Uno delle tematiche principali nella storia dei vampiri è sempre stata la differenza di classe. Il fatto che Dracula (primo succhiasangue della letteratura ndr) avesse anche il titolo di “conte”, serve a ricordare che la nobiltà si costruisce spesso attraverso lo sfruttamento dei lavoratori. E che le grandi fortune, quegli osceni accumuli di denaro, non “muoiono” mai, né sono il prodotto di un processo naturale. Queste stesse idee, che hanno segnato il passaggio dal mostro delle leggende alla figura immortale della cultura pop, sono fondamentali per comprendere il complesso universo di Vampire: The Masquerade – Swansong.
Nuovo adattamento videoludico del celebre gioco da tacolo in cui il concetto di nobiltà stabilisce rigide gerarchie tra i non-morti. I quali dipendono e allo stesso tempo disprezzano il “bestiame umano” di cui devono nutrirsi per sopravvivere. Ecco perchè questo adattamento in videogioco va ben oltre la trasformazione del sistema della fame in una meccanica, oppure la rappresentazione su schermo delle diverse abilità di ciascun clan. Lo studio Big Bad Wolf lo sa bene. I vampiri non sono altro che parassiti eleganti e sofisticati, e la classe (tra le altre differenze) si traduce puntualmente in violenza, abuso e oppressione.
Di seguito la nostra recensione della versione Pc di Vampire: The Masquerade – Swansong, curata dal nostro Claudio Szatko. Vi ricordiamo che il gioco, pubblicato da Nacon, è disponibile in esclusiva su Epic Games Store e su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
TRE PUNTI DI VISTA
Vampire: The Masquerade – Swansong ha inizio all’Eliseo. Qui il Principe di Boston, leader del clan della Camarilla, ha convocato tutti i vampiri in seguito a un codice rosso. Il livello di emergenza più alto e pericoloso all’interno del sistema. Le prime ore di gioco si incentrano proprio sulla scoperta della causa dietro allo scatenamento del suddetto codice rosso, con annesse conseguenze.
Lo studio Big Bad Wolf intanto mette al centro dell’attenzione tre personaggi principali. Non solo i loro desideri, ma anche il loro passato e le amare scelte che dovranno compiere di fronte a un futuro incerto. I giocatori in cerca di un’esperienza guidata dalla narrazione e ricca di colpi di scene potrebbero trovare “lento” il ritmo di gioco.
Tuttavia, agli amanti dei conflitti interni e delle dinamiche interazionali complesse la creatura dello studio indipendente francese coinvolgerà di certo. La possibilità di interpretare diversi personaggi con background e prospettive differenti stimolerà qualunque amante dei giochi di ruolo.
Il rapporto di Laysha con la follia, i traumi del passato di Emem e i rimpianti di Galeb verranno sviluppati mentre gli stessi eseguiranno (oppure no) i vari incarichi del Principe. Proprio per questo ci saranno finali negativi, ma non sconfitte. Assieme a successi agrodolci ed errori che alla lunga si risolveranno al meglio.
DAL TAVOLO ALLO SCHERMO
La conversione da “gioco di ruolo da tavolo” a “videogioco di ruolo” naturalmente non è diretta, e ciò comprende pro e contro. Sebbene Vampire: The Masquerade – Swansong ci presenti tre personaggi principali fatti e finiti, a noi spetterà comunque il compito di creare la loro scheda.
Nella fattispecie dovremo distribuire i punti esperienza sulle abilità su cui decideremo di puntare con ciascuno di loro. Quando si controlleranno Laysha, Galeb o Emem si potrà scegliere fra quattro diversi profili, che andranno dall’equilibrato all’ultra-specializzato.
Certo la natura vampirica dei personaggi fa sì che essi siano già in possesso di poteri e abilità molto diversi tra loro. Senza contare che di base il temperamento di ciascuno di loro influenza anche il suo modo di giocare. Dopotutto le differenze fra i tre durante il gameplay saranno notevoli, e contribuiranno a rendere il gioco molto più vario di quanto non appaia a prima vista.
Tuttavia, date le differenze biografiche fra i tre personaggi, ci ha fatto un po’ storcere il naso il fatto che tutti e tre partano con competenze minime. Specialmente visto e considerato che ci vengono presentati in un certo modo. Dal fatto che Caleb è un vampiro anziano e rispettato, al fatto che Leysha è particolarmente esperta e abile rispetto agli altri membri del suo clan.
VAMPIRI A MODO PROPRIO
Nel design e nel gameplay Vampire: The Masquerade – Swansong si avvicina molto a The Council, titolo di debutto proprio di Big Bad Wolf. Strutturato in lunghe cutscene sempre legate a una missione specifica, il gioco ci permetterà di esplorare ampi scenari. Qui, tra la missione principale e diverse altre secondarie, potremo utilizzare l’esplorazione in maniera interconnessa con i dialoghi.
Ciò si concretizza principalmente nei “combattimenti dialettici” (la maggior parte dei quali è facoltativa), con cui potremo ottenere il favore di diversi personaggi in cambio della risposta giusta. Come in The Council, per quanto ci siano diverse risposte che richiedono il possesso di abilità speciali o l’utilizzo di punti sforzo per concentrarsi, questi combattimenti rimangono strettamente legati all’esplorazione.
Durante quest’ultima fase infatti le scoperte potranno risultare decisive quanto le abilità dialettiche e psicologiche del nostro personaggio di turno. La più grande differenza tra i due titoli però è che in questo caso ci troveremo dinanzi a una notevole quantità di scenari ben progettati, che potranno essere sondati in diversi modi. Ogni porta, cassaforte, cellulare o computer che incroceremo durante il nostro cammino potrà essere aperto/forzato/violato.
Questo grazie alla forza bruta, all’utilizzo di qualche materiale consumabile o anche alla logica e alle deduzione, facendo ricorso ad altri elementi ambientali. Va da sé che nel corso dei numerosi scenari di gioco avremo a che fare con decine e decine di piccoli enigmi, dove le piccole decisioni da prendere associate a essi renderanno unico ciascun approccio che decideremo di adottare. Alla fine delle diverse sezioni, il gioco ci informerà sui successi, sui fallimenti e in generale su tutti quei percorsi alternativi che eventualmente ci saremo persi.
UN PO’ DI ARRETRATEZZA
Sebbene il team di Big Bad Wolf abbia indubbiamente trovato la quadra in questo adattamento videoludico del celebre gioco da tavolo, è chiaro che sul versante tecnico si poteva fare decisamente di più. A differenza di The Council, con Vampire: The Masquerade – Swansong lo studio francese ha optato per modelli iperrealistici, accantonando i design più esagerati e stilizzati del titolo d’esordio.
Questa forse è una delle cause dietro a un’abbastanza palese mancanza di budget, che si manifesta con fermezza nelle animazioni dei personaggi. I quali, almeno rispetto agli ambienti curati e ricchi di dettagli, sfigurano non poco. I movimenti di Caleb, Laysha ed Emem sono tutt’altro che naturali, e non di rado le loro reazioni non sembrano mai coerenti all’intensità dei dialoghi.
I primi piani e altre inquadrature finiscono col rivelare spesso una sincronizzazione tra parlato e labiale non proprio ottimale. Nel complesso quindi ci troviamo di fronte a un titolo con aspirazioni da gioco tripla A, ma che al massimo arriva ad essere un AA. Probabilmente una direzione artistica più lungimirante ed equilibrata avrebbe permesso alla produzione di avere un’estetica migliore.
E di conseguenza di avere la possibilità di mettere maggiormente in mostra le numerose virtù da gioco di ruolo. Molto buono se non altro il lavoro svolto sul fronte dell’ottimizzazione, con un framerate che si è mantenuto solido in ogni circostanza anche con le impostazioni settate al massimo. Gradita presenza dei sottotitoli in italiano.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Vampire: The Masquerade – Swansong offre un approccio al franchise del Mondo di Tenebra che soddisferà sia i fan di lunga data che i nuovi giocatori. Grazie alle numerose informazioni disponibili in maniera comoda e veloce dal menu, i neofiti potranno conoscere i culti, i clan e le diverse denominazioni all’interno delle relazioni tra vampiri. Con un piccolo sforzo in più nell’esplorazione, i giocatori più esperti troveranno invece una moltitudine di riferimenti al gioco da tavolo originale, ai diversi eventi spiegati nella quinta edizione del manuale. Lo studio Big Bad Wolf, al netto di qualche scivolone sul comparto tecnico, riesce ancora una volta a dimostrare il proprio valore. Questo rendendo ancora più accessibile il mondo di Vampire, e mettendone in risalto le numerose e complesse possibilità. Il tutto grazie all’utilizzo di personaggi affascinanti e carismatici, con i quali giocare è un vero piacere.
Pregi
Una narrativa ricca e complessa sempre stimolante. Scenari vasti, curati e strapieni di dettagli. Gran lavoro sul fronte dell'ottimizzazione...
Difetti
... Che però non nascondono i limiti di un comparto grafico un po' arretrato. Animazioni, facciali e fisiche, da rivedere.
Voto
7,5