I 35 anni di Defender of The Crown, il gioco che stupì
Il titolo di Cinemaware si ispirava visivamente al film Ivanhoe del 1952 diretto da Richard Thorpe e fece conoscere il potenziale di Amiga al mondo
Se l’Amiga è passato alla storia come uno degli home computer più famosi ed in grado di imporsi sul mercato dei videogiochi lo deve tantissimo anche a Defender of the Crown.
Il titolo ideato da Kellyn Beck che segnò il debutto di Cinemaware uscì a novembre del 1986 e – grazie al suo aspetto grafico capace di imporre un nuovo standard ai titoli destinati ai computer da casa dell’epoca – diede un ampio impulso alle vendite del 16 bit di casa Commodore.
IL GRANDE POTENZIALE AMIGA
Quando nel settembre del 1986 venne presentato al pubblico per la prima volta durante il Commodore Show di Los Angeles, il pubblico venne letteralmente rapito da quel gioco. La veste grafica era degna di un colossal se pensiamo che l’Amiga uscì a luglio dell’anno precedente e mostrò un potenziale enorme.
Bene, quel gioco sembrava fotte fatto proprio per esaltare il 16 bit di casa Commodore che provava ad imporsi nel mercato. Una vera rivoluzione rispetto agli altri videogiochi dell’epoca. King’s Quest di Sierra o qualche titolo su Commodore 64 (e quindi a 8 bit) era il massimo che su home computer si potesse sperare. Ed anche non troppe produzioni arcade potevano vantare tale aspetto.
Insomma, ci fu un vero e proprio impulso a spingere anche l’arte grafica oltre. Si intuì che Amiga potesse essere una gran piattaforma. Defender of the Crown stupì tutti ma gli addetti ai lavori colsero la sfida.
Jim Sachs realizzò una pietra miliare che sicuramente spinsero la vendita di Amiga. Ed anche del gioco. Nel 1989, tre anni dopo la sua uscita, il gioco aveva venduto 750.000 copie. Nel 2001 superò il milione.
Giusto ricordare come nella seconda metà degli anni ’80 e ad inizio anni ’90 internet non c’era.
DEFENDER OF THE CROWN SI ISPIRÒ AD IVANHOE
La grafica che ha rapito tutti è frutto di una pixel art raffinata che si ispirava al fotorealismo, un concetto che ad inizio della seconda metà degli anni ’80 era qualcosa di quasi fantascientifico. Le riviste dell’epoca ovviamente incensarono il tutto. Impressionò tutto a livello visivo. Dalla mappa del gioco, (l’Inghilterra medievale del 1149 in un periodo non esattamente florido: il re è morto, la corona rubata e il regno è preda di torbidi), ai menu.
Graficamente alcune scene ricordavano Ivanhoe, film storico del 1952 del regista Richard Thorpe con, tra i protagonisti una giovanissima Liz Taylor a corollario di un cast stellare.
Le atmosfere medievali, i colori caldi, i tratti molto raffinati davano questa sensazione. Ma anche i ritratti e la storia erano decisamente presi in “prestito” dalla pellicola sopracitata. Si poteva scegliere uno tra Wilfred di Ivanhoe, Cedric di Rotherwood, Geoffrey Longsword, o Wolfric the Wild, ognuno con proprie caratteristiche: leadership, bravura nel giostrare a cavallo e nella spada.
Vi mostriamo alcune immagini tratte dal film per fare un raffronto.
GIOSTRE, CASTELLI E DAMIGELLE DA SALVARE
Erano le sequenze, che adesso farebbero sorridere, ad essere il punto forte di Defender fo the Crown. Le scene di intermezzo erano sostanzialmente immagini statiche con qualche animazione. Ma erano fatte allo stato dell’arte e bisogna anche ricordare che era il 1986.
Scene di intermezzo e di gameplay consegnate alla storia dei videogiochi. Gli assedi, con il mini-gioco della catapulta che doveva abbattere il muro di cinta del castello per poi avviare il combattimento. I raid nei castelli con i duelli con la spada e le famose ombre proiettate sui muri di pietra dei castelli dalla luce delle fiaccole. Ora una cosa normale, ma 35 anni fa non era così scontato. Le scene “osé” del dopo salvataggio della damigella in pericolo (ve ne erano quattro) fecero scalpore.
Insomma, tutto, riusciva a rapire i giocatori ed a farli tuffare in un “magico” medioevo inglese. E tra le scene madre quella della giostra, i duelli a cavallo con la lancia per guadagnare fama soldi ed anche territori, fecero il giro del mondo non solo sulle riviste specializzate ma anche in televisione o su altri magazine. Insomma, l’Amiga cominciò a farsi conoscere al di fuori dal mondo dell’informatica. Insomma, videogiochi “da casa” scoprirono una nuova frontiera.
E ALTRE CHICCHE
Durante il lavoro per Defender of the Crown, insieme col team di Cinemaware, Jim Sachs ideò dei semplici programmi Amiga per mettere insieme più immagini IFF/LBM in sequenza e creare animazioni per successive cel, o realizzando, per la prima volta, i pennelli (brush) animati.
Questo tipo di animazione fu poi implementata in programmi quali Aegis Image e Aegis Animator e in misura variabile, gli stessi concetti furono adottati anche in programmi molto conosciuti come DeLuxe Paint.
Il file animato che risulta è piuttosto piccolo in dimensioni, perché salva solo le differenze fra un frame e il successivo (Animazione per Delta frame).
COLONNA SONORA ALL’ALTEZZA
Il tema principale della colonna sonora di Defender of the Crown è un motivo piuttosto conosciuto da chi ha superato i 40 anni ma lo è anche da chi ama il retro ed in particolare le produzioni Cinemaware. Jim Cuomo, sassofonista classe 1945 ed all’epoca appena 31enne, firmò complessivamente una buona partitura, sicuramente adatta al contesto.
Memorabile, come detto, il tema principale, ma gli altri 8 brani hanno saputo creare una buona atmosfera adatta a tutte le situazioni calde che il gameplay poteva offrire. Dai toni romantici e malinconici delle sequenze del corteggiamento, a quelle nei combattimenti, o al brano dedicato ai raid nei castelli. Nondimeno sono – per chi vi scrive – molto interessanti anche i 17 secondi dedicati al materializzarsi del Game Over. Tragici, schizofrenici e solenni al tempo stesso.
GAMEPLAY “DEBOLE”
Ma già allora questo gigante aveva qualche crepa. Il gameplay e la longevità innanzitutto. Si tratta di uno strategico con una mappa dell’Inghilterra medievale suddivisa in sezioni. È una sorta di Risiko in miniatura con pochissime regioni da conquistare ma con una fazione da scegliere ed alleanze da coltivare per riunire le quattro fazioni con le buone o con le cattive in unico regno.
Per farlo il gameplay offre la possibilità di scegliere uno tra quattro leader dei sassoni (si poteva anche chiamare Robin Hood per un supporto, ma non più di tre volte). Non scendiamo nel dettaglio, per quello c’è anche la nostra recensione della versione GOG che uscì qualche anno addietro.
Idee, quelle di Kellyn Beck (che avrebbe poi guidato lo sviluppo di Centurion: Defender of Rome uscito nel 1990) comunque che saranno sfruttate su altri giochi in modo migliore e che hanno costituito le basi per titoli strategici moderni.
I PORTING
Defender of The Crown uscì per Amstrad CPC, Atari ST, Apple IIGS, Commodore 64, Apple Macintosh, Game Boy Advance, Nintendo Entertainment System, Macintosh, DOS CGA (4 colori) ed EGA (16 colori), ZX Spectrum (in modo non ufficiale), CD-i, iOS, Android, Atari Jaguar, Intellivision.
Un seguito, Defender of the Crown II, fu rilasciato nel 1993 per il CDTV e Amiga CD32. Sono stati rilasciati due remake: Robin Hood: Defender of the Crown nel 2003 e Defender of the Crown: Heroes Live Forever nel 2007.
COSA CI HA LASCIATO DEFENDER OF THE CROWN
I meriti di Defender of the Crown furono molteplici. In primis rivoluzionare gli standard grafici dell’epoca dando una spinta enorme alle produzioni per home computer che migliorarono la loro qualità media. Ed ha anche fatto conoscere l’Amiga anche sul campo dei videogiochi.
Grafica memorabile sfruttava bene il 16 bit di casa Commodore e le produzioni successive di Cinemaware erano molto attese perché la software house americana era sempre attesa al varco ed i suoi prodotti erano simbolo di eccelsa qualità tecnica.
Vorremmo un nuovo Defender of the Crown? Forse lo abbiamo sempre avuto ma i tempi sono cambiati. Avere un miscuglio tra un gameplay, varietà e longevità unite alla grafica in pixel art oggi potrebbe essere un rischio. Ma probabilmente i nostalgici approverebbero. Da capire se questo farebbe presa sui più giovani.
Defender of the Crown è però innegabilmente una pietra miliare alla quale noi facciamo i migliori auguri per i 35 anni.