Bloodshore, la nostra recensione Pc
Sulla scia di Squid Game, Wales Interactive propone un film interattivo che riguarda una battle royale; combattuta però fra streamer, vlogger e condannati a morte
In un certo senso possiamo definire l’odierna release di Bloodshore a dir poco provvidenziale. Il motivo è presto detto. Si tratta infatti di un FMV (Full Motion Video, vale a dire un film interattivo) incentrato su una battle royale. Concetto sicuramente noto a innumerevoli videogiocatori, che negli ultimi anni hanno avuto a che fare con titoli come Fortnite, PlayerUnknown’s Battlegrounds e Apex Legends. Ma che nell’ultimo periodo ha inoltre guadagnato considerevole popolarità tra i non-giocatori, grazie al successo della serie televisiva Squid Game, targata Netflix.
Come avremo modo di scoprire, le similitudini con la sopracitata serie ideata dal regista sudcoreano Hwang Dong-hyuk non si limiteranno semplicemente al fatto di trattare una battle royale. Ciò nonostante anticipiamo che si tratta di un ottimo FMV, dietro al cui sviluppo troviamo non a caso una software house indipendente ed estremamente navigata in questo genere. Alludiamo a Wales Interactive, autore tra gli altri di Maid of Sker e, più recentemente, di I Saw Black Clouds.
Buttiamoci dunque nella mischia con la recensione della versione Pc di Bloodshore. Vi ricordiamo che il titolo è altresì disponibile su PS4, Xbox One e Switch. Buona lettura.
TUTTI CONTRO TUTTI
In termini di location e alcuni aspetti della trama, Bloodshore annovera fra le sue muse ispiratrici rispettivamente anche The Hunger Games e Battle Royale (2000), iconico film diretto dal regista nipponico Kinji Fukasaku. Ciò che però rende la creatura di Wales Interactive veramente originale è la sagace critica (compiuta attraverso una satira che non va troppo per il sottile) al mondo contemporaneo. Nella fattispecie a quello dell’intrattenimento.
Il gioco/film (dualismo necessario) è ambientato in un’isola sconosciuta, destinazione di un gruppo di persone iscritte a un “torneo” chiamato Kill/Stream, giunto alla sua tredicesima stagione. Ci troviamo infatti in un mondo distopico, dove a dominare l’industria dell’intranimento vi è appunto questa competizione. La quale consiste in una sanguinosa battle royale, dove il vincitore potrà mettere le mani non solo su un montepremi di 10 milioni di dollari, ma anche su fama imperitura.
Proprio quello che ci vuole sia per celebrità in ascesa che per altre sull’orlo del precipizio, oltre al quale vi è la rovina (per non dire l’indigenza). Dietro a Kill/Stream troviamo la Alyn Corporation, una potente multinazionale che tra accuse e denunce continua a portare avanti il suo show. In origine era disputato esclusivamente tra condannati a morte. Ma successivamente si è evoluto in un massacro tra streamer, vlogger/blogger e attori falliti in cerca di nuova linfa.
Noi impersoneremo uno di questi ultimi, Nick Romeo. Protagonista di una serie di successo (tra l’altro simile a Twilight ndr) poi caduto in disgrazia anche in seguito a problemi con alcol e droghe. Kill/Stream rappresenterà la sua occasione per evitare di finire nell’oblio. Tuttavia, come si scoprirà nel corso di Bloodshore (non facciamo spoiler), le sue ragioni trascendono la semplice fame di riscatto.
UN CRUDO SPETTACOLO
Trattandosi di una battle royale, nominalmente si è tutti contro tutti. C’è spazio per un solo vincitore. Tuttavia le alleanze temporanee non sono da escludere, soprattutto in ottica sopravvivenza. Non è un caso che i partecipanti di Kill/Stream (circa una cinquantina) vengano catapultati in sei gruppi diversi sull’isola designata come terreno di scontro. In Bloodshore però starà a noi effettuare le scelte che potrebbero portare Nick a guadagnarsi la fiducia dei suoi compagni oppure ad arrangiarsi, in autonomia. Cercando però di non morire.
Dopo essere sbarcati sull’isola via paracadute, i partecipanti si accampano, in attesa dell’inizio ufficiale della competizione. Dare inizio alle ostilità in anticipo comporta la squalifica: è necessario infatti che ogni scontro venga accuratamente documentato e trasmesso in diretta. Elargito all’enorme massa di persone che da televisori, smartphone, computer, tablet ecc segue ansiosamente Kill/Stream. Il tutto con una malcelata voglia di assistere a morti e massacri, possibilmente spettacolari.
Poco dopo l’inizio delle ostilità vengono inviate sull’isola delle casse contenenti armi, munizioni, protezioni e quant’altro. Essi saranno gli strumenti di morte dei partecipanti. Che oltre a essere ripresi costantemente dai droni della Alyn Corporation, hanno la possibilità di collegarsi con i propri follower in diretta Facebook/Instagram. Uno scenario alquanto raccapricciante, reso magistralmente da Wales Interactive attraverso diverse chicche.
A condurre lo show abbiamo infatti due presentatori (uno più svitato dell’altro), e anche gli stessi spettatori vengono coinvolti nel dibattito. Oltre alle scelte da effettuare infatti il flusso del film viene sapientemente “tagliato” dagli intermezzi riguardanti proprio gli spettatori. I quali, in collegamento come ospiti di una sorta di talk show della Alyn Corporation, commentano assieme alla presentatrice quanto sta accadendo sull’isola.
BASSO COSTO, OTTIMO RISULTATO
Sul gameplay di Bloodshore, fisiologicamente, non è che ci sia tanto da dire. Dopotutto si tratta di un FMV. Facciamo però presente che le scelte hanno un impatto reale sugli eventi. E che per quanto alla fin fine si arrivi più o meno alla stessa manciata di finali, risulta molto interessante sperimentare scelte diverse e scoprire nuove chicche e retroscena.
Ciò non è affatto scontato, soprattutto visto e considerato quanto sia la selezione delle scelte da prendere che gli intermezzi siano inseriti in modo da non spezzare, propriamente, il ritmo della narrazione. Merito, questo, della notevole esperienza accumulata dalla software house gallese, che a questo genere di videogiochi è ormai estremamente avvezza.
Apprezziamo inoltre la presenza della “modalità Streamer”, che una volta abilitata ci permetterà di compiere le scelte in tutta tranquillità (di base infatti abbiamo pochi secondi per farle ndr). Tecnicamente parlando è indubbio il fatto di trovarsi dinanzi a una produzione a basso budget. A lasciare poco spazio a fraintendimenti vi è da una parte la presenza di effetti speciali non propriamente “hollywoodiani”. E dall’altra il fatto che i riflettori vengono puntati esclusivamente su Nick Romeo e sul suo gruppo. A fronte dell’ottima sceneggiatura (e anche interpretazione da parte del cast) ciò risulta nondimeno comprensibile per un discorso di gestione delle risorse.
Includere decine e decine di personaggi sarebbe stato problematico, e non avrebbe dato modo di approfondirli il minimo indispensabile. Tuttavia rimane un po’ triste il fatto di rimanere all’oscuro circa l’identità, la sorte e le motivazioni dietro agli altri (circa) 40 partecipanti. Vittime anonime di un gioco perverso, ma anche terribilmente verosimile. Uno dei principali punti di forza di Bloodshore è proprio questo. Offrire scorci (anche terribili) circa una realtà di fantasia, ma che agli occhi dei più coscienti risulterà tragicamente e sorprendentemente verosimile.
DA AVERE SENZA RISERVE
Bloodshore conferma quanto Wales Interactive sia una garanzia sul fronte degli FMV. Un genere di videogiochi da tempo ritenuto di nicchia ma progressivamente e inesorabilmente in ascesa. Questo anche grazie al lavoro svolto dalla software house gallese, che negli ultimi anni ha sfornato una sequela di prodotti degni di nota. Di cui questo costituisce il tassello più recente, e se vogliamo anche il più ambizioso e “critico”. La satira compiuta ai danni del mondo dell’intrattenimento contemporaneo è pungente, e non risparmia cartuccia alcuna. Sarebbe bello vedere cosa sarebbero in grado di fare i ragazzi di Wales con un budget degno di nota. Per ora, ben fatto.
Pregi
Numero considerevole di scene da scoprire, per circa 8 ore complessive che assicurano una rigiocabilità non indifferente. Scelte assai ramificate ed estremamente impattanti sugli eventi. Un ottimo cast capace di restituire una buona performance. Sceneggiatura non da oscar, ma sufficientemente brillante da offrire un'arguta satira dell'industria dell'intrattenimento odierna.
Difetti
Il fatto di essere un progetto a basso budget risulta evidente sia dagli effetti "speciali" di medio/basso livello che dall'attenzione riservata esclusivamente a una piccola parte dei 50 partecipanti alla battle royale.
Voto
8