Shadow Warrior 3, recensione Pc

Il folle Lo Wang torna alla carica nel terzo capitolo della serie, firmato ancora una volta Flying Wild Hog

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Negli anni ’90 sono stati parecchi gli sparatutto in prima persona che hanno fatto seguito a Doom. Fulgida rappresentazione di come Id Software abbia forgiato il genere, senza bisogno di una grande storia di fondo o di un personaggio particolarmente carismatico. Nel corso del tempo il franchise si è evoluto passo dopo passo, anche adattandosi agli standard videoludici del periodo. Il tutto fino ad arrivare a Doom Eternal, a mani basse il più grande titolo della serie che, come il suo antenato del 1993, ha tracciato la strada per altri fps.

Shadow Warrior 3 è uno di questi titoli, che chiaramente si ispira al più recente capitolo dei massacri compiuti dal Doom Slayer. Dietro troviamo naturalmente Flying Wild Hog, studio polacco che debuttò nel 2011 con l’ottimo Hard Reset. E che qualche tempo prima della release di questo terzo capitolo del franchise di Shadow Warrior si è reso protagonista di un divertente scambio di battute sui social media. Prima di rilasciare Dying Light 2, Techland annunciò che ci sarebbero volute 500 ore per completare davvero il gioco.

Alchè Flying Wild Hog rispose sostenendo che, in quel lasso di tempo, sarebbe invece stato possibile completare la propria creatura circa 60 volte. Un’umorismo caratteristico, che come da tradizione ritroveremo attraverso la prospettiva di Lo Wang, iconico protagonista di una serie tanto esuberante quanto divertente. Di seguito la recensione della versione Pc di Shadow Warrior 3, curata dal nostro Claudio Szatko. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Devolver Digital, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buon lettura.

UNA TRAMA FUORI DI TESTA

In Shadow Warrior 3 (ri)troviamo Lo Wang e il suo aiutante (in passato nemico) Orochi Zilla impegnati a inseguire un antico drago gigante, che in precedenza avevano inavvertitamente liberato. Una creatura mitologica che, neanche a diro, porta con sé un gran numero di demoni pronti a distruggere il mondo. La missione sarà dunque quella di scongiurare un’autentica apocalisse.

Un’incipit piuttosto semplice, in linea con i capitoli precedenti, dove il punto forte è sempre stato l’umorismo irriverente di fondo, e mai la complessità della storia in sé. Nella fattispecie, la trama non sarà altro che il pretesto per saltare da un livello all’altro, sparando colpi a destra e manca. Oltretutto in questo caso non è strettamente necessario aver giocato i due capitoli precedenti per godersi appieno il tutto.

In fin dei conti la forza di Flying WIld Hog sta nell’offrire scontri a fuoco estremamente memorabili. In principio non abbiamo tirato in mezzo Doom Eternal così a caso. Possiamo dire che sotto alcuni aspetti Shadow Warrior 3 ha poco o nulla da invidiare alla magistrale produzione di Id Software, i cui “valori” vengono sostanzialmente riproposti. Sia pure in forma ben più condensata.

In altre parole: rispetto a quello del Doom Slayer l’arsenale di Lo Wang sarà più limitato, allo stesso modo della curva di apprendimento (sapersi destreggiare nelle fasi di platforming, utilizzare correttamente le armi sui punti deboli dei nemici ecc), decisamente meno ripida. Anche la durata complessiva sarà minore, visto che per arrivare ai titoli di coda basteranno circa 7 ore. Almeno giocando a un livello di difficoltà importante.

SHADOW WARRIOR 3, INTENSO MA…

Ciò detto, il talento mostrato dal team polacco rimane ancora una volta formidabile. La combinazione di corsa, salti, scelta di armi specifiche ed esecuzioni è assolutamente magistrale. Di fatto vivremo un bellissimo festival di sangue e di piombo, con una discreta varietà di nemici. I quali potranno essere anche abbattuti con delle mosse finali uniche (una per tipologia di demone).

L’unico inconveniente è dato dal fatto che gli intensi scontri a fuoco non saranno sempre accompagnati da scenari all’altezza. Sia in termini di design che di grafica, infatti, la creatura di Flying Wild Hog non raggiunge la magnificenza viceversa dimostrata nel gameplay/gunplay. Dove comunque si seguono alla lettera i dettami suggeriti dagli altri esponenti principali del genere degli sparatutto.

Shadow Warrior 3 è dunque un pregevole fps moderno, che alterna sessioni di platforming ad arene piene zeppe di mostri. Con degli intermezzi che serviranno a “ricaricare le batterie”, oltre che ad aggiornare l’equipaggiamento e in generale ideare nuove strategie per sterminare orde di demoni. In titoli di questo tipo, la chiave sta nell’utilizzare al meglio gli elementi offerti dai livelli per ottenere il massimo dagli scontri.

Anche qui troviamo l’utilizzo di rampini, piattaforme poste a varie altezze e vari oggetti esplosivi presenti negli scenari. Pronti a essere detonati in presenza di raggruppamenti importanti da parte dei demoni. In qualche modo Flying Hold Hog suggerisce al giocatore di riflettere sull’ambiente circostante, evitando di limitarsi a caricare i nemici a testa bassa.

Tuttavia il sistema su cui si poggia tale presupposto non è poi così complesso come avrebbe potuto/dovuto essere. Infatti, una volta padroneggiata la schivata e “l’ordine di abbattimento” dei nemici in uno scontro multiplo, bene o male si riuscirà a spuntarla in qualsiasi situazione. Oltretutto Shadow Warrior 3 non offre il benché minimo stimolo all’esplorazione.

Nella fattispecie ci ritroveremo dinanzi a un titolo su binari, dove ci sposteremo da un luogo all’altro seminando morte e distruzione. Certo, non è che tutti i titoli debbano essere open world. Ma qualche segreto da scoprire nel corso dell’esplorazione avrebbe probabilmente potuto valorizzare maggiormente la progressione. Per farla breve, una volta terminata una run non avremo altri stimoli a giocarne un’altra. Davvero un peccato.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Shadow Warrior 3 è uno di quei titoli a cui, nonostante tutto, va assolutamente data una possibilità se si è amanti di un genere. In questo caso, quello degli sparatutto. Il titolo di Flying Wild Hog non occupa molto tempo in agenda, ha una storia leggera e scorrevole e offre un gameplay (sia pure in “miniatura”) che per qualità e caratteristiche richiama molto quello di Doom Eternal. Tuttavia riteniamo che il terzo capitolo di una serie memorabile come quella di Lo Wang avrebbe meritato uno sviluppo maggiore. Con un sistema di progressione meno superficiale e in generale più contenuti. Non ci resta quindi che sperare in meglio con un eventuale proseguimento del franchise.

Pregi

Sangue e violenza a volontà, con l'umorismo irriverente che ormai rappresenta il marchio di fabbrica della serie. Gunplay e in generale gameplay intenso e divertente, capaci di offrire un'esperienza frenetica...

Difetti

... La quale però rimane parecchio limitata rispetto ai concorrenti. Quantità di contenuti complessiva scarsa, che portano a una rigiocabilità praticamente nulla. Il design dei livelli non è particolarmente ispirato.

Voto

7