Eastward, la nostra recensione Switch
Lo studio Pixpil propone un gradito omaggio all'età dell'oro dei grandi giochi di ruolo a 16 bit; ecco come è
Giochi di ruolo e pixel art sono due elementi che spesso si ritrovano, specialmente se orientiamo il nostro sguardo al mondo degli indie. Eastward, sviluppato dallo studio indipendente Pixpil e distribuito da Chucklefish, fa parte proprio di questo vulcanico universo. Si tratta di un prodotto che attinge a piene mani dalla “old school”. Azzardando un poco, potremmo definirlo una lettera d’amore a mostri sacri quali Earthbound e Legend of Zelda.
A suo modo però tenta comunque di distinguersi grazie a una componente narrativa robusta e ad alcune varianti in termini di gameplay. Di seguito la nostra recensione della versione Switch di Eastward. Vi ricordiamo che il titolo è disponibile anche su Pc, via Steam, Epic Games Store e GOG. Buona lettura.
IL CORSO “SFORTUNATO” DEGLI EVENTI
Eastward è ambientato in quello che potremmo definire un futuro tra il distopico e il post-apocalittico. Per cause non del tutto chiare, il nostro pianeta viene colpito da una sorta di calamità definita “Miasma”. Questa infezione si è diffusa ovunque, distruggendo e divorando ciò che ha incrociato il suo cammino. A posteriori di quanto tragicamente avvenuto, troviamo un improbabile duo a far da protagonisti.
John, un minatore famoso eppure tutt’altro che apprezzato dai suoi compagni, e Sam. Questa piccola e misteriosa ragazzina è stata liberata dal nostro eroe dopo uno scontro titanico con il boss di turno. Dotata di poteri particolari e dalle origini sconosciute, è il filmato introduttivo a offrirci qualche spunto circa gli eventi passati.
A inizio gioco, i due convivono già da diverso tempo. Saranno i ricordi della piccola a dare il via a una sequela di elementi che porteranno lei e John a decidere di partire. Certamente la realtà sotterranea è tutto fuorché invitante. Potremmo azzardarci a definirla stantia, più che distopica. Una normalità che si snoda attraverso un nugolo di verità insindacabili e blasfemia per dubbiosi e pragmatici. Tematiche decisamente attuali.
La componente narrativa di Eastward è robusta e si lascia seguire facilmente. Peccato per la mancanza di traduzione in lingua italiana. È importante tuttavia specificare che pur essendo il gioco disponibile solo in inglese, anche una conoscenza base ci garantirà un buon livello di comprensione.
PAROLE E SENTIMENTI
Durante il loro viaggio, John e Sam esploreranno un buon numero di location. Le città, in particolare, sono piene di piccoli dettagli. Le strade di New Dam City costituiscono il miglior esempio, con cartelloni pubblicitari, vicoli affollati e mercanti colorati. Gli sprite bidimensionali sono una gioia per gli occhi, contribuendo non poco alla vivacità del mondo di gioco.
Eastward è pieno di personaggi eccentrici e nel complesso ben caratterizzati. Per citarne qualcuno, meritano menzione William e Daniel. Parsimonioso truffatore il primo, fedele accompagnatore robot dalla forza erculea il secondo. E Sonic Punk, un assistente di laboratorio, anch’esso robotico, non lontano dall’essere un piromane. Ci sono persino frigoriferi senzienti utili per i salvataggi, dai caratteri più diversi.
Che sia una città o un’area, il gioco racconta una grande quantità di storie attraverso questi npc.
Andando ad analizzare più a fondo la natura degli incarichi secondari, scopriamo che non è solo un sistema atto ad “allungare il brodo”. Tutto il comparto evidenzia la contrapposizione dei modi d’essere dei due protagonisti. Sam è una persona gioviale, tendente ad aiutare il prossimo. Spesso costringe John a prendersi cura di alcune delle problematiche che perseguitano i cittadini dei posti che frequentano.
Al contrario, il nostro minatore è un protagonista quasi muto. A tratti ci siamo trovati sia a solidarizzare che a sorridere per il suo essere schivo e scorbutico. Non mancano situazioni che fanno scappare qualche risata, come anche cliché visti e rivisti (che però funzionano). E se una cosa funziona, perché cambiarla? Questa strana coppia migliorerà il proprio rapporto (già stretto durante il corso della storia) in modo tutto sommato piacevole e realistico.
PADELLE E JOYCON
Il gameplay di Eastward si ispira non poco a titoli come Zelda. Questo a partire dal sistema di combattimento in tempo reale, semplice ed immediato. Ci sono contenitori da raccogliere che permettono di acquisire cuori, ripristinando la salute. E abbiamo anche delle bombe, per farci strada nei dungeons o aree altrimenti inaccessibili. Trovano infine spazio anche meccaniche come la possibilità di cucinare gli ingredienti trovati durante l’esplorazione.
Le aree, pur non eccellendo in termini dimensionali ed inframezzate da transizioni, offrono una discreta varietà. La mappa è ben strutturata ed aiuterà non poco a trovare le posizioni desiderate. In aiuto del giocatore c’è anche il diario. I dungeons sono colmi di enigmi, nemici da sconfiggere e un boss nella parte finale. La longevità si attesta sulle trenta ore, con solo qualche combattimento a richiedere quel “trial and error” insito negli stilemi del genere.
La possibilità di sfruttare le abilità di John e Sam in tandem aggiunge molta profondità al gameplay, consentendo di affrontare sfide più complesse. John è il combattente del duo, capace di annichilire ondate di mostri con padella e proiettili. Sam, al contrario, può usare i suoi poteri per stordirli. Nel corso dell’avventura avremo la possibilità di aumentare le abilità a nostra disposizione.
Cosa che determinarà un buon ritmo di gioco. C’è poi Earth Born, ossia un gioco nel gioco. Interamente giocabile all’interno di Eastward, si tratta di una sorta di Dragon Quest, ma questa volta a turni. Presenta perfino una modalità new game+.
UN MONDO FATTO DI PIXEL
A livello estetico Eastward è davvero bello. Che si tratti di un dungeon, una città, una foresta, viene tutto impreziosito da una quantità esorbitante di dettagli. Stesso trattamento è stato riservato ai personaggi primari e secondari. Per quanto a nostro avviso il titolo in pixel art esteticamente più suggestivo (a oggi) sia Graveyard Keeper, la creatura di Pixpil gli si avvicina non poco.
Arrivando inoltre a fare di meglio sul lato audio. Le piccole cittadine offriranno melodie tranquille, le aree esterne cinguettii e molti suoni piacevoli. Mentre per i momenti di pathos avremo sinfonie cupe e nostalgiche. Insomma, di fronte a noi vi è una colonna sonora assolutamente brillante.
Prima delle battute finali, una considerazione sulla giocabilità. La Switch (piattaforma da noi adoperata in sede di recensione ndr) si presta egregiamente per questo tipo di giochi, sia in mobilità che davanti al televisore. A cercare il pelo nell’uovo, un aspetto che secondo noi andrebbe rivisto è la mancanza di una modalità cooperativa in locale. Chi scrive è noto (in redazione e non solo) per la sua propensione ai giochi single-player.
In questo particolare caso, l’impossibilità di far guidare Sam o John da parte di un secondo giocatore rappresenta un potenziale tallone d’Achille. Specialmente vista la presenza dei joycon, asso nella manica della console di Nintendo. In più d’un occasione si è evidenziato le potenzialità del giocare in compagnia di un amico, pertanto una modalità in locale sarebbe stata la cosiddetta ciliegina sulla torta. Peccato.
DA AVERE SENZA RISERVE
Eastward è veramente un gran bel gioco di ruolo. Tributo ai classici e a sua volta punto di partenza, riesce nel non facile compito di combinare diversi stili in un’unica, affascinante avventura. Sequenze di gioco creative, una storia commovente ed emotiva ed uno stile artistico assolutamente ispirato rendono il titolo di Pixpil estremamente facile da consigliare. Anche se a volte il buon ritmo è spezzato dai tanti dialoghi, nel complesso l’intero comparto si traduce in un’esperienza spezzata solo da una fine che forse giunge troppo in fretta.
Pregi
Direzione artistica eccellente. Tante cose da fare. Narrativamente appagante.
Difetti
Solo in lingua inglese. Una componente cooperativa non avrebbe guastato. Purtroppo finisce.
Voto
8,5