In Sherlock Holmes Chapter One il mito parte da zero, viene decostruito abbandonando John Watson, Irene Adler, gli irregolari di Baker Street e Londra stessa. Sherlock indaga non più sull’omicidio della porta accanto ma il suo stesso passato, la sua mente. La quale non può più essere rinchiusa tra le mura del 221 B di Baker Street, ma deve essere libera di vagare per i vicoli di Cordona. Questa stupenda isola del Mediterraneo ancorata in una realtà preindustriale e quasi bucolica, epicentro di culture, tradizioni e disuguaglianze così profonde da entrare fortemente in contrasto con la grigia magnificenza di Londra.
È in atto una rivoluzione copernicana che Frogwares sta preparando sin dal 2018 con la pubblicazione di The Sinking City, il primo tentativo di ricreare un detective open world nel solco dell’indimenticato L.A. Noire. E per riuscirci gli sviluppatori hanno deciso di slegare la figura di Sherlock dalla sua storia, dai suoi preconcetti, andando all’origine del mito per dargli nuova linfa vitale. Un’operazione certamente rischiosa quella di rivisitare il canone di sir Arthur Conan Doyle nonostante chi ci lavora lo abbia fatto per diciannove lunghi anni.
Ma non bisogna dimenticare che Sherlock Holmes è pur sempre il detective più famoso del mondo. E che ha una certa iconografia che lo circonda. Che Holmes sarebbe senza la sua fida lente d’ingrandimento, simbolo della sua incrollabile fede nella ragione positivista? Sarà riuscita Frogwares a regalarci un detective game credibile? Vediamo di far luce su questi interrogativi.
Di seguito la recensione della versione Pc di Sherlock Holmes Chapter One, curata da Giuseppe Pirozzi. Ricordiamo che il titolo è inoltre disponibile su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
UNO STUDIO IN ROSSO
Lo scorso marzo sul blog ufficiale di Frogwares Games compariva un articolo dal titolo “Come Nacon ha piratato The Sinking City”. Un’accusa gravissima con tanto di prove rivolta all’ex socio in affari Nacon. Publisher francese accusato senza mezzi termini di aver rubato e alterato il precedente lavoro di Frogwares. Il quale è stato poi ripubblicato abusivamente su Steam dopo l’interruzione del contratto tra le due parti.
Dopo le prime schermaglie della disputa legale e le scorie del precedente accordo di pubblicazione con Focus Home Interactive andato a rotoli Frogwares si è trovata, dopo diciannove anni di lavoro sulla saga di Sherlock Holmes, a pubblicare un titolo in completa autonomia.
Il tutto a poco più di sei mesi dal lancio e dovendo gestire una tappa cruciale quale le origini del proprio protagonista. Con non poca pressione e prevedibilmente meno fondi di quanto preventivato lo studio ucraino-irlandese ha sfruttato l’esperienza acquisita con l’open world lovecraftiano cercando di dare ai giocatori un mondo credibile e interattivo.
Che fosse un parco giochi per aspiranti detective con pipa e cappello da cacciatore di cervi, ma capace anche di approfondire la storia personale di un giovanissimo Holmes, per la prima volta senza il suo fidato Watson e alla ricerca del suo passato.
“ELEMENTARE, JON”
Da John a Jon il passo è breve, quasi impalpabile. Sherlock Holmes Chapter One inizia alla fine della traversata mediterranea di Sherlock e Jon, alle prese col mal di mare nella stanza della nave che li sta portando sulla fittizia isola di Cordona. Lo scopo del viaggio è far luce sulla morte della madre del ventunenne Sherlock, Violet Holmes, morta di consunzione dieci anni prima, quando era solo un bambino. Fuggito dall’opprimente ombra di suo fratello Mycroft, Sherlock e Jon ritornano a Stonewood Manor, la vecchia casa di famiglia ormai abbandonata, in cerca di risposte.
Jon è un compagno di avventure il più delle volte interessante, una spalla più dinamica e spensierata del Watson nevrotico e prudente a cui siamo abituati. Il quale si addice a questo Sherlock giovane e voglioso di esprimere il suo ego. Il problema è che Jon esiste solo nella mente di Sherlock. Non che sia una trovata fuori dal mondo, dato che incarna alla perfezione la funzione di comic relief e bussola morale. Ma a volte sembra un personaggio fin troppo forzato e se ne ha la sensazione quando recupera prove in posti fisicamente inarrivabili per Sherlock. O quando i due hanno accese discussioni in pubblico senza destare il minimo sospetto da parte di chiunque vi sia intorno.
Una volta scesi a patti con l’esistenza di Jon godersi la trama di Sherlock Holmes Chapter One è un’impresa tutt’altro che difficile. La storia principale non dura molto. Si aggira infatti sulla decina di ore, ma concentra in cinque casi tanti colpi di scena e trame non banali che metteranno alla prova morale e meningi. Tra queste spicca “L’agnello sacrificale”, storia magistralmente scritta e ben architettata nelle accuse che più di tutti gli altri casi cerca di guidare il meno possibile il giocatore.
Difatti in tutto ciò avremo modo di sbagliare durante le indagini, tralasciare prove e accusare l’uomo o la donna che più riteniamo colpevoli. Purtroppo questa eccessiva libertà diventa un problema quando, in determinati casi, le prove a carico degli accusati sono sovrapponibili dando vita a scenari davvero poco credibili. Nei quali bisogna cogliere sfumature davvero infinitesimali per poter credere all’uno o all’altra e, in secondo luogo, questa eccessiva libertà porta i casi a non avere un vero e proprio effetto sul prosieguo della storia. Ma solo un diverso articolo di giornale che ne spiega le conseguenze.
É STATO IL MAGGIORDOMO, NELLA LIBRERIA, CON LA FUNE
Proprio come nel Cluedo in Sherlock Holmes Chapter One il nostro compito è quello di formulare delle accuse in base alle prove raccolte. Il tutto secondo il modus operandi già visto in Crimes and Punishment e Devil’s Daughter. A cui si aggiungono le novità di The Sinking City quali il cercare articoli di giornale alla sede del giornale locale, certificati civili in municipio e fascicoli criminali inerenti al caso nel distretto di polizia. Giunti sulla scena di un crimine il nostro compito è quello di interagire con le prove e il cadavere. In questo modo Sherlock potrà segnare tutto nel proprio taccuino e di registrare informazioni nel palazzo mentale che, se collegate ad altre informazioni attinenti, daranno vita a nodi di informazioni utili a formulare accuse.
Una volta accertata la causa della morte, il profilo della vittima (o più in generale dell’interlocutore) e stabilite le prime ipotesi è il momento di interrogare conoscenti e testimoni. Spesso è necessario selezionare una prova specifica per ottenere un’informazione utile, ma selezionarne una ininfluente non comporterà nessuna penalità. Terminate le prime ricostruzioni e interrogati i testimoni dovremo ricostruire mentalmente cosa è successo sulla scena del crimine. In questi casi Sherlock assume una posa zen e lascia a Jon il compito di ricostruire le varie fasi dell’aggressione. Non è possibile sbagliare la sequenza, si va avanti solo se il gioco decide che è quella esatta. Perciò anche qui non ci sono molte chance di sbagliare.
In alcuni casi potranno capitare prove che avranno bisogno di un’analisi chimica per determinare che tipo di fluido sia stato ritrovato sulla vittima. Avremo quindi a che fare con un minigioco abbastanza piatto che metterà a disposizione del giocatore una serie di elementi con delle reazioni chimiche. Le quali, alla fine del processo, dovranno risultare uguali alla formula del fluido. Una trovata banale che fa rimpiangere le analisi chimiche degli altri Sherlock Holmes. E’ fondamentale tenere a mente che sull’isola di Cordona il dress code è una cosa importante.
Bisogna capire in che parte dell’isola siamo e da chi vogliamo ottenere le informazioni. I travestimenti hanno sempre fatto parte della saga, ma questa volta gli sviluppatori hanno fatto le cose in grande aggiungendo decine e decine di abbigliamenti diversi per ogni tipo di etnia e gruppo sociale dell’isola (ottomani, britannici, ricchi, poveri, marinai, artisti). Alle volte questa funzione è forse fin troppo esasperata. A volte infatti basterà cambiare un baffo per ottenere le informazioni che desideriamo da un individuo, o per infiltrarci in una zona off limits e origliare le conversazioni altrui.
TUTTO IL RESTO É NOIA
Purtroppo quando ci allontaniamo dalla trama principale le cose iniziano a farsi complicate. È un peccato che dei casi secondari se ne salvino giusto cinque, che rientrano tra gli “Altri casi”. Tutte le altre indagini secondarie sono sostanzialmente dei binari che raccontano storie estremamente lineari. Sicuramente godibili, ma che lasciano il giocatore al di fuori dell’esperienza.
Gli altri casi invece richiedono un’attenta analisi delle prove, per poi formulare un’accusa verso l’indagato cercando di capire il come, quando e perché. Vagando per Cordona si ha la sensazione di osservare un presepe, cioè una bellissima isola abitata da statuine di creta. Le uniche interazioni con Cordona e i suoi abitanti sono la ricerca di informazioni e l’acquisto di giornali, abiti e mobili.
Necessari a “ripopolare” Stonewood Manor sbloccando così ulteriori ricordi dell’infanzia di Sherlock. Per il resto l’unica cosa che si trova con una allarmante regolarità sono bug e glitch grafici che affliggono purtroppo ogni piattaforma. I quali purtroppo vanno a rovinare il comunque ottimo colpo d’occhio. Sono tuttavia esenti le stupende cutscenes, dal taglio fortemente cinematografico.
Chiudiamo con una nota particolarmente dolente o, se volete ,insipida: gli scontri a fuoco. Sono una pessima aggiunta totalmente contraria allo spirito di Sherlock Holmes Chapter One, fatti di arene e nemici riciclati alla nausea che attaccano Sherlock a decine. Dando inoltre la sensazione che Cordona sia la roccaforte mondiale dei delinquenti. Evitatele.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Sherlock Holmes Chapter One è una ventata d’aria fresca sul personaggio, ma ci ricorda chiaramente quali siano i limiti di Frogwares. Un progetto forse più ambizioso di quanto in realtà fosse possibile, che alla fine annacqua quanto di buono presente nelle missioni della storia principale e in alcune delle secondarie. Ma, in fin dei conti, senza nulla togliere a una delle esperienze investigative più complete degli ultimi anni. Pur non eccellendo in nessun campo. Se siete patiti delle opere di sir Arthur Conan Doyle o semplicemente amate un buon giallo non esitate ad acquistare Chapter One. Se invece siete dei tipi impazienti e non vedete l’ora di sforacchiare qualche bandito allora probabilmente questo non è il titolo che fa per voi.
Pregi
Sherlock visto sotto una luce nuova, più irrequieta ed emotiva. Molti casi della storia principale regalano un’esperienza da vero detective e lasciano al giocatore la possibilità di compiere le proprie scelte senza essere preso per mano.
Difetti
Fatta eccezione per una manciata di casi secondari, Chapter One è pieno di storie la cui progressione è eccessivamente lineare. Per quanto stupenda, Cordona assomiglia a Night City: una bellissima cartolina con praticamente zero interazione. Stuttering, pop-in, pop-out, pop-corn e cali di frame a volontà. Fasi shooting fuori contesto.
Voto
7+