Rainbow Six: Extraction esce allo scoperto, e lo fa con un interessante “esperimento” cooperativo PvE. La serie d’azione ispirata dallo scrittore statunitense Thomas Leo aka Tom Clancy, esplora finalmente lidi mai toccati dalla saga. Il team di Ubisoft Montreal propone stavolta una versione survival hardcore di Rainbow Six Siege, ambientata in uno scenario pandemico mondiale tanto alternativo quanto riuscito.
Riuscirà la nuova squadra Rainbow a far breccia nei nostri cuori? Lo scopriremo in questa recensione della versione Pc di Rainbow Six: Extraction. Vi ricordiamo che il gioco, pubblicato da Ubisoft, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, Stadia e Amazon Luna. Buona lettura.
“LA CHIAMERO’ RAINBOW…”
In Rainbow Six: Extraction ci troviamo ancora una volta nei pressi della Grande Mela. Un violento e ignoto attacco bioterroristico colpisce Liberty Island, trasformando la tranquilla isola nell’epicentro di una catastrofe virale. Mentre un virus alieno si espande negli Stati Uniti, le nazioni unite riuniscono allora i loro migliori operatori antiterrorismo sotto un’unica organizzazione, chiamata REACT.
Le migliori forze speciali del mondo collaboreranno per raccogliere quanti più dati possibili da ogni scenario. Ogni “zona calda” è posta in quarantena, e suddivisa in tre ambienti. Ciascuno di questi ci porterà sempre più vicino al cuore dell’infezione, moltiplicando così sia i pericoli che la qualità delle informazioni raccolte. Senza questi dati sarebbe impossibile studiare adeguate contromisure volte a contenere e debellare il virus.
Nel titolo di Ubisoft Montreal stavolta non mancherà la trama, che sarà però frammentata in varie sezioni. Accumulando esperienza e progredendo nelle varie tappe (proprio come in un BattlePass) si accederà a filmati, voci codex, skin, equipaggiamenti e nuovi operatori. Completando invece gli obiettivi secondari chiamati “Studi”, si sbloccheranno charm, skin per armi e mimetiche per gli operatori.
Accumulando esperienza dalle incursioni sbloccheremo sempre più dettagli sui nostri nemici “alieni”, chiamati “archei”. Mostri per lo più umanoidi di varia forma e dalle svariate abilità. Questi esseri nero pece agiscono come una mente collettiva, mutando e adattandosi in diverse situazioni. Mostreranno spesso un’IA tutt’altro che banale nascondendosi, piazzando trappole e attaccando curandosi di coprire i propri punti deboli.
NESSUNO RESTA INDIETRO…
In Rainbow Six: Extraction ogni azione sul campo si trasformerà in punteggio, che a sua volta diventerà esperienza. Approcciare tatticamente i nemici renderà in modo evidente sul conteggio finale. Uccisioni silenziose, l’utilizzo di abilità e la combinazione di svariati tipi di granate forniranno visibili e graditi bonus. Tale sistema incoraggia naturalmente i giocatori ad agire in modo ragionato, riducendo di netto le fastidiose azioni alla “Rambo”.
Un comportamento aggressivo non sarà solo deleterio per la squadra, ma anche punitivo. Allertare un archeo significherà risvegliare i nidi. Se non estirpati, questi bozzoli continueranno a sfornare nemici, vanificando ogni resistenza aggressiva e obbligando gli operatori all’estrazione. In caso di sconfitta, gli operatori verranno avvolti da un dispositivo schiumogeno che li manterrà in stasi, al sicuro da virus e pericoli. Un’ottima idea per mantenere alto il realismo.
Il salvataggio degli operatori è una delle attività più entusiasmanti.
Quando invece le cose finiranno male, gli agenti non estratti diventeranno DIA (dispersi in azione) e quindi inutilizzabili. L’esperienza ottenuta con l’operatore disperso sarà “congelata” perdendo al contempo punti e regredendo nella storia. Iniziando una nuova partita nella stessa zona, il gioco aggiungerà alle missioni una ricerca e salvataggio del nostro operatore. Anche se il recupero dovesse fallire, l’agente tornerà comunque disponibile. Ma perderemo molta esperienza.
Quando un agente ritorna ferito, invece, avrà dei tempi di recupero diversi in base alla salute rimasta. Questo dettaglio, oltre ad aggiungere un pizzico di realismo al tutto, ci spingerà a familiarizzare anche con gli altri specialisti. Non tutto è perduto però in caso di KO. I nostri alleati cercheranno sempre di portarci in salvo, rendendo appagante il lavoro di squadra, ed eliminando al contempo la tossicità di una sconfitta.
COWBOY CONTRO ALIENI
Rainbow Six: Extraction non è particolarmente ricco di contenuti, ma si concentra a pieno su ciò che offre. Quattro scenari con difficoltà crescente sapranno impegnare a dovere. Nelle zone più ardue la probabilità di incontrare mutazioni sarà frequente. Spore accecanti, nebbia fitta, nidi corazzati o archei invisibili saranno alcune delle variabili che smorzeranno il fattore ripetizione.
Doversi adattare ad ogni situazione renderà il gameplay sempre vario e raramente stancante. Complice anche il sempre intenso gioco di squadra. Molto apprezzate le due modalità aggiuntive: Incarichi e Protocollo Maelstrom. Nella prima avremo particolari missioni ad altissima e soverchiante intensità nemica. Nella seconda invece, nove obiettivi totali (l’equivalente di tre partite di fila), con difficoltà crescente e punteggi classificati.
I rank si raggiungeranno con modesto impegno. Succose le ricompense, tra cui con grande sorpresa, la valuta RC, utile per ottenere ogni oggetto nel negozio. Entrambe le modalità variano mappe, obiettivi e ricompense ogni cinque giorni circa. Rainbow Six: Extraction riesce quindi a rendere unico un genere che fino ad oggi avevamo già visto in ogni salsa.
Introdurre le meccaniche simulative di un Rainbow Six Siege in un contesto simil “zombie” funziona dannatamente bene. La vera punta di diamante resta però il senso di comunione tra compagni, che si sviluppa combattendo gli archei. Essere salvati senza dover riempire la chat di insulti scalda il cuore. Ci ha reso spettatori attivi e tifanti dove, di norma, avremmo abbandonato la partita.
“DA QUELLA PARTE IN 3…2…1…”
Sul fronte ludico Ubisoft Montreal ha letteralmente trasportato le basi di gunplay viste in Rainbow Six Siege, senza alcun cambiamento evidente. Tra le novità spiccano invece le esecuzioni. Varie, spettacolari e appaganti, diversificate in base alla tipologia di archeo e alla zona colpita. Per quanto riguarda salute, munizioni e consumabili, essi dovranno essere raccolti nelle mappe. Le abilità invece si ricaricheranno col tempo, o attraverso le casse REACT.
Buono il sistema di ping a “torta”, che permette di comunicare facilmente. Sarà possibile segnalare obiettivi, nemici, nidi e oggetti, anche attraverso i muri. Apprezzato il countdown che, proprio come nella serie Ghost Recon, sarà utile per sincronizzare le azioni dei compagni. Diversificati e interessanti gli equipaggiamenti pre-partita, da scegliere con cura per evitare di trovarsi impreparati in situazioni complesse.
Gli archei in Rainbow Six: Extraction sono la vera novità della saga. Sciameranno in giro “macchiando” spesso di archeloma ogni superfice, ancor di più se in aggiunta a specifiche mutazioni. Questa patina nera infestante, anche se facilmente rimovibile, ci rallenterà quel tanto che basta per trasformarci in pungiball per mostri.
Tra i classici nemici del genere spiccano i Sabotatori, che piazzeranno mine accecanti. I Tormentatori invece (il cui nome dice tutto) usciranno fuori dal pavimento sparando pericolosi proiettili esplosivi. Interessanti anche i Protei, in grado di clonare l’aspetto di un operatore e usarne le abilità. Tra tutti però, capace di incutere timore ad un intera squadra sarà l’Apex. Un portentoso pericolo mortale che metterà alla prova la coesione e i riflessi di tutti.
ABBIAMO LE MIGLIORI TECNOLOGIE…
Graficamente Rainbow Six: Extraction rappresenta una versione maggiormente rifinita di Rainbow Six Siege. La cura nei piccoli dettagli è ancor più presente. Archeloma, nemici, oggetti e mappe sono curati a dovere, anche in punti dove di norma non guarderemmo. Gli effetti di luce, seppur non ai livelli di The Division, creano un’ottima atmosfera in stile Alien, che è perfetta nel contesto.
In termini di qualità grafica sono invece gli operatori a essere una spanna sopra tutto, dettagliati negli attributi e curati negli equipaggiamenti. Si nota però qualche dimenticanza tecnica in alcuni riflessi e rari sfarfallii nel fumo di transizione tra una zona e l’altra. Graficamente impostato ad “ultra”, il gioco ha mantenuto una fluidità impeccabile anche durante situazioni caotiche. Brevi e rarissimi cali di framerate si sono palesati, ma nulla di fastidioso.
La creatura di Ubisoft Montreal, purtroppo, presenta comunque alcuni piccoli ma incapacitanti bug. Per esempio una combinazione di azioni, interrotte nel momento sbagliato, ci impedirà di sparare, con armi che si ricaricheranno a vuoto. In altri casi abbiamo visto giocatori bloccati nel chiamare l’estrazione e impossibilitati a muoversi, tenendo così in ostaggio un’intera squadra.
L’azione di rianimazione invece andrebbe sistemata. Essa infatti dovrà essere mantenuta oltre il dovuto visualizzato dall’HUD, o il gesto sarà annullato, perdendo preziosi secondi. Presente anche un difetto fisico quando ci si troverà distesi supini e con le spalle al muro. In questa posizione, se si attiva la visuale dal drone, gli operatori si contorceranno più del dovuto, portando la testa in posizioni che definire autoerotiche sarebbe un eufemismo.
DA AVERE SENZA RISERVE
Ubisoft Montreal merita le nostre lodi per esser riuscita a variare una formula storica, senza però snaturarne le origini. I ridotti ma intriganti contenuti, supportati da una rigiocabilità tendente all’infinito, rendono Rainbow Six: Extraction un titolo in grado di riempire un vuoto (finora difficilmente colmato) in ambito cooperativo. A preoccupare non è la presenza di qualche bug, ma piuttosto la mancanza di contenuti che non siano a “senso unico”. Si tratta quindi di un prodotto ricco di potenziale, su cui ci auguriamo di veder presto nuovi contenuti e un supporto all’altezza.