Aztech Forgotten Gods, recensione Pc

Lo studio Lienzo ci porta in un universo retrofuturistico dove una giovane azteca cercherà di diventare un'eroina brandendo il potere degli dèi

-

Aztech Forgotten Gods è la più recente creazione di Lienzo, un piccolo studio indipendente messicano che già qualche anno fa ci aveva deliziati con Mulaka (qui la nostra recensione). Questa volta però gli sviluppatori con base a Chihuahua hanno deciso di concentrarsi su una rilettura in salsa sci-fi della mitologia azteca.

Dove i giocatori dovranno barcamenarsi tra divinità colossali e segreti ancestrali. Andiamo quindi a scoprire di che si tratta in questa recensione della versione Pc di Aztech Forgotten Gods, curata dal nostro Simone Rovere. Ricordiamo che il gioco debutterà nella giornata di domani anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

UN JETPACK DIVERSO DAL SOLITO

Nell’ucronia pensata da Lienzo, la civiltà azteca ha raggiunto livelli di sviluppo impensabili. Nei cieli di Tenochtitlán si libra infatti la nostra protagonista, Achtli, che in seguito a delle ricerche effettuate assieme alla madre rinviene il Guardiano della Luce, antico artefatto dal potere inimmaginabile.

Grazie al Guardiano, una sorta di guanto propulsore, la nostra Achtli può eseguire acrobazie e attacchi con enorme agilità, oltre a percorrere in brevissimo tempo le strade della capitale. Tutta la struttura ludica di Aztech Forgotten Gods si fonda sulle possibilità offerte da questo guando divino.

E bisogna riconoscere che sotto questo aspetto gli sviluppatori hanno fatto complessivamente un buon lavoro. Per quanto le manovre di Achtli non siano controllabili tout court (sarebbe stata gradita ad esempio una propulsione verso il basso) spostarsi e svolazzare per gli edifici di Tenochtitlàn sarà intuitivo e divertente.

E sebbene non siano particolarmente originali e numerosi, i potenziamenti rinvenibili ci daranno sempre qualche nuovo modo di sperimentare evoluzioni aeree e spostamenti rapidissimi.

LA BATTAGLIA DEL SERPENTE PIUMATO

Tale sistema di movimento sarebbe stato un’ottima base per un titolo maggiormente sviluppato sulle altre componenti. Tuttavia, per quanto divertente e valido, non basta a “salvare” l’insieme di meccaniche e contenuti presenti in Aztech Forgotten Gods. Nello specifico, vi è il sistema di combattimento che risulta pensato specificamente per scontri con boss giganteschi. Scontri che oltretutto costituiscono i momenti più importanti di tutta l’avventura.

In termini di comandi abbiamo un tasto che sarà adibito agli attacchi e alle (rapidissime) evoluzioni. Le quali però si sposano male con i noiosissimi combattimenti contro orde di minion tutti uguali. Talmente ripetivi e inutili che il gioco stesso offre la possibilità di evitarli del tutto, senza incidere minimamente sulla progressione. Affrontare e sconfiggere la manciata di boss colossali che ci separerà dai titoli di coda sarà più che sufficiente. Parlando di ripetitività, purtroppo, anche le attività secondarie non sono da meno.

L’offerta di Aztech Forgotten Gods è molto ridotta sul fronte varietà, tra missioni secondarie assai banale e qualche collezionabile disseminato sulla mappa. Le suddette missioni secondarie infatti comprendono unicamente gare a tempo e arene (per giunta piuttosto confusionarie). Dove oltretutto le ricompense saranno veramente minime… In generale questi contenuti sembrano essere stati inseriti per aumentare artificiosamente una longevità che, di base, risulta già risicata. Fortunatamente a risollevare la godibilità complessiva del gioco troviamo gli esaltanti scontri 1v1 tra la nostra Achtli e i sette giganteschi colossi aztechi.

Certo, non tutti risultano realizzati con lo stesso livello di cura e inventiva. Tuttavia abbiamo apprezzato lo sforzo di Lienzo di differenziare così tanto questi boss, sia ludicamente che esteticamente. I loro pattern inoltre non sono mai troppo complessi, ma offrono tutto sommato un buon livello di sfida. Il punto della questione è che le boss fight spiccano così tanto rispetto al resto che, probabilmente, da parte dello studio messicano sarebbe stato meglio un approccio alla Shadow of the Colossus. Senza i vari riempitivi che, come abbiamo detto, rendono l’esplorazione ancora più tediosa.

LA DEBACLE TECNICA

Tecnicamente parlando era lecito aspettarsi un’esperienza esteticamente pregevole come quella di Mulaka. Anche tenendo conto delle modeste possibilità di uno studio indipendente, il risultato su Aztech Forgotten Gods è veramente desolante. I modelli sono poverissimi, l’illuminazione è tremenda e le texture slavate. Ciò che ci si trova di fronte è un pastone privo della benchè minima personalità (salvo sporadiche occasioni).

A sorprendere in negativo è la stessa capitale, Tenochtitlàn, costruita in maniera totalmente illogica. Un misto indigeribile tra una città tradizionale e la peggiore metropoli fantascientifica immaginabile. Alcune gradevoli tracce musicali e l’estetica più che accettabile dei boss non bastano ad arrestare una vera e propria debacle sul fronte tecnico.

Destino migliore non è stato riservato, purtroppo, alla narrazione incentrata sull’avventua di Achtli. Le circa cinque ore necessarie al completamento della storia sono funestate da personaggi veramente imbarazzanti. A partire dalla nostra beniamina, accompagnata da sua madre. La loro caratterizzazione consiste nell’agire, data una situazione X, nel modo peggiore possibile. Dall’atto di abbandonare gli amici nel momento del bisogno al darsi manforte in illeciti.

Tutti elementi che ci portano a sviluppare una totale apatia tanto nei confronti loro che delle vicende che le riguardano. Anche gli altri personaggi comprimari non sono da meno. Si salva gusto il serpente piumato Tez, voce della ragione di Achtli che risiede nel Guardiano. E che si dimostra algido e disinteressato proprio come ci si aspetterebbe da una divinità millenaria. A dispetto delle pretese di profondità, dunque, la storia (complice anche la breve durata) si rivela, oltre che totalmente dimenticabile, anche piuttosto irritante.

SCONSIGLIATO

Nonostante le buone premesse, Aztech Forgotten Gods finisce con il deludere sotto quasi tutti gli aspetti. Storia e ambientazioni dimenticabili, personaggi scritti in maniera mediocre e un comparto grafico disastroso finiscono con lo schiacciare quanto di buono effettivamente svolto da Lienzo. A partire dal sistema di movimento e dalle ispirate boss fight. Ciò detto, la bilancia globale pende comunque verso il basso, e anche di parecchio. La nostra speranza è che il prossimo progetto dello studio messicano possa rendere maggiormente giustizia alle qualità intraviste in Mulaka.

Pregi

Boss fight di ottima fattura, con nemici colossali ben ispirati sia ludicamente che esteticamente. Buon sistema di movimento e combattimento...

Difetti

... Che risulta sprecato negli scontri con le orde di minion. Struttura ludica complessiva monotona e annacquata. Comparto tecnico disastroso. Sceneggiatura che oscilla tra il dimenticabile e l'irritante.

Voto

5