C’è sempre un gioco per ogni occasione, così come per ogni stato d’animo e per ogni genere di pubblico. Ne sa qualcosa Dead Man’s Diary, che riesce nella grande impresa di essere… Nulla di tutto ciò. Un indie “d’azione” ed esplorazione in prima persona, con una basilare impronta survival in un generico mondo radioattivo post-nucleare. Gli sviluppatori tedeschi di TML Studios hanno mostrato audacia nella realizzazione di questo progetto.
Il quale rappresenta il loro primo esperimento “tossico” (in ogni senso). Questo perchè in passato si sono cimentati con simulatori di vario genere, come quello di autobus e tram. Procediamo quindi alla scoperta di questo mondo infetto attraverso la nostra recensione di Dead Man’s Diary. Ricordiamo che il gioco è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam. Sarà il prossimo capolavoro dell’ action horror oppure sarà una grossa bomba atomica nei cosiddetti? Scopriamolo. Buona lettura.
LA MORTE… NELLA VITA REALE
Dead Man’s Diary mostra sin da subito il suo gran potenziale da gioco al passo coi tempi. Questo se fossimo nel 2010. Per qualche motivo a noi sconosciuto verremo trasportati e abbandonati in mezzo al nulla, in una buia foresta, con la grazia di avere una misera torcia e un diario. Il protagonista narrerà le vicende di una generica guerra nucleare che ha reso il mondo invivibile e tossico. Egli parlerà ad alta voce riguardo ogni suo pensiero nell’arco della campagna. Anche per cose banali, come se parlasse con qualcuno.
Il titolo di TML Studios si può definire anche “esplorativo” o, se vogliamo essere più precisi, un walking simulator alla Slender Man. In ogni ambiente in cui ci ritroveremo, il nostro compito giornaliero sarà quello di recuperare paccottiglia dalle casse sparse nei grandi “corridoi-location” in cui avremo il piacere di perderci. Una volta creato un accampamento e un focolare, la storia potrà procedere quindi al prossimo livello. Con grande liberazione, oseremo dire.
Ci saranno vari tipi di casse, molte nascoste ma altre anche da scassinare. Di norma questo inciterebbe un giocatore ad esplorare, ma non qui! Dead Man’s Diary invece ritiene emozionante far trovare sempre la stessa bottiglia d’acqua anche nella casse più introvabili. Utile diremo, vista l’apocalisse, se non per il fatto che siamo già inciampati su altre dieci lungo il percorso. Non credete però sia così semplice. Le radiazioni hanno contaminato in modo casuale lattine di cibo e di acqua, ma stranamente non i pacchetti di patatine.
Grazie al contatore geiger ci attenderanno diversi appassionanti secondi in cui dovremo capire cosa è radioattivo e cosa no. Se nel mentre volevate anche far luce, scordatevi di avere due braccia perché qui la sinistra non si usa. Sarà un continuo cambio (per nulla comodo) di accessori, tra il dover illuminare la strada e il leggere quali cibi o bevande saranno commestibili. Grazie al menù potremo sempre sapere di che morte stiamo morendo, con indicatori di fame, sete, radiazioni e salute. Tutti bisogni soddisfabili attraverso la raccolta e l’utilizzo dei materiali contati.
DANNAZIONE, CHE SPAVENTO!
Dopo una lunga e snervante ricerca di oggetti che, se consumati in modo errato, porteranno a dover ricaricare la partita, ecco che finalmente arriva la svolta del gioco. Ovvero ripetere la stessa azione ma in un luogo diverso. Il protagonista annoterà su un fantomatico diario le cose che vedrà e gli obiettivi da perseguire. Per fortuna che qualche buon samaritano si è dedicato nel dipingere utili frecce ovunque, che ci guideranno alla raccolta di oggetti fondamentali per sopravvivere. Tutto molto sensato, già già.
Ricordiamo che il mondo di Dead Man’s Diary viene descritto come carente di cibo. Un mondo nel quale le persone si mangiano a vicenda; eppure non si ha questa sensazione, vista la sorprendente abbondanza di provviste. La pioggia radioattiva e gli animali famelici non saranno un problema, non quanto il sistema di salvataggio almeno. Esso non ci permetterà di salvare dopo aver dormito a fine livello, bensì in momenti casuali. Di conseguenza capiterà di trovarci, in caso di morte, con la perdita di molti oggetti raccolti prima della suddetta. L’evocazione di varie figure spirituali, in tal caso, sarà liberatoria.
Il gameplay di Dead Man’s Diary nasce obsoleto. Anche qui ci sentiamo di tirare in mezzo il caro Slender Man, il cui gameplay era praticamente identico. Solo che in mezzo ci passano 10 anni. Sarà presente un pulsante di salto, ma si rivelerà pressochè inutile. Comodo giusto per rimanere incastrati in qualche ramo, nel caso ci venga in mente la malsana idea di scavalcare gli ostacoli in stile Olio Cuore. I muri invisibili a metri di distanza dalle pareti rocciose e in punti meno curati, inoltre, di certo non aiutano.
Tutto il comparto dei movimenti del protagonista risulterà legnoso, rigido e irreale. Nel tentativo di offrire filmati scriptati in prima persona pieni di pathos, il team di TML Studios riesce a cadere dal lato opposto, facendoci arrivare a percepire la mancanza di sforzi nel proporre qualcosa di più curato. Neanche una bomba atomica sulle gengive ci spaventa quanto una trave sui piedi. Effetti banali piazzati senza senso per alzare l’attenzione, che però falliscono. Peccando oltretutto anche di coerenza e non portando alcun cambiamento al mondo di gioco.
ACQUA DA TUTTE LE PARTI
Tecnicamente Dead Man’s Diary è quasi imbarazzante. Il problema di puntare a realizzare un gioco “enorme” senza avere effettivamente le risorse per farlo porta a tutto ciò che abbiamo visto lungo la strada, salvo qualche sezione. Ambienti banali sapientemente riciclati per non dare nell’occhio, capaci di trarre in inganno giusto i giocatori che “tireranno dritto”.
Cosa impossibile vista la necessità costante di esplorare per proseguire. Oggetti senza texture, pareti con qualità scadente, muri e ostacoli invisibili in posizioni spesso illogiche e banali indicazioni che trasudano una mancanza di intraprendenza. Se per un momento potremo godere della vegetazione e dell’illuminazione attraverso il fogliame, ecco che a un certo punto tutto va a farsi friggere.
Per decine di minuti i nuovi livelli continueranno a caricarsi, frezzando continuamente il gioco e spostando nel mentre la telecamera anche di 360° durante semplici camminate. Inutile dire come questo disorienti non poco in ambienti molto aperti e spesso identici. Almeno per quanto riguarda l’audio si hanno invece buoni suoni ambientali, tanto da spaventarci per il garrito di qualche tenda più che per i mostri. Colonna sonora dimenticabile.
Per non farci mancare nulla Dead Man’s Diary viene in contro a praticamente tutte le lingue tranne l’italiano. Un dettaglio a cui ormai siamo sempre più abituati, e che in questo caso possiamo anche sopportarlo, essendo tutto annotato nel diario. Per il resto però siamo in alto mare. Un progetto troppo grande per sviluppatori chiaramente non in grado di gestirlo. Forse è il caso di tornare nella propria confort zone, vista la palese mancanza di carattere, originalità e idee che, nell’insieme, rendono questo gioco tutto tranne che divertente.
DA EVITARE
Dead Man’s Diary è tutto ciò che non dovrebbe essere un videogame. Una tortura. Il diario dell’uomo morto è sicuramente quello del game designer, che sembra quasi voler far odiare la sua creazione. Obiettivi inflessibili dalla monotonia mortale ci costringeranno ad impegnarci per non disinstallare il gioco. Risulta veramente difficile credere che tutto ciò possa divertire, riproponendo le stesse meccaniche senza provare minimamente a offrire qualcosa di vagamente interessante. La forte incoerenza del titolo di TML Studios fa perdere la poca credibilità del progetto ancor prima di iniziare, uccidendo qualsivoglia interesse anche nel giocatore più paziente.