Quello di Biomutant è stato nel bene e nel male un esordio tanto atteso quanto eclatante, in un mese dove comunque, a far da padrone (in termini di hype e non solo), c’è stato un certo Resident Evil Village. Parliamo di un action rpg open world assai ambizioso, annunciato in occasione della Gamescom di 4 anni fa. Un progetto interessante e promettente, tant’è che lo sviluppatore Experiment 101 venne acquisito da THQ Nordic alcuni mesi dopo.
Per lo studio indipendente svedese si tratta(va) comunque del titolo d’esordio, con un lancio previsto inizialmente per l’anno successivo, il 2018. Cosa però che non avvenne affatto. Anzi, più volte Biomutant sparì dai radar, quasi non facendo più avere sue notizie circa lo stato dei lavori. Dopo circa due anni di silenzio radio il gioco tornò a mostrarsi la scorsa estate, riaccendendo le speranze degli appassionati. E alcuni mesi fa ci fu l’annuncio tanto atteso, relativo a una vera e propria data di lancio.
Oggi siamo qui a parlarvi finalmente del gioco, che a detta degli sviluppatori (circa una ventina) è stato rigorosamente sviluppato senza crunch. Un fenomeno sfortunatamente assai diffuso nell’industria videoludica, che Experiment 101 e THQ Nordic hanno voluto combattere a loro modo, facendo sì che il progetto prendesse forma con le tempistiche umanamente necessarie. Di seguito la nostra recensione della versione Pc di Biomutant, che ricordiamo essere disponibile anche su PS4, Xbox One, PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura.
UN MONDO IN BILICO
Si sa che le ambientazioni di stampo post-apocalittico sono assai inflazionate nel mondo dei videogiochi, ma cominciamo subito col dire che Biomutant ha un’identità tutta sua. Da scoprire e delineare giocando, in quello che è un mondo presumibilmente orfano della razza umana. Protagonisti della creazione dello studio Experiment 101 sono infatti degli animali antropomorfi, di varie razze (ben sei) e caratteristiche.
Attorno a loro (e quindi a noi) si estende un mondo dominato dalla natura, costellato però dalle rovine del “Mondochefu”. Vestigia di un passato oscuro, dove una società conosciuta come Toxanol Corporation scatenò un’autentica apocalisse ambientale. Nell’attuale “Nuovomondo” vivono non a caso delle creature mutanti divise in fazioni, sulle quali pende però una nuova e terribile minaccia.
Al centro della mappa è posto il gigantesco Albero della Vita (visibilmente ispirato al leggendario Yggdrasill della mitologia norrena), che ora rischia di morire. Tra le principali cause figura la comparsa dei Mangiamondo, quattro mostri giganteschi intenti a seminare morte e distruzione. In questo scenario le varie fazioni di creature mutanti antropomorfe continuano a darsi battaglia, ciascuna con le proprie idee e posizioni circa la situazione.
Ed è qui che entra in gioco il nostro alter-ego, attraverso cui dovremo decidere da che parte stare e come porci nei confronti della nuova apocalisse. Potremo allearci con i Miriadi allo scopo di unire tutte le fazioni e sconfiggere i Mangiamondo. Oppure potremo schierarci con i Jagni, sottomettere le altre fazioni con la forza e lasciare che i Mangiamondo “resettino” il pianeta, in vista di un nuovo inizio. Oppure nessuno dei due.
GIOCO DI RUOLO ANIMALESCO
Uno dei punti di forza di Biomutant è senz’altro la ricchezza dell’editor, attraverso cui potremo creare il nostro peloso alter-ego. Dopo aver selezionato una delle sei razze andremo a determinare il codice genetico attraverso la scelta degli attributi, da compiere in maniera estremamente intuitiva. Spostando il cursore verso la forza l’aspetto del nostro personaggio sarà più robusto.
Puntandolo invece sull’intelligenza la testa diventerà via via più grande, e via discorrendo. A seconda dei casi l’aspetto diventerà estremamente caricaturale, per non dire grottesco. A noi dunque la scelta se mediare o meno tra estetica ed esigenze personali. Fermo restando che a ogni nuovo livello potremo aggiungere 10 punti su uno degli attributi. Ergo, le caratteristiche “uniche” prescelte incideranno solo nelle prime fasi di gioco.
Purtroppo o per fortuna ciò varrà anche per quanto concerne le classi. Una volta scelta una delle cinque (più una sesta che però è bonus-pre-order; diventerà acquistabile come dlc singolo in seguito) non saremo propriamente vincolati. Con i punti potenziamento che otterremo salendo di livello potremo infatti acquisire (oltre a vari bonus) anche le abilità teoricamente esclusive delle altre classi. Di fronte a un simile scenario i puristi del gioco di ruolo potrebbero anche storcere il naso.
Ma è doveroso far presente quanto in realtà si tratti di una consuetudine. In diversi famosi rpg ci si ritrova di fronte allo stesso fenomeno, a partire da The Elder Scrolls V: Skyrim. Dove proseguendo nel gioco è possibile plasmare tranquillamente un potente orco mago oppure un elfo alto guerriero. Qualcosa di teoricamente “incoerente”, ma che di fatto elargisce al giocatore una libertà assoluta circa le caratteristiche del suo alter-ego. Senza vincoli ruolistici che i più, ormai, potrebbero percepire negativamente.
TRA IL NUOVOMONDO E IL MONDOCHEFU
Negli ultimi anni si è spesso parlato del ristagnamento in cui presumibilmente si troverebbero i titoli open world. Tendenzialmente sempre più grandi e (non di rado) spogli. Experiment 101 ha risposto all’andazzo realizzando il mondo di Biomutant secondo due principi cardine. Il primo riguarda la creazione di una mappa di dimensioni abbastanza contenute (circa 8 km²), ma comunque ricca di punti d’interesse ed estremamente diversificata.
Tanti biomi diversi, sviluppo sia sul piano verticale che su quello orizzontale, e così via. In seconda battuta abbiamo invece un fattore spesso trascurato ma fondamentale in un gioco di ruolo open world, ovvero l’atto di incentivare l’esplorazione. Essa costituisce uno dei principali punti di forza della produzione, e viene resa tanto accattivante quanto redditizia. Specie grazie alla possibilità di rinvenire in ogni dove del loot con cui potenziare o creare il nostro equipaggiamento.
A essere particolarmente sviluppato non è solo l’editor del personaggio, ma anche quello relativo alla creazione di armi. Una volta raccolti i materiali necessari potremo infatti creare da zero sia armi da mischia che da fuoco, partendo dal calcio/manico fino ad arrivare agli accessori. Statistiche, tipologia di attacco (anche elementale) ecc dipenderanno tanto dalla qualità/rarità dei singoli componenti quanto dalle loro caratteristiche proprie.
Anche se non tutti risultano particolarmente ispirati, ci saranno anche tanti incarichi secondari che ci spingeranno a esplorare a fondo la mappa di gioco. In essa troveremo in abbondanza luoghi e reliquie del “Mondochefu”, dell’epoca precedente all’apocalisse scatenata dalla Toxanol Corporation. Molti di essi saranno proposti in forma di rompicapo (tendenzialmente fin troppo semplici, ma alcuni abbastanza ostici). Rimettere in funzione un giradischi o un forno a micronde ci farà ottenere, ovviamente, del bottino extra.
WUNG FU PANDA
Abbiamo già accennato alla presenza a diverse tipologie di armi da fuoco, corpo a corpo e vari poteri psionici. Ma com’è che il nostro alter-ego combatterà propriamente? Con il Wung Fu. Ciascuno “stile” di combattimento prevederà infatti una serie di combo (alcune da sbloccare con i punti potenziamento), tutte eseguibili e concatenabili nel corso del combattimento.
Armi a una e due mani (da taglio e da impatto), armi dalla distanza e perfino a mani nude. Il Wung Fu si dispiegherà attraverso tecniche in grado di tenere testa sia a nemici singoli che a gruppi più numerosi, da combinare con i poteri psionici e con le meccaniche di schivata e parata. Che come in ogni buon action rpg permetterà, se eseguita con il giusto tempismo, di stordire l’avversario per alcuni attimi dandoci così modo di contrattaccare.
Levitare mentre si è intenti a sparare con un fucile a pompa? Sgusciare sotto le gambe di un nemico di grossa taglia e zaccagnarlo con una serie di fendenti? A noi la scelta. Oltre a garantire un’ottima varietà di approccio, il combattimento in Biomutant garantisce divertimento e spettacolo. I comandi sono molto responsivi, così come i movimenti risultano animati piuttosto bene.
Ciò che risulta mancante è il “feeling dei colpi”. Che si tratti di una mazzata sul grugno o di una palla infuocata in pieno torace, avremo come la sensazione di colpire dei manichini. Se non fosse per la barra degli HP in discesa, a stento ci accorgeremmo di essere riusciti a colpire qualcosa. Senza contare che spesso i nemici continueranno ad attaccare indipendentemente dai colpi ricevuti.
ALCUNE SCELTE DISCUTIBILI
Così come in tanti altri giochi indipendenti, in Biomutant vi sono alcuni difetti tecnici figli del budget tutt’altro che multi-milionario. Ma ciò che salta maggiormente ai nostri occhi sono delle scelte di game design di certo non subordinate alle risorse a disposizione durante lo sviluppo. Una di queste riguarda la narrazione. Tutti gli npc che incontreremo parleranno infatti una lingua incomprensibile.
A “tradurre” per noi ci sarà un vero e proprio narratore, lo stesso che avremo modo di conoscere nelle cutscene, anche iniziali. Questa scelta ha due implicazioni. Da una parte il gioco gode dunque di uno stile narrativo quasi da “fiaba”, di per sé piuttosto originale e affascinante. Di contro però, la durata dei dialoghi è sostanzialmente raddoppiata. E si sa che in un gioco di ruolo saltare i dialoghi costituisce fondamentalmente un’eresia.
Dalle impostazioni però Experiment 101 ha fatto sì di inserire la possibilità di limitare (o persino di annullare) la presenza del narratore. Persino negli interventi/commenti che di default compie durante le fasi di free-roaming. Un’altra scelta discutibile riguarda invece la presenza delle cavalcature, che salvo rare eccezioni non saranno effettivamente più veloci della “semplice” corsa a quattro zampe.
Tuttavia, similmente all’editor, uno degli elementi più esposti alla critica (specie per i puristi dei giochi di ruolo) è l’Aura e il sistema a essa correlato. Coerentemente all’anima da rpg, in Biomutant ci troveremo in molte situazioni dove dovremo scegliere cosa dire o fare, confrontandoci poi con le conseguenze. Le scelte “buone e cattive” si rifletteranno nell’accumulo di punti in Luce e Oscurità… Che però non si sottrarranno tra di loro.
TRA PUNTI DI VISTA E NATURA INDIE
In sostanza nel corso di una singola run potremo sperimentare tutto ciò che Biomutant ha da offrire, almeno lato gameplay. Tutti gli stili di combattimento, tutte le abilità di classe e persino tutti i poteri psionici, sia di Luce che di Oscurità. Che come abbiamo accennato pocanzi, potremo accumulare in maniera strategica, quando non “artificiale”. Ciò deve essere considerato un male? Non necessariamente. Per quanto sulla carta alcuni elementi tipici del “gioco di ruolo videoludico” vengano stravolti o persino dissacrati, il lavoro di Experiment 101 va considerato per quello che è.
Una proposta meno indecente di quanto non si pensi in un mercato tendenzialmente fin troppo conservatore. Adesso però veniamo infine al comparto che maggiormente espone il fianco: quello tecnico. Premettendo, in generale, che come insegnano i casi di No Man’ Sky e Cyberpunk 2077, c’è sempre margine di miglioramento anche dopo la release. Questa non vuole essere una giustificazione, ma semplicemente un monito. Anche a fronte dei 60 euro che il Biomutant richiede per essere acquistato. Sicuramente troppi al momento, ma certamente più meritati di tanti altri. Dopotutto il progetto di Experiment 101 non si è mai spacciato per Tripla A o in generale qualcosa che non è (e probabilmente nemmeno voleva essere).
Sia ben chiaro, considerati i mezzi il lavoro del team svedese è più che buono. La scelta di limitare le dimensioni del mondo è stata saggia, in modo da garantire una ricca varietà di ambientazioni e biomi. Questo nonostante un evidente riciclo di assets per quanto riguarda, soprattutto, gli accampamenti e le fortezze. Anche sul fronte dei modelli e delle animazioni non c’è sostanzialmente nulla su cui recriminare. Abbiamo però riscontrato numerosi fenomeni di “sfarfallio” delle texture, anche di ombre su elementi dello scenario e in generale paesaggi. Il mondo di Biomutant rimane comunque bello tanto da vedere quanto da esplorare.
E inoltre risulta accompagnato anche da delle ottime tracce musicali, che hanno la sola colpa di essere poche. A livello di prestazioni invece ci siamo trovati con non pochi problemi, specie all’inizio (dall’uscita a oggi c’è stata già una patch ndr). Tra stuttering e cali di framerate spesso inspiegabili, fino ad arrivare a un vero e proprio “sottoutilizzo” di CPU e GPU, sopratutto a sessione di gioco inoltrata. Cosa che accentuava ancor di più quanto appena detto. Molto positivo (e sorprendente data la natura open world) invece il fatto di non aver avuto a che fare con bug o glitch degni di nota.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Per essere divertente e godibile un gioco deve essere perfetto? Certamente no. E questa recensione vuole ribadire che Biomutant non fa eccezione. Quello di Experiment 101 è un mondo affascinante e godibile sotto molto aspetti, con una storia permeata da una doverosamente condivisibile morale “ecologista”. Allo stesso tempo ci si ritrova di fronte a un numero non totalmente trascurabile di difetti. Alcuni imputabili ai mezzi di base del team di sviluppo, altri invece chiaramente figli di scelte di design più e meno discutibili. Ciò riguarda in misura maggiore diverse meccaniche e aspetti nominalmente tipiche degli rpg.
Eppure questa avventura da vivere nelle vesti di una versione post-apocalittica (e armata fino ai denti) di Po di Kung fu Panda riesce proprio lì. Lì dove altri colleghi più rifiniti tecnicamente finiscono non di rado col fallire. Cioè risultare immersiva, rendendo tanto interessante quanto remunerativa l’esplorazione del mondo di gioco e conseguentemente la personalizzazione del personaggio. Plasmabile e giocabile con possibilità anche al di sopra di quello che dovrebbe essere consentito in una sola run. E pensare che la prima (e si spera non ultima) patch post-release ha anche aggiunto il new-game+… Da qui in avanti le cose potranno solo migliorare. Partendo però da una base decisamente più solida di quanto è stato enunciato qua e là.
Pregi
Trama scorrevole e leggera, che media tra un buon umorismo e la presenza di messaggi e considerazioni (molto attuali) importanti. Gameplay divertente e frenetico, con tantissimi approcci possibili al combattimento. Editor ricchi e ben realizzati, sia per quanto riguarda la creazione del personaggio che quella delle armi. Direzione artistica sublime, con un mondo vivo e colorato in cui l'esplorazione viene saggiamente e costantemente incentivata. Sorprendente assenza di bug e glitch rilevanti.
Difetti
Per quanto sia possibile metterci una pezza con le impostazioni, lo stile narrativo può risultare pesante ai più. Scelte ruolistiche tendenzialmente di debole impatto, soprattutto nei dialoghi. Alcune meccaniche da rpg consumato risultano stravolte, quando non "contraddittorie". Cavalcature pressochè inutili e feeling dei colpi inesistente. Alcune imperfezioni sul lato tecnico si fanno sentire, tra ricicli di assets, alcune imperfezioni grafiche e cali di prestazioni raramente spiegabili (si attendono altre patch).
Voto
8-