Disciples: Liberation è il nuovo capitolo di una lunga saga di rpg tattico-strategici nata nel lontano 1999. Certo è passato qualche anno dall’ultima iterazione della serie con Disciples III: Reincarnation (2014). Ma nel frattempo il franchise ha continuato a evolversi, e oggi siamo giunti a questo nuovo capitolo, affidato alle mani di Frima Studio.
Senza perderci troppo in chiacchere andiamo subito a scoprire Disciples: Liberation in questa recensione della versione Pc, curata dal nostro Claudio Szatko. Vi ricordiamo che il gioco, distribuito da Kalypso Media, è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.
IL CAMMINO DI AVYANNA
In Disciples: Liberation vestiremo i panni di Avyanna, una mercenaria sempre accompagnata dal suo inseparabile amico Orion. La storia è invece ambientata nel mondo di Nevendaar, dove Avyanna si guadagna da vivere brandendo la sua spada in contratti più e meno dignitosi. Il gioco inizia con la protagonista e il suo compagno che cercano di portare a termine un contratto decisamente diverso dal solito, in cui dovranno prendere le prime decisioni di natura morale.
Durante il corso dell’avventura ci saranno numerosi dialoghi, nei quali dovremo prendere decisioni che decreteranno il corso gli eventi successivi. La maggior parte dei cambiamenti avverrà in seguito alle decisioni relative al rapporto con le quattro fazioni esistenti. Impero, Elfi, Non-morti e Demoni. Come è facile immaginare, avere un buon rapporto con una fazione porterà inevitabilmente ad averne uno cattivo con un’altra. Ciò detto, saremo totalmente liberi di relazionarci come meglio crederemo.
Il “tono” generale di Disciples: Liberation è piuttosto maturo. La narrazione è articolata e curata, con conversazioni anche complesse. Potremo condurre Avyanna sul sentiero da noi prescelto. Tuttavia, similmente a Geralt di Rivia in The Witcher 3, la mercenaria conserverà comunque una sua personalità definita. Anche i compagni e gli alleati che incontreremo nel corso dell’avventura saranno piuttosto carismatici.
Essi non solo avranno un background definito, ma anche i propri obiettivi. Le decisioni prese nel corso della storia influenzeranno nondimeno la possibilità che determinati personaggi diventino parte del nostro gruppo o meno. Vi è poi, inevitabilmente, un sistema a livelli con tre alberi di abilità. Qui potremo spendere i punti guadagnati per migliorare le capacità di Avyanna e dei suoi compagni.
UN MONDO DA ESPLORARE E COSTRUIRE
Le scelte compiute nel corso di Disciples: Liberation si tradurranno in ben più di “semplici” percorsi narrativi. Esse infatti influenzeranno anche il combattimento, e quindi il gameplay. Un buon rapporto con una fazione ci consentirà di costruire edifici e reclutare unità specifiche, a seconda del livello di fiducia che avremo con loro. Tutto questo avverrà dalla nostra base di comando, Ylian.
Il destino porrà Avyanna al comando di questa sorta di cittadella, che fungerà da hub dove poter costruire edifici e reclutare unità. La gestione dei vari aspetti legati a questo sarà semplice. L’interfaccia è ben realizzata e molto intuitiva, per quanto il sistema di per sé non risulti poi così profondo e complesso. Da una parte ciò è dovuto al fatto che non soffriremo quasi mai la carenza di risorse (oro, legno e ferro) necessarie per l’economia del nostro esercito.
Esse infatti risulteranno abbondanti fin dall’inizio. Ne potremo trovare sia esplorando le mappe che catturando gli edifici adibiti alla produzione di tali risorse. Questi ultimi ci forniranno un flusso costante che assicurerà un’abbondante scorta per realizzare ciò che riterremo più opportuno.
Questo implica che avremo quasi sempre una cittadella e un esercito all’altezza della sfida di turno. La raccolta di risorse si ridurrà quindi a una mera formalità, da accompagnare alla coltivazione del rapporto con le fazioni e alla progressione nella storia.
IL DINAMISMO DELLE BATTAGLIE
Non c’è dubbio che buona parte del tempo speso in Disciples: Liberation lo passeremo a combattere. Prima di ciascuno scontro dovremo scegliere la cosiddetta “squadra di partenza”. Il tutto a seconda del livello della leadership di Avyanna, che limiterà il numero di unità da poter utilizzare in battaglia. Il sistema di combattimento è invece quello classico della serie.
Ci si muoverà attraverso delle “caselle”, dove spenderemo dei punti azione (AP) per far eseguire alle unità i nostri comandi. Gli AP sono divisi in tre colori: blu per il movimento, rosso per l’esecuzione di abilità e giallo per l’uno o l’altra. Ciascuna unità avrà due AP per turno, e diverse “combinazioni” di colori a seconda della tipologia di combattente.
A seconda dei casi, alcuni potrebbero essere in grado di attaccare anche due volte nello stesso turno. Un altro dettaglio strategico da tenere a mente riguarda la possibilità, per esempio, di preservare un AP. In quel frangente, alla fine del turno l’unità in questione recupererà il 10% della sua salute. Tenendo conto di questo, starà a noi sfruttare strategicamente gli AP per riuscire a vincere.
Inoltre potremo lasciare fino a tre unità nelle retrovie, dove agiranno passivamente per potenziare le nostre unità o indebolire quelle del nemico. Avyanna avrà un ruolo di primo piano nel combattimento, essendo l’unica detentrice del grimorio. Grazie a esso impareremo a lanciare incantesimi che ci torneranno molto utili nel corso della battaglia. Avremo quindi tante opzioni per un combattimento ancor più dinamico e profondo del solito.
TECNICA TRA ALTI E BASSI
Sul fronte tecnico Disciples: Liberation è sorprendentemente valido sotto quasi tutti gli aspetti. A cominciare dai personaggi, ricchi di dettagli e molto ben animati sia durante le conversazioni che nel combattimento. Le scene in CGI sono davvero ben realizzate, e regalano ulteriore profondità alla storia. Menzione d’onore per gli effetti particellari, che renderanno gli scontri particolarmente spettacolari.
L’unico neo si registra sul fronte del framerate, il quale non può essere “bloccato” in alcun modo. Anche mediante l’utilizzo di programmi esterni, ciò che otterremo sarà un costante e fastidioso effetto di “tremolio” durante lo spostamento sulla mappa.
La colonna sonora è in linea con lo “spirito” del prodotto, e del genere a cui appartiene. A spiccare è indubbiamente il “tema” principale del titolo, che ci ritroveremo a canticchiare senza neppure rendercene conto. Per il resto avremo una selezione di brani orchestrali che di adatteranno alla situazione del momento. Ritmi più lenti e rilassanti durante l’esplorazione, tutto il contrario in caso di combattimento.
Molto bene anche il doppiaggio (purtroppo solo in inglese, al pari dei sottotitoli), dove i doppiatori hanno offerto una notevole prova, dando personalità e spessore a ciascuno dei personaggi interpretati. L’unico dettaglio audio a essere carente rispetto al resto riguarda l’insieme di suoni ambientali. Il suono degli zoccoli dei cavalli, i rumori della natura ecc risultano visibilmente meno curati dei suoni che invece animeranno i combattimenti.
DA AVERE SENZA RISERVE
Certamente quest’anno gli amanti degli strategici hanno di che essere felici. Che si tratti di Age of Empires IV o di King’s Bounty II, il quale “gioca nella stessa lega” di questo Disciples: Liberation. Il titolo di Frima Studio si è dimostrano più che degno della serie di cui ora costituisce l’erede più prossimo. Con, tra le altre cose, il sistema di combattimento che ora è assai più divertente e agile. Senza contare la notevole varietà di possibilità strategiche e unità da poter utilizzare. Anche graficamente il gioco supera non poche aspettative, anche se per via della sua struttura non offre chissà quale margine di rigiocabilità. Ciò nonostante prima di giungere al termine di questa (davvero ben narrata) avventura ne avremo per decine e decine di ore. Incamminiamoci, Avyanna.
Pregi
Buon mix tra strategia, rpg e gestionale. Menu e interfaccia particolarmente intuitivi che consentono una gestione divertente e rilassante dei numerosi aspetti del gameplay. Ottimo comparto tecnico...
Difetti
... Anche se il fatto di non poter limitare il framerate, nel 2021, fa un po' ridere. La gestione della propria fortezza sarebbe potuta essere più profonda. Tendenzialmente ripetitivo.
Voto
8