Okinawa Rush arriva in un momento particolare. Infatti, negli ultimi anni, i beat’em up hanno vissuto una nuova giovinezza, grazie a una gran quantità di titoli che hanno riportato indietro nel tempo i fan del genere. Il ritorno in pompa magna di Streets of Rage, la freschezza di River City Girls, l’omaggio ai classici di The TakeOver. E si tratta di una piccola parte di ciò che gli ultimi anni hanno saputo dare agli appassionati del filone.
E Okinawa Rush non vuole essere da meno. Il progetto nasce per opera dello studio indipendente britannico Sokaikan, che tempo addietro è riuscito a raccogliere le 10.000 sterline necessarie alla realizzazione del gioco grazie a una campagna Kickstarter. L’intento è quello di proporre al pubblico un titolo tecnico, con un occhio rivolto costantemente al passato (e non solo per la sua estetica).
Il risultato è un’opera ambiziosa e infusa d’amore, ma non per questo priva di difetti. Andiamo quindi a scoprire Okinawa Rush in questa recensione della versione PS4. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da No Gravity Games, è disponibile anche su Pc, Xbox One e Switch. Buona lettura.
DA OKINAWA CON FURORE
Come da tradizione per i beat’em up, la trama di Okinawa Rush è più che altro un pretesto per introdurre il viaggio del protagonista Hiro, compiuto attraverso una fantastica Okinawa. Il misterioso Mantis Lord, alla ricerca di una pergamena in possesso al nostro eroe, ha ordinato ai suoi scagnozzi di eliminare la moglie di Hiro e di rapire i suoi due figli.
Con la vendetta e il desiderio di proteggere la sua famiglia a muovere i suoi pugni, bisognerà farsi strada attraverso le interminabili schiere di ninja e creature mostruose agli ordini dell’antagonista. L’avventura prevede un totale di cinque livelli di buone dimensioni, nei quali dovremo battere una miriade di formidabili nemici. Questo prima di poter giungere al cospetto di uno dei boss che preclude l’accesso all’area successiva.
Prima di iniziare la storia di Hiro è consigliabile spendere del tempo all’interno del Dojo, in modo tale da approfondire il sistema di combattimento. Fin dai primi momenti di gioco è chiaro che scendere in battaglia senza conoscere ciò che il protagonista può fare decreterà solamente un rapido game over. Per fortuna ogni momento nel dojo sarà prezioso.
Non solo per imparare le basi del combattimento, ma anche per aumentare le statistiche del personaggio scelto. È anche presente una meccanica legata al feng shui. Disponendo alcuni artefatti in un determinato ordine al suo interno sarà possibile di potenziare ancora di più le statistiche, e non solo. Sperimentare con la posizione dei diversi artefatti potrà portare alla scoperta di numerosi effetti benefici.
IL KUNG FU SI FA IN TRE
Combattere in Okinawa Rush è assai soddisfacente, per più di un motivo. In primo luogo, le mosse disponibili permettono di cavarsela in qualsiasi situazione grazie alle tantissime opportunità concesse al giocatore, tra prese, lanci e molto altro ancora. La possibilità di parare la maggior parte degli attacchi nemici aggiunge un altro strato di tecnicismo al combattimento, e sarà necessario per sopravvivere agli incessanti attacchi dei combattenti antagonisti.
Infine, la portata e la potenza dei propri attacchi è facilmente leggibile sullo schermo. Ciascun colpo inferto sprigiona una serie di effetti speciali fragorosi, i nemici volano ovunque travolti dai nostri calci e pugni, distruggendo gli elementi dell’ambientazione e intaccando addirittura pareti e pavimenti ad ogni collisione. Oltre al protagonista Hiro è inoltre possibile scegliere tra altri due personaggi, Meilin e Shin. Sebbene le mosse di base siano le stesse, ciascuno può contare su alcune abilità uniche.
I cinque livelli che compongono la campagna principale sono ben distinguibili per estetica e nemici presenti al loro interno. Okinawa Rush però non vive di soli combattimenti. Le aree di gioco sono assai vaste e contengono una miriade di dettagli, tra stanze nascoste dietro pareti friabili, civili da salvare, scorciatoie e zone segrete.
Una volta conclusa l’avventura la si potrà rigiocare per trovare tutto ciò che può essere sfuggito alla prima passata, magari aumentando il livello di sfida tra i tanti gradi di difficoltà disponibili. Infine, non può mancare la modalità arcade nella quale competere con i giocatori di tutto il mondo per il punteggio più alto, magari anche in compagnia di un amico nella co-op locale.
NELLE OMBRE
Esteticamente Okinawa Rush deve molto ai classici del genere. Il design non è dei più accattivanti, ma la pixel art è stata sfruttata a dovere. Detto questo si nota comunque una certa povertà nelle animazioni. Il gioco è presentato di default attraverso un filtro CRT sicuramente d’atmosfera, ma è consigliabile rimuoverlo qualora dovesse essere un fastidio per la vista. Sotto il profilo sonoro il doppiaggio è molto grezzo: forse una scelta per omaggiare i titoli di una volta. La colonna sonora invece convince appieno fin dalla prima traccia.
Il titolo di Sokaikan è però appesantito da una serie di mancanze a livello tecnico. In primis, il movimento del personaggio è molto impreciso, specialmente durante i salti, rendendo frustranti le sezioni platform (non così infrequenti) in ciascun livello. Le collisioni tra il personaggio, il terreno di gioco e i nemici è anch’esso molto approssimative. In un gioco che richiede una certa dose di tecnica sono sviste che si fanno sentire con più forza. Per fortuna non abbiamo riscontrato bug o glitch evidenti o dannosi.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Okinawa Rush sgomita nella scena beat’em up portando con sé amore e rispetto per il genere. Doti certamente richieste per chi sviluppa questo tipo di titoli, ma non sempre sufficiente a garantire il successo. Se da un lato le idee di Sokaikan sono risultate vincenti, la realizzazione tecnica finisce con l’affossare non poco un progetto tutto sommato interessante e degno di nota, per quanto non così innovativo o unico. I fan del filone possono comunque gioire. All’avventura.
Pregi
Ottima rigiocabilità. Colonna sonora memorabile. Combat system tecnico e veloce...
Difetti
Anche se finisce con l'essere affossato da sbavature tecniche tutt'altro che irrilevanti. Esteticamente grezzo.
Voto
7