare qualcosa in più: senza infamia ma anche senza lode.
DA AVERE SENZA RISERVE
Moonscars è un’altra piccola perla che va a confermare quanto l’ibridismo tra metroidvania e soulslike possa dar vita a dei titoli veramente meritevoli. Gli sviluppatori esordienti di Black Mermaid hanno saputo mettere in piedi un’ottima storia in pixel art, tanto cupa quanto elegante. Certo si tratta di un gioco crudele, punitivo se approcciato con eccessiva leggerezza (e data la tipologia, è fisiologico che sia così). Tuttavia al netto di alcuni limiti ciò che emerge è la cura con cui è stato realizzato, e che saprà conquistare tutti gli appassionati di “soulstroidvania”.
Pregi
Trama complessa a dispetto del suo sviluppo lineare. Combattimento solido e frenetico. Ottimo sistema di progressione del personaggio. Artisticamente ispirato...
Difetti
... Anche se la palette cromatica ne mina la varietà, soprattutto degli scenari. Esplorazione un pò troppo lineare. Difficoltà fin troppo elevata in alcuni frangenti.
Voto
8