Greak: Memories of Azur si presenta come un breve ma intenso metroidvania fantasy disegnato a mano. Dietro allo sviluppo troviamo Navegante Entertainment, un team indipendente messicano che propone al giocatore di controllare (alternativamente) tre coraggiosi eroi in fuga da una guerra imminente.
Di seguito la recensione della versione Pc di Greak: Memories of Azur, che è stato rilasciato sotto l’etichetta del ben noto Team17. Ricordiamo che il gioco è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.
MI É MANCATA LA TUA LUCE…
Greak: Memories of Azur narra le avventure di una razza dalle orecchie a punta chiamata Courine. Questi esseri, nati dalla luce e a stretto contatto con essa, hanno curato e protetto le terre di Azur per generazioni… Fino ad oggi. Gli Urlag, barbari conquistatori senza scrupoli, hanno infatti unito le forze. Liberando una piaga e distrutto generazioni di cultura Courine.
La guerra è persa e gli ultimi sopravvissuti sono in fuga verso terre più sicure… Tranne alcuni. Come il piccolo Greak (che sarà il primo eroe giocabile ndr), intento a riunirsi a tutti i costi con i suoi fratelli Adara, (una studiosa divenuta oracolo) e Raydel (un possente guardiano).
Insieme la loro luce potrà splendere ancor di più, in quello che nel titolo di Navegante Entertainment viene visto come un simbolo di unione e famiglia. Apprezzabili le linee di dialogo differenti in base all’eroe in uso, che oltre ad approfondire la lore, apriranno la strada per utili missioni secondarie.
Greak: Memories of Azur cerca dunque di creare un suo mondo di gioco lasciandoci pochi e precisi dettagli sugli avvenimenti del passato. Alcuni testi e svariati dialoghi con gli npc faranno da contorno in un piccolo gioco con un grande universo. Il modo in cui gli sviluppatori hanno curato la lore fa trasparire un eccesso di creatività che basterebbe, da sola, per un secondo capitolo.
NON GIUDICARE IL LIBRO DALLA COPERTINA
In questo platform metroidvania a scorrimento impareremo alla svelta (e a nostre spese) che non si scherza. Sin da subito verremo messi alla prova con combattimenti in cui privilegiare la rapidità d’azione sarà la scelta migliore. La maggior parte dei nemici possiede un solo pattern di attacco, sfoggiato sempre con velocità disarmante una volta avvicinati a sufficienza.
Poche tattiche quindi, dove l’assalto brutale farà quasi sempre la differenza in un titolo dove il minimo indugiare può portare ad un frustrante riavvio. Greak: Memories of Azur non è un gioco semplice, ma nemmeno complesso. La difficoltà oscillerà varie volte e non per come siamo soliti immaginarlo. Non saranno quei pochi nuovi nemici a preoccuparci, bensì il gameplay stesso.
Durante la campagna (7 ore generose circa) il nostro controllo si estenderà anche agli altri due fratelli, moltiplicando così sia il potere combattivo che l’attenzione richiesta. La possibilità di scegliere quando controllare in sincrono i fratelli e quando usarli singolarmente dipende dalla pressione di un tasto. Dal tasto di un pad, in questo caso, come raccomandato dal gioco stesso.
Su questa meccanica si basano quasi tutti i rompicapi del gioco. La presenza di questi ultimi potrebbero però risultare eccessiva, almeno nelle prime fasi di duo. Anche l’attraversamento della mappa sarà intrigante alle prime battute, ma diventerà inevitabilmente snervante dopo ore di azioni a turni.
CHI FA DA “TRE” FA PER SÉ
In Greak: Memories of Azur ognuno dei tre fratelli avrà un suo ruolo. Greak potrà passare in piccoli tunnel, Adara potrà resistere più a lungo sott’acqua e Rydel, con il suo scudo, sarà in grado di attraversare indenne pericoli mortali. Combinando queste caratteristiche, ogni fratello potrà procedere in solitaria per aprire la strada agli altri.
Meccaniche originali mescolate tuttavia con sezioni puzzle talvolta banalotte, che puntano quasi sempre sul gioco di squadra, più che sull’uso della materia grigia. Le mappe si lasciano esplorare, anche nelle fasi di backtracking (tornando sui propri passi per accedere a nuove sezioni) si sente la mancanza di reali segreti da scovare.
Valuta e oggetti di potenziamento passivi saranno quasi sempre le ricompense per la nostra curiosità, comprese anche rare stanze sfida in cui apprendere nuove mosse. In Greak: Memories of Azur la mancanza di checkpoint fa però sentire il suo peso.
Il gioco infatti permette salvataggi manuali solo in punti precisi sparsi nelle mappe. Ignorarli porterà ad un brusco risveglio in caso di morte. Puzzle già risolti, boss affrontati e filmati di fine livello saranno tutti annullati. Il game over sopraggiunge anche se uno dei nostri fratelli muore, creando un certo panico generale durante gli scontri più serrati.
IL BAMBINO DI LUCE
Greak: Memories of Azur è stato interamente disegnato e animato a mano, e costituisce una vera bellezza per gli occhi. Un fumetto in movimento, un cartone animato fatto videogioco. Tratti sottili ma precisi, colori vivaci come in una fiaba in movimento.
I fondali statici e animati, sempre stilizzati, ricordano quanto visto in Child of Light e Hollow Knight. Soprattutto da quest’ultimo famosissimo indie le ispirazioni sembrano evidenti, sia nella sobrietà dei caratteri scelti che nello stile grafico delle barre della vita dei boss nemici.
Purtroppo sono pochi gli scenari in grado di sorprendere. Ampie radure, melmose paludi e oscuri sotterranei si alterneranno fra loro, senza però offrire nulla di particolarmente ispirato. Magnifici invece i filmati di gioco, piacevolmente animati da cui traspare l’amore nello sviluppo del titolo.
La colonna sonora risulta anch’essa splendida. Pur componendosi di poche tracce d’orchestra, avventurose e melodiche, esse saranno azzeccate in base alla zona visitata.
GUERRIERI IN…FUGA?
Greak: Memories of Azur è tecnicamente privo di difetti, sia grafici che di gameplay. Struttura solidissima, controlli reattivi e fluidità mai intaccata anche nelle fasi più caotiche. Alcune boss fight poco avvincenti e una sentita monotonia faranno però calare l’entusiasmo verso metà gioco.
Fortunatamente con l’arrivo del terzo fratello le cose cambieranno, e il gameplay ne gioverà risollevandosi con nuovo vigore. A lasciarci perplessi è stata tuttavia la scarsissima presenza Urlag. Nel titolo di Navegante Entertainment non si parla d’altro che dell’imminente invasione nemica, anche se il vero problema, in fin dei conti, è solo la Piaga.
Il gioco sembra prepararci fin dall’inizio a qualcosa che in parte delude le nostre aspettative. Alla fine della fiera si ha quasi la sensazione che manchi qualcosa. Che si sarebbe potuto osare qualcosa in più. In ogni caso però Greak: Memories of Azur rappresenta sicuramente una piccola perla da non perdere.
Con i suoi pochi contenuti è riuscita a conquistarci e ci auguriamo non si precluda di un potenziale seguito. Ci aspetteremo di veder volare un pò più in alto le aspettative la prossima volta, con qualcosa che non si limiti ad essere solo un piccolo racconto di “contorno” in un grande mondo fantasy.
DA AVERE SENZA RISERVE
Greak: Memories of Azur è una piccola e piacevole fiaba d’azione animata. Lo stampo metroidvania sarà in grado di conquistare ogni giocatore con la sua innata spontaneità. A volte fin troppo intuitivo, con un mordente altalenante che saprà comunque regalarci diverse ore di spensieratezza. Peccato per la mancanza di quel pizzico di coraggio in più da parte di Navegante Entertainment, che avrebbe potuto rendere ancor più unico un gioco dal potenziale rimasto per lo più sopito.
Pregi
Disegni e animazioni magnifici, meccanica a controllo multiplo interessante. Privo di reali difetti.
Difetti
La scarsa rigiocabilità lo rende un titolo a "senso unico", mentre la difficoltà oscilla spesso da un estremo all'altro.
Voto
8