Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok, recensione
Dopo alcune espansioni, la storia di Eivor si chiude con uno sguardo al mondo degli dèi
Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok è l’ultimo tassello di un percorso lunghissimo. Sia come espansione dell’ultimo capitolo di una delle saghe più longeve di casa Ubisoft sia come ultima tappa del protagonista. L’Eivor che a partire dal gioco base (qui la nostra recensione) è stato al centro di un vero e proprio kolossal videoludico.
Lo abbiamo anche visto esplorare l’Irlanda né L’Ira dei Druidi e combattere per L’Assedio di Parigi. Due pantagrueliche aggiunte a un pacchetto iniziale già sontuosissimo di suo. Apparentemente non era abbastanza per la casa parigina e lo studio di Sofia, supportato dallo studio di Kyiv. E dunque ecco qui una nuova avventura di dimensioni, c’è da dirlo, mitologiche.
Andiamo quindi a esplorare il Ragnarok attraverso gli occhi dell’assassino norreno. Di seguito la recensione della versione PS5 di Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok. Ricordiamo che l’espansione, così come il gioco base, è disponibile anche su Pc, PS4, Xbox One, Xbox Series X/S e Stadia. Buona lettura.
L’INIZIO DELLA FINE
Se vi state chiedendo cosa c’entri Odino, protagonista della nuova espansione, con questo Assassin’s Creed… Il consiglio è quello di non leggere oltre e di tornare a giocare a Valhalla. Questa espansione infatti prende avvio da alcuni eventi legati alle ultime battute del gioco principale, e si propone come nuovo endgame del titolo. È anche vero che è possibile avviare il dlc dal menù principale con un personaggio predefinito. Ma in questo modo si perderebbero tutti i collegamenti con la trama del gioco base.
Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok è la storia di Odino, anche chiamato Havi, il quale giunge presso il regno nanico di Svartalfheim in cerca del figlio Baldr. La dimora dei nani è sotto il dominio di Surtr, che grazie alla sua armata di giganti provenienti da Muspelheim e Jötunheim ha conquistato il regno, uccidendo o schiavizzando il suo popolo e distruggendo gran parte del territorio. Il nostro Odino non si pone però come salvatore dei nani.
Il suo obiettivo è soltanto quello di salvare il figlio, e qualsiasi aiuto elargito al popolo di Svartalfheim è soltanto una conseguenza collaterale alla sua missione principale. Quello di Odino è un personaggio molto interessante, quasi antagonistico. Determinato a sconfiggere anche il destino, che lo vuole sconfitto al termine del Ragnarök, è costantemente convinto che il fine giustifichi anche le sue azioni più perverse e violente. Nonostante finisca più volte con il dover confrontarsi con situazioni che dimostrano l’esatto contrario.
È un percorso alla fine del quale troviamo una conclusione assai affrettata, incapace di portare a termine ciò che sembrava essersi prefissata presentando un personaggio di questo tipo. Allo stesso modo, anche ciò che Eivor ricava da questa esperienza soprannaturale finisce per coincidere con gli insegnamenti e i temi visti durante la trama del gioco principale e quella dei due dlc precedenti.
CREED OF THE WILD
Dopo una breve missione introduttiva, il nostro Odino viene condotto su un’altura dalla quale è possibile avere un primo colpo d’occhio della Svartalfheim che andremo ad esplorare nelle successive ore di gioco. Questa introduzione strizza un po’ l’occhio a The Legend of Zelda: Breath of the Wild, e non a caso. Questa nuova mappa di gioco infatti non è tanto diversa, nella struttura, a quella già vista nell’Assassin’s Creed Valhalla che conosciamo.
Esteticamente è sempre uno spettacolo, arricchito da nuovi elementi fantasy. Come architetture che ricordano le opere di tolkeniana memoria, o anche numerosi e titanici segni lasciati dall’esercito di Muspelheim. Tra montagne infuocate volanti e fiumi di lava che deturpano i cieli tersi e le verdi colline di questa incredibile terra. Ad accomunare i due titoli è l’approccio all’esplorazione. Per la prima volta nella serie infatti non si è subito indirizzati verso un obiettivo specifico.
L’interfaccia di gioco è totalmente priva di un qualsiasi segnalino, e sono ben poche le indicazioni sul da farsi. Questa libertà di approccio spinge il giocatore a godersi l’esplorazione di questo mondo, senza per forza proseguire in linea retta verso il prossimo obiettivo. È un peccato quindi che questa sensazione di libertà vada scemando man mano che l’avventura principale volge al termine.
Forse mancando di fiducia nel giocatore, Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok torna a indicare come sempre la via alla volta del prossimo obiettivo all’incirca a metà della quest principale. Un vero peccato, perché fino ad allora le attività e i luoghi da scoprire mappando Svartalfheim sono tanti e tutti molto variegati. Tra sfide soddisfacenti, missioni sorprendenti e segreti ben nascosti.
LE CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO
Ben lontano dall’essere il primo esperimento di questo tipo per il franchise, Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok introduce una serie di abilità divine in grado di trasformare completamente l’esperienza del gioco. Fin da subito aggiungeremo all’equipaggiamento di Havi il bracciale Hugr-Rip. Questo accessorio permette di assorbire alcuni poteri utili in più di un’occasione. Nel tutorial introduttivo faremo la conoscenza delle abilità di Muspelheim, attraverso la quale potremo prendere le sembianze di uno dei servitori infuocati di Surtr.
In questo modo sarà possibile attraversare i corsi di lava senza danni, oppure passare inosservati all’interno dei gruppi di soldati. L’equivalente di Jötunheim permette di giocare con il potere del ghiaccio. Mentre quello legato ai corvi sparsi per il mondo di gioco è utile per spostarsi volando attraverso l’ambientazione, e così via. Anche in questo caso evitiamo di dire troppo per invogliare chi è interessato a scoprire ciò che l’espansione ha da offrire. Queste abilità però non si limitano a offrire solo un po’ di varietà al combattimento già visto nel gioco principale.
Alcune missioni potranno essere affrontate con diversi approcci. Una gradita sorpresa che rimanda la memoria al primissimo episodio della serie. L’uso dei poteri è limitato dall’esaurirsi della riserva di hugr, ricaricabile attraverso uccisioni, l’utilizzo di altari appositi o la raccolta da fiori magici sparsi per il mondo di gioco. Ciascun potere è attivabile solo per un tempo limitato, e non è possibile avere sempre a disposizione tutti i poteri in un solo momento.
Tutti parametri che è possibile migliorare attraverso la raccolta di materiali specifici. Rimangono alcuni difetti che si trascinano dal gioco base. Chi non ha amato i raid non troverà motivo per apprezzarli anche in questa espansione. Allo stesso modo, la qualità degli ambienti di gioco, della colonna sonora e del doppiaggio ricalcano l’ottima qualità già vista in precedenza. Senza miglioramenti effettivi di sorta, dunque.
DA AVERE SENZA RISERVE
Assassin’s Creed Valhalla: L’alba del Ragnarok continua a tenere alta la qualità dei contenuti post-lancio del kolossal di Ubisoft, chiudendo il supporto con un’espansione davvero succosa. Chi non ha apprezzato il gioco base non avrà molti motivi per tornare. Un po’ per i legami con la storia del gioco e un po’ perché le fondamenta sono sempre quelle. Chi ancora scorrazza tra Norvegia e Inghilterra con il proprio Eivor invece non potrà fare a meno di buttarsi a capofitto in questo nuovo mondo. Dove potrà rinvenire non solo nuove meccaniche e un diverso approccio all’esplorazione, ma anche una storia interessante (anche se solo a metà).
Pregi
La nuova ambientazione è tanto ricca di attività quanto bella da vedere. Tanta libertà data al giocatore, sia durante l’esplorazione, sia nelle missioni. L’uso dell’Hugr-Rip porta una ventata d’aria fresca. Odino è un personaggio molto interessante da conoscere.
Difetti
La trama si conclude con un finale molto affrettato. Molto presto la libertà del giocatore viene messa in discussione. Ritornano i raid.
Voto
8