Paint the Town Red, recensione Pc

Il sanguinolento picchiaduro di South East Games è uscito dall'accesso anticipato debuttando su tutte le piattaforme; vediamo come si comporta

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Paint the Town Red è uno di quei titoli dall’inconfondibile stile “cubettoso” che ormai da anni rimanda inevitabilmente a uno dei videogiochi più popolari e venduti di sempre, ovvero Minecraft. In questo caso però dietro c’è un’idea un po’ diversa, incentrata su un alto tasso di sangue e violenza. Il progetto debutta per la prima volta in accesso anticipato nel 2015 grazie all’iniziativa di South East Games.

Un piccolo team di sviluppo indipendente di matrice australiana, composto da due cugini. Il programmatore Matthew Carr e l’artista Shane Carr, che per il loro picchiaduro tridimensionale si sono avvalsi della collaborazione di Jeff Van Dyck. Compositore noto per aver lavorato alle colonne sonore di diversi capitoli della saga di Total War, e che nel 2001 è stato vincitore dei BAFTA  Awards proprio grazie a quanto realizzato in Shogun: Total War.

E ora, a sei anni dal debutto su Steam il gioco è uscito dell’accesso anticipato, arrivando nel contempo su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e Switch. Di seguito la recensione della versione Pc di Paint the Town Red, curata dal nostro Claudio Szatko. Buona lettura.

RISSE APPAGANTI E LETALI

Paint the Town Red è un picchiaduro tridimensionale, basato principalmente sulle risse. E infatti è proprio così che si chiama la modalità di gioco principale, che ci sfida a sopravvivere a un’enorme rissa che potrà arrivare a comprendere fino a 70 combattenti in una piccola area. Questi scontri si possono svolgere in sei livelli diversi: cinque se si considera che uno è la versione “notturna” di un livello già presente. Principalmente si tratta di luoghi dove la gente può solitamente ubriacarsi, quindi varianti di bar e pub.

Oppure una prigione, dove una simi-rivolta ci sta sempre bene. Alla partita possono essere integrati anche dei divertenti modificatori, come la modalità zombie o quella SUPERHOT. Similmente a quanto avviene nell’omonimo (e stupendo) gioco, sarà possibile ricreare un’esperienza sui generis. Dove il tempo scorrerà solamente quando ci muoveremo. Combattimento viscerale, vittorie soddisfacenti e carisma a non a finire.

Queste risse saranno vastissime e potranno andare avanti per un bel pezzo. Ma le possibilità di spuntarla senza che i modificatori facciano pendere la bilancia a proprio favore sono piuttosto scarse. Infatti non c’è modo di curarsi (o comunque non abbiamo trovato il modo per farlo). Perciò finiremo a combattere per la vita in spazi stretti, con tanta gente in grado di subire parecchi danni, ma anche di infliggerne altrettanti. Un singolo avversario che brandisce un’arma da taglio o una bottiglia rotta potrà annichilire un terzo della nostra salute con un colpo solo.

Perciò è consigliato evitare di farsi colpire, adottando un approccio strategico. Mettersi al riparo, correre per afferrare armi e lanciarle addosso agli avversari, e così via. Certo abbiamo trovato genuinamente divertente usare le varie armi e vedere i nemici andare letteralmente in mille pezzi. Resta il fatto che essendo Paint the Town Red in prima persona, dovremo fare particolare attenzione alle minacce al di fuori del nostro campo visivo. Non ci vorrà molto a ritrovarsi circondati da 10 o più persone, pronte a contendersi le nostre budella.

ARENE E DUNGEON

La creatura di South East Games presenta anche una modallità Arena, che ci porterà all’interno di un vero e proprio colosseo. Qui dovremo affrontare varie ondate di nemici, facendo però affidamento, tra le altre cose, a diverse trappole. Pur essendo complessivamente simile alla modalità Rissa, queste partite si riveleranno tendenzialmente più brevi.

A essere davvero interessante è invece la modalità Beneath. Strutturata come un’esperienza rpg dungeon-crawler roguelite, essa utilizza naturalmente il sistema di combattimento della modalità principale, Rissa. Avremo a disposizione 4 classi iniziali tra cui scegliere, vari potenziamenti sbloccabili e diversi “piani” dove combattere una buona varietà di nemici, che andranno dai “granchi laser” ai più classici zombie.

Tale modalità è così vasta e ricca da costituire quasi un gioco a se stante. Ciò che colpisce maggiormente è che tanto all’interno di Paint the Town Red quanto “fuori” non c’è nulla che la metta in risalto. In primo piano infatti vi è la decisamente meno ispirata modalità Rissa. Un altro elemento caratteristico della modalità Beneath è il modo in cui racconta una storia. Pur essendo completamente opzionale, essa viene raccontata principalmente attraverso l’ambiente.

Uno stile narrativo decisamente particolare, che incoraggia a prestare attenzione ai dettagli che ci circondano. Non sveliamo oltre per non rovinarne il fascino. Il tallone d’achille della suddetta modalità è il fatto che i progressi sono troppo lenti. Ore e ore a macinare energia per acquistare un numero fin troppo esiguo di potenziamenti permanenti. Se a ciò aggiungiamo il fatto che a ogni nuova run nel dungeon dovremo passare ripetutamente nelle stesse aree ad affrontare gli stessi nemici…

MANCANZE SINGOLARI

C’è però una cosa che sta facendo storcere il naso a numerosi utenti, ovvero le differenze tra la versione Pc e quella console di Paint the Town Red. Quest’ultima versione (quella da noi provata ndr) non solo prevede il multigiocatore cooperativo, ma anche tutta una serie di feature che arricchiscono notevolmente il titolo.

A partire dalla possibilità di creare dei nuovi livelli, e giocare quelli opera della fantasia di altri utenti. Senza di essi, i soli sei livelli disponibili arriveranno presto a stancare. Se poi ci aggiungiamo la mancanza della co-op, ecco che il quadro per i giocatori su console si fa davvero desolante.

A livello grafico invece il gioco presenta ambientazioni parecchio curate, con muri, pavimenti e luci che oltre a essere “cubettosamente” realistici presentano nondimeno una buona dose di distruttibilità in voxel. I personaggi invece sono come degli stickman cubici con le teste quadrate e i volti disegnati quasi alla Picasso. Spesso saranno piacevolmente inquietanti, soprattutto se visti da molto vicino.

Un altro simbolo della notevole cura per i dettagli operata dagli sviluppatori è la possibilità di eliminare letteralmente gli strati di pelle dei nostri avversari. Fino ad arrivare, cubetto dopo cubetto, al loro teschio. Questo senza dimenticare il fatto di poter recidere interi arti e quant’altro, che aumenta notevolmente il realismo delle armi da taglio e del loro utilizzo. Molto bene le prestazioni, senza incertezze di sorta.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Complessivamente Paint the Town Red è un’esperienza davvero divertente e appagante. Questo almeno su Pc. Giacchè la differenza di “trattamento” riservata alla versione console da parte di South East Games rimane inspiegata e inspiegabile. La mancanza di feature quali la modalità cooperativa e la possibilità di creare nuovi livelli (giocando altresì quelli creati da altri utenti) è molto, troppo pesante. Non ci resta quindi che consigliare vivamente la versione Steam, che offre l’esperienza sanguinosamente e cubettosamente più completa.

Pregi

I voxel danno vita a un sistema di danno visivamente impressionante. I combattimenti sono tanto fluidi quanto sanguinosi e divertenti. La versione Pc gode di diversi contenuti e feature aggiuntive.

Difetti

I progressi nella modalità Beneath sono decisamente troppo lenti. Sei livelli diventano presto "stretti". La versione console manca di tutti gli elementi che di fatto estendono la longevità e la godibilità del titolo, a partire dalla modalità cooperativa.

Voto

7