Blackwind, la nostra recensione Pc
Lo studio siciliano Drakkar Dev ci prova con un action sci-fi dalla particolare prospettiva; ecco come è andata
La scorsa settimana Blackwind è atterrato in quel di Steam. L’immagine di copertina è di quelle intriganti, che oltretutto fanno intuire il contesto. Due mech in procinto di scontrarsi nel bel mezzo di un campo di battaglia in fermento. E difatti si tratta di un action sci-fi in cui controlleremo proprio uno di questi. Ma andiamo con ordine.
Dietro allo sviluppo troviamo infatti Drakkar Dev, un team indipendentente siciliano, con base a Catania, conosciuto anche per il buon War Tech Fighters (qui la nostra recensione). Saranno riusciti a fare centro anche questa volta? Scopriamolo nella nostra recensione della versione Pc di Blackwind.
Vi ricordiamo che il gioco, pubblicato da Blowfish Studios e Gamera Game, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
SBARCO D’EMERGENZA SU MEDUSA-42
L’avventura in quel di Blackwind ha inizio con una sequenza di immagini (e relative didascalie) che, in stile fumetto, ci danno un contesto di riferimento. Nei panni di un giovane adolescente, James Hawkins, ci troviamo su Pandora. No, non il celebre pianeta in cui è ambientato buona parte del franchise di Borderlands. Bensì una nave spaziale in viaggio verso un pianeta, denominato Medusa-42.
Nostro padre, il dott.Hawkins, è al lavoro su un nuovo modello di Battle Frame. Possenti mech da battaglia al quale sta cercando di installare una sofisticata intelligenza artificiale in grado di assistere al meglio il pilota durante le battaglie. Durante la conversazione tra padre e figlio, entrano in azione i sistemi di allarme della Pandora. La nave infatti è sotto attacco, anche se non si sa bene da chi.
Nel caos che ne consegue, il dott.Hawkins riesce a far salire il figlio James sul suo prototipo di Battle Frame, dando istruzioni all’IA affinchè possa proteggere e guidare il suo erede. Il mech viene così espulso dalla nave, e compie un atterraggio d’emergenza su Medusa-42. Ma quella che doveva essere una pacifica colonia si rivelerà essere viceversa il palcoscenico di una feroce guerra tra la razza umana e i Raknos.
Una misteriosa e aggressiva razza aliena intenzionata ad assumere il controllo del pianeta. Nostro compito sarà dunque quello di ritrovare nostro padre, disperso, e porre fine al suddetto conflitto. Il tutto con l’aiuto dell’intelligenza artificiale equipaggiata nel Battle Frame. Da cui, oltretutto, solo il dott.Hawkins potrà farci uscire.
UN TERRENO INSIDIOSO
Diciamo da subito che la storia, di per sé, non è per nulla scritta male. Tuttavia non c’è dubbio che si potesse sviluppare molto meglio. Oltre ad essere parecchio lineare, infatti, ci sono tematiche anche interessanti che però non vengono approfondite (a differenza di un Titanfall 2), come per esempio il rapporto tra umano e IA.
Spostandoci sul fronte del gameplay, ci troviamo davanti a un action hack and slash con un’importante componente esplorativa. La visuale isometrica “a volo d’uccello” viene invece ripresa dal più grande successo di Drakkar Dev, il titolo per mobile Clash of Puppets (arrivato successivamente anche su Steam ndr). Una telecamera fissa, dalla gestione “automatica”, che riprenderà i nostri combattimenti.
I quali si alterneranno con enigmi ambientali e sezioni platform, dove il nostro Battle Frame potrà esibire tutta la sua mobilità. Progredendo nella storia sbloccheremo nuovi potenziamenti, che amplieranno le mosse a nostra disposizione. Attacchi corpo a corpo pesanti e leggeri, raggi laser, missili a ricerca e persino una modalità “oscura”, che libererà il nostro massimo potenziale, rendendoci ancora più letali.
Come abbiamo anticipato pocanzi, l’esplorazione ricopre una parte piuttosto importante dell’esperienza. Il superamento di molte sezioni infatti sarà legato all’ottenimento (o per meglio dire, al ritrovamento) di codici d’accesso e codici con cui sbloccare delle porte chiuse. Alcune di esse potranno persino essere hackerate dal nostro drone, che potrà essere separato dal Battle Frame e controllato a parte, in autonomia.
UN’INASPETTATA DEBACLE
Qualche spunto c’è. Per esempio la possibilità di giocare in cooperativa locale, dove mentre un giocatore controllerà il Battle Frame, l’altro sarà responsabile del drone. In generale non è certo mancata la buona volontà, vista la non trascurabile qualità grafica e il grande lavoro svolto sul lato ottimizzazione (mai un calo di frame, anche a dettagli massimi). Ottime anche le illustrazioni che accompagnano le fasi di intermezzo, realizzata dalla capace Chiara Madonia.
Tuttavia è bene precisare quanto Blackwind sia un titolo con dei problemi. E anche parecchi. La criticità maggiore va localizzata nella (non) gestione della telecamera. La scelta di affidare la sua gestione unicamente al gioco è stata sicuramente poco lungimirante. Ci saranno momenti in cui, specie in aree aperte, sarà fatto uno zoom sul personaggio così accentuato da impedire la visione dell’ambiente circostante. Cosa che, in diversi casi, ci renderà difficoltosa la ricerca di una via per proseguire.
Negli ambienti chiusi (e stranamente solo in quelli) potremo invece far ricorso a una minimappa, che mitigherà, in parte, il rischio di perderci a causa della suddetta telecamera. A corredare questa problematica non da poco si aggiunge un sistema di controllo un po’ impreciso. I cui limiti emergeranno specialmente durante le fasi di salto; anche se, pure nel corso del combattimento, non sarà sempre semplice puntare ai singoli nemici da colpire. Spesso e volentieri ci troveremo a spammare mosse nella speranza di colpire, nella mischia, il bersaglio da noi prescelto.
A completare il quadro troviamo infine alcuni bug e glitch piuttosto fastidiosi. Se si compie un’esecuzione di un nemico vicino a una parete, potrebbe capitare di rimanere incastrati nella suddetta. Per poi ritrovarci a sprofondare nel vuoto, sotto la mappa, fino a morire male. E visto e considerato che in Blackwind i check-point sono alquanto rarefatti… Non parliamo poi del drone, che sarà sempre bene far riunire “manualmente” al nostro Battle Frame. Qualora si dovesse decidere di farlo ricongiungere in modo automatico, a distanza, sappiate che potrebbe finire incastrato, per poi distruggersi (e se muore il drone, muoriamo anche noi).
DA EVITARE
Con Blackwind i ragazzi di Drakkar Dev hanno commesso uno scivolone piuttosto grossolano. Accentuato oltretutto da quanto di buono realizzato in precedenza, sia con War Tech Fighters che in generale sul fronte mobile, dove si sono principalmente affermati. I buoni spunti presenti vengono infatti compromessi, quasi del tutto, da un esplosivo mix di problemi tecnici e scelte di design fallaci. Come quella che impedisce al giocatore di controllare la telecamera, che agisce da proverbiale ciliegina sulla torta a un insieme di altre carenze, come bug e glitch fastidiosi e un sistema di controllo piuttosto impreciso. Davvero un peccato, soprattutto visto il prezzo.
Pregi
Storia tutto sommato accettabile, con tematiche che però si sarebbero potute approfondire di più. Gran belle illustrazioni. Combattimenti frenetici e buon comparto grafico...
Difetti
... Che però non basta, vista la consistente presenza di bug e glitch che minano l'esperienza. Gestione della telecamera inesistente, con tutto quello che ne consegue. Sistema di controllo piuttosto impreciso che non riesce a esaltare il buon pacchetto di mosse e relative animazioni. A fronte di quanto proposto, il prezzo appare decisamente esagerato.
Voto
4,5