Compound, la nostra recensione
Il sogno a 8 bit che tutti abbiamo sempre fatto ora si è avverato
Eccoci nuovamente nel recensire un nuovo titolo in VR. Questa volta si tratta di un vero e proprio “pezzo da 90”. Letteralmente. Stiamo parlando di Compound, un’esperienza unica nel suo genere che si pone come un fps Doom-like dei tempi in cui i bit erano la normalità. Il tutto però adattato come un moderno roguelike. Un sogno di molti retro-gamer che finalmente si avvera, insomma. Di sparatutto in VR il mercato è ben fornito, si tratta probabilmente del genere più diffuso per visori, ma questo… Dovete proprio vederlo.
Questo spettacolare lavoro, incredibile ma vero, è frutto dello sviluppo di una sola persona, Bevan McKechnie, che lavora in proprio su quella che sembra essere una vera ossessione per il lowpoly, applicato però su modelli tridimensionali. Un’idea tanto bizzarra quanto caratteristica, che ha attirato fin da subito il nostro interesse. Di seguito la nostra recensione di Compound. Vi ricordiamo che il titolo, pubblicato da notdead, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Noi lo abbiamo provato con un Valve Index, ma il gioco è fruibile anche su Oculus Rift e HTC Vive. Buona lettura!
IL CASO BENJAMIN BUTTON
Compound è forse il primo esperimento di shooting in prima persona ad essere sì volutamente retrò, ma con una potente modernità sulle spalle. Come da classico roguelike, i livelli saranno suddivisi in zone ordinate per location e in linea retta, su quelli che invece saranno corridoi e stanze generati proceduralmente. Anche la casualità classica di questo genere non mancherà. I nemici saranno tanti e diversi tra loro ad ogni riavvio, contraddistinto anche dal ritrovamento di nuove bocche di fuoco.
A ogni morte torneremo nella nostra dimora, ovvero la stanza di un appartamento che fungerà da hub per la selezione sia della difficoltà che della modalità di gioco. Poligono di tiro sarà da subito disponibile, mentre l’area di allenamento lo sarà dopo poco tempo. Anche delle nuove armi verranno sbloccate semplicemente giocando. Il gioco si presenta molto curato, a partire dagli ambienti e dai suoi oggetti, con i quali potremo interagire liberamente. Per esempio consumando cibo o bevande sparse per gli scenari. Per giunta lanciando fuori dalla finestra oggetti a caso abbiamo udito lo scoppio di quelli in vetro, un dettaglio non da poco.
Appena finito di trastullarci tra le varie interazioni casalinghe siamo partiti nella modalità missione, pronti a riempire quella vetrina di trofei presente nel salotto iniziale e raggiungere la vittoria. Le ultime parole famose. Parliamo di un titolo hardcore, nato per essere tosto. E come prova ci sono le nostre ossa rotte durante il cammino. I più rodati con le esperienze VR potranno adattarsi rapidamente al frenetico stile di Compound. Le differenze tra i livelli di difficoltà si distinguono chiaramente, ma in generale resta comunque un’esperienza dura e cruda, fatta di riflessi e movimento strategico.
Per chi non dovesse avere ancora familiarizzato con il nauseante motion sickness (l’effetto “automobile” che il nostro cervello scambia per movimento fisico uno spostamento reale inesistente) ci saranno molteplici opzioni di supporto. Letteralmente a decine per venire incontro ai giocatori più sensibili. Per esempio il “salto” da punto a punto, meno dinamico ma alla portata di tutti, oppure la disattivazione degli impatti con gli oggetti e altre impostazioni atte a smussare i fastidi di una tecnologia con cui potremmo non essere ancora pienamente abituati.
SPARA PRIMA, DOMANDATI POI…
In Compound affronteremo due sezioni di ciascun livello prima di passare allo scenario successivo. Non mancheranno neanche i boss, che richiederanno una certa dose di esercizio prima di essere affrontati alla pari. Tantissimi i nemici, dai semplici soldati ai robot più disparati. Una pericolosa e disagiante presenza invece ci tormenterà in caso fossimo stati tanto impavidi da selezionare la difficoltà Hard. Saranno presenti anche dei modificatori di livello che renderanno tutto più folle, con pregi ma anche con grossi difetti, da utilizzare con cautela o per puro divertimento.
Per quanto riguarda i controlli, la sensazione restituita è proprio quella che ci si aspetterebbe da un gioco retrò, vissuto però in prima persona. Tutto si percepisce fluidamente, leggero come un gioco in 8 bit ( dalle ricariche manuali alle fasi di shooting) ma completo e complesso come un titolo moderno. Si può comprendere a pieno il feeling che restituisce quest’esperienza solo provandolo personalmente. E’ proprio come avremmo voluto fosse. L’unione di un arcade puro con la simulazione di uno sparatutto in realtà virtuale. Sensazioni che, unite, si trasformano in uno spettacolare senso di divertimento e nostalgia mai provati prima.
Come abbiamo già accennato Compound è suddiviso in zone. Queste, una volta ripulite, sbloccheranno il trasporto per proseguire alle successive. Attraverso le opzioni consultabili dal nostro avambraccio, come quantità di munizioni e vita rimasta, potremo selezionare attraverso la minimappa il punto in cui trasferirci istantaneamente. A patto però di aver già visitato quel luogo, ovviamente.Tuttavia abbiamo trovato scomodo il posizionamento di tale menù, in quanto troppo profondo rispetto al nostro punto di vista, ostruito dal nostro braccio reale nel movimento per raggiungerlo.
Talvolta invece, sicuri di aver afferrato una seconda arma, ci siamo trovati a puntare il nostro dito convinti di averla ancora in mano, perdendola in giro alle volte. Forse però è stato un nostro problema di “stretta di controller” il quale, rilasciando il pugno, farà levitare in aria l’arma raccolta. Volendo sarà anche possibile riporle nell’inventario ed equipaggiarle o scambiarle all’istante con un tasto. Di certo abbiamo gradito la possibilità di portarle sempre in mano, diciamo. Tolto ciò non si ha veramente nessun altro difetto in questo infinito sparatutto old-gen per sistemi VR.
MODA NUOVA, COLLEZIONE “PIXEL”
Se ancora non vi abbiamo convinti all’acquisto di Compound, potremmo menzionarvi il comparto audio, anch’esso il risultato di un mix tra classici suoni in bit di un tempo. Tutti modernizzati con classe, ma senza mai uscire di tema. La colonna sonora udibile in sottofondo, poi, è un altro colpo da 10 punti, con tracce retrowave che non potevano essere più perfette per questo mondo di gioco. Ancora non vi basta?
Tecnicamente Compound è tanto leggero quanto visivamente appagante. I modelli su cui sono applicate texture a “bassa risoluzione” sono una realtà bidimensionale a cui è stata infusa la terza dimensione. Sinceramente non abbiamo memoria di un lavoro riuscito(artisticamente parlando) in modo così memorabile, il che rende unico e probabilmente di futura ispirazione il titolo di quel geniaccio di Bevan McKechnie. Menzione d’onore ai colori, estremamente compatti e vivaci, di cui anche fra simili, si distaccano e di distinguono chiaramente gli uni dagli altri, un perfetto omaggio ai classici capolavori in bit.
Tolta qualche piccolezza, Compound non ha difetti sostanziali. Il tracking dei controller è impeccabile e fluido, così come il gioco in sé. Inoltre (ma potrebbe essere solo una nostra impressione) i grandi ambienti attraversabili in low poly ci hanno fatto accusare meno del solito il senso di nausea. Solitamente più marcato in altri titoli più graficamente “realistici”. Sicuramente un vantaggio dovuto alla percezione di videogioco più marcata che recepisce il nostro cervello, o forse solo abitudine.
Noi che per primi, agli inizi, siamo stati pesantemente limitati dal motion sickness, abbiamo fatto della pratica nel tempo, a piccole dosi. E grazie a ciò oggi abbiamo potuto godere di questa perla con il movimento libero. Vi consigliamo comunque di fare dei piccoli passi sul posto, avanti e indietro, al fine di abituarvi. Per il resto, ribadiamo quanto questo si tratti di un lavoro dalla cura stratosferica, che merita di essere comprato ad occhi chiusi per la sola idea di fondo. Un sogno per nostalgici che diventa realtà. Provare per credere.
DA AVERE ASSOLUTAMENTE
Compound è il sogno che diventa realtà (virtuale) per tutti quelli cresciuti in un mondo fatto di bit e pixel. Un perfetto sparatutto con pecche millesimali in grado di divertire all’infinito. Ciò che rende veramente questo gioco un’esperienza unica non è solo la gran cura nella realizzazione fisica del titolo, ma soprattutto lo stile grafico. Grazie ai suggestivi modelli lowpoly di Bevan McKechnie si rivive una seconda giovinezza in un mondo tanto amato quanto distante. Un titolo imperdibile per tutti i possessori di visore ma, soprattutto, un acquisto obbligato per tutti gli amanti dello shooting vecchia scuola.
Pregi
Ripetibilità annientata da un divertimento infinito. Mani con movimento distinto delle cinque dita. Difficoltà ben scandita. Visivamente di un altro mondo, con un retrò da futuro.
Difetti
Pannello delle opzioni a "bracciale" ostruito dal nostro reale braccio per eccessiva profondità in-game.
Voto
9